Creato da TamaraRufo il 03/07/2007
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L’albero è l’unico soggetto pittorico di Fabio Grassi, estratto dalla campagna toscana, nelle sue molteplici possibilità espressive, rappresenta l’uomo: con orizzonti crepuscolari, casolari immersi in luci calde e soffuse, tra spazi ampi e immobili, silenziosi.
L’albero – in particolar modo il cipresso – si arricchisce quindi di significati reconditi di carattere simbolico ed esistenziale.
Grazie alla capacità di analisi introspettiva e meditativa del pittore, concentrandosi sul “microcosmo” dell’albero, si giunge all’universalità dell’esistere e del divenire umano. L’artista si immerge nelle viscere della natura, alle radici dell’esistenza e abbandonando la molteplicità della vita raggiunge la profondità dell’essere.
L’albero, testimone di un passato atavico, spoglio, isolato, solitario, diviene specchio davanti al “macrocosmo”.
La sua corteccia appare ferita dalle lacerazioni provocate dal freddo, dal vento e dalla forza degli elementi, segnata dal tempo e dalla storia, ricoperta di cicatrici causate dalla sofferenza e dalla difficoltà del vivere, ma non solo: si presentano anche sfumature cangianti di colore vivo che mettono in luce la vitalità esuberante, le passioni pulsanti, la joie de vivre, il suo anelito al cielo.
La vita stessa di ogni essere umano.
Fabio Grassi mira a rappresentare ogni sfaccettatura dell’esistenza: rivelare, attraverso l’arte, l’interezza dell’essere nelle sue molteplici ed infinite variazioni.
La bellezza della diversità, pur apparendo ognuno simile all’altro.
Si conosce così la realtà nella sua pienezza, senza esclusioni, senza falsificazioni e mascheramenti.
L’artista coglie la forza dell’infinitesimale di ciò che è nascosto, silenzioso, non immediatamente visibile all’occhio sensibile e proprio per questo intrinsecamente potente ed essenziale.
Vero.
Il senso di solitudine espresso da Grassi si stempera nella contemplazione di una natura dove la figura umana rimane ostinatamente assente, ma al contempo si esalta ed si evidenzia.
Gli alberi rappresentano la secolarità, il continuo divenire del tempo. Gli alberi sono gli unici depositari della storia di tutto il pianeta e questo li rende i veri abitanti della terra. “Loro – così dice Grassi – ancora una volta attraverseranno il tempo e forse arriveranno a vedere anche l’inizio del nuovo millennio… E sopra a loro, ci sarà ancora il cielo”.
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