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Il carroccio del vincitore

Post n°53 pubblicato il 22 Aprile 2008 da sunking77
 

DI MARCO TRAVAGLIO

Proseguono i salti sul carro, anzi sul Carroccio del vincitore. Ieri è stata la volta di Angelo Panebianco, estasiato dalla “classe dirigente locale” della Lega, “giovani amministratori spesso abili e capaci”. Pensava probabilmente a quel tenero virgulto di Gentilizi, prosindaco di Treviso, celebre per l’ordinanza che sradicava le panchine per evitare vi si sedessero “i negri”.

Anche il Riformatorio di Polito, nel suo piccolo, invita il Pd a schierarsi con Pdl e Lega: guai a fare opposizione, men che meno “in piazza”. Meglio arrendersi subito. Consegnarsi con le braccia alzate. L’ideale sarebbe confluire nel Pdl, per semplificare ulteriormente il quadro politico. E’ interessante questa new wawe dell’eterno conformismo italiota: si parte fingendo di spiegare la vittoria di Berlusconi e Bossi, e si finisce dopo tre righe a sostenere che, siccome hanno vinto, hanno ragione su tutto. Qualunque cosa abbian detto, dicano o diranno, è giusta e sacrosanta. Perché “hanno preso i voti”.

E’ il teorema di Massimo Giannini: la vittoria è un “condono tombale sui processi e sul conflitto d’interessi”. Tesi foriera di appassionanti sviluppi. Se, puta caso, un leghista incontra un marocchino e gli fracassa il cranio a legnate, potrà giustificarsi così: “Di che ti lamenti, negher: non lo sai che ho avuto i voti e posso fare quello che voglio?”. Se un fascistello incontrasse una bella ragazza e decidesse di stuprarla lì, su due piedi, potrebbe zittirla citando qualche dotto editoriale: “Abbiamo vinto, dunque abbiamo ragione. A prescindere”.

In fondo è quel che sta accadendo dalle parti del Cainano, che negli ultimi cinque giorni ha trovato il modo di occuparsi due volte di Annozero (“Santoro e Travaglio continuano a fare un uso criminoso della tv pubblica, qualcosa che in una moderna democrazia non si dovrebbe permettere”) e due volte de l’Unità (“mi calunnia” andrebbe “dimessa”). Ma diversamente da quando gli editti bulgari provocavano qualche reazione, stavolta non reagisce nessuno. E’ normale: con quei voti può fare ciò che vuole. Anche riprendersi la Rai (peraltro già sua) o cacciare un’altra volta Santoro (per poi dire di essere stato frainteso, perché “io sono l’editore più liberale che sia mai comparso sulla scena, lo diceva anche Montanelli”) o tagliare i viveri a l’Unità. Il diritto al dissenso non è più contemplato. Resta la libertà d’applauso. Almeno al di qua delle Alpi.

Al di là, invece, si continuano a dire cose normali. La commissaria europea Neelie Kroes ha risposto a un’interrogazione degli europarlamentari Catania, Fava, Chiesa, Musacchio, Berlinguer, Napoletano, Frassoni, Agnolotto, Morgantini e Guidoni sul sistema televisivo italiano.

1 – “Il Consiglio di Stato dovrà applicare l’interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia sul risarcimento a Europa7”
2 – Per “la violazione delle direttive” da parte della legge Gasparri, che apre il digitale terrestre solo ai soggetti già presenti sull’analogico, cioè a Rai-Mediaset, “la Commissione ha già intrapreso un’azione per porre fine alle violazioni”: cioè ha denunciato l’Italia alla Corte di Giustizia per farla multare nel caso in cui non smantelli la Gasparri.
3 – la Commissione “controllerà che la decisione della Corte di Giustizia sia pienamente applicata dall’Italia”.

Il punto 3 significa che, mentre il Consiglio di Stato risarcirà Europa7 per la mancata assegnazione delle frequenze occupate da Rete4 (priva di concessione), “l’Italia” – cioè il governo Berlusconi III – dovrà “pienamente applicare la sentenza”; cioè spegnere Rete4, accendere Europa7 e smantellare la Gasparri.

Ora, è improbabile che il tacchino salti spontaneamente nel pentolone di Natale: ergo si preannuncia una bella guerra tra l’Italia e resto d’Europa per salvare la bottega del Cainano. Al quale Fedele Gonfalonieri, dall’assemblea dei soci di Mediaset, ha rivolto un severo monito: Ci auguriamo che il nuovo governo sottrarrà la questione televisiva alla dimensione di arma politica e strumento di ricatto a cui era stata ridotta in questi ultimi due anni”. Oiersilvio Berlusconi, dal canto suo, ha intimato al futuro premier Silvio Berlusconi di “lasciarci lavorare nella normalità”, senza “favoritismi né penalizzazioni”.

Ecco: si levi dalla testa di penalizzare di nuovo Mediaset come l’altra volta con leggi liberticide come il falso in bilancio, le rogatorie, la Cirami, la Cirielli, il lodo Schifani, la Pecorella, la Frattini, la Gasparri e il decreto salva-Rete4. Non correre, papà: a casa c’è qualcuno che ti aspetta

 
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