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Gheddafi lancia «The Rocket», la seconda berlina futuristica

Post n°3 pubblicato il 01 Agosto 2010 da mister790
 
Foto di mister790

Pensata dal leader libico, l'automobile è stata realizzata dalla società torinese Tesco, in collaborazione con la Lybian Investment&Development

«The rocket», cioè il razzo. È questo il nome scelto per la nuova vettura, nata da un "matrimonio" italo-libico. Ideato da Muhammar Gheddafi in persona, il «veicolo» è stato realizzato in poco più di otto mesi da Tesco TS, la società torinese di corso Tazzoli, in collaborazione con la Lybian Investment&Development Company (Lidco). La berlina è lunga 5,5 metri, larga più di 1,8 e, grazie a un motore sportivo e raggiunge i 100 km orari in poco più di sette secondi. Una prestazione buona ma non certo da razzo

A dire il vero, non è la prima volta che Gheddafi si cimenta con la creazione di nuove auto: esattamente 10 anni fa, nel settembre del 1999, in occasione del trentennale della rivoluzione che portò al potere il rais, fu svelato ai giornalisti di tutto il mondo il prototipo della «Saroukh-el-Jamahiriya». Il «missile della Jamahiriya» (che significa «regime delle masse» e che indica la nazione libica), aveva air-bag, sensori elettronici per proteggere i passeggeri in caso di incidente, motore a iniezione. Il progetto era stato affidato alla Ladico (Libyan Arab Domestic Investment Company). «Il leader ha speso tante ore» a pensare a una soluzione efficiente, spiegò al tempo Dukhali Al-Meghareff, presidente della Ladico; la «Saroukh-el-Jamahiriya» è l'auto «più sicura del mondo», aggiunse. Il progetto, racconta la rivista Quattroruote, era quello di mettere in produzione «il missile» nei mesi a venire. Ma poi non se ne era più parlato.

Oggi, con il nuovo progetto, «The rocket» potrebbe entrare in produzione.

Forma affusolata e design innovativo, la futuristica automobile è stata pensata da Gheddafi in persona: il leader libico ha creato un lista di dieci punti, le linee-guida che hanno fortemente influenzato sia il design che lo sviluppo ingegneristico della vettura. Ma il cuore del «razzo» è tutto italiano: la torinese Tesco si è infatti occupata del design, dello sviluppo e della costruzione dei due prototipi. Gheddafi ha anche chiesto particolare attenzione alla sicurezza passiva (la simulazione virtuale ha rivelato un alto livello di protezione e la vettura è equipaggiata con un sistema di fuel cut-off in caso di incidente) e attiva (la distribuzione dei pesi è stata ottimizzata al fine di garantire la massima stabilità di marcia e i freni anteriori sono carboceramici ed altamente prestazionali). Una speciale cura è stata inoltre rivolta alla scelta dei materiali per le finiture interne, di fattura libica, come marmi, tessuti e pelli. La vettura è inoltre equipaggiata con runflat tires, soluzione che permette di percorrere diverse centinaia di km anche con pneumatici forati e ha un sistema di assorbimento degli urti a bassa velocità realizzato tramite adozione di schiume calibrate tra paraurto e scocca.

Dietro ai due prototipi, svelati al termine di un summit speciale dell'Unione africana, c'è un obiettivo ben piu ambizioso: quello di avviare in Libia un'industria automobilistica nazionale ben strutturata. Tesco TS, infatti, è stata incaricata di sviluppare il business case finanziario e commerciale per la messa in produzione della vettura, di valutare la creazione di un vero e proprio indotto sul territorio libico e di ricercare presso i costruttori internazionali una potenziale piattaforma sulla quale poter produrre la vettura una volta approvato il business case. Il prototipo, secondo fonti di agenzia, sarebbe costato 2 milioni di euro, ma Domenico Morali, amministratore delegato dell'azienda torinese, afferma che «non è sensato dare un valore di mercato ad un prototipo del genere».

«Le linee guida della vettura - ha sottolineato Morali - ci sono state dettate dal leader libico in un incontro avuto con lui nel settembre dello scorso anno a Tripoli. Ma The Rocket non è un gioco. Dietro di lei - ha aggiunto - c'è un impegno molto serio. C'è la volontà di ricercare presso costruttori internazionali una potenziale piattaforma sulla quale produrre la vettura e creare un vero e proprio indotto di fornitori sul territorio libico. Entro due-tre mesi il governo libico valuterà, secondo le indicazioni che gli forniremo, se avviare il progetto globale o no».

 

 
 
 
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