Labirinto di Minosse

Acqua sui germogli


Le mani di Aasim sono brune terre di cedro: le sue dita curve ricordano Tissnit, i datteri dolci. All’ora del tramonto preparo una bacinella d’acqua e aspetto vicino alla porta. Aasim rientra per cena, non appena sento la sua voce che saluta gli altri sussulto, ringrazio dio del suo ritorno. I palmi delle sue mani sono percorsi di uidian, fiumi fossili che non vedono acqua da millenni. Il fango rosso che ricopre le dita, raschia la mia gola, secca e riarde la mia terribile sete. Si ferma davanti a me senza dire una parola e mi porge le sue mani. Sa che ora una ad una gliele laverò con cura, le immergerò nell’acqua che profuma e delicatamente gliele massaggerò con oli ed essenze, finché la sete non si calmerà un poco e l’acqua non riavrà percorso quei solchi erosi dal lavoro. Aspetto tutto il giorno che arrivi questo momento, ho imparato ad acquietare l’impazienza. Ma non appena ho il permesso, guardo le sue mani e mi sento come una ragazzina scema. Aasim va a sedersi in fondo alla stanza ed io mi inginocchio con un impercettibile tremito. Si contrae il mio stomaco, come se sentissi freddo, prendo la sua mano destra e il calore mi dà un brivido. Prima penso all’acqua, verso qualche goccia di estratto di rose e usando un catino raccolgo la fragranza nella bacinella. Poi le mie dita premono, le mie dita tra i suoi diti passano da parte a parte, strofinano finché lo sporco non va via. Allora penso che il deserto si bagna. In quello spazio la terra è intrappolata come tra le gole del Todra, la carne si lacera e le lacrime mi salgono agli occhi. Prendo un panno e massaggio, quando tutto è finito la superficie è tornata liscia. Le sue dita tornano germogli, uccelli migratori, versanti su cui sono scoperte incisioni rupestri. Quando glielo dico, Aasim ride, mi sta dentro lo stomaco. Una risata profonda, spontanea. Allora penso che l’acqua mi lavora dentro, le essenze sono salite nel sangue, quando mi rialzo in piedi mi gira la testa e devo sdraiarmi. Mentre sto sdraiata là, nel buio, Aasim poggia le mani sul mio capo e le riconosco, le sue dita spostano un lembo del sari e si aprono un varco. Nessuno lo sa ma le sue mani sono benedette, ricevono acqua e fanno sgorgare latte.