Labirinto di Minosse

Storia di una storia


Non rimane più tempo, mi ripeto spesso. Si è spezzato l’ultimo baluardo che mi accendeva di speranza. La nostra storia consumata come una suola vecchia, un ricovero di abitudine e di noia. Un irrecuperabile mucchietto d’ossa. Eppure ricordo quanto fossero rosse, ma troppo corte, le nostre improvvisate albe. Ci sorprendevano sempre, trovandoci ancora in giro. Ci aspettavano, noi che le fuggivamo cercando di fermare il tempo. Ci piaceva, non ci bastava mai, ci era sufficiente sapere che eravamo noi. Io e te. Noi due. Con la voglia di scoprire angoli remoti, storie seppellite e stravaganti; con il desiderio sempre vivo di varcare ogni cancello fino ad evadere pericolose sorveglianze. Stavamo attenti, cantavamo come se servisse per garantirci l’aria, sentivamo l’urgenza di tutto quel respirare pieno, ci piaceva, ci veniva naturale. Ricordi? Poi la paura della perdita mi fece entrare in casa tua e mi ci installai. Più vicino, più vicino volevo esserti. Minore era la distanza minore sarebbe stata la perdita nel qual caso avessi dovuto recuperare… nel qual caso fosse stato necessario… E furono così neri quegli anni che ci vennero incontro: disagi incapaci di giustificarci, fughe senza tornare indietro, silenzi scomodi da strappare il fiato. Fino alla tanto temuta perdita, arammo la terra del giardino fino a toccare il nucleo ed estirparlo. Ma chissà perché davanti all’evidenza la sofferenza non ci ha risparmiato, ci ha trascinato e trascinato finché abbiamo dimenticato chi eravamo. Ricordi? Il giardino degli aranci in cui passeggiavamo si è seccato a un certo punto. Noi non ce ne accorgemmo nemmeno, lo capimmo quando ormai era diventato secco. Arido. Tagliente e cupo. L’unica cosa che restava era l’amarezza che circondava il vecchio sogno, uno stagno non più in grado di riflettere, io non pensavo più nemmeno di averlo davvero avuto un sogno. Quando mi accorsi delle tue giornate a tenere il ritmo di un’altra donna - quell’altra donna lì, realizzai che alla fine era caduto il ponte. Non ero riuscita a trovare la via d’uscita da quel bosco fitto fitto di inconfessabili bugie, si erano così talmente diffuse, diramate ovunque, non è stato possibile fare in tempo né era pensabile tornare indietro. Ormai era fatta! Finita. Ricordi? Restammo sempre insieme nonostante tutto, l’uno di fronte all’altro irraggiungibili come due sponde parallele di un fiume. Lasciammo l’alveo a morire, prosciugandoci, mentre procedevamo inevitabilmente ancora avanti senza sapere bene dove, dove stavamo andando? Fu allora che cominciai a scendere pendii un tempo inimmaginabili, era quello che cercavo, allontanarmi da ciò che ero e conoscevo, fare di me proprio quello che mi ritrovavo ad essere. Vuota. Senza più niente. Resa nulla. Cominciai a cercare l’annullamento. Fare di me un oggetto davanti alla verità più nuda, attraversare il dolore per perdonarmi il fallimento. Seviziai i miei valori scendendo a putridi compromessi. Rifiutai gli ideali e iniziai a scavare ogni incertezza fino a sfidarla. Toccai così tante volte ripetutamente il fondo che imparai a rimanere fredda, indifferente, estranea agli eventi del mio corpo non più di quanto già non lo fossi agli sviluppi della mia mente. Conobbi la quiete del ritrovarmi estinta, morta, afferrai a piene mani e a grandi boccate tutta la vita che scorreva impetuosamente sotto la mia superficie mutante. Furono anni neri.Ciononostante noi restammo insieme. L’uno di fronte all’altro irraggiungibili. Ricordi? Non ho mai saputo dove ti trovassi mentre precipitavo in quella dimensione assurda. L’amore appariva come una luce in fondo a un tunnel. Amore per sé e amore per l’altro. Era il nostro rimpianto e il nostro rimorso, un bene che avevamo ipotecato fino a fargli perdere il suo valore originario, lo abbiamo deturpato a tal punto da esserci oggi irriconoscibile. Oggi è un innesto di discutibili frutti, di verità appena svelate che ne infestano il tronco. Oggi è duramente sopravvissuto, ha mantenuto il suo nome – amore, ma nella sua linfa scorrono le stesse sostanze accumulate in questi anni nel nostro sangue. Veleni la cui tossicità non so prevedere. Non rimane più tempo, mi ripeto spesso. Ma nonostante tutto siamo ancora insieme. Io e te. Noi due.