Creato da TamaraRufo il 03/07/2007
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« La scelta | Carlo Cane » |
Il male è nell’aria e come una tempesta di cavallette è imprevedibile, non possiamo distruggerlo. Giorno per giorno, quotidianamente, i problemi vengono ingeriti, drammatizzati. Alla fine li inglobiamo nella nostra esistenza e ne facciamo parte di noi. Siamo vittime. Tutti, anche i carnefici sono vittime del sistema.
L’opera di Gennaro Sardella è intensa e tormentata, nasconde il dolore nella forma, e dà alle cose significati arcani da cui esce una verità inattesa, tra malinconia ed euforia. Sardella dipinge tra sentimenti universali e situazioni locali.
Guarda le cose "dal di dentro" per investirle della propria presenza e dei propri sentimenti. Una sorte di simbiosi, che alla fine non ci dà più la realtà quale essa è, nella sua oggettiva fisicità, ma una realtà "altra". Che è poi un modo per cogliere – entro i confini della propria coscienza – la continuità della storia e le eterne leggi della natura: un'allegoria non facile e non scontata del “mostro-tempo”.
Sardella si avvale di vecchi e collaudati miti, forme reali e balocchi, come melanzane, peperoni, pesci di latta, ami e feluche, ciondoli e strane figure, per mettere in scena i ricorrenti problemi esistenziali con il concorso di nuovi miti.
Il mare, il cielo dell'affascinante golfo napoletano culla della cultura del mondo Mediterraneo sono legati alla tradizione, gli elementi della natura, gli oggetti e i visi di pupazzi perplessi sono invece indicativi della realtà che ci circonda, una realtà confusa, caotica e proiettata verso un futuro incerto.
I messaggi di Sardella sono messaggi di pace, una pace che viene suggerita dalle sarde che popolano il nostro mare, dai colori smaglianti che trasmettono positività, dagli oggetti che non sono messi lì a caso ma che abbelliscono ancora di più la natura e mantengono a distanza tutto ciò che di negativo e di male c'è sulla terra.
Si evoca il mondo delle fiabe dell’infanzia popolato di animali fantasiosi e di oggetti dai poteri soprannaturali, di paesaggi irreali e suggestivi.
I quadri si offrono allo spettatore come stimolo per costruire liberamente, sulla spinta della loro energia visiva, un proprio racconto.
Lo sberleffo e la forzatura espressiva vernacolare, tipici dell'immagine di Sardella, esprimono un giudizio, anche severo, ma non moralistico né inquisitorio, carico invece di comprensione.
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