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Post n°12 pubblicato il 26 Settembre 2011 da thebrowndessert
Chiacchierando con la mia collega d'ufficio, ci scambiavamo le nostre ultime sbadataggini. Niente di preoccupante, semplici dimenticanze, del tipo pantofola nel frigo, invece che nella scarpiera. Le sbadataggini hanno però una valenza, Freud le classificava e ne evidenziava la loro rilevanza psicologica. Sono atti mancati, segnali che la mente trasmette, più o meno consciamente, per mandarci dei messaggi chiari ed inequivocabili: fermati. Le sbadataggini ormai caratterizzano il nostro quotidiano, dimentichiamo parole, chiavi, nomi e date importanti. In alcuni casi sono simpaticamente bizzarre e suscitano la nostra ed altrui ilarità. Quante volte cerchiamo qualcosa che abbiamo indosso oppure è lì proprio sotto il naso, ma non la vediamo? Nei casi più gravi, e sottolineo gravi, le nostre sbadataggini possono mettere in serio pericolo la nostra sicurezza e quella delle persone che amiamo. In un contesto sociale che ci vuole estremamente perfomanti, può succedere che qualcosa s'inceppi e vada storto. Per usare un termine informatico, è sufficiente scaricare un download e ripartire più spediti di prima, avendo nuove istruzioni su come risolvere qualsiasi nostra incombenza quotidiana. Ma troppi aggiornamenti si accumulano nella mente e la naturale elaborazione dei dati che ci consente di scremare le cose idiote da quelle importanti s'inceppa. E' necessario resettare, continuando con la terminologia informatica, oppure, con un termine caro ai filosofi, fare tabula rasa, ovvero ripulire la nostra tavoletta - la mente - riscrivendo tutte le informazioni che sono utili alla nostra sopravvivenza. Sopravvivenza nella nostra esistenza sociale, nel privato, nell'intimità più profonda del nostro essere, vuol dire, essere in grado di ottimizzare le richieste che ci vengono continuamente fatte in ogni ambito del nostro essere ed agire. Ma come resettare? E, soprattutto, quando ci rendiamo conto di avere resettato bene? Le tecniche sono numerose e in diverse discipline, soprattutto in quelle meditative è possibile raggiungere l'obiettivo prefissato. La preghiera è un ottimo sistema per purificare la mente dai pensieri nocivi, è un modo catartico, quindi purificante, per ritrovare se stessi. Ognuno di noi può trovare il sistema ed adottare le misure più confacenti al nostro stile di vita. Anche la scrittura aiuta in tal senso. Anche semplicemente trascrivendo - tipo lista della spesa - le cose importanti, le meno importanti e le cose che vorremmo fare per sentirci realizzati. Con un pò di esercizio, la mente si libererà di impegni improrogabili che non hanno nessun valore nel nostro cuore. Fermiamoci a riflettere su questo, per capire che cosa siamo e cosa vogliamo essere ancora. Una mente libera, ma pensante, non subisce passivamente nessun altro messaggio fuorviante, subliminato da menzogne edulcorate dalla pubblicità, dalla ricerca frenetica dello status symbol. Una mente libera accoglie solo ciò che è necessario e possa gratificarci intensamente. Fermiamoci a riflettere, visitiamo dei luoghi dove la sofferenza fisica non ha devastato la speranza di un futuro migliore. Scopriamo che quello che ci sta intorno è immensamente prezioso e a portata di mano. Cosa c'è di più purificante del sorriso amorevole di nostro figlio o della persona che amiamo? Niente. Ricordiamolo tra una sbadataggine e l’altra. |
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