- “Ciruzzo, passiamo all’ultima domanda dell’esame: dimmi un po’ la definizione del nostro paese!”
- “Mah, signora maestra…esistono molte definizioni del nostro paese, è troppo difficile trovarne una che possa essere esaustiva di tutti gli aspetti….però…però…ecco : forse una che li riassume un po’ tutti c’è!”
- “Allora dicci, caro Ciruzzo…”
- “Semplice signora maestra : Repubblica burocratica fondata sulle disfunzioni e sui controsensi, con diritto di vita decorosa a pagamento, facendo però attenzione a non superare i limiti consentiti dalla legge, i quali sono controllati dal sofisticato sistema Tutor che indica lo stato di ricchezza della gente, altrimenti si rischiano pesanti sanzioni ed il decurtamento di qualche punticino dalla patente di vita; e se poi ti fai trovare in ufficio con un tasso alcolemico più elevato dal consentito, ti fanno l’etilometro e puoi rischiare così che ritirino lo scalone sociale e tu non vada più in pensione per il resto della vita”.
Segue un momento di silenzio, con sguardo atterrito di tutta la commissione.
Sono le 11.55 di una stanca mattina di Giugno, e Ciruzzo è l’ultimo bambino della 5a “C” ad essere interrogato nell’esame per superare le scuole elementari.
Il professor Cattozzo, preside della scuola, inarca le sopracciglia in un’espressione di stupore fin troppo evidente, e cerca di capire meglio.
- “Senti un po’, caro Ciruzzo, come sarebbe a dire? Repubblica burocratica?...” e senza neppur finire la sua domanda, viene interrotto dal giovinotto che ribatte :
- “Signor preside, burocratica perché per poter presentarmi a fare quest’esame ho dovuto aspettare ben cinque anni nei quali ho riempito quaderni e quaderni di frasi, numeri ed operazioni! Anche la mia mamma, quando va in posta, oppure negli uffici del comune o magari a prenotare una visita all’ospedale, mi dice sempre che per ottenere una risposta deve riempire migliaia di fogli e poi aspettare pazientemente mesi e mesi se non anni, proprio come me qui a scuola! Non è forse la stessa cosa?Solo che a lei, poi, non le fanno l’esame come a me”.
- “Vedi figliolo”, riprende il preside, “in quello che dici c’è un pochino di confusione…eehhmmm…e comunque non può certo essere paragonato alla scuola. Quì tu impari la matematica, l’italiano, la cultura, così ti formi per diventare un uomo maturo…” e, detto questo, subito viene nuovamente interrotto dal vispo ragazzetto:
- “Ahhh…adesso capisco cosa significa togliere lo scalone : lo tirano via per farti cadere, così poi diventi maturo, proprio come succede ad un frutto che casca dalla pianta vero?!”.
Riprende subito la maestra, per cercare di spiegare meglio al giovane :
- “Ciruzzo, no, lo scalone serve per un’altra cosa, è per la pensione quando sarai vecchio!”.
- “Ma signora maestra, perché solo quando sarò vecchio? La mia zia Addolorata in pensione ci è andata dopo 15 anni di lavoro; era bidella proprio in questa scuola! Adesso è ancora giovane, va al mare tutti i mesi e prende il sole, oltre che a tanti bei soldini che utilizza in molti modi. Il mio papà, invece, deve chiederle sempre i prestiti, perché ha lavorato 40 anni in una fabbrica che fondeva il ferro ed adesso ha sempre la tosse e non può mai darmi neppure la mancia alla domenica, però spera che le cose miglioreranno”.
- “Sei molto prespicace e positivo giovanotto”, soggiunge il preside Cattozzo.
- “Merito del nostro vicino di casa è un uomo importante, lavora nel parlamento ed è sempre vestito bene; lui ha detto al mio papà che si impegnerà tanto tanto tanto in prima persona per cercare di migliorargli la vita con delle leggi nuove”.
Ed il preside Cattozzo : - “Ah davvero?? Il tuo papà ha un amico politico? Non è che me lo potrebbe far conoscere percaso?Sai…”
- “Che bello sarebbe signor preside! Solo che al momento anche lui sta vivendo un periodo difficile : dice che gli stanno togliendo la possibilità di avere il vitalizio, e poi anche di andare gratis al ristorante, allo stadio, al cinema, insieme a tutta la famiglia. Come faranno a sopravvivere? Speriamo che non si ammalino tutti con la tosse, come il mio papà”.
- “Ma guarda un po’…”, soggiunge la maestra, quasi indispettita, “se si ammaleranno di tosse, compreranno le medicine per curarsi noh!”.
- “Signora maestra, ha proprio ragione! E poi, adesso, le medicine le vendono anche i cinesi che abitano nel mio quartiere, quindi è più facile trovarle”.
- “Mah, chi lo può dire…piuttosto, è come cercare l’ago in un pagliaio caro Ciruzzo”.
- “Facile signora maestra: basta appiccare il fuoco e bruciare tutta la paglia, come fanno in questi giorni un po’ in tutta Italia noh! Alla fine, l’ago salta fuori, vedrà!”
E la maestra, quasi imbarazzata, ribatte balbettando :
- “Ma…Ciruzzo, cosa dici? E poi, per spegnere questi incendi, ci sono fior di volontari che si impegnano e devono pedalare mica da scherzi sai….”.
- “E speriamo che almeno loro non siano dopati, allora!”, aggiunge l’arguto Ciruzzo con l’innocenza propria di un bambino.
Ed il preside, constatato lo stato del suo sapere, esclama a gran voce :
- “Bravo Ciruzzo, 10 +, relazione perfetta e dettagliata sullo stato delle cose nel nostro paese! Promosso!”
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il 06/09/2016 alle 13:52
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