Creato da TamaraRufo il 03/07/2007
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La scelta

Post n°12 pubblicato il 05 Luglio 2007 da TamaraRufo
 

Silvia prese posizione come Mario le avevo detto, lasciò cadere le braccia lungo il busto e avvertendo una strana mollezza, cercò un appoggio e riconobbe le ginocchia di lui seduto di fronte a lei, proteso a parlarle mentre con i palmi delle mani le teneva gli occhi chiusi.

Obbedire fu relativamente semplice, trasportarci però tutta se stessa, ammettere di esserne cosciente e infilarsi in mente che questo cambiava qualcosa, gli costava però una fatica troppo ardua per convincersi che ci sarebbe davvero riuscita.

Mario le rivolgeva frasi che le sembravano uscite da un vecchio inno sacro, imparato chissà quanto tempo prima e ripetuto così assiduamente da risultarle anche se possibile, immancabilmente come un ritornello privo di credibilità. Recitava più o meno così: “ti accolgo presso di me, con la mente – e le sfiorava le tempie, con il cuore – e le accarezzava il cuore – con il corpo – e le scivolava dalle braccia lungo i fianchi fin giù dove se ne stava in ginocchio”.

Silvia, con gli occhi chiusi, avvertiva intorno a sé il vuoto, le luci soffuse e la finestra aperta sul terrazzo le sembravano sprangate da assi di legno per le sue possibilità di fuga. Quando Mario tentò di toglierle il vestito, il tessuto così leggero la spaventò per quanto si considerasse già nuda, nuda e cieca. Silvia si chiese se dopo aver tanto cercato era questo che si era aspettata, se lo domandò in quel momento, mentre una strana tristezza l’assaliva e la rendeva immobile e ieratica anziché smodata della gioia singolare che aveva sperato. Giunse alla conclusione che non avrebbe funzionato, non sarebbe accaduto nulla quella notte, non si sentiva attratta da quell’uomo, non si ritrovava nei suoi modi. Le contraddizioni in lei sembravano formare un’entità aliena, quando le mani di lui attraversarono il breve tratto tra le spalline e la pelle delle sue scapole, rabbrividì, e non offrì il benvenuto come l’uomo pensava ma scosse decisamente la testa, quasi con violenza, a testimoniare quanto le parole non dette avessero un peso che la trascinassero lontano; infatti, si rialzò e guadagnò qualche metro di distanza.

Mario era comunque preparato anche quella risposta, non voleva che fosse facile, anzi Silvia le piaceva proprio per questo, era l’ideale per mettere in pratica il fuoco che ne alimentava le notti, desiderava scoprirla, per questo avanzò trasportando più volte la ragazza in un angolo della stanza buia mentre continuava a parlarle. Il suo tono pacato e basso era simile al bagliore delle luci accese – candele incapaci di dare sicurezza all’ambiente, ricordava la solennità di un rito.

Silvia non sapeva spiegarsi, non aveva risposte e mentre l’ascoltava capiva che nemmeno Mario gliene avrebbe portate, meditava di andarsene e la complicata profondità in cui si conosceva, la traeva in inganno, in lei prendevano corpo contemporaneamente le scintille dell’abbandono che così spesso aveva vagheggiato.

Mario la vide imprigionata, sospesa tra lo spirito che la contraeva in lunghe cantilene di paura e disperazione e l’evanescenza di un io sfavillante che con trasparente definizione le dava vita.

Silvia doveva sapere, non era mai stata una persona che si buttava via, non vedere cosa l’aspettasse dall’altra parte, la faceva sentire un animale ferito, perplesso della sua dimensione corporea, così non riusciva a capirsi con lucidità e completezza.

Il corpo dell’uomo allora si mosse in fretta, furiosamente le si precipitò addosso con l’intenzione di non perdere l’anima di lei che miracolosamente era emersa. Mario rifletté che Silvia sarebbe definitivamente precipitata nel dubbio altrimenti, eppure lei poi rammentò ogni cosa, le mani di lui come un vento l’avevano scossa ma la disorientarono al punto da sentirne il male rappreso.

Silvia istintivamente si tirò indietro, senza scambiare neppure uno sguardo, in pochi istanti raggiunse la porta dell’appartamento e perentoriamente disse “no”, il cui esatto significato spiegò gli ultimi attimi della sua reazione shock.

Se ne andò, ammettendo di trovarsi di nuovo nei suoi soliti panni, non più vittima per essere immolata.

 

 

Fine.

 
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