...QUALCOSA DI ME
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HA-HA-HA
Il cellulare del parroco
Un americano visita Fossano (una città della provincia di Cuneo) e un amico gli spiega:
- Questa è la piazza dei martiri, la più grande.
- Oh, dove abito io sulla piazza più grande può atterrare un jet, risponde l'americano.
Davanti alla casa più vecchia, l'amico spiega:
- Questo è il nostro municipio!
L'americano:
Oh! Oh! Il nostro municipio e un palazzo nuovo alto 125 metri!
L'amico comincia a perdere la pazienza. Proprio in quell'istante suonano le campane del duomo.
- Cos'è questo suono?, domanda.
L'amico risponde:
- Ah, non ci badare, è solo il cellulare del parroco!
In confessionale
Una giovane si confessa:
- Padre, quando mi guardo allo specchio mi trovo bellisima. E' vanità?
Il confessore dà una sbirciata al volto della ragazza e risponde:
- No, figliola: è cecità!
Post n°53 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da dLupin
che non puoi vedere ciò ch'è intorno a te, se ti prende la paura perché non sai capire chi sta accanto a te, appoggiati pure a me! Quando ti sembra che non ci sia più rimasto niente in cui credere, quando ti senti scivolare giù e sei sul punto di cedere, appoggiati pure a me! Sempre qui mi puoi trovare: io ti aspetterò! Se lo vuoi saprò ascoltare: no io non me ne andrò! Se la strada é così dura che non sai neanche più se una strada c'è, se ti senti così solo perché ti sembra di essere invisibile, appoggiati pure a me! Quando ti sembra di essere l'unico rimasto a chiedere l'impossibile, quando ti dicon che sei stupido, che ormai é tutto inutile, appoggiati pure a me! Sempre qui mi puoi trovare: io ti aspetterò! Se lo vuoi saprò ascoltare: no io non riderò! E c'è qualcosa di nuovo che non sai capire cos'è, non sai capire perché, ma sta crescendo dentro te. Sempre qui mi puoi trovare: io ti aspetterò! Se lo vuoi saprò ascoltare: no io non riderò! (E. Finardi) |
Post n°52 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da dLupin
"Noi parliamo di te |
Post n°51 pubblicato il 08 Febbraio 2007 da dLupin
dal 12 al 17 febbraio per me è tempo... per partire; per pensare; per rimotivare la mia scelta; per meditare; per ascoltare; per sognare; per scavare dentro; per contemplare; per pregare; per ringraziare; per verificarmi; per ... è tempo di esercizi spirituali! quindi in questa settimana non scriverò nuovi post e non potrò rispondere o scrivere commenti o risposte... ma per chi già conosco e chi farà visita al mio blog assicuro un ricordo speciale nella preghiera! |
Post n°49 pubblicato il 01 Febbraio 2007 da dLupin
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (dati del 1997) ogni anno sarebbero praticati 53 milioni di aborti, ovvero abbiamo annualmente un numero di vittime innocenti pari a quelle provocate dall'intera Seconda guerra mondiale (1939- 1945) che è considerata “l'evento più distruttivo della storia umana”. |
Post n°48 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da dLupin
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Post n°47 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da dLupin
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Post n°46 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da dLupin
Sta per terminare questo giorno 18 gennaio 2007... giorno nel quale compio 29 anni e inizio a vivere il mio 30simo anno! ...Inizio a sentirmi un po' vecchio...e se anche tutti mi dicono che dimostro meno anni di quelli che ho effetivamente...alcuni capelli bianchi che iniziano a impreziosire la mia nera chioma dicono la realtà! Ma che sto a dire? Sono ancora giovane! Scoppio di allegria e voglia di vivere!!!! VOGLIO RINGRAZIARE DIO PER IL DONO DELLA VITA CHE MIA HA DATO!!! Spero di poterla spendere sempre nel migliori dei modi e riuscire a vivere ancora a lungo per testimoniare a tante persone la Sua presenza e il suo amore grande per tutti! Grazie anche a tutti coloro che si vogliono unire al mio GRAZIE che rivolgo a Dio e ai miei carissimi genitori per l'immenso dono della vita!!! |
Post n°44 pubblicato il 03 Gennaio 2007 da dLupin
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Post n°43 pubblicato il 17 Dicembre 2006 da dLupin
Tanti Auguri scomodi! Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza. Non obbedirei al mio dovere di vescovo, se dicessi «Buon Natale» senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire: non posso, infatti, sopportare l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla «routine» di calendario. Mi lusinga, addirittura, l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora! Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi un'esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio. Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate. Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla ove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini o il bidone della spazzatura o l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa. Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro. Gli angeli che annunziano la pace portino guerra nella vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio per fame. I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere «una grande luce», dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, fanno bella figura ma non scaldano. Che i ritardi dell'edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. I pastori che vegliano nella notte, «facendo la guardia al gregge» e scrutando l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che poi è l'unico modo per morire ricchi. Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza. (Tratto da omelia di Don Tonino Bello, Vescovo) |
Post n°42 pubblicato il 21 Novembre 2006 da dLupin
Un uomo scendeva ogni giorno nelle viscere della terra a scavare sale. Portava con sé il piccone e una lampada.
Una sera, mentre tornava verso la superficie, in una galleria tortuosa e scomoda, la lampada gli cadde di mano e si infranse sul suolo. A tutta prima, il minatore ne fu quasi contento: "Finalmente! Non ne potevo più di questa lampada. Dovevo portarla sempre con me, fare attenzione a dove la mettevo, pensare a lei anche durante il lavoro. Adesso ho un ingombro di meno. Mi sento molto più libero! E poi... faccio questa strada da anni, non posso certo perdermi!". Ma la strada ben presto lo tradì. Al buio era tutta un'altra cosa. Fece alcuni passi, ma urtò contro una parete. Si meravigliò: non era quella la galleria giusta? Come aveva fatto a sbagliarsi così presto? tentò di tornare indietro, ma finì sulla riva del laghetto che raccoglieva le acque di scolo. "Non è molto profondo", pensò, "ma se ci finisco dentro, così al buio, annegherò di certo". Si gettò a terra e cominciò a camminare carponi. Si ferì le mani e le ginocchia. Gli vennero le lacrime agli occhi quando si accorse che in realtà era riuscito a fare solo pochi metri e si ritrovava sempre al punto di partenza. E gli venne un'infinita nostalgia della sua lampada. Attese umiliato che qualcuno scendesse per venire a cercarlo e lo portasse su facendogli strada con qualche mozzicone di candela. "Lampada sui miei passi è la tua parola, Signore, luce sul mio cammino. Chi scopre la tua parola entra nella luce, anche i semplici la capiscono" (Salmo 119). |
Post n°41 pubblicato il 08 Novembre 2006 da dLupin
Oggi al telegiornale parlavano dei motrimoni (in chiesa o in comune, la durata... insomma statistiche) e tra l'altro dicevano che ogni 4 minuti avviene un divorzio...
Personalmente vengo spesso a conoscenza di sposi "scoppiati" o famiglie che si stanno distruggendo, matrimoni in crisi... Questo mi dispiace davvero tanto perché assisto a dei veri e propri drammi, lacerazioni profonde, amore che si trasforma inspiegabilmente in odio... Da prete mi verebbe da dire che se il fuoco dell'amore non è alimentato dalla fede... prima o poi rischia di spegnersi o di scaldare poco e non soddisfare più. Ma, certo, questo serebbe un discorso troppo di parte e allora lascio parlare questa storiella e auguro a tutte le persone che si amano di non abituarsi mai ad amare, di trovare sempre aspetti nuovi, di sapersi meravigliare e stupire sempre... NON SMETTETE MAI DI FARVI LE COCCOLE!!! Una giovane donna, nel giorno del suo matrimonio, fu convocata dall'anziana bisavola: "Come dono di nozze", le disse costei, "ti voglio narrare una favola. Una giovane donna, il giorno dopo essersi maritata, pensò di fare cosa gradita al marito mettendogli un po' di betel accanto alla tazza di riso; il marito fu contentissimo di quel gesto, al punto da non sapere come ringraziarla. Il giorno seguente, la sposa preparò per lo sposo un paio di babbucce speciali; egli ne fu felice e profondamente grato. Il terzo giorno, la donna si cinse la testa con un serto di fiori; il marito la apprezzò e la ringraziò del pensiero. Il quarto, gli profumò la testa di lavanda; egli se ne compiacque e manifestò il suo assenso. Il quinto, gli massaggiò i piedi con un unguento di timo; egli sorrise. Il sesto giorno, il marito, tornando a casa e non trovando il betel accanto alla tazza del riso, le disse: "Donna, qui manca qualcosa; non vorrai per caso trascurarmi?". "Figlia", concluse la vecchia. "fidati della mia esperienza: con l'uomo sii parca di coccole; ne rimarresti schiava per sempre". Nello stesso giorno, il giovane promesso fu convocato dall'anziano bisavolo. "Come dono di nozze", gli disse costui, "ti voglio narrare una favola. Un giovane uomo, il giorno dopo essersi maritato, pensò di fare cosa gradita alla moglie mettendo una rosa accanto alla sua tazza di riso; la moglie fu commossa da quel gesto al punto da non sapere come ringraziarlo. Il giorno seguente, le portò in dono un vasetto di unguento; ella ne fu felice e profondamente grata. Il terzo giorno, le preparò con le sue mani un cestello di vimini; la donna lo apprezzò e lo ringraziò del pensiero. Il quarto, le scrisse una poesia d'amore; ella se ne compiacque e disse che l'apprezzava. Il quinto, le volle massaggiare le tempie con un balsamo di ramerino; ella sorrise. Il sesto giorno, infine, avendo dimenticato di porre la rosa accanto alla tazza del riso, si senti dire dalla moglie: "Mio signore, qui manca qualcosa; non vorrai per caso trascurarmi?". "Figlio", concluse l'anziano, "fidati della mia esperienza; con la donna sii parco di coccole; ne rimarresti schiavo per sempre". E fu così che i due novelli sposi, fidandosi di un'esperienza troppo logora, si guardarono bene dall'aggiungere un tocco in più al vivere quotidiano. Nel volgere di breve tempo, l'abitudine prosciugò il loro amore. Ma proprio un istante prima che questo morisse di sete, la sposa si alzò un mattino e decise di mettere comunque un po'di betel accanto alla tazza di riso del suo sposo. Grande fu la sua sorpresa nel vedere, accanto alla propria, una rosa. A quella fonte inaspettata, il loro amore si rianimò. Anche i bisavoli possono sbagliare. Perché la schiavitù delle coccole, quando è reciproca, è la schiavitù più dolce e appagante che ci sia. |
Post n°40 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da dLupin
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Post n°39 pubblicato il 25 Ottobre 2006 da dLupin
La vita è un’opportunità, coglila. |
Post n°38 pubblicato il 19 Ottobre 2006 da dLupin
Un fiume, durante la sua tranquilla corsa verso il mare, giunse a un deserto e si fermò. Davanti ora aveva solo rocce disseminate da anfratti e caverne nascoste, dune di sabbia che si perdevano nell’orizzonte. Il fiume fu attanagliato dalla paura. “È la mia fine. Non riuscirò ad attraversare questo deserto. La sabbia assorbirà la mia acqua e io sparirò. Non arriverò mai al mare. Ho fallito tutto” si disperò. Lentamente le sue acque cominciarono a intorpidirsi. Il fiume stava diventando una palude e stava morendo. Ma il vento aveva ascoltato i suoi lamenti e decise di salvargli la vita. “ Lasciati scaldare dal sole, salirai in cielo sotto forma di vapore acqueo. Al resto penserò io” gli suggerì. Il fiume ebbe ancora paura. “Io sono fatto per scorrere fra due rive di terra, liquido, pacifico e maestoso. Non sono fatto per volare in aria”. Il vento rispose: “Non avere paura. Quando salirai nel cielo sotto forma di vapore acqueo, diventerai nuvola. Io ti trasporterò di là del deserto e tu potrai cadere di nuovo sulla terra sotto forma di pioggia, e ritornerai fiume e arriverai al mare”. Ma il fiume aveva troppa paura e fu divorato dal deserto. Molti esseri umani hanno dimenticato che c'è un modo solo per superare gli improvvisi deserti dei sentimenti e le aridità feroci che sbarrano talvolta il tranquillo fluire dell'esistenza. E' la vita spirituale. E' lasciarsi trasformare dal Sole che è Dio e trasportare dal Vento dello Spirito. Ma è un rischio che pochi accettano di correre. Perché come dice gesù: "Il vento soffia dove vuole: uno lo sente, ma non può dire né da dove viene, né dove va". |
Post n°37 pubblicato il 18 Ottobre 2006 da dLupin
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Post n°36 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da dLupin
R. Tagore (poeta indiano). |
Post n°35 pubblicato il 13 Ottobre 2006 da dLupin
SweetHug ha scritto:
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Post n°34 pubblicato il 06 Ottobre 2006 da dLupin
Non ti è mai capitato di sorprenderti di fronte a un fiorellino sbocciato dalle fessure dei gradini di marmo? Oppure notare delle righe d'erba nata dalle screpolature dell'asfalto? O ammirare in montagna il "raponzolo delle vette", fiore giallo spuntato dalla fenditura d'una roccia?
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Post n°33 pubblicato il 05 Ottobre 2006 da dLupin
Un povero naufrago arrivò sulla spiaggia di un'isoletta deserta aggrappato ad un piccolo relitto della barca su cui stava viaggiando, dopo una terribile tempesta. L'isola era poco più di uno scoglio, aspro e inospitale.
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