Labirinto di Minosse

Impulso


 Del modo in cui mi scava fitto fitto il vuoto e degli artigli a cui mi instauro con strane forme di dialogo, vorrei dire dimostrando ogni pezzo del mio corpo per cui stono, ma non c’è niente oltre il declino adesso. Non c’è niente e non c’è rimedio. Le ferite aprono piaghe a rivestire le parole, gli approcci raccontano di muri conquistati di graffiti. Tutto è materiale in abbandono. Ed è così difficile oltrepassare la scansione dei divieti senza sbucciarsi almeno i gomiti o il fiato. Infatti, per ogni volta che ho tentato di abbozzare una vittoria non è rimasto che quieto quieto un blocco, un’apertura immensa di immagini sopite. L’umano è stato rovesciato in lontananza con alchimie languide d’interazione e con allacci appartenenti ad accostamenti impetuosi.Ho visto la trasfigurazione di una fuggevole sazietà. La catarsi di una metamorfosi prima della dissolvenza. Prima ancora della vasca vuota e della sua impotenza.Una tensione indescrivibile a schiaffeggiare l’animo in attesa, precisamente, non fosse stata l’esistenza che un manipolo di carne generosa.Un’inconsistenza incredula d’amore.Un’insania da gestire.
E, ciononostante, un’impressione permanente torna a residuare. A convertire sia il grembo che la convinzione nell’emozione trascinante di una bellezza costretta ad ammalarsi a causa di una coscienza inadeguata. Inadeguata.Agli orrori del giudizio.Una confusione annunciata e completamente antica. Un capolavoro di morte nota che trionfa. Giacché spontanea e allucinata posso ancora dire adesso, proprio nell’impulso si ritrova il massimo di uno slancio di realizzazione.