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« La TriquetraSaraswati »

Il Bendaggio dei piedi in Cina

Post n°4 pubblicato il 10 Ottobre 2005 da lady_elektra

Si è parlato spesso della rappresentazione nella letteratura occidentale del mondo orientale.Ma non tutti i temi trattati sono di facile adeguatezza alla cultura di chi scrive.
Gli autori occidentali hanno trovato semplice e naturale scrivere del modo di portare i capelli, i vestiti o del make-up delle donne cinesi, ma il bendaggio dei piedi sicuramente è un soggetto difficile da trattare.
Spesso vi sono stati modi diversi di spiegare le origini o le funzioni di questo atto.
In ogni caso, è possibile riconoscere una cronologia grossolana che distingue sei  strade dominanti che fanno da cornice al bendaggio: la moda, la solitudine, la perversione, la deformità, l'abuso sui minori e l'immobilità culturale.

Nel pubblico del lettori occidentale è diffusa l’idea di moda quale stile coltivato nel nome dell’eleganza e bellezza: agli inizi del 1500 la pratica dei piedi fasciati viene interpretata proprio come una moda. Il bendaggio viene praticato alla bambine dai tre ai cinque anni per rendere i piedi piccoli, il ‘loto d’oro’. Diviene uno standard della bellezza femminile nella corte imperiale: infatti le donne all’interno e all’esterno della corte iniziano a fasciare i propri piedi, immaginandosi belle e distinguibili per la loro eleganza.

La pratica viene osservata anche da un punto di vista strumentale: il bendaggio era stato designato per tenere le donne recluse, origine che può risalire alla pratica dell’esclusivismo sessuale maschile imperiale nei confronti della sua consorte per assicurare la sua castità e fedeltà. Da sempre la famiglia è stata l’unità più importante nell’organizzazione della società cinese e la famiglia e lo stato spesso vengono ritratti come analoghi, tanto che l’imperatore e l’imperatrice vengono classificati come padre e madre dell’intero popolo. La famiglia imperiale è un modello esemplare per tutte le famiglie aristocratiche ed in seguito per le famiglie di tutto l’impero. Dato che la vita dell’imperatore è pensata come intrinseca di significato morale e politico, tutte le informazioni riguardanti essa vengono protette tanto da limitare la libertà anche fisica delle donne. In questo modo il costume della corte di tener recluse le donne ha largo uso nella società urbana.
L’armonia familiare, che abbraccia il concetto della purezza femminile e della sua conseguente reclusione, è suprema, in modo particolare alla luce del pensiero Neo-Confuciano che glorifica le donne virtuose ed elogia la pratica del bendaggio come indice di civiltà.
All’interno delle aree e delle classi in cui viene praticato la fasciatura, una ragazza in età da marito con piedi naturali ha prospettive limitate di fare in ‘buon matrimonio’; avere una figlia con i piedi fasciati conferma invece i potenziali benefici sia per la ragazza che per la sua famiglia. Le madri sottolineano alle loro figlie il segno distintivo di una donna attraente riconducibile alla fasciatura dei loro piedi più che nel loro viso oppure nel loro corpo donato dalla natura.
Le donne fasciano i loro piedi per comunicare la volontà di una dignità accordata a quelli che rappresentano i canoni di raffinatezza e ‘senso di classe’.
In questo modo si potrebbe giustificare il bendaggio sulla base della sua capacità di conservare o mantenere i buoni valori familiari, i quali sono inseparabili da quelli sociali. Attraverso piedi disabili, limitati nella loro mobilità, se rende noto anche la dipendenza di una donna dalla sua famiglia, caratteristica importante in una società con il culto della castità femminile.
Con il trascorrere del tempo, nell’immaginario europeo lo scopo di segregazione delle donne da parte degli uomini perde di valore e sempre più spesso la pratica dei piedi fasciati viene vista come una deformità imposta. Le donne la sostengono e trasmettono da generazione in generazione nella credenza di promuovere salute e fertilità. Nella realtà però queste donne vengono rese disabili con i loro piccoli piedi deformi.
Uno dei tratti distintivi del bendaggio può anche essere la segretezza: per rendere accettabili un paio di piedi piccoli vengono coperti da calzini, scarpe e mai mostrati; di conseguenza l’aura del bendaggio deriva dall’occultamento della fisicità del piede.
P. Buckley Ebrey sostiene che  negli studiosi occidentali inizia a farsi quindi strada l’idea di una ‘gelosia orientale’ e così la pratica dei piedi fasciati viene vista come una perversione sessuale. Un idea sicuramente dettata anche dal fatto che molti di quelli che scrivevano della Cina a quel tempo erano affascinati da ciò che era vietato dalla cristianità, specialmente il concubinagio e la prostituzione legale.
Un modo per attaccare questa pratica ed allontanarla dalla sua dimensione sessuale è focalizzare l’attenzione sulle giovani ragazze e sottolineare la grande sofferenza che provavano all’inizio della fasciatura.
Per estensione, bendare i piedi viene anche visto come l’ultima espressione della cultura e dell’identità cinese per differenziarsi dai loro ‘inferiori’ vicini stranieri mentre vengono evidenziate distinzioni sociali all’interno della loro società.
Funziona come un indicatore di frontiere nazionali; nella distinzione dei cinesi Han dagli altri gruppi etnici, serve come riflessione del prestigio culturale dovuto all’etica Confuciana della civiltà e della pietà filiale.
Comunque, in alcune società contadine la pratica dei piedi fasciati non è mai stata praticata. Ed esempio nelle aree cinesi in cui si lavorava il riso, le donne avevano un ruolo fondamentale nella lavorazione dei campi e naturalmente resistettero alla pressione per il bendaggio proveniente dal nord della Cina.
Nel periodo della dinastia Qing, inizia ad emergere però un’opposizione alla pratica.
La nobiltà Qing regnante, che appartengono al gruppo etnico dei Manchu, tenta di proibire l’uso di questo costume fra i cinesi Han conquistati. Nel 1645, il primo imperatore Shunzhui emana l’editto contro il bendaggio dei piedi, ma il suo successore, l’imperatore Kangxi, revoca il bando, sottolineando che questa è una pratica troppo radicata nel costume al punto da rischiare la dissoluzione imperiale.
Formalmente illegale dal 1911, la pratica del bendaggio ha continuato nel XX secolo, fino a quando l’unione di missionari interni cinesi ed americani inizia a fare delle pressioni. Gli intellettuali cinesi si rendono conto che questa pratica li fa apparire barbari agli occhi degli stranieri , mentre i primi movimenti femministi l’attaccano perché causa di sofferenza alle donne.
Ha così inizio un vero e proprio lavoro anti-bendaggio.
Questo quasi irreale processo di cambiamento ha il suo prezzo da pagare, che consiste nella forma di una grande sofferenza individuale della donna.

Sicuramente la pratica del bendaggio è una questione difficile, poiché per molti cinesi è collegata al sesso e alla sessualità che li rende impacciati nel discuterla e considerarla seriamente. Per altri l’argomento è imbarazzante perché suggerisce un retaggio culturale. Per gli uomini il bendaggio è un disturbo perché suggerisce non solo che essi sono capaci di percepire un piede disabile come oggetto di piacere seduttivo, ma anche che sono capaci di usare la loro posizione sociale superiore per sottomettere le donne a conformarsi ad uno standard di bellezza deformato e grottesco.
Per le donne, la pratica è invece da considerare inquietante perché rivela una disponibilità a rendere invalide le proprie figlie per andare incontro ad un criterio estetico ed un comportamento sociale definito dagli uomini.
Il bendaggio dei piedi non può essere mostrato come necessario alla sopravvivenza di un gruppo. Ciò che è importante per un gruppo sociale non è solo questo, ma la sopravvivenza dei modelli di comportamento che sono considerati ‘giusti’ all’interno del contesto di una cultura.



 
 
 
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Quante parole servono per non perdersi nel groviglio di un paese (e di un cuore) stranieri? Z. sbarca a Heathrow dalla Cina. Nulla è come aveva immaginato. Pensa: "Sto in mezzo alla stanza, sono strana. Questo è l'Occidente". Ma il viaggio è cominciato, e fuori c'è Londra da vedere, da vivere, da esplorare parola per parola. Il vecchio mondo si specchia e si deforma nei suoi occhi, nei suoi pensieri saggi e stralunati. Si incontrano al cinema, una sera. Lui è inglese e ha 20 anni più di lei. Nella sua casa e nel suo letto Z. scopre l'amore: un tormento sottile che le insegna le parole e al tempo stesso gliele toglie. È come partire un'altra volta, senza mappa e senza dizionario. Romanzo rivelazione di una delle voci più fresche e originali della narrativa contemporanea, "Piccolo dizionario cinese-inglese per innamorati" parla di noi e degli altri, dell'amore e di quanto sia difficile, e inevitabile, incontrarsi.

 

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