La verità era che nessuno più di me avrebbe voluto credergli.
Credere alle sue parole, alle sue mani ed alle sue tasche sempre vuote.
Genuflessioni dinanzi a tanti. Solo per aiutarlo a credere più in se stesso che nel mio amore, chè lui era diverso da come si dipingeva e che aveva il talento di riuscire a farcela.
E intanto ero io quella che si sbatteva a casa e al lavoro. Dieci ore in un ufficio che puzzava di polvere e di vecchi bavosi, poi dritta a casa ad occuparmi di lui e del suo sorriso dalla curva sbagliata, triste.
- Ce la fai, tesoro -
E iniziava un'altra serata tra lacrime e abbracci, alla ricerca della serenità necessaria per dormire qualche ora, per me e per lui.
E non capivo allora che quelle lacrime e quegli abbracci erano solo i miei, era io che cedevo, giorno dopo giorno, sotto il suo peso.
Mi amava, ma mi stava uccidendo proprio perchè il suo sentirmi era speciale, era fatto di polvere di stelle e nient'altro.
Presi il coraggio di andarmene. Stavolta lasciai sul tavolo il mio telefono, le chiavi del suo appartamento e i cocci del mio dolore.
Inviato da: toorresa
il 25/03/2009 alle 05:26
Inviato da: iris_bleudgl
il 14/01/2007 alle 21:15
Inviato da: Lolit_arieccola
il 01/01/2007 alle 19:40
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il 01/01/2007 alle 19:39
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il 31/12/2006 alle 12:21