Creato da sono.gianluca il 12/07/2009

Wind of Change

Scontro o Incontro Finale.

Dopo aver subito un attacco e reagito con una guerra asimmetrica eticamente condotta, ho da poco subito un attacco asimmetrico stavolta non eticamente condotto.

E' una delle tante forme di combattimento.
Non la giudico; non la critico.
La constato.

La scelta delle armi meglio lasciarla agli altri.

E’ un gesto garbato e rispettoso, il mio, questione di indole.

Riconosciutami persino da chi mi ha attaccato.

Di mio, per 4 mesi, ho interpretato Gandhi ed ho combattuto e vinto la mia marcia del sale contro gli Inglesi.

Ora, per una settimana, sempre e solo per 19 e 90, mi hanno attivato la promozione estiva gratuita.

Mi son ritrovato ad essere il Big Boss con Mohamed Atta ed i suoi Skyjackers che si infilzavano nelle mie Twin Towers.

La storia ancora insegna.

Per questo non ho seguito la scia di George W. Bush.

 

Lui ha toppato.

E’ vero che aveva ragione.

Era lui che era stato attaccato no?

Ekkekazzo.

Ma non basta avercela la ragione per giustificare un intervento.

Infatti lui, intervenendo, ha toppato.

Perché ?

Perché non si combatte una guerra asimmetrica con le armi convenzionali.

Chi più di me crede che il Vietcong ed il Pashtun avranno la meglio contro le superpotenze se queste accettano il loro gioco, la loro provocazione?

Ma se non è logico l’intervento convenzionale che si fa?

Le opzioni restano due.

Due sole.

 

La prima.

Per rendere simmetrica una guerra asimmetrica basta combattere con le stesse regole.

Ma “attento”, mi son detto.

Ti stanno tirando dentro un confronto eticamente condotto o si tratta di uno scontro senza regole?
 
Non c'era etica in quello scontro.

Un duello è un tipo di combattimento formalizzato tra due persone.

E’ un combattimento leale che segue regole prestabilite dalle parti e dalle stesse accettate.

Pur essendo un fatto illecito, illegale nella quasi totalità del mondo, se alle parti va bene in un qualche modo v’è sempre stata una sorta di tolleranza sociale per questo, sempre più infrequente, modo di regolare conti.

In un duello le parti non riconoscono alle leggi ordinarie la capacità di essere adeguate alle loro necessità di rivalsa sul contendente.

Sicché una delle parti propone all’altra questa scorciatoia per la soddisfazione del proprio onore o del proprio orgoglio.

E se l’altra accetta, si segue un rito.

 

Rito ove l’odio ha la stessa forza della volontà di lealtà.

Leale e tragico.

Lo si immagina spesso avvenire alla periferia di Parigi, nei secoli passati.

Con i padrini che ti leggono le regole che ti impegni a rispettare, guardando negli occhi chi ti ha sfidato; occhi che detesti tanto da volerli chiuder per sempre.

Tuttavia gli riconosci l’onestà minima di contare dieci passi prima di girarsi e sparare.

Camicia bianca.

Rigorosamente bianca.

Perché sul bianco il rosso risalta.

Lo esigono entrambe le parti questo colore perché concordano che il verdetto debba esser netto.

Limpido.

Perché alla fine uno dei due ne uscirà immacolato e l’altro lordato.

Questi duelli sono giudizi divini; prevedono un condannato ed un assolto; son accettati solo ruoli netti.

 

Sotto due zolle di terra deve finire il perdente mentre l’altro risalirà sulla carrozza a godersi altre due torri, quelle di notre-dame, riavvicinarsi.

Ma non era evidentemente un duello quello.

Osservatolo per un paio di giorni … che era ?

Era un proclama che smentiva se stesso nella conduzione.

Una dichiarazione di intenti dimenticata nello stesso istante in cui veniva scritta.

Un irrefrenabile desiderio di vendetta portato avanti da chi ha dimostrato, nella conduzione, l’intolleranza per il dialogo e l’insofferenza per chi non si allineava.

Avrei centinaia di osservazioni da fare ma mi attengo alla Sua richiesta di Non intervento.

Non perché accetti la proposta di quella sorta di baratto.

Sia ben chiaro che Non ho accettato una proposta che pareva barattare  insabbiamento con silenzio.

Non si stava negoziando perché a quel tavolo di negoziazione mai mi son seduto e questo perché, in realtà, neppure ho percepito di essere stato realmente attaccato.

 

Infine non ho mai sparato a chi guidando un assalto, si accorge di esser solo in mezzo al prato perché le truppe non lo han seguito.

Non perché codarde ma perché realiste.

Fratellanza.

Un termine riferito alla specie umana.

Il corrispondente termine femminile risuona come una chiamata alle armi.

Ma le coalizioni vanno fatte su principi non contro persone.

A meno che queste non siano state ritenute colpevoli con procedimento civile e democratico.

Qui si cercava coesione, al di la dei proclami, per un Processo Sommario.

Di piazza.

Vi era sì un diverso fine, falsamente dichiarato ma non attuato.

La prova sta nel fatto che, per raggiungere quel fine, basta pensarci… semplicemente non servivano quei mezzi.

Quel Fine, in realtà, era un mezzo.

Garanzie sbandierate ma non rispettate.

Tanto che, pur essendo maschere si son volute mascherare doppiamente per parlare.

E quello era il lato pubblico dell’intervento, poi vi era un lato oscuro; svolto nel retrobottega.

Con che mezzi e con che limiti è facile immaginarlo; basta far le proporzioni.

 

Concludo.

Io, senza “etica” non entro nell'arena.

Non entro perché in una guerra così... si va alla baionetta.

Io non considero arma la baionetta.

Non ne ha la nobiltà.

Fioretto, spada e persino sciabola sono armi nobili.

Son quelle che avremmo ritrovato a terra su quel prato della periferia di Parigi dopo che la carrozza se ne fosse andata via.

Son diventate persino sport olimpici.

La Baionetta invece mi pare che sport olimpico non lo sia diventato.

E’ solo sangue.

Ovunque.

Lo detesto.

Uno dei due vince.

Vince per forza.

Ma l'altro ne esce non morto.

No.

 

Ne esce molto più che morto.

Ne esce frantumato.

Ne esce massacrato.


Uno sanguinante e l'altro squartato.

Sono consapevole che ne sarei uscito con alcuni graffi.
O poco di più.

Succede però che non amo far del male.

Soprattutto far male a chi ho, temo sbagliando, apprezzato.


Per questo ho taciuto.

Sì perché questa era, in realtà, la seconda possibilità che avevo.

E non c’era scelta; era l'unica opzione ragionevole.


Se vi fa comodo, diciamo che era l’opzione per salvaguardare me.

 

Se invece capite o quantomeno intuite, era l’unica opzione per salvaguardare chi, comunque, almeno per un po', mi ha fatto provare un po' di emozione.

Nessuna replica qui.

Stavolta non lo chiedo “per favore”.

Stavolta; lo impongo perché era la regola che scrissi nell’ultimo post e che non attuai per pura distrazione.

A quella mi attengo.

Ed a questi pensieri non do la caratura di una “postata”.

Li metto solo in un box; per poi cancellarli in seguito.

Rimuovo, nei commenti, quelli che son addirittura peggio che polemica.

Dopo averceli comunque lasciati tutto il tempo necessario a chi li ha voluti esporre.

Ed anche di più.

Mai moderato.

Mica mi ci metto ora.

Mai imbavagliato nessuno.

Li lascio infatti altrove anche perché qui … che ci sarebbe da aggiungere ?

E se qualcuna ha proprio qualcosa da dirmi …

usasse quel cellulare no?

Mica l’ho cambiato né mi son mai rifiutato di rispondere.

 

 

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Truth or Consequences - 2° di 4

Post n°7 pubblicato il 17 Luglio 2009 da sono.gianluca

Dopo i soldati che c'è ?

Affari Esteri.

Beh, avrei da controllare i confini; capire nuovi equilibri.

Doco dopo ogni pace impari non solo "che hai" ma anche "dove hai" commesso errori durante il conflitto.

Errori banali spesso.

Errori tuoi o forse semplicemente errori interpretativi di altri che, cocciutamente, si son rifiutati di ascolatre con attenzione ciò che dicevi.

A prescindere da chi li ha commessi, sono le prime infezioni che pian piano porteranno, purtroppo, alla successiva guerra.

Nel secolo scorso il secondo grande conflitto doveva molto alla cattiva chiusura del primo.

Per questo, per evitare di ricaderci, ci provarono a far la Conferenza di Jalta.

Fece di fatto nascere le Nazioni Unite; ed in particolare il Consiglio di Sicurezza che tanto ho utilizzato per gioco nel profilo ora e prima.

Fece però nascere anche Dimitri quella conferenza; la guerra fredda ebbe inizio lì.
Ed anche con questa abbiam giocato.

Insomma, tornando al "che fare"... ci sarebbe da gestire relazioni estere, da convertire armate in persone civili, e così via.

Dovrei fare un piano Marshall e caso mai ritrovarmi, tra alcuni mesi, a gestire multinazionali virtuali invece che truppe virtuali.

Sarebbe un bel gioco da un lato;

un'altra sfida interessante forse;

mi ci potrei divertire e voi con me.

Ma mi servirebbe perlomeno un "nemico economico" virtuale.

Che stavolta non c'è.

Ed a me non va di giocare a scacchi da solo.

Ecco.

Questa è la situazione.

Quindi debbo fare una scelta.

Una vita che ne faccio nel reale, come voi no? come tutti.

Mesi che ne faccio nel virtuale.

Sì perchè qui, da Marzo, tutte le sere la domanda era: "mmm... è successo questo; ora che faccio ?"

Un quiz ogni pochi giorni.

Tante incertezze con però, ben chiaro, il fine.

Se hai un obiettivo, se oltretutto hai ragione...

datti una "mission" dicono nei manuali,

costruisciti una strategia,

aggiustala alla bisogna,

non fartici tirar troppo dentro,

obiettivi chiari e semplici,

ricordati sempre che è un gioco,

e se sei capace,

se sei tenace...

beh... vedrai che è relativamente facile arrivarci in fondo.

Ma ora la situazione è più complessa rispetto a prima.

E la scelta da fare sarebbe conseguentemente più complicata.

Mentre pensavo a questa situazione mi è tornato alla mente un giorno d'inizio agosto di fine anni 80; non ero ancora trentenne.

Da El Paso ad Albuquerque saranno 500 kilometri che è meglio fare rispettando i limiti, se ci tieni a non rovinarti l'estate, il tutto solo per arrivare 10 minuti prima.

In quella situazione, col cruise control a 65 miglia orarie,impegnato a non addormentarti visto che il paesaggio, in quelle zone, spesso rimane immobile nonostante sian 2 ore che guidi, almeno una sosta la devi fare e la faresti a metà strada perchè questo vuole la logica.

Se poi, proprio a metà strada, leggi che esiste Truth or Consequences; un paesino di meno di 8.000 anime con questo nome stranissimo... beh fai come tanti; fai come tutti quelli che passan di lì da turisti.

Ti vien naturale di pensare, visto che tanto devi pur far benzina, bere e far pipì, che quello è il posto più adatto a sbrigar le tre questioni.

Dopo poco scoprii che, se fossi passato di lì 40 anni prima, beh... di certo non mi sarei fermato in un posto che, come decine e decine di altri posti in USA, si chiamava Hot Spring.

Il gestore della pompa di una delle sette sorelle che rifocillò la mia auto e consentì il riassetto idrico del mio corpo, mentre appoggiava la mia carta di credito in quell'aggeggio di plastica che allora si usava per gestire le transazioni di moneta virtuale, accese da solo il disco della spiegazione.

Era evidente che lui, dal mio accento, avesse dedotto che ero italiano.

Sicchè, dopo avermi detto che pure il nonno di suo padre lo era, iniziò a spiegarmi la ragione del nome di quel posto; tanto lo sapeva che la domanda gli sarebbe arrivata; giocò d'anticipo.

Seppi così che quel paesino insignificante, prese il nome di una trasmissione di grandissimo successo che prima fu radiofonica e poi televisiva.

Una trasmissione che ebbe un successo come, qui in Italia, lo ebbe e lo ha "La corrida" che molti anni fa era trasmessa da RADIO DUE la domenica mattina mentre ora, condotta da Jerry Scotti, va in video su Mediaset al Sabato o alla Domenica sera: quale dei due giorni non lo ricordo perchè non seguo.

Parlava del conduttore, quel simpatico gestore, un certo Ralph Edwards.

Ne parlava come qui, in Italia, ora, parleremmo di Fiorello.

Mi spiegò, se ricordo bene, se compresi bene, che nel quiz alle domande o ci azzeccavi (truth) oppure ne pagavi le conseguenze (consequences) che altro non erano se non  "penitenze" imbarazzanti.

Ci abbiam giocato tutti da bambini: "Dire, Fare, Baciare, Lettera o Testamento".

Non lo ascoltai con molta attenzione;
mi sembrava una cazzata.

Si, una cazzata il posto ed altrettanta cazzata la trasmissione.

Sinceramente, osservando il nulla esistente dopo il cartello "Welcome to Truth or Consequences", pensai solo che forse mi sarei potuto fermare in un posto migliore.

Ora però quell' episodio, quei 15 minuti della mia vita che ritenevo sepolti e dimenticati, mi son tornati alla mente.

"O c'azzecchi o ti fotti" ho pensato ed una tenue scarica elettrica deve aver percorso alcune miliardate di neuroni e sinapsi del mio cervello sino a recuperare, nella zona dedicata ai ricordi, quel lontano episodio.

Forse perchè, per abitudine indotta dal lavoro, a forza di sorbirmi siti, manuali ed acromimi in inglese e tradurli al volo, il mio cervello ha usato il traduttore dal volgare all'inglese e quello ne è uscito.

Quindi per non "fottermi", dovendone subir le "consequences", tornando a sono.gianluca, si tratterebbe, perlomeno, di definire una nuova mission.

Capire dove andare.

Fare Reverse-Engineering è un'arte ed in questo caso, per capire dove andare, bisogna iniziare da dove ci si trova ora.

Io ho sempre detto che ero un "Bannato per Sbaglio"...

Beh la conseguenza è solo una;

La conseguenza è che ora, con me sbannato, lo sbaglio è solo uno;

Lo sbaglio è che io ci sia.

 

 
 
 
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