TARTARUGHE

...tutto ciò che ha a che fare con le tartarughe...

 
 

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Non sono un veterinario e questo è un Blog Amatoriale, pertanto, malgrado la cura posta nella raccolta del materiale, non posso assumermi la responsabilità totale delle informazioni riportate. In caso di seri problemi riguardanti la salute delle tartarughe, consiglio sempre e comunque di rivolgersi a persone qualificate e competenti.
Inoltre, molto del materiale presente è frutto di ricerche sul web, pertanto esiste la possibilità che nel blog siano state pubblicate foto o testi senza il consenso dell'autore o proprietario del diritto.
Se questo dovesse avvenire, vi chiedo gentilmente di contattarmi e in breve tempo verrà rimosso tutto il materiale non autorizzato.
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IL BRANCO

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LE MIE BELVE

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Messaggi di Giugno 2006

HARRIET

Post n°348 pubblicato il 25 Giugno 2006 da G_ietta
 

E' morta in uno zoo australiano, a 176 anni, la tartaruga Harriet, la più longeva creatura vivente al mondo, riconosciuta dal Guinness dei primati. Si ritiene abbia aiutato Darwin a formulare la teorie dell'evoluzione. Il veterinario dell'Australia Zoo, dove viveva da 18 anni, l'ha dichiarata morta per un attacco cardiaco acuto. Secondo gli studiosi la tartaruga, che pesava 150 kg, era nata alle Galapagos nel 1830. Harriet era nata pochi anni prima della spedizione scientifica compiuta nel 1835 nelle Galapagos da Darwin che la riportò a Londra, insieme ad altri giovani esemplari, a bordo del 'Beagle', il brigantino della regia marina militare inglese. Harriet non è riuscita a battere il record mondiale di longevità detenuto con 188 anni da una tartaruga appartenuta al Re di Tonga.
"Era malata in seguito ad un attacco cardiaco - ha riferito John Hangar, veterinario dello zoo sulla Sunshine Coast del Queensland - Si è spenta lentamente nel corso della notte. Dopo essere stata catturata da Darwin ha vissuto in Inghilterra, poi è stata trasferita intorno al 1850 in Australia, nei giardini botanici di Brisbane e successivamente è stata portata qui, all'Australia Zoo".
Harriet in principio si chiamava "Harry", perché gli etologi del XIX secolo sbagliarono ad individuarne il sesso, ritenendola, a torto, un maschio. In vecchiaia, la sua "casa di riposo" è diventata l'Australia Zoo di Steve Irwin, dove era trattata con il rispetto che si addice ad una lady. Riceveva lavaggio e frizione del suo gigantesco scudo ogni mattina dai guardiani dello zoo, ed era alimentata con una nutriente dieta vegetariana che includeva zucchine, sedano e fagiolini. E come trattamento speciale fiori di ibisco rosso, che adorava.

Fonte: Tgcom

Avevo già parlato di Harriet nel post 49.
Rettifico quanto detto ieri, credendo di aver già dato la notizia della sua morte...sorry...avevo parlato di altre tartarughe centenarie (post 50 e 207)...!!!

 
 
 

Post N° 347

Post n°347 pubblicato il 24 Giugno 2006 da G_ietta
 

Harriet

 
 
 

CONSIGLIO CONTRO IL CALDO:

Post n°346 pubblicato il 24 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Per chi ha tartarughe in un terrario all'aperto consiglio di spruzzare acqua sulle piante e di lavare sempre l'insalata, e magari aumentare i ripari all'ombra!
Non tenere bagnato il terreno!!!Si creerebbero ristagni e umidità dannose per il piastrone.

 
 
 

Post N° 345

Post n°345 pubblicato il 23 Giugno 2006 da G_ietta
 

 
 
 

LETARGO SI O LETARGO NO?

Post n°344 pubblicato il 23 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Di Kiumars Khadivi
pubblicato dalla “Settimana Veterinaria”  ed.Le Point Vétérinaire Italie

"Nel mese di ottobre o al massimo agli inizi di novembre le tartarughe di terra comuni si preparano ad andare in letargo e sta al veterinario decidere come e dove possono superare al meglio il periodo del letargo.
Le tartarughe di terra (Testudo Hermanni, Testudo Greca) comunemente tenute nella casa degli italiani fanno parte delle specie autoctone che possono andare in letargo seguendo pochi accorgimenti. Il veterinario curante deve sensibilizzare i detentori di queste specie di tartarughe a fare una visita di controllo verso fine agosto o settembre e comunque prima che le tartarughe entrino nel letargo, lo stesso al risveglio. Questo per stabilire se lo stato di salute degli animali è ottimale per affrontare l’inverno ed inoltre per informare o ricordare ai padroni del paziente le modalità e le tecniche di un letargo corretto.
Il letargo è una funzione molto importane negli animali che vengono dalle zone fredde. Attenzione che non tutte le specie di tartarughe entrano in letargo, è molto importante imparare a conoscere le varie specie e sapere prima di mandarle in letargo se in natura iberna o meno. Per gli animali che naturalmente ibernano nel periodo invernale, il letargo serve per una regolazione corretta della funzionalità della tiroide e di conseguenza un durata di vita maggiore oltre che ad una regolazione e sincronizzazione del periodo riproduttivo. Nei maschi il letargo stimola la riproduzione e nelle femmine porta ad un sincronizzazione dell’ovulazione per essere recettivi nel momento giusto.
Il periodo invernale per questi animali inizia di solito verso ottobre e finisce verso aprile. Naturalmente il periodo varia a seconda delle temperature ambientali e della zona geografica in cui vivono le tartarughe. Più si va verso il sud d’Italia più il letargo e tardivo e prima si svegliano gli animali perché le temperature sono sensibilmente più alte. Le tartarughe che vengono tenute in un luogo chiuso, con una termoregolazione artificiale, possono essere mandate in letargo verso novembre e si possono svegliare verso febbraio.
Quando il padrone dell’animale porta in ambulatorio la tartaruga per fare la visita di controllo il veterinario deve essere in grado di poter valutare lo stato di salute e lo stato nutrizionale. Le tartarughe non devono presentare nessun tipo di patologia quando entrano nel periodo invernale. Oltre ad una visita generale è molto importante effettuare un esame delle feci per accertare l’assenza di parassiti intestinali, in caso contrario l’animale deve essere sottoposto ad una cura antiparassitaria che eventualmente deve essere ripetuta dopo 15 giorni con un esame delle feci di controllo dopo l’ultimo trattamento per essere sicuri che gli endoparassiti siano stati debellati definitivamente. I parassiti intestinali non eliminati possono portare ad una perdita eccessiva del peso corporeo ed un deperimento durante il periodo invernale. Qualsiasi tipo di lesione sia di origine infettiva che traumatica, anche blanda può aggravarsi ed eventualmente portare al decesso dell’animale durante il periodo di ibernazione se non viene riconosciuta in tempo. I rettili durante il periodo letargico portano il metabolismo a livelli minimi per evitare un consumo energetico eccessiva, di conseguenze anche le difese immunitarie sono praticamente assenti e non possono contrastare le infezioni già in corso al momento del periodo attivo.
Le tartarughe oltre ad essere sane devono essere comunque in uno stato nutrizionale buono, o meglio ottimo. Ciò vuol dire che devono aver avuto durante il periodo di attività estiva la quantità e la qualità corretta di mangime ed un ambiente circostante adeguato per una digestione corretta. Tartarughe che hanno avuto un periodo di convalescenza soprattutto nella seconda metà dell’ estate o immediatamente prima del periodo invernale non sono adatte per affrontare il periodo invernale all’aperto, andrebbero tenute sveglie e riscaldate adeguatamente durante questo periodo. Lo stesso per tartarughe molto giovani, per esempio quelle nate verso fine agosto o in settembre, che possono avere delle difficoltà a superare il periodo freddo. Lo stesso vale per tartarughe acquistate in estate che per stress da cambiamento hanno avuto periodi di anoressia.
In veterinaria sono stati calcolati diversi tipi di equazioni che aiutano a valutare il peso dell’animale in rapporto con le misure del carapace; l’equazione più conosciuta è il “rapporto di Jackson’s” che è stato sviluppato dal Dr. Jackson Oliphant nel 1976 dopo aver misurato un grande numero di Testudo Hermanni e Testudo Greca.
Il rapporto di Jackson si calcola misurando il peso in grammi (W) dividendo per la lunghezza del carapace in centimetri (L) cubici: W/L3. Con il valore ottenuto si può valutare lo stato nutrizionale del soggetto.

0.16    Sottopeso
0.17    Troppo leggero per l’ibernazione
0.19    Buono per l’ibernazione
0.21    Ottimo per l’ibernazione
0.23    Tropo pesante, probabile ritenzione idrica

Altri calcoli più recenti sono stati presentati dopo il Jackson, alcuni sono più specifici per le singole specie:
Testudo Hermanni: W = 0.00114 x L2.66 +/- 0.104
Testudo Greca:       W = 0.00042 x L2.85 +/- 0.036
Esistono ancora altri calcoli per valutare lo stato nutritivo delle tartarughe.
Tutti i calcoli hanno la loro validità, dipende dall’esperienza con cui si fanno, comunque bisogna valutare tanti altri fattori, come ad esempio se l’animale ha urinato da poco, se ha una deformazione della carapace, se ha problemi di ritenzione idrica, ecc. Questi fattori possono variare il risultato o dare un risultato falso positivo o falso negativo. Perciò tutti i calcoli che si utilizzano per valutare il peso dell’animale vanno usati come indicazione e non come regola fissa.
Una volta valutato che la tartaruga è in condizione adatta per affrontare il letargo, bisogna valutare come e dove possono passare l’inverno.
Prima del definitivo letargo le tartarughe dovrebbero digiunare per 1-2 settimane, al fine di svuotare l’intestino dai residui di cibo che potrebbero creare dei problemi di fermentazione o di ristagno.
Le tartarughe che vengono tenute in casa o sul balcone in estate vanno poste poi in una scatola con fieno oppure foglie secche leggermente umide ma non bagnate. La scatola va posizionata in un posto fresco dove la temperatura non scende sotto 1°C e non supera i 16°C. La scatola potrebbe essere tenuta al fresco o nella cantina o nel solaio oppure in un box. Un fattore molto importante per determinare il posto migliore in cui porre il rifugio per il letargo della tartaruga è l’assenza oppure inacessibilità ai roditori (topi, ratti) che potrebbero rosicchiare e danneggiare gravemente la tartaruga che dorme e non può reagire. La temperature del locale di invernazione va tenuto regolarmente sotto controllo. I pareri sulla temperatura ideale sono molto contrastanti. C’è chi ritiene tra i 10°C-16°C un range ottimale, invece altri valutano tra i 5°C-10°C. Personalmente preferisco consigliare tra i 5°C-10°C perché ritengo che questa temperatura sia corretta per un minimo consumo energetico senza mettere in pericolo la vita dell’animale a causa del freddo.
Le tartarughe che vivono in giardino possono tranquillamente invernare nel giardino se vengono dalle zone non troppo freddo (dal centro Italia verso sud).Qualcuno le lascia invernare anche al nord Italia nel giardino coprendo la loro tana con del fieno o foglie secche. Un inverno molto rigido con temperature molto basse prolungate nel tempo può mettere in pericolo la vita dell’animale. Importante per chi tiene tartarughe in giardino è che abbia una zona al riparo dal freddo intenso con terra morbida dove gli animali possono interrarsi senza grande difficoltà e poi riuscire ad uscire senza sforzo quando si svegliano dal letargo.
Durante il periodo invernale potrebbe essere molto utile monitorizzare gli animali. Nel caso di animali il cui stato di salute fosse dubbio al momento del letargo si può adottare la seguente tecnica:
per tartarughe adulte ogni 4 settimane e per tartarughe piccole ogni 2-3 settimane si possono effettuare bagni in acqua tiepida (24°C) per 2 ore, se entro due ore l’animale apre gli occhi vuol dire che lo stato di salute è ottimale; questa tecnica serve inoltre per reidratare le tartarughe durante il periodo di letargo. Chi non vuole svegliare le tartarughe per lasciare un decorso regolare al letargo basta che ogni 3-4 settimana pesi gli animali. Il peso dell’animale alla fine del letargo non deve diminuire di oltre il 6-7 % del peso prima del letargo. Se si vede che l’animale non si sveglia facilmente con l’acqua tiepida oppure se ha una perdita eccessiva di peso durante il periodo invernale è bene svegliarlo definitivamente e se necessario adottare delle cure particolari.
Per svegliare le tartarughe dopo il periodo invernale con un letargo fatto in maniera artificiale basta alzare le temperature oppure, come detto prima, fare un bagno in acqua tiepida che aiuta a reidratare l’animale. Una visita di controllo veterinaria dopo il risveglio può essere utile per controllare se ci sono stati dei problemi oppure che la tartaruga non abbia subito danni durante il periodo di letargo.

 
 
 

Notizia del 5 maggio 2004

Post n°343 pubblicato il 23 Giugno 2006 da G_ietta
 

Siamo in Malesia. Poliziotti ispezionano un carico di tartarughe vietate al commercio e scoperte su un battello battente bandiera cinese approdato a Kota Kinabalu, un'isola del Borneo (Malesia). A bordo dell'imbarcazione c'erano in tutto 163 tartarughe: soltanto tre ancora in vita e subito liberate (Reuters)."
Pazzesco...

 http://www.liberaassociazioneilpopolo.it

 
 
 

NUOVA SPECIE DI TESTUGGINE IN SICILIA

Post n°342 pubblicato il 23 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Uno studio condotto da ricercatori delle università di Dresda, Heidelberg, Calabria,  Messina e di altri istituti scientifici tedeschi ed italiani, guidati dal prof.Uwe Fritz, ha esaminato le variazioni geografiche del DNA di 127 esemplari di testuggini palustri europee provenienti dall’Italia (Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Abruzzo Sardegna e Sicilia). Trentotto esemplari sono state studiati con l’impronta nucleare e paragonati con esemplari di altri Paesi (Polonia, Ungheria, Spagna, Azerbaijan, Turchia e America settentrionale) . I risultati genetici sono stati paragonati sulla base dei dati morfologici (dimensione, colorazione) con  109 testuggini adulte dell’Italia meridionale.L’Italia  mostra in una piccola scala geografica la più complessa variazione  conosciuta dell’intera area di distribuzione del genere Emys (dall’Africa settentrionale all’Europa, dall’Asia minore al Caspio e al mare di Aral).La costa tirrenica, il Monte Pollino e la Basilicata  sono popolate da Emys orbicularis galloitalica, una sottospecie con un proprio DNA, che si trova anche  in Sardegna. Lungo la costa adriatica e nel Salento è presente un’altra sottospecie, Emys orbicularis hellenica, che ha un diverso DNA. Una maggiore diversità del DNA negli esemplari dell’Appennino meridionale suggerisce che i rifugi glaciali di E.o. galloitalica e di E.o.hellenica si collocano proprio in questa area. Un ulteriore rifugio di E.o.hellenica esisteva probabilmente nei Balcani meridionali. Le coste occidentali dei Balcani  e di Corfù sono state colonizzate dall’Italia e non dal rifugio geograficamente più vicino dei Balcani meridionali.
Testuggine palustre siciliana
In Sicilia è presente una terza specie,  con un DNA simile a quello  di tutte le Emys conosciute. Dal punto di vista morfologico, la testuggine palustre siciliana somiglia alla   E.o. galloitalica ma l’impronta nucleare  ha rivelato una chiara differenza  della specie siciliana,  mentre non è stata trovata alcuna divergenza significativa rispetto al DNA delle altre otto specie di Emys. Inoltre, le impronte nucleari non hanno provato il passaggio genetico presente o passato tra la specie siciliana e la sottospecie continentale di E.orbicularis.
Sulla base dei risultati di questo studio la testuggine palustre siciliana è stata descritta come nuova specie, Emys trinacris n.sp. (2004) Una  etichetta con la nuova classificazione è già presente in una teca della Mostra Permanente di Scienze Naturali di Belpasso(CT), realizzata dal Fondo Siciliano per la Natura, che ha contribuito allo studio mettendo a disposizione della dott. Maria Grazia Pennisi ( Università di Messina) due esemplari di testuggine siciliana.

Fonte: http://www.naturasicilia.org/emys%20trinacris.htm

 
 
 

Riserva Naturale Orientata di Torre Salsa (Ag)

Post n°341 pubblicato il 23 Giugno 2006 da G_ietta
 

E' in corso, a cura del Dipartimento di Biologia Animale dell'Università Degli Studi di Palermo la stima della popolazione e caratterizzazione biometrica, fenotipica, ecologica della popolazione di Testuggine Palustre Emys orbicularis  (Linneo, 1758) della Riserva Naturale Torre Salsa - Siculiana (AG)

Obiettivi
"La popolazione di Emys orbicularis che vive  a Siculiana, presenta vari motivi di interesse legati non solo alla sua posizione sistematica, ad oggi non definita in tutto il territorio regionale, ma anche alla sua ecologia ed allo status della sua popolazione, mai indagata in precedenza
Pertanto un progetto di ricerca completo su questo taxon , dovrebbe prevedere una serie di fasi da affrontare in maniera sequenziale, finalizzata alla possibilità di migliorare il piano di gestione della riserva. La prima fase di questo progetto da realizzarsi in un arco di tempo di 12 mesi è una ricerca indirizzata sia alla stima della consistenza numerica della popolazione che alla sua ecologia all’interno dell’oasi, elementi poco conosciuti ma fondamentali per la gestione e la conservazione di uno dei più interessanti aspetti della biodiversità dell’oasi,  sia sulla caratterizzazione fenotipica e biometrica di questo taxon.
Una seconda fase del progetto, da realizzarsi nei successivi 12 mesi, è il tentativo, mediante tecniche di radiotelemetria, di localizzare i siti di deposizione della specie, onde riuscire a tutelare le aree in questione ed assicurare la sopravvivenza della specie."

Fonte: http://www.wwftorresalsa.it/testuggine_palustre.htm

 
 
 

Post N° 340

Post n°340 pubblicato il 23 Giugno 2006 da G_ietta
 

 
 
 

L'UOVO DI TARTARUGA:

Post n°339 pubblicato il 23 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Dalla deposizione alla schiusa

"L’uovo è un microcosmo autosufficiente in termini di richiesta di nutrienti, ha cioè tutto quello che gli serve per far crescere al suo interno, sino alla schiusa, un essere perfettamente formato. Questo assunto, tuttavia, nasconde un mistero che merita di essere indagato e che, nel caso delle tartarughe, assume un ulteriore valore aggiunto: essendo molte specie minacciate in natura, l’incubazione artificiale delle loro uova riveste sempre maggiore importanza. Il tutto potrebbe apparire banale in quanto è molto facile far nascere una piccola tartaruga ma, come si vedrà, per quanto autosufficiente in termini energetici, lo sviluppo dell’embrione è influenzato enormemente da molti parametri. La temperatura, l’umidità nonché, a monte, le dimensioni relative, l’età della madre e le condizioni di salute di entrambi i genitori possono condizionarne il futuro.
La forma può essere da perfettamente sferica fino ad arrivare a strutture molto allungate. Ciò ne influenza la superficie esterna in quanto, a parità di volume, quello racchiuso in un corpo sferico è compreso in un’area minore. Infatti, ad area minore corrisponde una minore superficie di scambio con l’ambiente circostante che rende meno suscettibile l’uovo alle condizioni esterne. Inoltre, il rapporto superficie-volume è favorevole, a parità di forma, alle uova di maggiori dimensioni: il volume cresce alla terza potenza, mentre la superficie al quadrato. Un uovo di grandi dimensioni genererà quindi un piccolo più grande e con maggiori probabilità di sopravvivenza. Non vi è necessariamente correlazione diretta tra dimensioni medie della specie e dimensione delle uova che vengono deposte, tuttavia nella medesima specie vi è stretta correlazione e un maggior numero delle stesse per ogni ovatura.
Esistono specie, per esempio, che depongono un solo grande uovo, pesante fino ad un quarto delle dimensioni della femmina, ed altre invece che arrivano al centinaio e lo superano. Naturalmente le due specie hanno strategie riproduttive differenti: la prima punta su di un nascituro che possa da subito contare su dimensioni tali da renderlo meno predabile; la seconda sul numero elevato di piccoli per avere la certezza che almeno una parte riusciranno a scampare alla predazione. Le dimensioni relative delle uova non variano di molto, contrariamente a quelle degli adulti di specie differenti, e partono di solito da un asse maggiore di circa 2,5 cm di lunghezza fino ad arrivare a 6/7 cm. Si noti infatti quale differenza invece sussiste per esempio tra una Testudo hermanni ed una tartaruga delle Galapagos.
L’uovo ha un rivestimento di carbonato di calcio, nella forma di aragonite, che si deposita sulla membrana dell’uovo all’interno degli ovidotti della femmina, partendo da strutture puntiformi detti centri di aggregazione.
Questi depositi si allargano e si uniscono sino a formare una struttura continua che ha, in ambito microscopico, un numero di pori atti allo scambio gassoso con l’ambiente esterno. Questi ultimi hanno lo scopo di permettere la respirazione dell’embrione e lo scambio di acqua. Nelle tartarughe si hanno due tipologie di gusci: quelli scarsamente calcarei, che conservano una certa elasticità della membrana dell’uovo e che possono espandersi o restringersi, appartengono solitamente a specie acquatiche e semi-acquate che vivono in ambienti umidi; quelli fortemente calcarei, rigidi e dalle dimensioni immutabili, appartengono a specie che vivono in ambienti più aridi. La struttura di base rimane comunque identica in entrambe le tipologie descritte, quello che varia è cioè quanto carbonato di calcio viene a depositarsi al di sopra della membrana dell’uovo. La disposizione e la forma delle unità di aragonite donano all’uovo la capacità di distribuire un eventuale peso, come la pietra di volta fa in un arco. Quindi, assumendo una forma che si avvicina ad un tronco di cono con la base maggiore rivolta verso l’esterno, questo spiega, inoltre, la facilità con la quale il piccolo riesce a bucare l’uovo, ma al contempo la resistenza che esso dimostra allo schiacciamento.
All’interno del guscio e della membrana dell’uovo si trova l’albume, che a sua volta avvolge il tuorlo, rivestito da una membrana propria. Nella superficie del tuorlo, in quello che è definito polo animale, si trova l’embrione ad un primitivo stadio di sviluppo.
Le uova dei rettili e quelle degli uccelli sono fortemente telolecitiche, hanno cioè una enorme quantità di nutrienti in relazione alle dimensioni relative del polo animale della cellula uovo, e lo sviluppo successivo si svolgerà in questa parte sotto forma di segmentazione parziale e discoidale. Tuorlo, albume e guscio calcareo sono riserve di nutrienti e sali minerali indispensabili allo sviluppo dell’embrione. La composizione chimica di queste strutture è rispettivamente di proteine, grassi (saturi, insaturi e steroli) e micronutrienti (vitamine e sali minerali). L’uovo, almeno sino alla fecondazione, è un’unica cellula con una riserva enorme di nutrienti. Ma come si arriva da qui alla nascita del piccolo animale? Dopo la deposizione inizia la fase di incubazione.
Dal polo animale l’embrione sviluppa delle strutture accessorie: il corion, che si estende immediatamente sotto la membrana dell’uovo, e l’amnios, che racchiude il liquido amniotico nel quale si trova immerso l’embrione. Questo ricrea l’ambiente di sviluppo ideale, che fino all’avvento delle uova dei rettili era possibile solo in acqua. E’ questo che ha permesso ai progenitori dei rettili di affrancarsi dall’ambiente acquatico e di poter iniziare a colonizzare le terre emerse. A questo punto, quello che manca all’embrione è una struttura che permetta lo scambio gassoso con l’ambiente esterno: la respirazione. Questa struttura prende il nome di allantoide, è fortemente vascolarizzata, e si va a sviluppare tra corion e amnios, subito al di sotto della membrana dell’uovo. Da questo punto in avanti lo sviluppo dell’embrione evolverà metabolizzando le riserve energetiche contenute nell’uovo fino al punto in cui, terminate, si avrà la schiusa.
All’inizio dicevamo che lo sviluppo dell’embrione è fortemente influenzato dalla temperatura di incubazione, dall’umidità ambientale, dalle dimensioni dell’uovo, dalle condizioni di età e di salute della femmina.
Le uova deposte da una giovanissima femmina sono generalmente meno fertili e solitamente più piccole di quelle deposte da una più matura.
Piccole dimensioni hanno lo svantaggio di uno sfavorevole rapporto superficie/volume e quindi di essere molto sensibili ai cambiamenti dell’ambiente esterno: ciò può compromettere negativamente lo sviluppo dell’embrione. In questo caso il successo di schiusa sarà certamente più basso.
Piccole dimensioni hanno lo svantaggio di uno sfavorevole rapporto superficie/volume e quindi di essere molto sensibili ai cambiamenti dell’ambiente esterno: ciò può compromettere negativamente lo sviluppo dell’embrione. In questo caso il successo di schiusa sarà certamente più basso.L’umidità relativa ottimale si colloca sopra l’80% e non supera il 90%. Il substrato sul quale sono incubate le uova influenza lo scambio di acqua e quello della temperatura. Senza entrare nel dettaglio, vi sono molti modi di riporre in incubazione le uova di tartaruga. Tuttavia, il substrato usato maggiormente è quello a base di vermiculite in quanto ha la caratteristica di assorbire acqua, creando un’umidità relativa proporzionale al grado di miscela effettuato. Solitamente si dà acqua in proporzione 1:2 di peso con la vermiculite. Naturalmente il tutto, con le uova, va riposto in contenitori di plastica forati nella parte del coperchio, a loro volta posizionati in una camera climatica alla temperatura prescelta. Ma quale è la temperatura più idonea all’incubazione? Qui si apre un dibattito che dà la possibilità di chiarire tutta una serie di importanti implicazioni relative alla temperatura di incubazione. Nella gran parte dei generi di tartarughe e nei rettili in generale, è la temperatura di incubazione a determinare il futuro sesso del nascituro.
Ma, tralasciando per il momento questo importantissimo dato di fatto, va sottolineato che temperature basse e temperature troppo alte possono influenzare in modo negativo lo sviluppo embrionale. In termini pratici, in entrambi i casi, ci sarà un minore successo di schiusa, tendente allo zero agli estremi, nonché una incidenza di malformazioni crescenti ed un minore tasso di sopravvivenza e di crescita dei nascituri. Quindi il range dovrà essere già per questo fatto ristretto. Ricordate quanto detto prima circa la scrupolosa scelta del sito di deposizione da parte delle femmine?
A questo punto, ma in modo semplicistico, potrei concludere dicendo che, nel caso di Testudo hermanni boettgeri, alla temperatura di incubazione di oltre 32° C si avrà la nascita di femmine : scendendo progressivamente aumenteranno il numero di maschi, fino ad arrivare al 100% a temperature inferiori ai 30° C. Perché dico sarebbe semplicistico? Perché ogni specie ha il suo grado di sensibilità alla temperatura, derivato dall’adattamento all’ambiente in cui vive. Ciò implica che vi sia una temperatura alla quale si avrà la nascita, in ugual misura, sia di maschi che di femmine diverse anche tra popolazioni differenti della stessa specie. Questa è definita temperatura perno.
Anche qui semplifico, in quanto molte specie ne hanno due, una più alta e una più bassa, ed i maschi nascono a temperature di incubazione intermedie. Ma che valore ha la temperatura perno? E’ quella temperatura alla quale il genotipo dell’uovo, cioè i cromosomi sessuali, riesce ad esprimersi. In parole semplici, prendendo ad esempio Testudo hermanni che ha digametia sessuale femminile (nei mammiferi è maschile), un uovo con i due cromosomi della coppia sessuale differenti, alla temperatura perno genererà una femmina. Se si abbassa progressivamente la temperatura di incubazione, tutte le uova con i due cromosomi della coppia sessuale uguali genereranno maschi, mentre tra quelle con la coppia differente (geneticamente femminili) una parte genererà maschi in numero maggiore e proporzionale a quanto ci si allontana da quella perno. Si arriverà ad un punto in cui tutte le uova daranno nascite di sesso maschile. Stesso discorso, ma invertito, se si alza la temperatura di incubazione. E’ chiaro a questo punto quali implicazioni abbia la scelta della temperatura di incubazione, e va ribadito con decisione che la temperatura perno è una variabile conosciuta per poche specie perlopiù acquatiche, e che varia non solo tra specie differenti, ma anche tra popolazioni geografiche della medesima.Si tratta di un adattamento all’ambiente di origine. Ulteriore implicazione è che solo in un ristretto ambito di temperatura intorno a quella perno, i piccoli avranno uno sviluppo ottimale ed un tasso di crescita maggiore dopo la nascita. Questo ha notevole importanza nell’incubazione artificiale. In natura, dove per natura intendo nelle popolazioni originarie, la femmina sceglie (quindi influenza lo sviluppo delle uova) il sito di deposizione migliore e, nel caso di Emys orbicularis, si riscontra un bassissimo tasso di inversione sessuale. Ciò sta a dimostrare che la scelta ricade certamente in un sito che permette di fare esprimere alle uova il reale sesso genetico o, quantomeno, si è avuta un adattamento tale da permettere di avere ciò in quella particolare condizione climatica. Anche in questo caso, tuttavia va ribadito, le condizioni di incubazione possono variare successivamente alla deposizione in modo imprevedibile in funzione del tempo meteorologico. Nell’incubazione naturale si hanno regolari fluttuazioni di temperatura giornaliere: si è visto che è la durata della temperatura media ad influenzarne lo sviluppo sessuale. Un buon programma di allevamento non può sottovalutare quanto sopra detto e si dovrà cercare la temperatura più prossima alla temperatura perno per quella particolare specie, sottospecie o variante geografica. La mia personale esperienza mi ha portato ad imbattermi in questa importante e complessa realtà. Molti manuali di allevamento consigliano temperature di incubazione spesso ricavate da una lettura errata di studi scientifici ed io per primo, all’inizio della mia esperienza nell’allevamento delle tartarughe, ne ho seguito le indicazioni. Quale ne è stato il risultato? Adesso mi trovo con un numero molto sbilanciato di animali con lo stesso sesso. Ma di questo me ne sono potuto accorgere con certezza solo dopo 4/5 anni dalla nascita. In questo periodo di tempo il danno è stato notevolissimo, in quanto le nascite sono state numerose, ed ho potuto porre rimedio alla cosa solo tardi. L’unico modo inconfutabile per sessare un nascituro è quello di sezionarne gli organi riproduttivi, quindi non consigliabile: chi si vanta del contrario ha solo il 50% di probabilità di azzeccare una previsione! Una curiosità: le popolazioni sarde di Testudo hermanni hanno una temperatura perno differente rispetto a quelle di origine toscana. Non mi stupirebbe che così fosse anche per altre popolazioni! Per intendersi, già tra 30/31° C nascono solo femmine, mentre da uova deposte da esemplari di origine toscana nascono in numero doppio i maschi. Certamente è un ambito da approfondire. Il mio personale parere è quindi quello di lasciare incubare le uova dove la femmina le ha deposte, purché il posto si trovi nella fascia tirrenica d’Italia ad ovest e lungo la costa in quella adriatica, dove cioè vi sono o c’erano già popolazioni naturali. Sconsiglio ciò più a nord e nei rilievi in quanto le poche nascite darebbero un numero sbilanciato di maschi. L’unica accortezza da avere è quella di creare un recinto apposito, di dimensioni adeguate e protetto dai predatori, esposto al sole dall’alba al tramonto, e fornito di un substrato di almeno 20/25 cm di sabbia fine (di lavaggio rena) da giardino. I nati in queste condizioni saranno molto vitali e capaci di svernare senza particolari accortezze nello stesso recinto di nascita. In caso sia necessario riporre le uova in incubatrice è comunque importante lasciare spento il termostato per alcune ore, magari durante le ore più calde della giornata, al fine di assicurare delle fluttuazioni di temperatura che ricreino l’incubazione naturale.
Tornando alla temperatura, c’è da dire un’ultima cosa importante: dividendo il periodo di incubazioni in tre parti uguali, essa ne influenza la determinazione del sesso esclusivamente nel terzo medio.
Nelle tartarughe la durata dell’incubazione delle uova varia solitamente tra generi diversi, mentre appare tipicamente sovrapponibile tra le specie che li compongono. Si va dai circa 30 giorni di alcuni generi di acquatiche a guscio molle, finanche a superare abbondantemente i 200 giorni di alcuni generi di acquatiche e terrestri tropicali. In un range di temperatura vitale la durata dell’ incubazione è inversamente proporzionale alla temperatura.A basse latitudini non è infrequente un fenomeno detto diapausa: esso consiste in un rallentamento estremo dello sviluppo dell’embrione fin quando le condizioni ambientali non sono ottimali, e rappresenta un adattamento all’ambiente. Molte specie a determinate condizioni di temperatura e umidità hanno mostrato di poter rallentare moltissimo lo sviluppo embrionale: ciò è stato studiato negli USA al fine di posticipare le nascite nelle grandi fattorie che allevano tartarughe acquatiche a fini commerciali. Questo al fine di non avere nascite solo in ristretti periodi dell’anno. A più alte latitudini, nelle zone temperate, lo sviluppo delle uova è vincolato dalla durata della stagione estiva, tuttavia non è infrequente che i piccoli svernino all’interno del nido ed emergano all’aperto all’arrivo della bella stagione.
Al termine dello sviluppo , il piccolo tartarughino fora le membrane che lo avvolgono finendole di assorbire con l’ultima parte di tuorlo rimasta. Quindi fora il guscio con il dente dell’uovo. Questa, convenzionalmente, corrisponde alla data di nascita e fissa la durata dell’incubazione. Siamo all’ultimo dei 26 stadi di sviluppo osservati nelle tartarughe: dell’uovo non rimane che un guscio vuoto, impoverito di parte del calcio che è servito all’embrione durante il suo sviluppo."


autore: Maurizio Bellavista
pubblicato:
http://www.tartaclubitalia.it

 
 
 

ACQUARIO COMUNALE DI GROSSETO

Post n°338 pubblicato il 22 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

LIBERAZIONE 19 LUGLIO 2006

"Per la prima volta nell'alto tirreno vengono reimmesse in mare due tartarughe marine dotate di apparecchio trasmettitore in grado di far rilevare la loro posizione nel corso della loro vita."

1- caretta caretta: "eva"
data cattura: 07/04/2005
lunghezza carapace: cm. 68
larghezza carapace:  cm. 62
peso: kgr.36,00
scheda "centro studi cetacei" n: 1724
etichetta di riconoscimento: csc 1014
liberata: 19/07/2005

2- caretta caretta: "eleonora"
data cattura: 13/05/2005
lunghezza carapace: cm. 51
larghezza carapace:  cm. 48
peso: kgr.17,100
scheda "centro studi cetacei" n: 1726
etichetta di riconoscimento: csc 1015
liberata: 19/07/2005

Dal 19 al 31 luglio "eva" ha percorso numerose miglia, girando prima tra le isole del giglio e di montecristo, costeggiando per un discreto tratto la costa della corsica per poi ritornare decisamente verso la costa laziale. (Foto)

Fonte: http://www.gol.grosseto.it/puam/comgr/acquario/index.htm

 
 
 

CHELONIDI

Post n°337 pubblicato il 22 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

I Chelonidi comprendono specie con capo grande e forte, dal collo poco retrattile nella corazza e zampe anteriori piatte sono a forma di pagaia (natatoia).Tutte le specie hanno guscio idrodinamico. Quando nuotano le zampe anteriori vengono battute lentamente in su e in giù come le ali di un uccello, ed è per questo motivo può sembrare che "volino in acqua".
Le tartarughe di mare passano la maggior parte della loro vita in acqua, solo le femmine si portano all'asciutto in occasione della deposizione delle uova; talvolta si possono vedere sulle spiagge quando sono ammalate, hanno il guscio danneggiato o sono morte. Le femmine depongono un gran numero di uova a guscio morbido nella sabbia delle spiagge dei mari caldi. I giovani entrano nell'acqua appena nati.
Le tartarughe marine sono essenzialmente animali di acque calde ma talvolta qualche specie raggiunge le acque fredde e la si può rinvenire sia nell'Atlantico nordorientale che nel Mediterraneo.
I Chelonidi comprendono quattro generi e sei specie, soltanto quattro di esse sono state segnalate nelle acque costiere d'Europa.

 
 
 

Post N° 336

Post n°336 pubblicato il 22 Giugno 2006 da G_ietta
 

"La tartaruga è un animale solitario"

 
 
 

Post N° 334

Post n°334 pubblicato il 22 Giugno 2006 da G_ietta
 

 
 
 

Per le Tartarughe dalle orecchie rosse

Post n°333 pubblicato il 22 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

(Trachemys Scripta Elegans)

Le tartarughe dalle orecchie rosse sono animali acquatici, perciò avete bisogno di sistemarle in un acquario confortevole specialmente realizzato per soddisfare tutte le loro necessità.
Tipo di vasca 
Il classico acquario di vetro è la miglior soluzione per la specie delle Trachemys, a meno che non abbiate la possibilità di creare uno stagno all'aperto. Un vantaggio non indifferente dell'acquario in vetro è che si può pulire facilmente a fondo. L'acquario deve essere tenuto ben pulito poiché la salute della vostra tartaruga dipende da questo. Ricordate che le tartarughe dalle orecchie rosse sono animali acquatici e che espleteranno tutte le loro necessità biologiche nell'acqua, creando le condizioni favorevoli per lo sviluppo dei batteri.
Coperchio della vasca 
Esiste una grande varietà di coperchi per acquario, alcuni con l'illuminazione incorporata. Tuttavia, il fattore più importante per un acquario è che possa ricevere la luce diretta del sole (o di una lampada a spettro totale). La maggior parte degli allevatori preferisce utilizzare una lampada che emette lo spettro completo di radiazioni evitando di mettere il coperchio all'acquario. L'utilizzo del coperchio è consigliabile solamente se l'acquario è posizionato in una zona sottoposta a correnti d'aria.
Dimensioni della vasca
Le tartarughe dalle orecchie rosse crescono velocemente durante il loro primo anno di vita e un adulto può arrivare a misurare fino a 25 cm (10 pollici)! Le dimensioni della vasca dipenderanno dalla taglia degli animali e dalla quantità di esemplari che volete inserirvi. Ricordate che più è grande l'acquario, meglio vivranno le tartarughe. Per un adulto di 13 cm (5 pollici) si raccomanda una vasca di almeno 110 l (30 galloni). Riempitela con una quantità d'acqua sufficiente alla tartaruga per riuscire a girarsi nel caso dovesse capovolgersi (circa 3/4 della sua lunghezza).
Filtraggio 
Questo è molto importante. La salute della vostra tartaruga dipende dalla qualità dell'acqua che le fornite. Ricordate che la vostra tartaruga vive e respira nella stessa acqua dove espleta i suoi bisogni fisiologici! Se l'acqua non è pulita conterrà più batteri e aumenteranno i rischi di malattia.L'utilizzo di un buon filtro ridurrà il vostro impegno: potrete pulire la vasca meno spesso! Il filtro Fluval 403 è il più raccomandato dalla maggioranza degli allevatori.
Riscaldamento e temperature 
Il sistema più semplice per mantenere la temperatura stabile è di usare un riscaldatore sommerso: ha l'aspetto di un lungo tubo di vetro con un filo coperto che fuoriesce da uno degli estremi. E' molto pratico in quanto è dotato di un termostato interno che permette di mantenere la temperatura desiderata. Stabilizzate la temperatura tra i 20 e i 28 gradi C (circa 68-82 gradi F). Ciò è molto importante perché il calore attiva il sistema immunitario della tartaruga.
Solarium 
Dovrete creare, all'interno del vostro acquario, un'area dove la vostra tartaruga possa crogiolarsi al sole (o esporsi alla luce di speciali
lampade per rettili). Questo è importante perché, come detto sopra, il calore attiva il sistema immunitario della vostra tartaruga. E' inoltre importante perché le tartarughe hanno assolutamente bisogno dei raggi UV per poter adeguatamente metabolizzare il cibo ed essere in grado di assimilare le sostanze nutrienti in esso contenute.
Decorazioni dell'acquario 
Assicuratevi che ogni decorazione che inserite nell'acquario non sia dannosa per la vostra tartaruga. Se volete aggiungere delle piante, scegliete solo
piante non velenose per le tartarughe poiché potrebbe cercare di mangiarle. Sono sconsigliate le piante in plastica perché potrebbe ingoiarne dei pezzi. Se aggiungete dei sassi, assicuratevi che non abbiano il bordo tagliente che potrebbe danneggiare il carapace della vostra tartaruga. Non utilizzate assolutamente sassolini piccoli (come quelli per i pesci) poiché la tartaruga potrebbe ingerirli rischiando di procurarsi serie complicazioni (blocchi intestinali).
Pulire la vasca 
Tenete la vasca ben pulita. Se non avete un filtro, dovete pulirla almeno una volta la settimana. Se le vostre tartarughe sono piccole e non avete un filtro, cambiate l'acqua ogni due giorni! Non utilizzate alcun prodotto abrasivo né alcun detersivo.

Fonte: http://reslider.free.fr/


 
 
 

LE VOSTRE FOTO

Post n°332 pubblicato il 21 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

 La tartaruga di:

LEGOLAS11

DONATELLO
(questa volta da piccolo!)

Arigrazie

 
 
 

Trionyx sinensis

Post n°331 pubblicato il 21 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Tartaruga largamente presente nei fiumi e nelle raccolte di acqua ferma della Cina centrale e meridionale, nelle isole del Vietnam, di Hainan e Taiwan ed in Corea e Giappone. Dato il suo vasto areale di distribuzione ben si adatta ai nostri climi e riesce a svernare all'aperto anche nelle regioni del nord Italia. Si tratta di una tartaruga altamente acquatica che esce raramente dall'acqua; la si può vedere crogiolarsi al sole in tronchi emersi e non si allontana mai dalla riva neppure per deporre le uova. Nei paesi di origine è allevata in milioni di esemplari per l'alimentazione umana sia fresca che secca!! E' un animale molto aggressivo e dal morso facile; raggiunge i 20 - 25 cm di diametro con un collo lungo quasi quanto il carapace stesso. Effettua più deposizioni all'anno di circa 20 - 30 uova ciascuna e nelle zone più a sud non va in letargo; il corteggiamento è molto cruento e spesso le femmine subiscono gravi lesioni al collo da parte di maschi particolarmente focosi. L'alimentazione è carnivora ed in cattività accetta praticamente di tutto.

 
 
 

Post N° 330

Post n°330 pubblicato il 21 Giugno 2006 da G_ietta
 

 
 
 

Post N° 329

Post n°329 pubblicato il 21 Giugno 2006 da G_ietta
 

 
 
 

Post N° 328

Post n°328 pubblicato il 21 Giugno 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Chelonia mydas
La Tartaruga Franca o Tartaruga Verde

Descrizione
-
La Tartaruga Franca o Tartaruga Verde, chiamata anche Mida, si distingue per l'involucro corneo della mascella superiore, che non si piega nè si protrae, ed ha i margini affilati e dentellati: Le piastre della corazza dorsale sono una accanto all'altra senza sovrapporsi. II guscio degli adulti arriva alla lunghezza di 140 cm. Tartaruga grande con guscio ovale; solo 4 lamine costali per lato e un paio di squame prefrontali. Guscio di solito verde bruniccio, marmoreggiato di giallognolo. Le squame del capo hanno bordi chiari.
Abitudini - Si trattiene spesso in vicinanza delle coste, presso le foci dei fiumi o dei torrenti maggiori. Preferisce acque poco profonde e calde, ricche di alghe. Dove non viene molestata si lascia avvicinare anche dai natanti. Nei luoghi dove non perseguitata, vive in branchi numerosi, che ne denotano l'indole socievole. Questa specie si nutre preferibilmente di piante marine ed alghe, sovente rivela la sua presenza con i rimasugli vegetali che, spezzati dall'animale, risalgono a galla.  Contrariamente agli adulti, i piccoli sono soprattutto carnivori. Capace di compiere lunghe migrazioni transoceaniche. E stata abbondantemente utilizzata dall'uomo come alimento.
Specie simili - La Tartaruga marina comune (Caretta caretta) viene talvolta confusa con C. mydas ma tende a essere pi?rone-rossiccia e ha cinque (non quattro) lamine costali per ogni fianco. 


 
 
 
 
 

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CHE COS'E' LA CITES



La CITES è la convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione
(CITES= Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora), firmata a Washington il 3 marzo 1973 (e per questo conosciuta in Europa anche come "Convenzione di Washington") è un trattato internazionale applicato in più di 130 Paesi del Mondo. Il suo scopo è di disciplinare il commercio internazionale di specie animali e vegetali affinché questo non ne minacci la sopravvivenza.
www.corpoforestale.it

L'Ufficio CITES puo' fornire informazioni sulle specie protette e sulle leggi in vigore.
La polizia giudiziaria ha il compito di vigilare sull'applicazione delle norme in vigore. Per quanto riguarda il possesso di animali esotici e animali selvatici nostrani protetti e' competente l'Ufficio CITES presso il Corpo Forestale dello Stato (tel. 026709479).
In particolare si ricordino alcune norme che riguardano le tartarughe:
Tartarughe di terra (genere Testudo).
Tutte le tartarughe del genere Testudo sono protette e il loro possesso deve essere denunciato all'Ufficio CITES, cosi' come, entro 10 giorni, ogni nuova nascita e i decessi.
Tartarughe esotiche d'acqua: la maggioranza delle specie di tartarughe d'acqua esotiche in commercio non sono protette. Per verificare con esattezza se la specie in possesso rientra in questa categoria e' possibile chiedere informazioni al'Ufficio CITES presso il
Corpo Forestale dello Stato tel. 026709479.
Queste tartarughe sono esotiche e non possono quindi essere rilasciate in natura a causa dei danni che provocherebbero alla fauna locale. Per questo il WWF sconsiglia l'acquisto di specie esotiche, non solo tartarughe.
Chi non fosse piu' in grado di occuparsi della propria tartaruga puo' rivolgersi a:
ENPA sede di Milano tel 0297064220

Centro tartarughe CARAPAX a Massa Marittima in Toscana
tel 0566/940083 carapax@cometanet.it

 

SEI PRONTO AD ALLEVARE UNA TARTARUGA?


1-DA DOVE PROVIENE?

conoscere l'esatta provenienza dell'esemplare scelto ci farà capire meglio le sue esigenze di allevamento.
2-CHE DIMENSIONI RAGGIUNGE?
è importante sapere anticipatamente quanto crescerà la nostra tartaruga, in modo tale da essere certi di poterle offrire uno spazio adeguato, senza poi,come succede fin troppo spesso, doversene liberare.
3-SERVE IL CITES?
Prima di acquistare l'esemplare che abbiamo scelto verifichiamo se,quella specie,necessita di documentazione, e che, il negoziante o l'allevatore ce lo rilasci.
In modo da evitare sanzioni o addirittura il sequestro dell'esemplare.
4- COSA MANGIA?
La dieta deve essere varia equilibrata e deve evitare i mangimi confezionati.
Deve,per quanto possibile,racchiudere tutti i cibi che normalmente la tartaruga troverebbe  nel suo habitat naturale.Un'alimentazione errata può provocare gravi danni alla salute delle nostre Belve.
5- A CHE TEMPERATURA/UMIDITà ecc. DEVE VIVERE?
Molte persone si preoccupano solo di avere un esemplare "particolare", ignorando però che magari, quell'esemplare è nato in foreste tropicali, e che quindi, avrà molte difficoltà a vivere nei nostri climi, o comunque in piccoli terrari dove si "cerca" di ricreare l'habitat naturale.
Occorre conoscere a che temperature vanno in letargo e a quali si svegliano.
Informarsi, quindi, su tutto ciò che sono le "necessità biologiche"(passatemela!) della tartaruga.cerchiamo magari di prediligere specie autoctone.








 

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