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TRA SPIRE E PAROLE

se per vivere
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ALZATI e
MUORI!immagine

 

EDWARD SCISSORHANDS

un box dedicato al malinconico
EdWaRd Scissorhands....
ke possa vivere per sempre
dentro di noi... 8*
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Progetto "contemporaneo  in itinere" by 3rdi3

Post n°182 pubblicato il 09 Marzo 2008 da punkim

 

Mente omicida:


  • Argomento trattato nei mezzi massmediatici

  • Influenza dei film - libri di violenza sul pubblico

  • Riflessione finale


Incipit


I film horror appartengono oramai come categoria onoraria alla lista dei prodotti hollywoodiani

più frequenti, apprezzati e pure largamente criticati.

Nelle sale del giorno d’oggi, è impensabile non trovare almeno una nuova carneficina, nella quale solitamente ciò che varia da quella del mese precedente, è solo il nome dei protagonisti.

Le storie si susseguono uguali, la solita ultraviolenza, il classico sangue zampillante e grida disperate di persone il cui destino è comunque già segnato.

Ma allora, come mai anche questo mese la sala in cui è trasmesso il nuovo massacro è tragicamente piena di gente, esaltata ad aspettare la sua mensile dose di furia e grida al limite del decente?

Alcuni dicono si tratti di una fuga dalla monotonia della vita reale, altri sfruttano questa ripetitiva occasione per dimostrare il sangue freddo per tollerare scene alle quali sarebbe più umano chiudere gli occhi.

Ragioni difatti che motivano soprattutto il pubblico più giovane ad assistere numeroso a questo massacro; essi infatti spinti in parte dalla necessità di dimostrarsi superiori alla paura, definita infantile invece che utile, e in parte attirati e incuriositi dalle perversità delle menti così apparentemente diverse delle loro, attendono ansiosi il sabato sera, di motivare ulteriormente con il loro biglietto, registi e produttori a offrire su vasta scala prodotti che di cultura hanno ormai ben poco.

Tuttavia, non vi è da negare che alcuni film e libri, anche trattanti tematiche violente, per quanto irreali o al limite del perverso, possano offrire una loro utilità.

Se si parla infatti di produzioni cinematografiche quali “The Clockwork orange” film di Stanley Kubrick tratto dal romanzo di Anthony Burgess, o “Profumo” by Patrick Suskind bisogna riconoscere in essi dei possibili sbocchi di cultura.

Esaminando il primo, ad esempio, è facile intuire il tentativo di sensibilizzare, e provocare il pubblico a riflettere sulla criminalità e la violenza che sta dilagando incontrollata in questi nuovi secoli, usando proprio per similitudine essa, come tema principale del romanzo.

Passando invece al secondo romanzo assolutamente stupefacente, che oltre a incuriosire il pubblico con un criminale da una assai inusuale dote, fornisce una visione della Francia del 17esimo secolo originale e irriverente e inoltre apre al pubblico un mondo così vasto eppure inesplorato quale quello dei profumi.

I film che shockano e hanno ottenuto un debutto eccezionale e numerosi oscar sono, difatti, quelli capaci di affascinare il pubblico con una presentazione teatrale e malinconica dei Serial Killer, soggetti che acquistano ancora più interesse se alle spalle della loro storia infiocchettata ed elaborata da esperti del settore, hanno una traccia di verità;

Si basti pensare al celeberrimo “Il silenzio degli innocenti” film di Jonathan Demme tratto dal romanzo di Thomas Harris, o al pluririprodotto “Jack lo squartatore” pseudonimo di un reale serial killer che ha agito a Londra nell’anno del 1888.

 
 
 

capitolo 1

Post n°181 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da punkim

<< Chi conosce il motivo,

per cui una goccia prima di scivolare,

rifletta in se il panorama che l’avvolge…

Che voglia prendere coscienza anch’essa,

di ciò che sta perdendo? >>

 

Nel logoro mondo, tra le grida dei nascituri e i lamenti dei morenti,

generazioni di precari, affittano mensilmente la loro porzione di vita.

Data la brevità delle loro esistenze non provano a porsi ciò che pensa di loro e della loro parassitica evoluzione, colui il cui diritto di nominarsi abitante terrestre è più corretto.

C’è ovviamente da tener conto che pochi esseri hanno il privilegio di spingere la loro vita

oltre un umana durata, e forse quindi essere più commiserevoli alle ignoranze di questi.

Tuttavia non ritengo di dover essere a ogni altro modo misericordioso con chi non ha avuto pietà verso la bocca ramificata e terrosa da cui trae il vigore dei suoi muscoli e su cui poggia le piante dei suoi piedi.

Per chi non rispetta, non vi è punizione ingiusta.

Dunque, dal ramo di un albero, giaccio ad osservare con sguardo neutro un altro sciocco bipede, la cui fine a manifesta, gli corre incontro a braccia tese,

per condurlo al pagamento della quota per aver goduto di tramonti e di albe.

Si dice che allungando la vita a qualcuno, accorci irrimediabilmente la tua.

Non saprei dire se ciò che feci avrebbe poi effettivamente sottratto a me i momenti che regalai a Lei.

Eppure ripercorrendo con lentezza i fotogrammi in cui di slancio afferrai colei, la quale vita era segnata, gioisco di averli compiuti e tuttora li rifarei. Anche dopo il sangue versato. Anche dopo i muscoli lacerati. Anche dopo il suo ultimo sorriso, che seppi apprezzare anche nella mancanza dei miei.

 

Un grido.

- Karoline – Un sussurro.

Una visione sfuocata.

Il battito frenetico mancante sotto il petto, che sembra saltare da dirupi scoscesi, lasciando quell’attimo di attesa prima di ritoccare con impeto la terra.

Il fiato. Entra corrodendo la gola, come appena usciti da un’apnea, durata una vita.

E la coscienza che questa volta, la morte ha fatto cilecca.

Davanti, la visione nebbiosa di una sala d’ospedale si apre agli occhi di una ragazza. Lei.

I genitori preoccupati accanto al letto. La madre dorme, dopo la veglia della notte.

Il padre piange, il dolore di una figlia che non vuole destarsi.

Solo Uno è sveglio. Ma non mostra angoscia, dolore, frustrazione o qualsiasi probabile emozione di un momento di Tensione.

Solo un’intensa curiosità, che si specchia in occhi gialli come grano maturo, risplendenti al neon che illumina la camera.

Un gatto.

O un animale similare ad un gatto, dotato eppure di uno sguardo che non appartiene certamente all’immagine comune, che l’osservava con malizia dall’angolo della camera.

Con  passi sinuosi, come acqua in mezzo a ciottoli, sorpassa il genitore singhiozzante, non visto,

e con un salto vellutato come il pelo che l’ammanta, si adagia inudibile sul lenzuolo.

Karoline non indugia, non teme quell’essere inumano, non trema della iniqua distanza ne della brezza selvatica che spira dalla sua pelliccia.

Osservandolo meglio, lo trova come parte di se.

Ma non prova a toccarlo, sfiorarlo, anche solo a parlare, il panico che esso possa svanire le impone  un religioso silenzio ed un immobilità statuaria.

Come a rispondere ad un suo muto desiderio un immagine esplode nei suoi occhi.

Prima di percepire anche solo i colori di ciò che vedrà, un solo pensiero bussa al davanzale della sua mente: Passato.

 

- Non credo che chiarire il problema con i miei genitori sia la soluzione migliore Fred, se venissero a sapere ora il mio interesse per le materie antiche, come l’indirizzo di mitologia che intenderei frequentare, l’unica risposta che riuscirei a cavare dalle loro benpensanti menti, sarebbe un assoluto e rigoroso NO. –

 - Karoline… sei troppo negativa nei loro confronti, non puoi dedurre qualcosa solo dal fatto che i loro indirizzi di studio furono i materie scientifiche. Ovviamente ciò non aiuterà loro a comprendere la tua “ossessione” per le leggende, ma non dovrebbe escludere automaticamente la possibilità.. -  Cercò di motivare Fred.

Il tema trattante la futura scelta di facoltà di Karoline, era discusso frequentemente, e anche alla fine pomeridiana dalla estenuanti lezioni, l’amico di corso trovava la pazienza di ispirare fiducia nella compagna, afflitta dalla presenza di un imminente “riunione  familiare”.

Questi regolari raduni domestici, presentavano un motivo di stress non trascurabile per una diciottenne alle soglie di una decisione come la facoltà futura.

- Vada come vada – sbuffo Karoline – ormai la decisione è stata presa. Per quanto pestino i piedi o mi minaccino, non cambierò idea a un mese dalla fine di questa pluridannata scuola! -

l’espressione imbronciata della ragazza fece sorridere Fred, serenamente meno preoccupato per il proprio di destino, il quale, aveva già informato padre e madre che la sua scelta sarebbe stata solamente a suo discapito.

- è bene, in ogni caso, che ti mostri ferma nella tua decisione – asserì,

- per il resto credo che anche i tuoi genitori sappiano riconoscere la determinazione, anche se sotto le spoglie della loro tenera e infiocchettata bambinella -

Quest’ultimo commento gli causo un sguardo torvo, poi subito seguito però da un sollevato sorriso.

- non so proprio come farei a sopportare questa frenetica esistenza senza i tuoi saggi consigli, mio caro compare – scherzò,

- ora mi incamminerò verso la tomba, fammi gli auguri Fred e spera di trovarmi ancora integra domani a lezione! -

I due si salutarono di malavoglia, illuminati dall’ardente tramonto che si perdeva tra i boschi di Oxford, creando nostalgiche ombre sui preti verdeggianti in attesa dell’estate.

Forse il clima temperato, così raro nell’uggiosa Inghilterra, forse per la scarsa voglia di varcare la soglia di casa, Karoline optò per percorrere a piedi almeno qualche isolato per poi usufruire del puntuale bus a sostegno degli studenti.

Quella sceltà cambiò radicalmente la sua vita.

Dopo dieci minuti di tranquilla camminata arrivò a camminare adiacente ad un parco.

Questo creò in lei come un richamo.

Allungò il passo ed un brivido ghiacciato percorse la sua schiena.

Eppure il giardino li affianco era ancora ben illuminato dalla luce solare in declino, così invitante rispetto all’ombrosa via che stava percorrendo.

Così spinta dalla ricerca di calore, spento poco prima dalla strana sensazione di gelo, attraversò la strada con la mente offuscata da quell’ovattato silenzio e dalla luce orizzontale e confortante, proveniente da quel parco.

Le foglie si muovevano come in una danza celtica, mosse da una brezza che non spirava che tra quegli alberi, e le piante scuotevano cullando i loro rami, che come vecchi, stanchi pescatori stiravano le membra al sole morente.

Il panorama sinistro ma orribilmente seducente, distolse lo sguardo di Karoline dalla strada che stava attraversando.

I fanali di una jeep apparvero troppo veloci.

I suoni della brusca frenata, troppo assordanti.

Il gelo che l’avvolse nel preciso istante, in cui seppe, troppo pungente.

Era..finita.

Urlò.

 
 
 

stralci di letture.... "Il ritratto di Dorian Gray" O.w

Post n°180 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da punkim

per lo Sfizio di un Nemico

 

<< Harry, >> disse Basil Hallward, guardandolo negli occhi, << ogni ritratto dipinto con sentimento è un ritratto dell'artista, non del modello. Il modello è solamente un accidente, l'occasione. Non è lui quello che viene rivelato dal pittore; è piuttosto il pittore che sulla tela dipinta rivela se stesso. Il motivo per cui non esporrò questo quadro è che ho il timore di avervi messo in evidenza il segreto della mia anima. >>

...

<< ... L'unico modo di liberarsi di una tentazione è abbandonarvisi. Resisti, e la tua anima si ammalerà del desiderio delle cose che si è proibite, di passione per ciò che le sue stesse mostruose leggi hanno reso mostruoso e illegale. Si è detto che i grandi avvenimenti dell'umanità si sviluppano nel cervello. Ed è anche nel cervello che si verificano i grandi peccati dell'umanità. ... >>

...

<< Quando la sua giovinezza se ne sarà andata, la sua bellezza la seguirà e allora improvvisamente si renderà conto che non ci saranno più trionfi per lei, oppure dovrà accontentarsi di quei mediocri trionfi che il ricordo del passato renderà amari più di sconfitte. Ogni mese che passa la avvicina a qualcosa di tremendo. Il tempo è geloso di lei e combatte contro i suoi gigli e le sue rose. Il suo colorito si spegnerà, le guance si incaverrano, gli occhi perderanno la luminosità. Soffrirrà orrendamente... Ah ! approfitti della giovinezza finchè la possiede. non sprechi l'oro dei suoi giorni ascoltando gente noiosa, cercando di migliorare un fallimento senza speranza o gettando la sua vita agli ignoranti, alla gente mediocre, ai malvagi. Questi sono gli obbiettivi malsani, i falsi ideali della nostra società. Deve viere ! Vivere la vita meravigliosa che è in lei ! Non lasci perdere nulla ! Cerchi sempre sensazioni nuove. Non abbia paura di nulla... ... >>

...

<< Le emozioni hanno il vantaggio di condurci fuori strada, mentre il vantaggio della scienza è quello di essere priva di emozioni. >>

...

<< Oggi la gente conosce il prezzo di tutto e non conosce il valore di nulla. >>

...

<< Mio caro ragazzo, le persone superficiali sono quelle che amano una volta sola nella loro vita. Quella che essi chiamano lealtà io la chiamo letargia dell'abitudine o mancanza d'immaginazione. La fedeltà è, per la vita emotiva, quella che la coerenza è per la vita intellettuale: una semplice confessione di fallimento. Fedeltà! Un giorno dovrò analizzarla. C'è in essa l'amore per il possesso. Ci sono molte cose che getteremmo via se non temessimo che altri se ne impadronissero. Ma non voglio interromperti. Continua la tua storia. >>

...

<< L'esperienza non aveva un valore etico, era semplicemente il nome che gli uomini davano ai loro errori. Di regola, i moralisti l'avevano ritenuta un avvertimento, avevano sostenuto che essa aveva una certa efficacia nella formazione del carattere, l'avevano esaltata come qualcosa che ci insegnava la via da seguire e ci mostrava quella da evitare. Ma nella esperienza non c'è forza motrice. Come causa attiva aveva lo stesso infimo valore della coscienza.

In realtà dimostrava solo che il nostro futuro sarà uguale al nostro passato e che il peccato che abbiamo commesso una volta, con disgusto, lo ripeteremo molte volte con gioia. >>

se vorrete altre frasi.. non avete che da chiedere.

 
 
 

auguri...

Post n°179 pubblicato il 09 Dicembre 2007 da loziocapo

 
 
 

Wilde

Post n°178 pubblicato il 05 Dicembre 2007 da punkim

Fuori, gli uccelli si agitano tra le fronde, si sentono i ruomori degli uomini che vanno a lavoro, o i sospiri e i singhiozzi del vento che scende dai monti e si aggira intorno alla casa solitaria come s etemesse di svegliare chi dorme e tuttavia costretto a evocare il sonno della sua purpurea caverna. I soffici veli di nebbia si sollevano a uno a uno, a gradi le cose riacquistano forma e colore, e noi vediamo l'alba che restituisce al mondo l'antico aspetto. I pallidi specchi riprendono la loro vita di imitazione. I candelabri senza fiamma sono dove li abbiamo lasciati. Accanto, c'è il libro a metà intonso che stavamo studiando o il fiore, sostenuto dal filo di ferro, che portavamo al ballo, la lettera che, per timore, non abbiamo letto o che abbiamo letto troppe volte. Nulla ci appare cambiato. Dalle ombre della notte esce di nuovo la vita che conosciamo. Dobbiamo riprenderla dove l'abbiamo lasciata e a questo punto, pian piano, ci pervade la terribile sensazione di dover continuare a impiegare energia nello stesso monotono circolo di abitudini stereotipate, o anche il desiderio sfrenato che una mattina i nostri occhi si possano aprire su un mondo che nell'oscurità si è rinnovato per nostro piacere, un mondo dove le cose abbiano nuova forma e colori, siano diverse o abbiano altri segreti, un mondo in il passato abbia poca o nessuna importanza, comunque sopravviva in forme ingnare del dovere e del rimpianto: ANCHE IL RICORDO DELLA GIOIA, INFATTI, POSSIEDE UNA SUA AMAREZZA E QUELLO DEL PIACERE UNA SUA PENA.

Il ritratto di Dorian Gray (O. Wilde)

 
 
 

letture

Post n°177 pubblicato il 23 Ottobre 2007 da punkim

<< Cammino nell'oscurità, calando gli anfibi sul terreno. Lontana dal mondo dei viventi. Dall'isteria che lo percorre. Dall'afrore che emana. Da quella carne pulsante che mescola sazietà e disgusto. Da quassù, il loro mondo è così piccolo. Grappli di lumini adagiati nelle valli. Abbarbicati a picchi scoscesi. Bordeggianti le acque oscure dei laghi. Li immagino fibrillanti di pazzia nella notte che precede la domenica. La notte della festa. Dei loro miseri fuochi. Chiusi nelle loro macchine, nei locali. Nelle case. Ubriachi e scoppiati e folli di noia. Obbligati a divertirsi.

 

Noi siamo sempre stati diversi. Il tempo è sempre stato nostro. Non ci sentivamo obbligati nei confronti di nesuno. E se siamo morti propio di sabato, di fronte ad una discarica, se siamo morti soli, nel buio, in una stradaccia di campagna che puzzava di spazzatura è perche non ci siamo mai sentiti obbligati, come questi forzati del divertiemento. Perciò dobbiamo durare. Per rispetto del nostro amore. E di noi stessi. Dobbiamo durare perchè l'amore duri. E si compia. >>

 

...

 

<< è stato talmente facile che incomincio a chiedermi se non posso procurarmi tutto quello che voglio senza dover chiedere aiuto a nessuno. Sono saltata sull'albero, e da lì sul balcone del quarto piano. Dopo di che è stato semplice come salire un gradino. Perfino un bambino ci sarebbe riuscito. Per non parlare della mia Ophi. finalmente comincio a capire perchè i gatti hanno un aria così sdegnosa, quasi venata di disprezzo nei confronti degli esseri umani. Avete mai visto con quanta disinvoltura fanno i salti più incredibili?

    che la morte sia gatta? >>

 

pg.182-185  Non mi Uccidere (Chiara Palazzolo)

 
 
 

Post N° 176

Post n°176 pubblicato il 02 Ottobre 2007 da punkim

pochi concetti degni di nota della materia nominata qle Filosofia
 
1 chi è Zarathustra è il nome del profeta che, verso la fine del VII secolo A.C elaborò in Persia un pensiero a sfondo religioso che interpretava il mondo come un campo di battaglia fra un Dio del Bene (Ohmudz) e un Dio del Male (Ahriman)
 
2 Ilozoismo: dal greco hyle=materia e zoè=vita, dottrina che concepisca la materia alla stregua di una forza dinamica vivente che ha in se stessa animazione movimentò e sensibilità. gli Ilozoisti ritangono quidni insita nel mondo l'anima e la sensibilità.
 
a riguardo a qst putno si puo quidni associare lo spiritismo!! ancora oggi esistente seppure in sparuta minoranza....
 
bye bye -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------> bloodycat
 

 
 
 

poesie by emily dickinson....

Post n°175 pubblicato il 30 Agosto 2007 da punkim

Come se chiedessi una comune Elemosina,
E nella mia mano stupita
Uno Sconosciuto comprimesse un Regno,
Ed io, sconcertata, restassi -
Come se chiedessi all'Oriente
Se avesse un Mattino per me -
E lui sollevasse le sue Dighe purpuree,
E Mi ubriacasse d'Aurora!

 

C'è una parola
Che regge una spada
Può trafiggere un uomo armato -
Scaglia le sue acuminate sillabe
Ed è muta di nuovo -
Ma dove è caduta
Gli scampati diranno
Nel patriottico giorno,
Che qualche decorato Fratello
Esalò l'ultimo respiro.

Ovunque corra l'affannato sole -
Ovunque vaghi il giorno,
Là è il suo silenzioso assalto -
La è la sua vittoria!
Osserva il tiratore più acuto!
Il colpo più centrato!
Il più sublime bersaglio del Tempo
È un'anima "dimenticata"!

 
 
 

ritornare....

Post n°174 pubblicato il 14 Agosto 2007 da punkim

>>ritornata cambiata??<<

 
 
 

IMMENSO...

Post n°173 pubblicato il 08 Luglio 2007 da loziocapo

 
 
 

uno dei film migliori dell'anno, tratto da un fumetto inglese... V per Vendetta

Post n°172 pubblicato il 07 Luglio 2007 da punkim

V per Vendetta

Il film è tratto dalla graphic novel V for Vendetta scritta da Alan Moore e illustrata da David Lloyd , adattata per il grande schermo dai fratelli Wachowski .
 grande v ora è per sempre!

 

eccoVi 1 po' di informazioni utili x conVincerVi a Vedere qst capolaVoro....

 

Trama

Attenzione:

La storia è ambientata in una Gran Bretagna futuristica e distopica , in cui un regime ha preso il potere in seguito alla confusione derivata da degli attentati terroristici. Il conflitto politico è concluso, i campi di concentramento hanno esaurito la loro funzione e il popolo è assuefatto al regime instauratosi. La turbativa al sistema è rappresentata dalle azioni di V, un anarchico che si nasconde dietro la maschera di Guy Fawkes , dotato di inimmaginabili capacità e risorse, che inizia una campagna elaborata, violenta e teatrale, volta a sovvertire il regime.

 

Riferimenti e analogie

Le connotazioni del regime hanno dei chiari riferimenti al modello della politica totalitaria con mezzi di comunicazione controllati dal governo, corpi di polizia segreta , campi di concentramento per minoranze discriminate dal punto di vista razziale e sessuale . A questo si aggiunge una forte componente tecnocratica , con richiami al 1984 di George Orwell (i cittadini sono costantemente monitorati dalle telecamere a circuito chiuso).

Nella storia, di volta in volta, compaiono riferimenti alla lettera V e al numero 5 ("V", in numeri romani, rappresenta il 5). Si possono notare alcune analogie, inoltre, con la storia del Fantasma dell'Opera di Gaston Leroux : ad esempio il parallelismo tra il rifugio di V e quello del Fantasma, il fatto che entrambi i personaggi indossino una maschera .

La tutina arancione che Evey indossa durante la sua "fasulla" prigionia, e i cappucci neri che vengono messi a tutti i prigionieri costituiscono un riferimento al famoso luogo di detenzione di Guantanamo.[citazione necessaria ]

Nella scena in cui V uccide il cancelliere e non muore in seguito alla sparatoria con le forze di polizia, è presente un chiaro riferimento al film Per un pugno di dollari di Sergio Leone , nel quale l'uomo senza nome (Clint Eastwood ) si difende dagli spari di Ramon (Gian Maria Volontè ) usando una lastra d'acciaio come giubbotto antiproiettile.

La frase detta da V, È il principio fondamentale dell'universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale contraria, è molto simile ad un'altra pronunciata dal Merovingio in Matrix Reloaded , film sempre dei fratelli Wachowski .

 

Produzione

Il film è il frutto dell'impegno di molti cineasti che già avevano dato la luce alla trilogia di Matrix . Nel 1988 , il produttore Joel Silver acquistò i diritti di due opere di Alan Moore: V for Vendetta e Watchmen . I Wachowski brothers erano grandi fan di V for Vendetta e a metà degli anni novanta , prima di lavorare alla pellicola Matrix, scrissero una sceneggiatura che seguiva abbastanza fedelmente il fumetto. Durante la postproduzione del terzo film della trilogia di Matrix i Wachowski brothers revisionarono la sceneggiatura e offrirono il ruolo del regista a James McTeigue e a Pedro Esteves. Tutti trovarono che il testo originale si adattava bene alla contingente situazione politica internazionale.

Moore si dissociò apertamente dal film, lamentandosi di come il suo testo era stato adattato. Egli interruppe per questo la sua collaborazione con la DC Comics dopo che la Warner Bros. (partner della DC) non riuscì a ritirare il nome di Moore dall'operazione. Moore si lamentò del fatto che la sceneggiatura conteneva diversi buchi narrativi e di come l'adattamento avesse stravolto il senso originale della sua storia nella quale due ideali politici antitetici, anarchia e fascismo si trovano a combattersi l'un l'altro. Si lamentò di come il suo lavoro fosse stato trasformato in una storia sul "moderno neo-conservatorismo americano contro il recente neo-liberismo americano". Per volontà dell'autore, quindi il suo nome non compare nei titoli.

Al contrario David Lloyd , illustratore del fumetto e assiduo collaboratore di Moore, supportò la lavorazione del film e si dichiarò soddisfatto della sceneggiatura.

 

Differenze fra il film e il fumetto

La sceneggiatura del film propone, rispetto al testo di origine, diverse differenze. In particolare è stato aggiornato il contesto politico per renderlo più aderente alla situazione degli equilibri mondiali della metà del primo decennio del XXI secolo .

Anche diversi particolari sono stati cambiati:

nel film non vengono descritti né menzionati né Derek e Rosemary Almond né Helen Heyer e l'amante "Ally" Harper

a uccidere V nel fumetto non sono i soldati di Creedy, bensì Finch

non è descritto nel film il rapporto d'amore tra la dottoressa Delia ed Erich Finch

il leader nel film è ucciso da Creedy, mentre nel fumetto da Rosemary Almond

il primo edificio a saltare in aria nel fumetto non è l'Old Bailey bensì il Big Ben

il corpo di V viene messo sul treno per far saltare in aria Downing Street , non il parlamento , come nel film

non è descritto nel film che Evey si prenderà cura di Dominic, l'agente di Finch rimasto ferito in uno scontro armato contro i popolani

l'incisione V.V.V.V.V. non è su uno specchio bensì sul grande arco del salone della casa di V

non viene descritto il delitto di Dascombe e la conseguente rissa tra Finch e Creedy

Lewis Prothero non viene ucciso, ma la sua mente è irrimediabilmente rovinata

l'Ouverture 1812 di Cajkovskij viene suonata quando V fa saltare la Jordan Tower

la quinta sinfonia di Beethoveen viene suonata per mascherare il discorso tra Creedy e V, mentre nel fumetto è usata per mascherare l'omicidio del vescovo Lilliman, per mano di un'ostia avvelenata

non viene descritto il rapporto amoroso tra Gordon ed Evey

Gordon non viene ucciso dagli agenti di Creedy, bensì dal contrabbandiere "Ally" Harper

Creedy non è ucciso da V, come nel film, ma da Harper

di seguito viene rivelata, del tutto o in parte, la trama dell'opera .  I popoli non dovrebbero aver paura dei propri governi, sono i governi ad aver paura dei popoli » 
è un film del 2005 diretto da James McTeigue .

 
 
 

Post N° 171

Post n°171 pubblicato il 18 Giugno 2007 da punkim

La paura è un'emozione governata prevalentemente dall'istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza dell'individuo ad una presunta situazione di pericolo; si scatena ogniqualvolta si presenti un possibile rischio per la propria incolumità, e di solito accompagna un'accelerazione del battito cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche di difesa.

Principali reazioni istintive alla paura possono essere:

  • intensificazione delle funzioni fisico/cognitive e innalzamento del livello di attenzione

  • difficoltà di concentrazione

  • fuga

  • protezione istintiva del proprio corpo (cuore, viso, organi genitali)

  • ricerca di aiuto (sia articolato nel gridare la parola "aiuto", sia racchiuso in una semplice vocale gridata)

  • ...

La paura è talvolta causa di alcuni fenomeni di modifica comportamentale permanenti, identificati come sindromi ansiose: ciò accade quando la paura non è più scatenata dalla percezione di un reale pericolo, bensì dal timore che si possano verificare situazioni, apparentemente normalissime, ma che sono vissute dal soggetto con profondo disagio. In questo senso, la paura perde la sua funzione primaria, legata alla naturale conservazione della specie, e diventa invece l'espressione di uno stato mentale.

La paura di oggetti o contesti può essere appresa; negli animali questo effetto è stato studiato e prende il nome di paura condizionata, che dipende dai circuiti emozionali del cervello.

Gradi della paura [modifica]

La paura ha differenti gradi di intensità a seconda del soggetto: persone che vivono intensi stati di paura hanno sovente atteggiamenti irrazionali e/o pericolosi. Può essere descritta con termini differenti a seconda del suo grado di intensità:

Terrore [modifica]

Il terrore è un evidente stato di paura, durante il quale un individuo diventa confuso e viene attanagliato da un senso di elevato pericolo. Questo porta il soggetto a non riconoscere più il "giusto" e l'"errato",portandolo quindi a commettere azioni al di fuori di qualsiasi logica, ma dettate solo dall'istinto. Se esaminiamo il terrore umano e quello animale riscontriamo veramente poche differenze, l'unica differenza sta nel fatto che l'uomo può controllare questo suo stato di paura con ragionamenti logici,mentre l'animale si limita a seguire l'impulso e quindi tenta di difendersi fino alla fine, molto spesso senza riconoscere,nel caso di un animale domestico,neanche il padrone.

Paranoia [modifica]

Paranoia è un termine per descrivere una psicosi di paura, relativa alla percezione di essere perseguitati. Questa percezione spesso causa il cambiamento del comportamento naturale in modo radicale, dopo un po' di tempo il comportamento dei soggetti affetti può diventare estremamente compulsivo.

LA PAURA 

Che cos'è la paura?  

Con questo termine si identificano stati di diversa intensità emotiva che vanno da una polarità fisiologica come il timore, l'apprensione, la preoccupazione, l'inquietudine o l'esitazione sino ad una polarità patologica come l'ansia, il terrore, la fobia o il panico.  

Il termine paura viene quindi utilizzato per esprimere sia una emozione attuale che una emozione prevista nel futuro, oppure una condizione pervasiva ed imprevista, o un semplice stato di preoccupazione e di incertezza. 

L'esperienza soggettiva, il vissuto fenomenico della paura è rappresentata da un senso di forte spiacevolezza e da un intenso desiderio di evitamento nei confronti di un oggetto o situazione giudicata pericolosa. 
Altre costanti dell'esperienza della paura sono la tensione che può arrivare sino alla immobilità (l'essere paralizzati dalla paura) e la selettività dell'attenzione ad una ristretta porzione dell'esperienza. Questa focalizzazione della coscienza non riguarda solo il campo percettivo esterno ma anche quello interiore dei pensieri che risultano statici, quasi perseveranti. La tonalità affettiva predominante nell'insieme risulta essere negativa, pervasa dall'insicurezza e dal desiderio di fuga. 
 

Da dove nasce la paura?
Dai risultati di molte ricerche empiriche si giunge alla conclusione che potenzialmente qualsiasi oggetto, persona o evento può essere vissuto come pericoloso e quindi indurre una emozione di paura. La variabilità è assoluta, addirittura la minaccia può generarsi dall'assenza di un evento atteso e può variare da momento a momento anche per lo stesso individuo. 
Essenzialmente la paura può essere di natura innata oppure appresa. I fattori fondamentali risultano comunque essere la percezione e la valutazione dello stimolo come pericoloso o meno.
  
 

Paure innate

Originano da 

stimoli fisici molto intensi come il dolore oppure il rumore;

oggetti, eventi o persone sconosciuti dai quali l'individuo non sa cosa aspettarsi e neppure come eventualmente affrontare;

situazioni di pericolo per la sopravvivenza dell'individuo o per l'intera specie: l'altezza, il buio, il freddo, l'abbandono da parte della figura di attaccamento;

circostanze in cui è richiesta l'interazione con individui o animali aggressivi.

Esempi di paure tipicamente innate sono: la paura degli estranei, del buio, la paura per certi animali (ragni e serpenti), il terrore alla vista di parti anatomiche umane amputate. 

Paure apprese 

Riguardano una infinita varietà di stimoli che derivano da esperienze dirette e che si sono dimostrate penose e pericolose. Il meccanismo universale responsabile dell'acquisizione di paure apprese viene definito condizionamento, che può trasformare un qualunque stimolo neutro in stimolo fobico, mediante la pura associazione per vicinanza spaziale e temporale ad uno stimolo originariamente fonte di paura. 

  
Come il corpo manifesta la paura?
La "faccia delle paura" si manifesta in un modo molto caratteristico: occhi sbarrati, bocca semi aperta, sopracciglia avvicinate, fronte aggrottata. Questo stato di tensione dei muscoli del viso rappresenta l'espressione della paura che è ben riconoscibile anche in età precoce e nelle diverse culture. 
Le alterazioni psicofisiologiche sembrano differenziarsi fra quelle che si associano a stati di paura intensi, come il panico e la fobia, e quelle invece concomitanti alla preoccupazione e all'ansia. Precisamente, uno stato di paura acuta ed improvvisa caratteristica del panico e della fobia, si accompagna ad una attivazione del sistema nervoso autonomo parasimpatico, si ha quindi un abbassamento della pressione del sangue e della temperatura corporea, diminuzione del battito cardiaco e della tensione muscolare, abbondante sudorazione e dilatazione della pupilla. Il risultato di tale attivazione è una sorta di paralisi, ossia l'incapacità di reagire in modo attivo con la fuga o l'attacco. La funzione di questa staticità indotta dallo stimolo fobico sembra quella di difendere l'individuo dai comportamenti aggressivi d'attacco scatenati dalla fuga e dal movimento. Paradossalmente, in casi estremi, tale reazione parasimpatica può condurre alla morte per collasso cardiocircolatorio. Stati di paura meno intensi invece attivano il sistema nervoso simpatico, per cui i pelli si rizzano, ai muscoli affluisce maggior sangue e la tensione muscolare ed il battito cardiaco aumentano; il corpo è così pronto all'azione finalizzata all'attacco oppure alla fuga. 
 

Quali sono le funzioni della paura? 
Sicuramente, la paura ha una funzione positiva, così come il dolore fisico, di segnalare uno stato di emergenza ed allarme, preparando la mente il corpo alla reazione che si manifesta come comportamento di attacco o di fuga. Inoltre, in tutte le specie studiate l'espressione della paura svolge la funzione di avvertire gli altri membri del gruppo circa la presenza di un pericolo e quindi di richiedere un aiuto e soccorso. Dal punto di vista biologico - evoluzionista sia il vissuto soggettivo, attraverso i processi di memoria e di apprendimento, sia le manifestazioni comportamentali, indifferentemente fuga, paralisi o attacco, che le modificazioni psicofisiologiche (attivazione parasimpatica o attivazione simpatica) tendono verso la conservazione e la sopravvivenza dell'individuo e della specie. Ovviamente, se la paura viene estremizzata e resa eccessivamente intensa, diventando quindi ansia, fobia o panico, perde la funzione fondamentale e si converte in sintomo psicopatologico.
 

Come guarire dalla paura? 
La paura, come abbiamo detto, ha un alto valore funzionale, finalizzato alla sopravvivenza. Per esempio, ricordarsi che quel tipo di animale rappresenta un pericolo perché aggressivo e feroce oppure velenoso, costituisce un innegabile vantaggio. Oppure, preparare il proprio corpo ad un furioso attacco o ad una repentina fuga può in certi casi garantire la sopravvivenza. Infine, anche uno stato di "paralisi da paura" può salvarci dall'attacco di un feroce aggressore che non attende altro che una nostra minima reazione. Quindi le cure contro la paura si rivolgono solo a quei casi in cui essa rappresenta uno stato patologico, come ad esempio attacchi di panico o di ansia di fronte ad uno stimolo assolutamente non pericoloso.
 

Due sono fondamentalmente i tipi di cura contro la paura patologica. 

L'approccio compartamentista mira alla eliminazione del sintomo della manifestazione della paura, attraverso tecniche di familiarizzazione e assuefazione allo stimolo fobico, basate su meccanismi di condizionamento. 

L'approccio cognitivista, è finalizzato invece alla eliminazione della causa della paura, si rivolge quindi alla percezione e alla valutazione degli stimoli o eventi etichettati come pericolosi.

 

 
 
 

Post N° 170

Post n°170 pubblicato il 10 Giugno 2007 da loziocapo

 
 
 

informiamoci in anticipo...ke è meglio.

Post n°169 pubblicato il 08 Giugno 2007 da punkim

Tipi di omicidio

Il termine omicidio (in inglese homicide o più propriamente criminal homicide) individua generalmente una categoria di reati che puniscono l'uccisione di un uomo causata da un altro uomo, senza il concorso di cause di giustificazione (in inglese unlawful killing of a human being).
La legislazione penale americana, come numerose altre legislazioni anche lontane dalla tradizione giuridica americana e in generale di
common law, manca di una figura delittuosa unitaria di omicidio e individua una serie di delitti distinti a seconda della gravità con cui l'uccisione di un uomo viene compiuta. Anche da un punto di vista terminologico si tratta di reati indicati con nomi diversi.

Una prima distinzione è quella tra murder e manslaughter. Si tratta di due distinti reati entrambi rientranti nella categoria dell'omicidio, inteso come criminal homicide, poiché il fatto materiale di entrambi è l'uccisione di un uomo.
Il murder è un reato più grave del manslaughter dal quale si differenzia tanto per circostanze soggettive attinenti all'autore del reato quanto per circostanze oggettive relative alla modalità di esecuzione dell'azione criminosa. Il murder può essere sanzionato con pene molto pesanti, che possono arrivare all'
ergastolo o alla pena di morte, negli stati in cui è prevista.

A loro volta sia il murder che il manslaugheter sono strutturati in base alla loro gravità. Nella legislazione penale federale[1] e quella di molti stati[2] l'omicidio è pertanto classificato in ordine decrescente di gravità nel seguente modo:

  1. omicidio-murder di primo grado
  2. omicidio-murder di secondo grado
  3. omicidio-manslaughter volontario
  4. omicidio-manslaughter involontario

È utile ricordare che questo schema rappresenta solo un tipo di classificazione dell'omicidio. Gli stati della Florida[3], Minnesota[4] e Pennsylvania[5] prevedono infatti un terzo grado per il murder, mentre altri stati (ad esempio lo Utah[6] o il Texas[7]) non adottano una classificazione per gradi, ma prevedono accanto alla fattispecie del murder una forma aggravata che comporta la condanna alla pena capitale (aggravated murder in Utah e capital murder in Texas).

[modifica] Murder

[modifica] L'omicidio di primo grado

L'omicidio-murder di primo grado è la forma più grave di omicidio. Esso può comportare la condanna alla pena di morte, quando il reato è sottoposto alla giurisdizione federale o di uno stato che la prevede. Generalmente perché un omicidio venga classificato di primo grado è necessario dimostrare che il reato sia il risultato di un disegno criminoso volto all'uccisione di un uomo. Si parla in proposito di malice aforethought, cioè di premeditazione del reato di omicidio. L'omicidio di primo grado è dunque un omicidio premeditato che non sia stato compiuto in uno stato d'ira o di concitazione.

Accanto all'omicidio premeditato si possono individuare altre due forme di omicidio di primo grado, definite in base alle circostanze oggettive in cui il delitto è stato commesso.
Il primo caso è quello di un omicidio compiuto con particolare crudeltà o violenza, cosicché le modalità di esecuzione del reato determinano la sua qualificazione come reato di primo grado anche a prescindere dall'esistenza di premeditazione.
Il secondo caso è quello del cosiddetto felony-murder. In questo caso è colpevole di omicidio di primo grado chiunque abbia partecipato alla commissione di un diverso grave
delitto (felony), quando in conseguenza di tale delitto si sia causata la morte di un uomo.
Qualora ad esempio due persone compiano una
rapina in banca ed uno dei due rapinatori spari ed uccida una terza persona, entrambi potranno essere condannati per omicidio di primo grado, anche se la morte del terzo è imputabile esclusivamente ad uno dei due rapinatori. In questo caso la sola partecipazione ad un diverso delitto, in conseguenza del quale si è verificata la morte di un uomo, fa sì che tutti gli autori del primo delitto rispondano di omicidio. Alcuni stati estendono ulteriormente la portata di questo principio e puniscono con l'omicidio di primo grado tutti gli autori di un diverso delitto, a causa del quale si è verificata la morte di un uomo, anche quando la morte non sia imputabile ad alcuno degli autori del primo reato, ma sia stata cagionata da altra persona o sia un evento accidentale.

[modifica] L'omicidio di secondo grado

Le legislazioni che prevedono due diversi gradi di murder considerano l'omicidio di secondo grado come una figura residuale, nel senso che viene considerato di secondo grado ogni omicidio che sia un murder e che non abbia i requisiti richiesti per l'omicidio di primo grado.
Sul piano generale tutte le volte che un omicidio volontario non può essere qualificato di primo grado, perché privo di premeditazione, oppure perché non caratterizzato da particolare crudeltà nell'esecuzione o perché non avvenuto in concomitanza con un altro grave reato (felony), si potrà affermare che si tratta di un omicidio di secondo grado, purché non lo si possa altrimenti qualificare come un manslaughter volontario.
In alcuni stati si configura il reato di omicidio di secondo grado quando una persona procura ad un'altra delle lesioni gravi e quest'ultima muore. L'autore delle lesioni risponderà di omicidio di secondo grado anche se la morte non era stata da lui voluta né prevista come conseguenza delle lesioni causate alla vittima.
In altri casi è chiamato a rispondere di omicidio di secondo grado colui che, sottraendosi all'arresto, causa la morte di un uomo oppure determina col suo gesto le circostanze che portano all'uccisione del seguente.

Dove sono previsti tre diversi gradi di omicidio, viene considerato omicidio di terzo grado qualunque omicidio volontario che non abbia i requisiti espressamente richiesti né per il primo né per il secondo grado.

[modifica] Manslaughter

Un omicidio ancorché volontario può essere considerato di minor gravità in considerazione delle circostanze in cui viene commesso. In questo caso viene considerato come un reato distinto ed è denominato manslaughter. Esso costituisce un reato diverso dal murder di cui non può essere in alcun modo considerato una diversa gradazione.

Un manslaughter può essere doloso, cioè commesso con l'intenzione di causare la morte di un uomo, ma può configurarsi anche come un omicidio colposo, in cui la morte è conseguenza di una condotta imprudente o negligente. La legislazione penale federale e quella di numerosi stati individuano dunque due diversi gradi di manslaughter: manslaughter volontario e manslaughter involontario.

[modifica] Manslaughter volontario

In generale viene considerato manslaughter volontario un omicidio realizzato con un comportamento idoneo ad uccidere e di cui la morte è conseguenza prevista o voluta, quando il reato sia commesso però in un particolare stato d'ira determinato da altrui provocazione. È richiesto che la provocazione sia proporzionata, idonea cioè ad indurre una persona di media moralità in uno stato d'ira tale da rendere comprensibile una reazione omicida.

Viene considerato manslaughter volontario anche il caso in cui una persona causi la morte di un'altra nell'errata convinzione di agire in legittima difesa. Si tratta del caso in cui una persona ritenga solo erroneamente di trovarsi in una situazione di pericolo che giustifichi una reazione da cui deriva la morte di un altro.

[modifica] Manslaughter involontario

Quando la morte di un uomo è la conseguenza della condotta imprudente o negligente di un altro, tale omicidio viene definito manslaghter involontario. Si tratta di un omicidio colposo poiché la morte non è stata voluta né prevista ma è stata determinata da negligenza o imprudenza.
Il caso tipico del manslaughter involontario è quello dell'omicidio che consegue ad un fatto commesso in violazione delle norme sulla circolazione stradale. Molti stati tuttavia configurano questa fattispecie come un diverso e specifico reato.

[modifica] Confronto con l'omicidio nel diritto penale italiano

Nel sistema americano rientrano nella fattispecie di omicidio una serie di reati che si distinguono tra loro principalmente sulla base della gravità del fatto.
Come si è visto esiste dunque una prima bipartizione tra murder, la forma più grave di omicidio, e manslaughter. Ciascuna delle due forme di omicidio presenta poi diversi gradi di gravità. Il sistema italiano prevede invece tre diverse ipotesi di omicidio, in cui è l'elemento soggettivo dell'autore a distinguere una fattispecie dall'altra. L'omicidio non si classifica dunque in base alla gravità della condotta criminosa ma a seconda che l'autore del delitto abbia agito con
dolo, preterintenzione o colpa.
Anche nel sistema italiano la gravità della condotta ha comunque un suo rilievo. Tuttavia la scelta operata dal legislatore italiano è stata quella di mantenere l'unità della fattispecie dell'
omicidio doloso, graduando il delitto con il sistema delle circostanze aggravanti, ed ha così evitato di creare diverse fattispecie di omicidio volontario a seconda della gravità.informiamoci in anticipo..

In modo sommario si può dunque affermare che il first degree murder corrisponde ad un omicidio premeditato o aggravato (artt. 576, 577 c.p.).
È
omicidio doloso (art. 575 c.p.), con possibilità di riconoscere varie circostanze attenuanti (vedi ad esempio l'art. 62, n. 2 c.p.) tanto un second degree murder quanto un voluntary manslaghter.
Può essere configurato come un
omicidio preterintenzionale (art. 584 c.p.) l'ipotesi di second degree murder, quando la morte è la conseguenza di lesioni inferte senza l'intento di causare la morte.
È infine un
omicidio colposo (art. 589 c.p.) un involuntary manslaughter.
Anche le regole per il concorso di persone e per il reato aberrante, nel diritto statunitense operano similmente
,
quanto agli effetti, alle norme di diritto italiano (artt. 83, 110, 116 c.p.).

 
 
 

Post N° 168

Post n°168 pubblicato il 04 Giugno 2007 da loziocapo

 
 
 

Post N° 167

Post n°167 pubblicato il 21 Maggio 2007 da punkim

I Sette Peccati Capitali

(Estratto della Relazione tenuta all'incontro di studio promosso dalla Libera Accademia di Medicina Biologica "OMEOPATIA: Lezioni su i sette peccati capitali", Cervaro (FR), 14 dicembre 2002)

21 dicembre 2002

 

Cercherò di dimostrare come la definizione dei sette peccati capitali sia un tentativo di ritualizzazione di una vicenda fondante dello psichismo del genere umano: l’uccisione del Padre primigenio e la consumazione del pasto totemico; che nel rito sono condensate tutte le fasi e gli aspetti della vicenda; che dunque i sette peccati sono in realtà Uno: quello capitale, rifacendomi, per capitale, all’evidente etimologia: capitale, dal latino caput, ossia ”Ciò che riguarda il Capo”.

Innanzitutto abbiamo la necessità di definire il termine “peccato”. Per farlo mi servirò di alcune riflessioni del Dott. Iakov Levi, psicostorico israeliano, che potete visionare in interezza in Psychohistory.
Nella Bibbia, ci segnala Levi, ci sono due parole per peccato. La prima CH -T- ' (CHA TA A) ha la stessa radice di "errore". Quindi peccare significa sbagliare. In ebraico moderno si usa anche per fallire o sbagliare la mira. Per la prima volta appare in Esodo 32,31a proposito del peccato del vitello d'oro: "Ha peccato questo popolo, un grande peccato, e si e' fatto un vitello d'oro". Poi in Es., 32,33: "Chi ha peccato contro di me lo cancellerò dal mio libro". Da queste due citazioni sembra che CH - T - ' richieda la pena di morte. Ma poi in Levitico appare una lunga serie di citazioni in cui il CH -T - ' è espiabile sacrificando un ariete , in un caso anche pagando del denaro al posto dell'ariete (4,3; 4,23; 4,28; 4,35; 5,6; 5,7;5,10; 5,11; 5,13; 5,16; 19,17; 19,22; 22,9) Ovvero, sembra che sia generalmente espiabile, ed è sempre qualcosa di molto concreto. Un'infrazione misurabile e soppesabile ben specifica. In Deuteronomio 21,22 il riferimento a “peccato” è particolarmente interessante poiché troviamo: "Quando ci sarà nell'uomo peccato che comporta la pena di morte...", ovvero, l'implicazione è che ci siano CH- T - ' che implicano la pena di morte e quelli che non la implicano.
La seconda parola usata per peccato, ricorda ancora Levi, è 'A -VO -N. (Gn., 15,16; 44,16; Es., 20,5; 28,38; 28,43; 34,7).
Es. 34,7 è particolarmente interessante poiché dice: "Farò ricadere il peccato dei padri sui figli", concetto in contraddizione con il resto delle prescrizioni della Torà, poiché è scritto: "Non metterai a morte il padre per il peccato del figlio, e non metterai a morte il figlio per il peccato del padre. Ognuno sarà messo a morte per il suo peccato (CH -T -')" (Deut., 24,16). Ma mentre in Es., 34,7 è adoperato 'A -VO - N, in Deut 24,16 è adoperato CH - T -'. Sembra che A - VO - N non sia un peccato misurabile e quindi espiabile, bensì un'empietà non espiabile che si trasmette di generazione in generazione.
Una entità non misurabile è un’entità di cui si siano persi i riferimenti percettivi, probabilmente perché si sono dissolti nella notte dei tempi o sia protetta da meccanismi psichici di diniego, poiché la presa di coscienza dell’accaduto è talmente ansiogena, da preferire l’oblio o il misconoscimento alla elaborazione (comprensione - vincolamento - neutralizzazione).
Analizzando le citazioni bibliche possiamo avanzare l’ipotesi che il peccato fosse stato esclusivamente un peccato contro dio e l'infrazione di un tabù, legata al corpo stesso del dio. Questo peccato poteva essere espiato solo con la morte. Più tardi, al posto della morte, in certi casi fu concesso di sacrificare un ariete , come nel caso del sacrificio di Isacco che fu sostituito da quello di un ariete. L'ariete rappresenta anche il dio stesso e quindi il sacrificio allude anche all'oggetto contro il quale il peccato era stato commesso, condensando il corpo del peccato e l'espiazione (Iakov Levi, comunicazione personale)

Come è noto, nella parte terminale della sua esistenza Sigmund Freud concentrò le sue energie residue nel tentativo di comprendere la psicologia dei popoli e di individuare la radice universale del senso di colpa: questi sforzi partorirono diversi lavori fondamentali uniti da un costante filo associativo che, partendo da “Totem e Tabù” (1912-13), passa per “Psicologia delle masse ed analisi dell’Io” (1921) per giungere a “L’uomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi” (1934-38).

Freud accoglie le ipotesi del 1874 di Darwin sull’esistenza dell’orda primordiale: secondo la quale, in tempi antichissimi, esisteva un tipo di organizzazione sociale, denominata "Orda primordiale", in cui gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi, sui quali dominava un uomo forte, violento e geloso che si appropriava di tutte le donne, con le quali giaceva e procreava, tenendole lontane dai propri figli e dagli altri giovani maschi, che sovente, quando minacciavano la sua dominanza, evirava. Lo stesso Freud ipotizzò che il ripetersi lungo il cammino evolutivo dell'essere umano di tali avvenimenti traumatici lasciasse nell'individuo una traccia mnestica in cui l'originario avvenimento, realmente consumato, fosse sostituito da rappresentazioni e fantasie inconsce (Psicologia delle masse e analisi dell'io 1921 - L'uomo Mosè e la religione monoteistica, 1934-38).
Ad esempio è solo in base a questa ipotesi che possiamo spiegare il perché, al giorno d’oggi, dopo un periodo di migliaia di anni in cui non si pratica più la castrazione reale dei figli, come, secondo l’ipotesi di Darwin veniva realizzata nell’orda primordiale, i contenuti inconsci che affiorano, nel corso del lavoro analitico, in individui di ogni razza, cultura e credo religioso, siano proprio quelli di un vissuto autentico di castrazione.
Una castrazione talmente potente fantasmaticamente che molti analizzati di sesso maschile, una volta condotta a termine una psicoanalisi, esprimono spesso commenti del tipo: ”Dottore, credo che il mio pene sia cresciuto enormemente in questi ultimi mesi: è possibile?” - oppure -”Ieri, casualmente ho osservato il pene di mio padre nel suo letto d’ospedale: non è così gigantesco come l’avevo sempre visto!”.
Come ricorda Freud “Se studiamo le reazioni ai traumi del bambino piccolo, siamo spesso sorpresi di trovare che esse non si attengono strettamente all’effettiva esperienza individuale, ma si allontanano da essa in una maniera che si adatta assai meglio al modello di un evento filogenetico e che, in modo del tutto generale, si spiega solamente mediante un suo influsso” (Sigmund Freud, L’uomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi, 1934-38, Opere, Vol. 11, Boringhieri, Torino, 1975).
Freud studiò a fondo il totemismo, un sistema di organizzazione sociale, esistente, agli albori della civiltà in ogni continente.
Un totem è una categoria di oggetti materiali verso i quali il selvaggio testimonia un rispetto superstizioso perché crede che esista tra la propria persona ed il totem un profondo e particolarissimo rapporto. Possiamo distinguere almeno tre tipi di totem: 1) il totem del clan, che appartiene a un intero clan e si trasmette ereditariamente da una generazione all'altra; 2) il totem del sesso, che appartiene a tutti i maschi o a tutte le femmine dì una tribù, con esclusione in entrambi i casi dell'altro sesso; 3) il totem individuale, che appartiene a una singola persona e non si trasmette ai suoi discendenti. Il clan si attende dal suo totem protezione e riguardi.
L'aspetto sociale del totemismo si esprime anzitutto in un comandamento rigorosamente osservato e in una restrizione imponente. i membri di un clan totemico si percepiscono come fratelli e sorelle (anche se biologicamente possono anche non esserlo), in dovere di aiutarsi reciprocamente e di proteggersi a vicenda.
La restrizione tabù che corrisponde a ciò consiste nel divieto imposto ai membri di uno stesso clan totemico di sposarsi tra loro e di avere un qualsiasi rapporto sessuale all'interno del clan (quindi un tabù incestuoso particolarmente ampio e potente).
Se si vuole giungere a caratterizzare il totemismo originario, emergono i seguenti tratti essenziali: Tutti i totem erano in origine animali, ed erano considerati gli antenati delle singole tribù. Il totem si ereditava soltanto per linea materna. Era proibito uccidere il totem. Era proibito ai membri di uno stesso clan totemico avere rapporti sessuali tra loro.
il rapporto tra bambino e animale è molto simile a quello tra uomo primitivo e animale. Nell'eccellente intesa tra bambino e animale compare non di rado un singolare elemento di disturbo. Il bambino comincia improvvisamente a temere una determinata specie di animali e a proteggersi dal contatto o dalla vista di tutti gli individui appartenenti a quella specie: sono le famose zoofobie infantili, talmente diffuse, diremo universalmente, poiché qualora non dovessero appalesarsi clinicamente, i loro equivalenti sarebbero ben evidenti in sogni d’angoscia con animali, da essere considerate fasi fisiologiche di transizione del processo di maturazione dello psichismo.
Il manifestarsi della fobia per gli animali è semplicemente dovuto a uno spostamento sugli animali della paura nutrita verso i genitori. L'analisi mostra le vie associative, sia quelle dense di significato sia quelle casuali, lungo le quali procede questo spostamento. Si può dire che nelle zoofobie infantili riappaiono, volti al negativo, alcuni tratti caratteristici del totemismo: sono gli animali che si rivoltano e ci minacciano. Per la nota legge del taglione “verrà fatto a te ciò che hai fatto ad altri”. Se l'animale totemico è il padre, i due comandamenti fondamentali del totemismo, le due prescrizioni tabù che ne costituiscono il nucleo - non uccidere il totem e non aver rapporti sessuali con una donna appartenente allo stesso totem - coincidono quanto a contenuto con i due delitti di Edipo, che uccise il padre e prese in moglie la madre, e con i due desideri primordiali del bambino, la cui insufficiente rimozione o il cui ridestarsi formano il nucleo universale di tutte le psiconevrosi. L'uccisione sacramentale e la consumazione collettiva dell'animale totemico, altrimenti proibito, è un elemento importante della religione totemica.
La festa è un eccesso permesso, anzi offerto, l'infrazione solenne di un divieto.
L'eccesso è nella natura stessa della festa; l'umore festoso è provocato dalla libertà di fare proprio ciò che solitamente è severamente proibito. I membri del clan, consumando il totem, si santificano.
La psicoanalisi ci ha rivelato che l'animale totemico è realmente il sostituto del padre: si accordano con questa scoperta la profonda ambivalenza rituale che si accompagna alla festività: credo non possa sfuggire a nessuno che a Pasqua si mangi l’agnello, quello stesso “Agnello di dio che toglie i peccati del mondo” che poi è il Cristo sacrificatosi, che è per ripetizione, di nuovo stato sacrificato in vece del padre.
L'uccisione dell'animale, altrimenti proibita, assurge a occasione festosa, e tuttavia l'animale viene ucciso e addirittura compianto. L'antico pasto totemico ricorre ai nostri giorni nella forma originaria del sacrificio.
Si suppone che lo stesso dio fosse l'animale totemico, poi, in epoca successiva, l'animale perde la sua sacralità e il sacrificio la relazione con la festa totemica: diventa una semplice offerta alla divinità, un'autorinuncia a favore del dio. Possiamo seguire attraverso i tempi l'identità del pasto totemico col sacrificio animale, col sacrificio degli dei umani incarnati e con l'Eucarestia cristiana e riconoscere in tutte queste solennità la conseguenza del crimine che ha tanto oppresso gli uomini, e del quale tuttavia essi dovettero andare così superbi. Ma la comunione cristiana è in fondo una nuova eliminazione del padre, una ripetizione dell'azione da espiare.

Ed ora possiamo giungere ai nostri famosi sette peccati capitali.
Essi sono:

- 1 - la superbia
- 2 - l’avarizia
- 3 - la lussuria
- 4 - l’ira
- 5 - la gola
- 6 - l’invidia
- 7 - l’accidia.


Questo è l’ordine con il quale essi vengono ritualizzati. Non sappiamo se la sequenza sia sempre stata questa, ma essa è veramente suggestiva per la tesi che sto esponendo.
Il proscenio è occupato da un piccolo gruppo di esseri umani che vivono in branco, come accade per altre specie in cui vige un’organizzazione sociale. Su di loro domina un maschio tirannico e dispotico che è sollevato dalle fatiche del raccogliere e del cacciare. Giace con le donne dell’orda che tiene tutte per sé: uccide i giovani maschi che osano sfidare la sua leadership.
E’ il superbo (dal lat. superbus, da un più antico superbhos, da super ed un secondo elemento, il tema bho, dalla radice indoeuropea bhewe (= germogliare, crescere), quindi =
Colui che sta sopra coloro che devono crescere.
Come osserva Freud: “I singoli componenti la massa (l’orda) erano soggetti a legami, allora come lo sono oggi, ma il padre dell’orda primordiale era libero. Pur essendo egli isolato, i suoi atti intellettuali erano liberi ed autonomi, la sua volontà non aveva bisogno di essere rafforzata da quella degli altri. Per conseguenza noi supponiamo che il suo Io fosse scarsamente legato libidicamente, che non amasse nessuno all’infuori di sé medesimo e che amasse gli altri solo se e in quanto servivano ai suoi bisogni. Il suo Io non cedeva agli oggetti nulla che non fosse strettamente indispensabile”. (S. Freud, Psicologia delle masse e analisi dell’Io, 1921)

Egli, aggiungo io,tiene per sé i beni più ambiti, le donne, reclama a sé il raccolto ed il primo morso alla cacciagione: l’avarizia.
E’ l’unico dell’orda che abbia libero sfogo alla sua libido genitale: lussuria.
Ha il possesso esclusivo delle donne: può realizzare la potente fusione di pulsioni sessuali e pulsioni dell’Io: lo sfogo libidinale si fonde con la spinta all’eternamento del genoma.
I giovani figli, la torma dei fratelli, può dedicarsi solo alla masturbazione o all’accoppiamento omosessuale e sarà proprio l’alleanza omosessuale dei fratelli che darà al branco dei giovani l’ardire di sfidare il padre.
Ecco l’ira, il dispiegamento della furia omicida.
Il parricidio viene compiuto ma i figli non si fermano qui: mangiano e godono oralmente del corpo del padre per incorporarne la potenza fallica: la gola.
E’ molto probabile che dal pasto totemico fossero escluse le donne dell’orda: è noto come in tutte le popolazioni primitive, e non solo in quelle (basta pensare al sacerdozio cristiano) le donne fossero tenute fuori dal rituale religioso. D’altra parte, ai tempi attuali la donna ha accesso alla dispensa di tutti i sacramenti tranne uno, quello fondamentale, la Comunione, il mangiare rituale del corpo del Cristo figlio e padre, cioè è esclusa dal pasto totemico, dunque dal possesso della potenza fallica paterna: invidia.
Dopo il baccanale rituale subentra la stasi ed il crogiolarsi nei piaceri del tedio dei nuovi privilegi: l’accidia.

Ma perché i peccati capitali sono sette? I comportamenti antisociali sono ben più numerosi, ed alcuni, potenzialmente eversivi, come l’inclinazione al furto.
Qui entriamo nel regno del rituale.
Come ci ricordano Iakov Levi e Luigi Previdi ne “
II numeri sacri e il loro simbolismo” “Il numero sacro degli Ebrei, che ricorre senza fine, è il numero sette.
Si comincia dalla cosmogonia, in cui Dio completa la sua creazione in sette giorni.
Poi Noè vene comandato di portare nell’arca sette paia di ogni animale mondo e sette paia di ogni uccello mondo, «perché tra sette giorni farò piovere sulla terra... e dopo sette giorni le acque del diluvio furono sopra la terra.» (Gn.7, 2-10).
Tra la prima volta che Noè manda fuori dell’arca la colomba al secondo tentativo passarono sette giorni, e così tra il secondo tentativo e il terzo (Gn.8, 10).
Quando Abramo conclude un patto con Abimelech: «Abramo mise in disparte sette agnelle del gregge, Abimelech disse ad Abramo: «Che significano quelle sette agnelle che hai messo in disparte?. Rispose: «Tu accetterai queste sette agnelle dalla mia mano, perché ciò mi valga da testimonianza...» (Gn.21,28-30).
E nel contesto dello stesso racconto: “Per questo quel luogo si chiamò Bersabea (Beersheva), perché là fecero giuramento tutti e due” (21,31).
In ebraico beer vuol dire pozzo e sheva vuol dire sette, e la stessa radice sh-v-a’ significa giuramento (Shvua’), quindi sette e giuramento sono la stessa parola.
In un contesto simile alla sacralità connessa al patto e al giuramento, associati al numero sette: “Balaam disse a Balak: “Costruiscimi qui sette altari e preparami qui sette giovenchi e sette arieti” (Num.23,1). Balaam spera di riuscire a maledire i figli d’Israele esorcizzando la loro potenza attraverso la forza magica del numero sette.

Ecco un fatto molto importante: il sette significa patto e giuramento.
L’ipotesi finale di Freud è che i parricidi fossero al fine schiacciati dal tremendo senso di colpa di aver ucciso il padre, leit motiv delle tragedie di tutti i continenti ed abbiano giurato a se stessi, suggellato un patto sacro, che ciò non dovesse più ripetersi. Il padre ucciso tornava ben più potente di prima: ora diveniva Dio padre cui i figli devono cieca obbedienza. Il parricidio è il peccato originale e quest’ultimo, non a caso, è un parricidio mascherato: i figli di Dio cercano di prendere il suo posto, commettendo un peccato di Superbia: vogliono mangiare il frutto dell’albero della Conoscenza, cioè prendere il posto di Dio.
La vicenda del parricidio dell’orda è d’altra parte già rappresentata nella genesi di Satana: Lucifero, o Satana, condusse un altro gruppo di angeli a ribellarsi contro Dio, molto prima della stessa caduta di Adamo ed Eva. Sebbene fosse stato creato perfetto (difatti alla creazione tutto era “molto buono”, Ge. 1:26), Satana si ribellò contro Dio pensando di prevalere.
In Genesi 3, quando Eva fu tentata, Satana, sedusse Eva dicendole: “DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno e sarete come DIO, conoscendo il bene e il male” (Ge. 3:5). Mi pare qui assolutamente trasparente il fatto che il vero frutto della conoscenza fosse Dio stesso.

Non solo: il numero sette è legato al concetto di riti di espiazione e purificazione.
Come sottolinea ancora Levi ci sono innumerevoli esempi nelle Scritture che il numero sette sia legato al tabù del toccare, ma il tabù più importante evidenziato dallo psicostorico di Tel Aviv è per me quello dei morti: «Chi avrà toccato un cadavere umano sarà immondo per sette giorni» (Nm.19,11).
Toccato, dice... pensate averne divorate le carni...

E’ stata compiuta una formidabile opera di condensazione, di spostamento, di suddivisione perché si perdessero i legami con l’Evento fondante di ogni religione: il parricidio, il pasto totemico, il patto dei fratelli, la creazione del Rito, la genesi del Peccato: i sette peccati capitali sono solo uno: l’uccisione del Capo.

 

 
 
 

evanescence..colpisce ancora!!!!

Post n°166 pubblicato il 16 Maggio 2007 da punkim

» Call Me When You're Sober «

Don't cry to me
If you loved me
You would be here with me
You want me
Come find me
Make up your mind

Should have let you fall
Lose it all
So maybe you can remember yourself
Can't keep believing we're only deceiving ourselves
And I'm sick of the lie
And you're too late

Don't cry to me
If you loved me
You would be here with me
You want me
Come find me
Make up your mind

Couldn't take the blame
Sick with shame
Must be exhausting to lose your own game
Selfishly hated
No wonder you're jaded
You can't play the victim this time
And you're too late

So don't cry to me
If you loved me
You would be here with me
You want me
Come find me
Make up your mind

You never call me when you're sober
You only want it cause it's over - It's over
How could I have burned paradise
How could I - You were never mine

So don't cry to me
If you loved me
You would be here with me
Don't lie to me
Just get your things
I've made up your mind

 
 
 

Post N° 165

Post n°165 pubblicato il 12 Maggio 2007 da punkim

» Lithium «

Lithium- don't want to lock me up inside
Lithium- don't want to forget how it feels without
Lithium- I want to stay in love with my sorrow
Oh but God I want to let it go

Come to bed, don't make me sleep alone
Couldn't hide the emptiness you let it show
Never wanted it to be so cold
Just didn't drink enough to say you love me

I can't hold on to me
Wonder what's wrong with me

Lithium- don't want to lock me up inside
Lithium- don't want to forget how it feels without
Lithium- I want to stay in love with my sorrow

Don't want to let it lay me down this time
Drown my will to fly
Here in the darkness I know myself
Can't break free until I let it go
Let me go

Darling, I forgive you after all
Anything is better than to be alone
And in the end I guess I had to fall
Always find my place among the ashes

I can't hold on to me
Wonder what's wrong with me

Lithium- don't want to lock me up inside
Lithium- don't want to forget how it feels without
Lithium- I want to stay in love with my sorrow
Oh but God I want to let it go

 
 
 

Post N° 164

Post n°164 pubblicato il 27 Aprile 2007 da loziocapo

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miaaaaaoooooooo nessuno osa sfidarmi...

 
 
 

libro stupendo ...ieieieie!

Post n°163 pubblicato il 24 Aprile 2007 da punkim

La confraternita di Yoor

Una nuova saga fantasy dalla Germania: Il mondo delle caverne
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La Germania è diventato un ottimo serbatoio di scrittori del genere fantasy. Il Gruppo Editoriale Armenia ci presenta Harald Evers, con il romanzo La confraternita di Yoor, primo volume della saga Il mondo delle Caverne.

 

Harald Evers è nato a Monaco di Baviera nel 1957, è autore di giochi per computer e di romanzi. Inizia già da giovane con la macchina da scrivere del padre, ma la strada per diventare un autore completo passa per il settore dei giochi per computer. Pubblica quindi con la casa Software 2000 i giochi d’avventura Hexuma (Stregoneria), Die Kathedrale (La Cattedrale), Das Stundenglas (l’Ora di vetro), e il gioco interattivo Die Höhlenwelt-Saga — Der Leuchtende Kristall (la Saga del Mondo delle Caverne — Il Cristallo luminoso).

 

I giochi hanno molto successo, e vengono anche tradotti in inglese. Il secondo gioco, La Cattedrale, in particolare, fa furore, tanto che si comincia a pensare di trasporlo in romanzo;

a passare su carta stampata tocca poi invece a Die Höhlenwelt-Saga (la Saga del mondo delle Caverne), della quale questo La confraternita di Yoor (Die Bruderschaft von Yoor) è il primo capitolo. Con questo romanzo, pubblicato nel 2001, Evers diviene un autore di successo, e la saga oggi sta per raggiungere i dodici volumi.

 

Attualmente l’autore ha in lavorazione i seguenti romanzi:

Das 7. Buch der Schatten (il Settimo libro delle ombre) in collaborazione con Kamelot (pubblicazione prevista per la fine del 2006)

I volumi dal nove al dodici della Saga del mondo delle Caverne (pubblicazione prevista per gennaio 2007)

Der Milliardenmörder, il quarto volume della serie Perry Rhodan (anche questo previsto per gennaio 2007)

 

Ora diamo un'occhiata alla trama del romanzo La confraternita di Yoor:

 

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Harald Evers

"Da oriente un'oscura minaccia incombe sul Mondo delle caverne, la parte abitata e conosciuta di un continente molto vasto e scosso da potentissime e distruttive forze magiche. La giovane protagonista, Leandra, un'apprendista maga, la sera prima del suo noviziato, è testimone di un brutale assassinio davanti all'Asgard, luogo sacro per tutti i maghi, e quindi protetto da ogni violenza e orrore. La visione dell'efferato delitto, accompagnato dalla rinascita di forze magiche proibite da secoli, insospettiscono sia Leandra sia Munuel, suo mentore e saggio amico, e mettono in guardia l'intera Gilda dei maghi di Salvagor, capitale della regione meridionale del Mondo delle caverne. Si decide allora di indagare, nella speranza di scoprire il mandante dell'omicidio, oltre che dell'assassinio del maestro di magia Lakorta, ucciso proprio a Salvagor. Una serie di coincidenze e la sensazione che qualcosa di arcano e malvagio si stia diffondendo nel mondo fanno sì che Munuel e Leandra inizino la loro missione per sconfiggere colui che manipola la magia."

 
 
 
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