OTTOBRE ROSSO.

...


Rosso Mandela Il Partito comunista sudafricano e l’Anc rivelano: quando fu arrestato, nel ’62, Madiba era un membro del comitato centrale del partito Sacp, allora clandestino. L’ex leader della lotta anti-apartheid aveva sempre negato, sia durante il processo di Rivonia che dopo la liberazione
Nel­son Man­dela fu un comu­ni­sta? Pare pro­prio di sì. Una delle più grandi scia­rade, se non la più affa­sci­nante che ha accom­pa­gnato que­sti primi vent’anni di vita della gio­vane demo­cra­zia suda­fri­cana – fu o no Man­dela un comu­ni­sta? — con­clude anche i primi quat­tro lustri di post-apartheid con que­sta sua non poi così sor­pren­dente e inat­tesa solu­zione. A rive­larlo aper­ta­mente per la prima volta è stato sia il par­tito di Joe Slovo e Chris Hani, vale a dire il South Afri­can Com­mu­nist Party (Sacp), sia l’Afican Natio­nal Con­gress (Anc) — il par­tito di Madiba — di cui que­sti divenne espo­nente nel 1942 rico­prendo nel tempo diverse cari­che di lea­der­ship. La rive­la­zione uffi­ciale è tra­pe­lata som­mes­sa­mente, affi­data a poche righe dei comu­ni­cati di entrambi i par­titi all’indomani della sua morte. Con un’enfasi man­cata che ricalca ancora di più la noti­zia. «Al suo arre­sto nell’agosto del 1962, Nel­son Man­dela non era solo un mem­bro dell’allora clan­de­stino South Afri­can Com­mu­nist Party, ma era anche un mem­bro del Comi­tato Cen­trale del nostro par­tito. Per noi comu­ni­sti suda­fri­cani, il com­pa­gno Man­dela sim­bo­leg­gerà sem­pre il con­tri­buto monu­men­tale del Sacp nella nostra lotta di libe­ra­zione. Il con­tri­buto dei comu­ni­sti nella lotta per otte­nere la libertà suda­fri­cana ha ben pochi paral­leli nella sto­ria del nostro Paese. Dopo il suo rila­scio dal car­cere nel 1990, il com­pa­gno Madiba è diven­tato un grande e stretto amico dei comu­ni­sti fino ai suoi ultimi giorni». Dichia­ra­zioni del South Afri­can Com­mu­nist Party con­fer­mate paral­le­la­mente da quelle dell’Anc nel suo annun­cio uffi­ciale della morte del primo Pre­si­dente nero e demo­cra­ti­ca­mente eletto: «Madiba è stato anche un mem­bro del South Afri­can Com­mu­nist Party, in cui ha pre­stato ser­vi­zio nel Comi­tato Cen­trale». «La scom­parsa del com­pa­gno Man­dela segna la fine della vita di uno dei più grandi rivo­lu­zio­nari del XX secolo che hanno com­bat­tuto per la libertà e con­tro ogni forma di oppres­sione nei loro paesi e nel mondo. Come parte delle masse che fanno la sto­ria, il con­tri­buto del com­pa­gno Man­dela nella lotta per la libertà si è col­lo­cato e pre­pa­rato all’interno dell’adesione col­let­tiva e della lea­der­ship del nostro movi­mento rivo­lu­zio­na­rio di libe­ra­zione nazio­nale gui­dato dall’Anc. Nel com­pa­gno Man­dela ave­vamo un sol­dato valo­roso e corag­gioso, patriota e inter­na­zio­na­li­sta che, per dirla con Che Gue­vara, era un vero rivo­lu­zio­na­rio gui­dato da grandi sen­ti­menti d’amore per la sua gente», con­ti­nua il Sacp nella sua orgo­gliosa sep­pur tarda riven­di­ca­zione di Nel­son Man­dela quale suo espo­nente di primo piano. Le dichia­ra­zioni del Sacp sono state riba­dite dal vice segre­ta­rio gene­rale del South Afri­can Com­mu­nist Party, Solly Mapaila, il quale ha aggiunto come non solo Man­dela ma tutti gli impu­tati insieme a lui nel pro­cesso di Rivo­nia erano mem­bri del South Afri­can Com­mu­nist Party, affi­lia­zione sem­pre negata «per ragioni poli­ti­che». «All’epoca c’era stata un’enorme offen­siva da parte dell’oppressivo régime dell’apartheid con­tro i comu­ni­sti. L’Anc era raf­fi­gu­rata come un’organizzazione comu­ni­sta, cosa che non era». Quando nel 1990 Nel­son Man­dela fu rila­sciato dalla pri­gione, l’Unione Sovie­tica si stava sgre­to­lando e «c’era molta nega­ti­vità attorno al sistema sovie­tico», ragion per cui valse la nega­zione di ogni appar­te­nenza al Par­tito comu­ni­sta del futuro primo Pre­si­dente nero suda­fri­cano eletto nel 1994. Que­stione liqui­data con l’invito a lasciar stare per ora il dibat­tito e con­cen­trarsi invece sulla per­dita del «vec­chio uomo». Seb­bene nel tempo diversi sto­rici e stu­diosi abbiano sug­ge­rito gli stretti legami tra Man­dela e il Sacp, que­sto non era mai prima d’ora stato né rive­lato uffi­cial­mente né pro­vato. Nel 2012 era stato lo sto­rico bri­tan­nico Sthe­phen Ellis nel suo libro Exter­nal Mis­sion: The Anc in Exile a por­tare alla luce nuova docu­men­ta­zione che rive­le­rebbe l’affiliazione di Man­dela ai ver­tici del Sacp per otte­nere il soste­gno delle potenze comu­ni­ste nella lotta di resi­stenza armata dell’Anc con­tro il régime della mino­ranza bianca. La prova ripor­tata dal prof. Ellis sarebbe uno stral­cio di un ver­bale – ritro­vato in una col­le­zione di carte pri­vate presso l’Università di Cape Town — di una riu­nione segreta del Sacp tenu­tasi il 13 mag­gio del 1982 in cui un ex mem­bro del par­tito, John Pule Motshabi, rivela come Man­dela fosse dagli inizi degli anni ’60 — all’epoca in cui era anche coman­dante della orga­niz­za­zione per la guer­ri­glia Umkhonto we Sizwe (Lan­cia della Nazione) — un mem­bro del par­tito comu­ni­sta. Affi­lia­zione che Man­dela ha sem­pre negato sia durante il pro­cesso di Rivo­nia che dopo la sua libe­ra­zione nel 1990. Non dimen­ti­chiamo che, ban­dita dal governo dell’apartheid nel 1960, gran parte della lea­der­ship dell’Anc fuggì in esi­lio a Mosca e nei campi di adde­stra­mento mili­tare nei Paesi afri­cani pro-sovietici come l’Angola. E che varie ammi­ni­stra­zioni ame­ri­cane, in par­ti­co­lare quella di Ronald Rea­gan nel 1980, soste­ne­vano il governo dell’apartheid come baluardo regio­nale con­tro il comu­ni­smo. Intanto, men­tre con inni, lodi e canti di gioia la società mul­ti­raz­ziale della Rain­bow Nation da gio­vedì 5 dicem­bre, con­ti­nua a ren­dere omag­gio al fon­da­tore della demo­cra­zia nel Paese arco­ba­leno, oggi i capi di stato del mondo si inchi­nano alla sua ret­ti­tu­dine di lea­der e com­bat­tente. E comu­ni­sta? Il mini­stero degli Esteri suda­fri­cano ha infatti comu­ni­cato che circa 91 attuali capi di Stato o di governo hanno con­fer­mato la loro par­te­ci­pa­zione per oggi alla com­me­mo­ra­zione fune­bre presso lo sta­dio Fnb di Johan­ne­sburg, insieme a «10 ex capi di Stato, 86 capi delle dele­ga­zioni e 75 per­sone emi­nenti». Tra que­sti, il pre­si­dente degli Stati Uniti Barack Obama, Fran­cois Hol­lande, David Came­ron, Enrico Letta e pro­ba­bil­mente Raul Castro. Degli gli ex pre­si­denti degli Stati Uniti invece ci saranno George W. Bush, Bill Clin­ton e Jimmy Car­ter. Non saranno pre­senti invece il pre­mier e il pre­si­dente israe­liani Ben­ja­min Neta­nyahu e Shi­mon Peres, che da mini­stro della Difesa nel 1970 sostenne legami mili­tari e com­mer­ciali con i gover­nanti bian­chi del Sud Africa. Per i pale­sti­nesi invece, che con­si­de­rano Man­dela fonte di ispi­ra­zione, sarà pre­sente il pre­si­dente Mah­moud Abbas. Rita Plantera - il manifesto