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fatti e storia di popoli che mai furono "Sud" di alcuno.

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- In tempi di menzogna universale, dire la verità è già un atto rivoluzionario (Georges Orwell) 

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Gli Svizzeri "Napoletani"

Post n°48 pubblicato il 15 Settembre 2011 da pamelagrazia

" Nel secolo precedente, il Meridione d’Italia rappresentò un vero e proprio eden per tanti svizzeri, che vi emigrarono, spinti soprattutto da ragioni economiche, oltre che dalla bellezza dei luoghi e della qualità della vita. Luogo di principale attrazione Napoli, verso cui, ad ondate, tanti svizzeri, soprattutto svizzeri tedeschi di tutte le estrazioni sociali, emigrarono, con diversi obiettivi personali. Verso la metà dell’Ottocento, nella capitale del Regno delle Due Sicilie quella svizzera era tra le più numerose comunità estere" CLAUDE DUVOISIN, Console svizzero, 2006 

 Non solo prima di Garibaldi nelle Nostre Terre, il Reame delle Due Sicilie,  non c'era emigrazione, ma c'era anche un flusso ben ordinato di immigrazione di alta professionalità.

Fatti tacere gli ultimi sussulti di resistenza contro l’annessione ai Savoia, a metà degli anni ’70  del XIX secolo,  inizia la diaspora di massa dalle terre del Sud spinta dalla speranza di una vita migliore.

Nel ‘700 e per tutta la prima metà  dell’800  il Meridione d'Italia, e in particolare Napoli, rappresenta un vero e proprio richiamo economico per tanti svizzeri.

Ginevra, Neuchâtel, Zurigo e Friburgo  alimentano il flusso migratorio verso il Mezzogiorno:

 Mercanti, negozianti, banchieri, tessitori, funzionari, impiegati, domestici si aggiunsero a quelli che vi erano già.

La colonia elvetica in divenne la più numerosa. E la più gradita.

 Gli svizzeri emigrano mossi dal richiamo di buone prospettive per chi investiva in attività produttive (facilitazione nell’acquisire la cittadinanza, premi per merito da parte dei sovrani) ; prospettive incoraggianti  offerte altresì  dalla dinamicità dei traffici marittimi della  realtà partenopea.

 Emigrano numerosi, a tal punto che, verso la metà dell'Ottocento, nella capitale del Regno delle Due Sicilie,  la comunità  svizzera era la più numerosa fra quelle straniere presenti a Napoli.

 L'immigrazione elvetica a Napoli era gradita non solo per l’ intraprendenza degli operatori economici, ma soprattutto perché proveniva da un paese neutrale, che non aveva mire espansionistiche o contenziosi dinastici e territoriali da rivendicare nel regno borbonico.

I principali fattori che determinarono il successo dell’industria tessile degli Svizzeri in Campania furono :

 - l’incondizionato appoggio del governo borbonico; 

 - il sostegno del sistema bancario svizzero ,che aiutava quelle imprese anche con l’emissione di azioni in patria;

  - l’abbondanza di manodopera locale addestrata da parte di istruttori appositamente fatti venire dalla Svizzera;

  - la forte richiesta del vasto mercato interno del Regno delle due Sicilie;

  - la grande possibilità di esportazione verso i paesi del bacino del Mediterraneo.

Cotonifici, filature, pasta, cioccolata, architettura, banche ...

alcune imprese arrivariono a impiegare 1300 operai (Giovanni Giacomo Egg -  di Ellikon(Zurigo) che, per primo, aveva creato un impianto completo di filatura e di tessitura a Piedimonte d’Alife, in Provincia di Caserta;

 i cotonifici Giovan Giacomo Meyer o meglio la Meyer &Zollinger a Scafati, fondati nel 1825, che arrivarono ad occupare quasi 1200 operai).

 L'altra componente significativa della comunità elvetica, almeno fino al 1861, è rappresentata dai reggimenti svizzeri al servizio dei Borbone, che vanno a costituire le milizie scelte dei sovrani del Regno, a loro fedeli fino alla fine.

Quasi tutti gli Svizzeri di Napoli militari, commercianti, banchieri, industriali, restarono  saldamente legati alla sorte della corte borbonica.

 Così, nei rivolgimenti risorgimentali, mentre altrove - a Milano, a Bergamo, a Brescia, a Venezia, a Roma - ci saranno numerosi Svizzeri che combatteranno per la causa carbonara, gli Svizzeri del Regno delle due Sicilie resteranno, invece, fedeli alla causa borbonica. 

Nel 1848 gli imprenditori e i banchieri svizzeri di Napoli appoggiarono infatti, senza riserva, il "loro" re, permettendo a Ferdinando II di rimanere saldo nel governo. 

 

Sottufficiale e ufficiale in gran tenuta del 3° Reggimento Svizzero, Napoli 1854. Immagine tratta da

 

Il pensiero  degli Svizzeri rimasti fedeli alla causa borbonica è riassunta dal bernese Johann zum Stein, in Neapel - Sizilien1846/1850 Erlebnisse eines bernischen Reisläufers, pubblicato postumo nel 1907:

 “I capi di questo partito cosiddetto liberale, che con gran chiasso si erano fatti largo, non intendevano per niente promuovere il bene del popolo; l’unico loro scopo era quello di impossessarsi del governo per potere poi sbafare loro alle greppie delle entrate statali... Questi cosiddetti campioni della libertà del popolo sapevano però che le truppe di stanza erano fedelmente devote al re; perché proprio nessun reggimento si lasciava indurre a fare causa comune con questa banda di avventurieri... Essi esigevano perciò l’istituzione di una guardia nazionale per poterla opporre a tempo opportuno all’armata devota al re, ed il sovrano e i suoi ministri furono tanto imprudenti da darne l’autorizzazione... Se il re si fosse lasciato influenzare meno dall’alto clero e dai nobili al governo e si fosse mostrato più autonomo, e se avesse scelto come consiglieri degli uomini con le idee più popolari, gli avvenimenti si sarebbero potuti risolvere a favore della monarchia, pacificamente...”.

 

 Johann zum Stein si compiace di  riportare fatti poco noti. Nel suo diario, tra l’altro si legge:

 “Re Ferdinando (intende Ferdinando II di Borbone che regno dal 1831 al 1859), vilipeso  e aspramente calunniato col nome di ‘Re Bomba’ dai radicali di ogni paese, dai francesi, dagli inglesi ....  era invece benvoluto da tutta l’armata...  

In ogni concentrazione di truppe più importante, dove egli stesso teneva il comando supremo, c’era ordine; non una tendenza a confusione, quale succedeva più di una volta quando un qualsiasi generale teneva il comando. Talvolta capitava che il re ordinasse un alt alle truppe in marcia per farle riposare in aperta campagna, allora, sceso dal suo cavallo, imprestava da un soldato  uno zaino per sedersi sopra e riposare anche lui ...

Al colonnello de Steiger, che fu educato assieme al re nell’istituto del Fellenberg a Hofwil [presso Berna]”, e che a Napoli faceva parte del suo stato maggiore, Ferdinando II dava del ‘tu’, “secondo la loro abitudine degli anni giovanili trascorsi a Berna” .

Grazie a quel suo soggiorno ad Hofwil “il re parlava uno schietto bernese e più di una volta, durante le manovre , gli sentimmo dire al de Steiger sul Campo Marzio: «Steiger, gang lueg amal, was doertundeby dee Batterie nid in Ornig isch» («Steiger, va’ a vedere un po’ cosa non va laggiù presso le batterie»)”.

 Oggi la colonia svizzera presente a Napoli è costituita soprattutto da discendenti delle famiglie che divennero “meridionali”. Molti hanno studiato in Svizzera e come i loro antenati, i giovani sono perfettamente inseriti nella realtà napoletana. Svolgono lavori di impiegati statali, bancari, liberi professionisti. E le donne bionde non sono più identificate come "le svizzere".

 
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