Labirinto di Minosse

Il discorso


In quegli occhi spuntarono le lacrime, Marco era in un tale stato emotivo, non dava più risposte chiare. Con una mano su un ginocchio e l’altra sovrapposta alla prima, sprimacciava i calzoncini, irrigidiva freneticamente le gambette. Faceva molta attenzione a non farsi scoprire, non sapeva come rispondere, scuoteva la testa in negazioni repentine. Marco ascoltava il rumore della voce del padre, il filare delle parole si disgregava sul suo viso e lui si lasciava sommergere. Vedeva la delusione stanca del genitore. “E’ vero, papà. Non è una bugia. Te lo giuro. Non sono stato io.” Un singhiozzo di commiserazione accompagnava il disperato tentativo di difendersi, un moto convulso scuoteva il corpicino dal dolore.Il padre parlò al bambino, poi alzò alto alto la mano e presto finì tutto. Non seguì nessuno schiaffo. Senza un perché il padre congedò il figlio e il bambino divenne buono, buono. Marco sapeva che il ragionamento del padre era giusto. “Non lo farò più”. Promise in mezzo al pianto.