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Il cellulare del parroco
Un americano visita Fossano (una città della provincia di Cuneo) e un amico gli spiega:
- Questa è la piazza dei martiri, la più grande.
- Oh, dove abito io sulla piazza più grande può atterrare un jet, risponde l'americano.
Davanti alla casa più vecchia, l'amico spiega:
- Questo è il nostro municipio!
L'americano:
Oh! Oh! Il nostro municipio e un palazzo nuovo alto 125 metri!
L'amico comincia a perdere la pazienza. Proprio in quell'istante suonano le campane del duomo.
- Cos'è questo suono?, domanda.
L'amico risponde:
- Ah, non ci badare, è solo il cellulare del parroco!

In confessionale
Una giovane si confessa:
- Padre, quando mi guardo allo specchio mi trovo bellisima. E' vanità?
Il confessore dà una sbirciata al volto della ragazza e risponde:
- No, figliola: è cecità!
 
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« Messaggio #55NON AVERE PAURA »

LA FORZA DI UN ABBRACCIO

Post n°56 pubblicato il 21 Marzo 2007 da dLupin




Probabilmente a tutti non interesserà... potrà sembrare una cosa pallosa, comunque è la prima volta che pubblico una mia predica, forse non è delle migliori, ma dato che rarissimamente le scrivo e questa è una di quelle... era comoda da copiare in un post e allora... alé!
Per chi è interessato i due brani a cui faccio riferimento sono presi dal Vangelo secondo Luca. Il brano del fico sterile è al capitolo 13 versetti dal 6 al 9 (Lc 13, 6-9), mentre il brano della parabola del figlio prodigo è al capitolo 15 versetti dall'11 al 32 Lc 15, 11-32). Si trovano anche facilmente su internet.



Domenica scorsa il Vangelo ci ha raccontato la sterilità di una pianta di fico che non si decide a portare frutto! Una pianta inutile, tanto che il Padrone sarebbe stato dell’idea di tagliarla, farla a pezzi, distruggerla… se non fosse stato per l’intervento del vignaiolo che ha chiesto ancora un’ultima possibilità! Chiedeva di poter curare e nutrire quella pianta sterile perché potesse finalmente dare i suoi primi frutti!
La pianta rappresenta ciascuno di noi, rappresenta me, rappresenta te che da tempo magari ti proponi di migliorare, di portare frutti di conversione, ma ti ritrovi con le stesse fragilità, ti vedi sempre costretto a confessare i soliti peccati!
Non succede così anche a te? Nell’albero della tua vita trovi tanti rami e tante foglie che sono i bei propositi e le numerose promesse fatte magari all’inizio delle varie quaresime che hai vissuto… Ma i frutti?
Perché non riesco a produrre frutti di vera conversione? Perché non riesco a produrre frutti di santità? Io a volte me lo chiedo e la risposta la trovo nelle parole di Gesù che dicono: “Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto… Chi non raccoglie con me, disperde”.
Se dunque non porto frutto è perché non sempre rimango con lui, è perché - come nella parabola che abbiamo appena ascoltato - a volte non abito la dimora dove Dio dimora. Con i miei pensieri, sentimenti, emozioni e passioni, un po’ alla vota mi sono allontanato dalla sua Casa. Come il figlio minore mi sono allontanato dal luogo dove Dio aveva scelto d dimorare. Quando non riesco ad amare il mio prossimo, quando mi lascio incatenare il cuore dalla gelosia e dal rancore… mi allontano dalla Casa di Dio. Quando cerco di fuggire dalla croce di una malattia o di una moglie, di un marito, di un figlio o amico che non sopporto più… mi allontano paurosamente da Dio… E così facendo di testa mia, spreco l’eredità che Dio Padre mi ha consegnato il giorno del mio battesimo… l’immensa ricchezza di essere figlio Suo e la grande chiamata ad essere santo come Lui è santo!
Se allora anche tu oggi, per qualche motivo, ti ritrovi in qualche aspetto della tua vita lontano da Casa, dalla Casa di Dio tuo Padre, accogli l’invito che Gesù in questo momento ti offre attraverso il Vangelo che hai appena ascoltato e accolto nel tuo cuore! Accetta l’invito a ritornare a casa, quel desiderio intenso del “fare ritorno alla casa paterna” che ha spinto il figlio prodigo a rientrare in se stesso, a lasciare la strada di morte che aveva intrapreso per condurre i suoi passi verso quell’abbraccio che lo attendeva da sempre! Accogli anche tu questo invito! Il cammino della quaresima che stai percorrendo sia per te un fare ritorno a Dio! Fai una manovra di conversione, cambia rotta! Lascia le rotte dell’egoismo, dell’amore proprio, lascia le facili mete del successo, della bella figura, lascia le strade di morte dell’odio, del pregiudizio e intraprendi la via della vita, la strada dell’amore vero! Rialzati dal quella che può essere a volte una vita inquieta, che non ti soddisfa mail nel profondo e dirigi i tuoi passi, le tue scelte… verso sentieri di giustizia e di pace. Non temere di intraprendere la via della croce, la via della volontà di Dio sulla tua vita… Ti attende un abbraccio d'infinita misericordia, ti attende un amore eterno che on ci sta a perderti, che per te vuole fare una grande festa, ti attende un Padre che desidera la tua gioia profonda, desidera donarti tutto se stesso!
Perché il nostro Dio non è un Dio da temere, ma un Padre da amare! Allora non vergognarti delle tue fragilità, non temere per i tuoi errori… accostati con più frequenza al sacramento dell’abbraccio con Dio Padre, al sacramento dell’incontro con lo sguardo misericordioso del Cristo… al sacramento della riconciliazione e allora il tuo ritorno a casa sarà più facile e spedito! Perché ogni volta che ritorni a a Dio con tutto il cuore il tuo animo si riempie di gioia, di speranza e di pace!
Ormai il tempo della quaresima si è fatto breve, non mancano poi così tanti giorni alla settimana santa e allora ciascuno di noi ne approfitti di questo tempo di grazia per avvicinarsi a Dio, per ritornare a lui con tutto il cuore! Per poter così inginocchiarci davanti a Dio nostra Padre, per poter mettere il nostro orecchio sul suo petto e ascoltare, senza interruzione, il battito del suo amore che per noi non ha mai smesso di dire secondo dopo secondo: “Ti amo di una amore infinito”! Per poter ascoltare le parole di gioia e le lacrime di commozione del Padre che può riabbracciare il suo figlio che credeva morto! Per poter ascoltare le parole di gioia che ha detto il Buon Pastore prendendo su di se la pecorella che si era smarrita: Eccoti! Stringimi forte, so che sei ferita! Che gioia grande averti ritrovata! Vedrai che presto tu sarai guarita! Eccoti! Anima mia torniamo a casa insieme! È finito il tempo del dolore ed ora è tempo di cantare!

 
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