TARTARUGHE

...tutto ciò che ha a che fare con le tartarughe...

 
 

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Inoltre, molto del materiale presente è frutto di ricerche sul web, pertanto esiste la possibilità che nel blog siano state pubblicate foto o testi senza il consenso dell'autore o proprietario del diritto.
Se questo dovesse avvenire, vi chiedo gentilmente di contattarmi e in breve tempo verrà rimosso tutto il materiale non autorizzato.
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IL BRANCO

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LE MIE BELVE

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Messaggi del 13/07/2006

LE MIE FOTO

Post n°408 pubblicato il 13 Luglio 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

trova l'intruso nascosto sotto la terra...




Soluzione: POLLO

 
 
 

LE VOSTRE FOTO

Post n°407 pubblicato il 13 Luglio 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

le tartarughe di:

SEPREH

Grazie mille!!!

LILITH
 
 
 

LE VOSTRE FOTO

Post n°406 pubblicato il 13 Luglio 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

le tartarughe di:

SEPREH

THOR

"Eccoti le foto, una non è venuta molto bene, perchè Thor se ne sta sempre all'ombra dei panconi che abbiamo in giardino a dormire...mentre Lilith gironzola in continuazione!
Dunque...che dire di loro?Sono nate nel 2oo1, sono dolcissime...pensa che quando sono in giardino a lavare la Vespa, quando mi giro loro sono lì, che mi guardano tutte attente con la testolina storta come per dire "...cosa fai?"
 
 
 

LESIONI

Post n°405 pubblicato il 13 Luglio 2006 da G_ietta
 
Tag: SALUTE

Le lesioni traumatiche della corazza sono purtroppo incidenti frequenti nelle tartarughe. Tra le cause più comuni citiamo le cadute dall’alto (balconi e terrazze, ma anche la caduta dal terrario), lo schiacciamento da parte di cancelli elettrici o automobili (frequenti anche nel giardino di casa), le aggressione da parte dei cani. Proprio per evitare molte cause di traumi è indispensabile che le tartarughe non siano libere di girare nel giardino, ma restino confinate in un loro spazio, più ampio possibile, tramite una recinzione a prova di fuga. Inoltre è imperativo impedire ai cani l’accesso a questi rettili: troppo spesso si verificano gravi incidenti causati dal cane di casa che per mesi o anni aveva ignorato la tartaruga e un giorno di punto in bianco decide di rosicchiarla come un osso succulento.
Nel caso delle tartarughe di terra, e soprattutto di Testudo hermanni, lesioni del carapace sono spesso causate dalle attenzioni eccessive dei maschi nei confronti delle femmine. I ripetuti tentativi di accoppiamento o le lotte tra maschi creano lesioni talvolta molto gravi, con infezione e necrosi estesa. Il corretto rapporto tra maschi e femmine è di un maschio ogni 5-6 femmine, in caso contrario è necessario separare i soggetti di diverso sesso dopo l’accoppiamento, ed eventualmente tenere separati tra loro i maschi.
Le lesioni della corazza possono essere di gravità molto variabile, dalla semplice abrasione superficiale con asportazione del rivestimento esterno degli scuti e denudamento dell’osso della corazza, a gravi fratture con esposizione e/o lesione degli organi interni (lacerazione del fegato, emorragia polmonare….), alla perdita di interi pezzi della corazza, e possono essere accompagnate da mutilazione degli arti, fratture del cranio o della mandibola, danni neurologici. Se la lesione interessa la parte superiore del carapace (sulla linea mediana), sotto cui si trova la colonna vertebrale, è possibile un coinvolgimento del midollo osseo e conseguente paralisi.
Ricordiamo che la corazza è un tessuto vivo, riccamente irrorato da vasi sanguigni, innervato e molto sensibile. Le lesioni della corazza sono quindi dolorose, possono causare forti emorragie e sono predisposte a sviluppare infezioni se non sono trattate adeguatamente.
Durante la stagione calda è particolarmente temibile l’infestazione da parte di larve di mosca, che si sviluppano nelle ferite con una rapidità sorprendente.
Nel caso di lesioni superficiali quali le abrasioni, in cui si verifica la perdita di uno strato superficiale, è sufficiente disinfettare la parte, dopo averla eventualmente lavata delicatamente sotto il getto dell’acqua per asportare la sporcizia. L’eventuale perdita di sangue può essere controllata con una compressione continua di 10-15 minuti con una garza pulita. In seguito la parte ferita può essere ricoperta di crema antibiotica e protetta con garze e cerotti, proprio come nel caso di una ferita superficiale in un altro genere di animale.
Le lesioni in cui la corazza presenta fratture, o una perdita di sostanza che crea un foro, o un sanguinamento di una certa gravità, richiedono sempre le attenzioni di un veterinario esperto in rettili.
Anche una fessurazione apparentemente non grave può portare a danni agli organi interni o alla contaminazione della cavità interna, causando la morte del rettile in un tempo estremamente variabile, da pochi giorni a molti mesi.
La tartaruga va fatta visitare prima possibile: più tempo passa maggiori sono le possibilità che si instauri un’infezione o che le condizioni generali del rettile peggiorino. Durante il trasporto dal veterinario la corazza ferita può essere fasciata per evitare che si contamini. Non disponendo di garze e cerotti può essere sufficiente un panno pulito avvolto strettamente intorno alla corazza. Non si deve applicare sulle ferite prodotti in pomata o polveri cicatrizzanti, che ostacolano la cicatrizzazione.
Prima di procedere a curare la lesione della corazza il veterinario valuta le condizioni generali del paziente, la presenza di lesioni interne o di danni neurologici o altre possibili complicazioni. Secondo le necessità, provvede a somministrare analgesici, antibiotici e liquidi per la reidratazione, stabilizzando e proteggendo temporaneamente le lesioni con una fasciatura.
La cura delle lesioni, che avviene di solito sotto sedativo o in anestesia generale, prevede dapprima un accurato e prolungato lavaggio con soluzioni disinfettanti per togliere tutta la sporcizia e l’eventuale asportazione di tessuti morti. La ferita viene poi ricoperta con sostanze ad azione antibatterica e cicatrizzante o emostatica. Le fratture vengono stabilizzate con varie tecniche che possono prevedere ad esempio l’applicazione di cerchiaggi con filo d’acciaio.
La tartaruga viene quindi ricoverata in un terrario riscaldato e medicata tutti i giorni, per controllare lo stato della ferita ed eventuali infezioni. Se tutto procede bene, la ferita si ricopre pian piano di tessuto di cicatrizzazione e la frequenza delle medicazioni viene ridotta. Con il passare dei mesi si forma del nuovo tessuto osseo che rimargina la lesione della corazza, ricoperto da nuova cheratina. Il tessuto riformato presenta un aspetto diverso da quello iniziale, con un’alterazione permanente dell’aspetto della corazza, ma è ugualmente funzionale. Di norma la guarigione completa richiede da acuni mesi a due anni.
Durante il periodo di guarigione è importante evitare che le mosche possano depositare le loro uova sulle lesioni, il che non dovrebbe succedere se si applica una fasciatura adeguata.
Quando la tartaruga mostra di essere in buone condizioni generali e riprende ad alimentarsi è possibile rimetterla all’aperto, con l’accortezza di verificare tutti i giorni la buona tenuta della fasciatura. Tuttavia non deve essere lasciata andare in letargo fino a che la lesione non è ben guarita: durante il letargo non avvengono processi di cicatrizzazione.
Fino a tempi recenti si riteneva di dover ricoprire immediatamente una lesione della corazza con perdita di sostanza applicandovi sopra materiali rigidi, ad esempio fibra di vetro. Oggi si reputa un trattamento più razionale proteggere la ferita con medicazioni che possono essere rinnovate periodicamente, in modo da poter valutare il progresso della guarigione e poter intervenire sulla ferita se si sviluppa un’infezione, cosa resa impossibile dalla tecnica precedente. L’applicazione di un rivestimento rigido sopra un foro della corazza non favorisce infatti la sua cicatrizzazione, che avviene comunque, ma solo a proteggerlo, cosa che si può fare anche con una fasciatura ben fatta. In ogni caso è un errore sigillare una ferita che ha più di sei ore, perché è già da considerarsi contaminata da batteri.
Ferite più gravi sono meglio gestite ricoverando l’animale in un terrario fuori dall’acqua, trattando la ferita come per le tartarughe terrestri. Infatti rivestendo una ferita con materiale rigido il risultato a lungo termine è alquanto incerto, dal momento che è impossibile riconoscere e trattare eventuali infezioni che possono portare ad un esito fatale anche a distanza di un anno o più dal trattamento. Nel frattempo il rettile viene sottoposto ad alimentazione assistita, cosa che viene facilitata applicandogli un tubo che, fissato sul lato del collo, arriva nello stomaco.
Come sempre il miglior trattamento è la prevenzione, prendendo ogni accorgimento per evitare questi spiacevoli ma purtroppo frequenti incidenti.

Fonte: Animalia n. 3, maggio 2004

 
 
 
 
 

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CHE COS'E' LA CITES



La CITES è la convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione
(CITES= Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora), firmata a Washington il 3 marzo 1973 (e per questo conosciuta in Europa anche come "Convenzione di Washington") è un trattato internazionale applicato in più di 130 Paesi del Mondo. Il suo scopo è di disciplinare il commercio internazionale di specie animali e vegetali affinché questo non ne minacci la sopravvivenza.
www.corpoforestale.it

L'Ufficio CITES puo' fornire informazioni sulle specie protette e sulle leggi in vigore.
La polizia giudiziaria ha il compito di vigilare sull'applicazione delle norme in vigore. Per quanto riguarda il possesso di animali esotici e animali selvatici nostrani protetti e' competente l'Ufficio CITES presso il Corpo Forestale dello Stato (tel. 026709479).
In particolare si ricordino alcune norme che riguardano le tartarughe:
Tartarughe di terra (genere Testudo).
Tutte le tartarughe del genere Testudo sono protette e il loro possesso deve essere denunciato all'Ufficio CITES, cosi' come, entro 10 giorni, ogni nuova nascita e i decessi.
Tartarughe esotiche d'acqua: la maggioranza delle specie di tartarughe d'acqua esotiche in commercio non sono protette. Per verificare con esattezza se la specie in possesso rientra in questa categoria e' possibile chiedere informazioni al'Ufficio CITES presso il
Corpo Forestale dello Stato tel. 026709479.
Queste tartarughe sono esotiche e non possono quindi essere rilasciate in natura a causa dei danni che provocherebbero alla fauna locale. Per questo il WWF sconsiglia l'acquisto di specie esotiche, non solo tartarughe.
Chi non fosse piu' in grado di occuparsi della propria tartaruga puo' rivolgersi a:
ENPA sede di Milano tel 0297064220

Centro tartarughe CARAPAX a Massa Marittima in Toscana
tel 0566/940083 carapax@cometanet.it

 

SEI PRONTO AD ALLEVARE UNA TARTARUGA?


1-DA DOVE PROVIENE?

conoscere l'esatta provenienza dell'esemplare scelto ci farà capire meglio le sue esigenze di allevamento.
2-CHE DIMENSIONI RAGGIUNGE?
è importante sapere anticipatamente quanto crescerà la nostra tartaruga, in modo tale da essere certi di poterle offrire uno spazio adeguato, senza poi,come succede fin troppo spesso, doversene liberare.
3-SERVE IL CITES?
Prima di acquistare l'esemplare che abbiamo scelto verifichiamo se,quella specie,necessita di documentazione, e che, il negoziante o l'allevatore ce lo rilasci.
In modo da evitare sanzioni o addirittura il sequestro dell'esemplare.
4- COSA MANGIA?
La dieta deve essere varia equilibrata e deve evitare i mangimi confezionati.
Deve,per quanto possibile,racchiudere tutti i cibi che normalmente la tartaruga troverebbe  nel suo habitat naturale.Un'alimentazione errata può provocare gravi danni alla salute delle nostre Belve.
5- A CHE TEMPERATURA/UMIDITà ecc. DEVE VIVERE?
Molte persone si preoccupano solo di avere un esemplare "particolare", ignorando però che magari, quell'esemplare è nato in foreste tropicali, e che quindi, avrà molte difficoltà a vivere nei nostri climi, o comunque in piccoli terrari dove si "cerca" di ricreare l'habitat naturale.
Occorre conoscere a che temperature vanno in letargo e a quali si svegliano.
Informarsi, quindi, su tutto ciò che sono le "necessità biologiche"(passatemela!) della tartaruga.cerchiamo magari di prediligere specie autoctone.








 

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