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Diario sulla vita

Creato da amanda75n il 28/03/2009

 

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CD4

Post n°22 pubblicato il 05 Maggio 2009 da amanda75n

CD4

La glicoproteina CD4 è una proteina transmembrana di 55 kDa presente su Linfociti T appunto detti CD4 + o Helper. Riconosce il complesso TCR-MHC di classe II ed è necessario insieme al CD3 ed alla catena zeta nella trasduzione del segnale di riconoscimento antigenico. Probabilmente anche in vivo, come in vitro, esplica questa funzione favorendo la formazione di un reticolo di un gran numero di complessi TCR - MHC di classe II - CD3-CD4. La sua presenza riduce l'adesione Th linfocita B se quest'utimo non presenta alcun antigene. Lega extracellularmente IL-16 e intracellularmente P56lck

Fa parte della famiglia delle immunoglobuline.

È un indicatore dello stadio di differenziazione dei linfociti T.

È presente anche su macrofagi, granulociti e neuroni e la funzione fisiologica che esplica in queste cellule è per lo più incognita, ben più noto invece è il fatto che la proteina, insieme a CCR5 e CXCR4, è il recettore a cui si lega il virus HIV[senza fonte].

È anche conosciuta come L3T4 e W3/25.

Ha due siti di N-glicosilazione portando lunghi glicani.

 
 
 

La Viremia

Post n°21 pubblicato il 05 Maggio 2009 da amanda75n

Tipologia 

Si suddivide nella forma primaria e in quella secondaria:

La primaria si riferisce alla diffusione iniziale del virus, mentre la secondaria è lo stato avanzato della prima forma, quando la viremia primaria ha già provocato l'infezione dei tessuti supplementari.

Eziologia 

Per quanto riguarda l'origine della viremia esiste la suddivisione fra forma attiva e passiva:

Nella forma attiva la viremia viene causata da una moltiplicazione di determinati virus, mentre nella forma passiva tale procedimento risulta assente.

 
 
 

Pneumococco

Post n°20 pubblicato il 05 Maggio 2009 da amanda75n

Streptococcus pneumoniae

Progetto:Forme di vita/Come leggere il tassoboxCome leggere il tassobox

Può anche dare luogo a meningiti, otiti ed endocarditi, anche se va detto che la virulenza di questo batterio è minima ed è un batterio patogeno principalmente nei soggetti immunodepressi. Può dare infezioni negli anziani e nei bambini, nei soggetti sottoposti ad oncochemioterapia, nei soggetti sottoposti a terapia con corticosteroidi. Non è dotato di citocromo C, è alfa-emolitico in aerobiosi, beta-emolitico in anaerobiosi. È molto esigente da coltivare, come tutti gli streptococchi manca di catalasi, quindi abbisogna degli enzimi che degradano le specie ossidanti dell'ossigeno contenuti nell'agar sangue. Il terreno di coltivazione dev'essere dunque un agar sangue addizionato con proteine della soia o con cuore e cervello di bue, con un contenuto di glucosio limitato perché, essendo un batterio fermentante, trasforma il glucosio in acido lattico e ciò può causare un abbassamento del pH in grado di arrestare la crescita. È un batterio autolitico, quando invecchia va naturalmente in lisi, per questo motivo le sue colonie sono piatte o leggermente concave, dal momento che la porzione centrale è quella più vecchia. Questa caratteristica è utilizzata per la diagnosi: anche una goccia di taurocolato o glicocolato di sodio (sali biliari) possono causare la lisi completa della colonia. Un'altra prova è quella fatta con l'optochina (etil-idrocupreina)a cui questo streptococco a differenza degli altri è sensibile.
La terapia delle infezioni penumococciche si avvale dell'associazione amoxicillina-clavulanico e cefalosporine di terza generazione.

 
 
 

Epatite B

Post n°19 pubblicato il 05 Maggio 2009 da amanda75n

Storia naturale 

La storia naturale dell'infezione è completamente diversa a seconda che l'infezione venga contratta nella prima infanzia, nel qual caso si assiste ad una percentuale di cronicizzazione in oltre il 90% dei casi, o in età adulta. In questo ultimo caso la guarigione avviene in oltre il 90% dei casi. La guarigione si manifesta dal punto di vista laboratoristico con la scomparsa della proteina HBsAg e con la comparsa di un livello di anticorpi contro questa proteina, detti HBsAb, protettivo, cioè maggiore di 10 U. La persistenza dell'HBsAg, e quindi dell'infezione, oltre 6 mesi definisce lo stato di epatite B cronica. Nelle prime fasi dell'infezione il virus replica in maniera costante o oscillante, indipendentemente tuttavia dal modello di replicazione virale, questa fase è caratterizzata dalla presenza della proteina HBeAg. I ceppi virali che replicano esprimendo questa proteina "e" vengono definiti ceppi selvatici o wild type.E' possibile tuttavia che in un tempo estremamente variabile il sistema immunitario impari a produrre un anticorpo contro l'HBeAg detto HBeAb. Se questo avviene la capacità del virus di replicare viene bloccata, la concentrazione di virus nel sangue, detta HBV-DNA sierico, scende ed il processo di danno epatico rallenta in maniera sostanziale. La presenza dell'anticorpo HBeAb e di una bassa carica virale nel sangue trasforma il soggetto da un paziente con epatite B attiva ad un "portatore inattivo", capace comunque di infettare altri soggetti, a rischio di riattivazione virale, ma in questo momento minimamente evolutivo se non per nulla evolutivo. A questo punto, dopo la comparsa dell'HBeAb e lo spegnimento del processo epatitico si possono verificare due circostanze:

  • Nel primo caso il soggetto può sviluppare anche l'anticorpo contro la proteina HBsAg (HBsAb) e quindi guarire. Questo avviene soprattutto entro i primi 6 mesi dall'infezione (ma non solo) ed è il meccanismo attraverso cui i soggetti guariscono.
  • Nel secondo caso il soggetto può restare anni nello stato di portatore cronico inattivo. Tuttavia la pressione selettiva esercitata dal sistema immunitario attraverso l'HBeAb può indurre il virus a mutare. Il nuovo ceppo virale mutante impara a replicare senza esprimere l'HBeAg ma attraverso altre vie non ancora note. Questo ceppo, detto mutante sull'"e" o e-minus, è responsabile del ritorno del soggetto dallo stato di portatore inattivo allo stato di epatitico cronico con epatite attiva, caratterizzata dal nuovo incremento della viremia, cioè dell'HBV-DNA nel sangue, nonostante la permanenza dell'anticorpo antiHBe.

La maggioranza delle epatiti B croniche attive in Italia sono oggi sostenute da questi ceppi mutanti. Questo dato ci fa quindi comprendere quanto sia erroneo ritenere un soggetto portatore inattivo per la sola presenza dell'HBeAb, senza aver valutato l'effettiva carica virale.

Sintomatologia 

I quadri clinici di infezione da HBV sono abbastanza variegati:

  • l'ammalato può non presentare una sintomatologia conclamata pur essendo infetto e potenzialmente in grado di trasmettere la malattia, in questo caso il soggetto assume il profilo clinico di un "portatore sano";
  • l'esordio può essere rappresentato da un'alterazione della colorazione cutanea, quale l'ittero (colorazione giallastra della cute e della mucosa, dovuta ad un aumento della bilirubina nel sangue oltre valori di 3mg/100ml) che si evidenzia inizialmente come subittero (quando la bilirubina non ha ancora raggiunto i 3mg/100ml ma si attesta intorno ai 1,5mg/100ml) valutabile a livello della mucosa congiuntivale e sottolinguale.

 
 
 

Epatite C

Post n°18 pubblicato il 05 Maggio 2009 da amanda75n

Sintomi e diagnosi 

Una volta penetrato nel fegato il virus causa una epatite acuta che però, nella maggior parte dei casi, è asintomatica. Ciò fa sì che la malattia possa divenire cronica (nell'80% dei casi) senza che il paziente se ne accorga, né possa quindi curarla precocemente. Si stima che su 100 persone infettate dal virus HCV solamente il 15% non sviluppa alcuna patologia cronica liberandosi dal virus grazie al proprio sistema immunitario, il restante 85% sviluppa forme croniche della malattia con complicanze che nel 17% dei casi evolvono in cirrosi epatica, mentre nel 2% in carcinoma epatocellulare.[1] Generalmente i danneggiamenti al fegato non si presentano se non dopo 10-30 anni dall'infezione. Altre patologie possono essere correlate alla presenza del virus C nell'organismo: ad esempio il distiroidismo, la crioglobulinemia mista e alcuni tipi di glomerulonefrite.

Come già detto le forme croniche decorrono per molti anni senza sintomi, ma talvolta si può avere affaticamento, perdita di appetito, nausea, debolezza, lievi dolori addominali.

Il test di screening per individuare gli individui ammalati è la ricerca degli anticorpi (generalmente con metodica immunoenzimatica, EIA) contro il virus, in sigla HCV Ab che sta per Hepatitis C Virus Antibody, in italiano "anticorpo dell'epatite C". Quando è presente significa che il paziente è stato infettato dal virus dell'Epatite C, ma non è in grado di stabilire quando è avvenuto il contagio, né se l'infezione è ancora in atto. Infatti il test rimane positivo per tutta la vita anche nelle persone guarite, sia spontaneamente che con le cure.

Per questo motivo è necessaria una diagnosi più specifica, come la ricerca dell'RNA del virus HCV tramite reazione a catena della polimerasi (PCR). Tale metodica conferma o meno la presenza del virus nel sangue e quindi la presenza o meno della malattia cronica; è indicata in special modo nei soggetti positivi al test di screening per discriminare appunto la malattia attiva o l'avvenuta guarigione e in quelli che devono affrontare una terapia per monitorare la risposta: la negativizzazione di questo test fa capire che la cura è efficace.

Trasmissione 

La fonte di infezione è costituita da soggetti affetti da malattia acuta, ma soprattutto da malattia cronica. Questi spesso non sanno di essere ammalati e possono, inconsapevolmente, trasmettere l’infezione. Le modalità di trasmissione dell’infezione sono soprattutto le seguenti:

  • Via Parenterale: il virus penetra attraverso punture con aghi o strumenti infetti (tossicodipendenti, infermieri, etc) o somministrazione di sangue o emoderivati infetti (prima degli anni Novanta);
  • Via Parenterale Inapparente: il virus penetra attraverso microlesioni difficilmente visibili della cute o delle mucose (spazzolini da denti, lesioni da malattie cutanee, etc.);
  • Via Sessuale: il virus C, sebbene con frequenza di gran lunga inferiore a quella del virus dell’epatite B e/o dell’HIV, si trasmette per via sessuale. La trasmissione per via sessuale avviene solo se durante l'atto vi è scambio di sangue. Non sono infettanti né lo sperma né la saliva, né le secrezioni vaginali. Il rischio è più basso nei partner eterosessuali monogami rispetto ai soggetti con numerosi partner sessuali. In ogni caso il soggetto infetto (monogamo o non) deve sempre informare il partner sano della sua situazione. La coinfezione HIV – HCV aumenta il rischio di trasmissione sessuale di HCV. Altri fattori potenzialmente in grado di aumentare il rischio di infezione sono: la presenza di altre malattie sessualmente trasmissibili (quali ad es. herpes simplex, gonorrea, tricomoniasi), rapporti sessuali traumatizzanti (ad es. rapporti anali passivi) e mancato uso del condom. Il rischio di infezione appare più frequente nelle donne partners di pazienti infetti che negli uomini partner di donne infette.
  • Via materno–fetale: dai numerosi studi effettuati si può stimare che il rischio di infezione sia inferiore al 5%. Può aumentare solo in certi casi, ad esempio se la madre è tossicodipendente attiva o affetta anche da infezione da HIV. Non è mai stata dimostrata l'utilità del taglio cesareo elettivo (cioè eseguito prima della rottura delle membrane) per ridurre tale rischio. Anche l'allattamento al seno è permesso.

 
 
 
 

Dedicata a Luca

 

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