Creato da dLupin il 03/02/2006

Alla ricerca

delle tracce di Te, di me, di noi...

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HA-HA-HA

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Il cellulare del parroco
Un americano visita Fossano (una città della provincia di Cuneo) e un amico gli spiega:
- Questa è la piazza dei martiri, la più grande.
- Oh, dove abito io sulla piazza più grande può atterrare un jet, risponde l'americano.
Davanti alla casa più vecchia, l'amico spiega:
- Questo è il nostro municipio!
L'americano:
Oh! Oh! Il nostro municipio e un palazzo nuovo alto 125 metri!
L'amico comincia a perdere la pazienza. Proprio in quell'istante suonano le campane del duomo.
- Cos'è questo suono?, domanda.
L'amico risponde:
- Ah, non ci badare, è solo il cellulare del parroco!

In confessionale
Una giovane si confessa:
- Padre, quando mi guardo allo specchio mi trovo bellisima. E' vanità?
Il confessore dà una sbirciata al volto della ragazza e risponde:
- No, figliola: è cecità!
 
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APPOGGIATI A ME!

Post n°53 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da dLupin



Se la notte è così scura

che non puoi vedere
ciò ch'è intorno a te,
se ti prende la paura
perché non sai capire
chi sta accanto a te,
appoggiati pure a me!

Quando ti sembra
che non ci sia più rimasto
niente in cui credere,
quando ti senti scivolare giù
e sei sul punto di cedere,
appoggiati pure a me!

Sempre qui mi puoi trovare:
io ti aspetterò!
Se lo vuoi saprò ascoltare:
no io non me ne andrò!

Se la strada é così dura
che non sai neanche più
se una strada c'è,
se ti senti così solo
perché ti sembra di essere invisibile,
appoggiati pure a me!

Quando ti sembra di essere l'unico
rimasto a chiedere l'impossibile,
quando ti dicon che sei stupido,
che ormai é tutto inutile,
appoggiati pure a me!

Sempre qui mi puoi trovare:
io ti aspetterò!
Se lo vuoi saprò ascoltare:
no io non riderò!

E c'è qualcosa di nuovo
che non sai capire cos'è,
non sai capire perché,
ma sta crescendo dentro te.

Sempre qui mi puoi trovare:
io ti aspetterò!
Se lo vuoi saprò ascoltare:
no io non riderò!

(E. Finardi)

 
 
 

Tu mi precedi

Post n°52 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da dLupin
Foto di dLupin

"Noi parliamo di te
come se ci avessi amato per primo
una sola volta.
Invece continuamente,
di giorno in giorno
per la vita intera
tu ci ami per primo.
Quando al mattino mi sveglio
ed elevo a te il mio spirito,
tu sei il primo,
tu mi ami per primo.
Se mi alzo all' alba
e immediatamente
elevo a te il mio spirito
e la mia preghiera,
tu mi precedi,
tu già mi hai amato per primo.
E' sempre così.
E noi, ingrati,
che parliamo come se tu
ci avessi amati per primo
una volta sola...”

S. Kierkegaard

 
 
 

 

Post n°51 pubblicato il 08 Febbraio 2007 da dLupin

immaginedal 12 al 17 febbraio
per me
è tempo...
per partire;
per pensare;
per rimotivare la mia scelta;
per meditare;
per ascoltare;
per sognare;
per scavare dentro;
per contemplare;
per pregare;
per ringraziare;
per verificarmi;
per ...
è tempo
di esercizi spirituali!

quindi in questa settimana non scriverò nuovi post e non potrò rispondere o scrivere commenti o risposte... ma per chi già conosco e chi farà visita al mio blog assicuro un ricordo speciale nella preghiera!

 
 
 

4 febbraio Giornata Mondiale di Preghiera per la Vita

Post n°49 pubblicato il 01 Febbraio 2007 da dLupin



Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (dati del 1997) ogni anno sarebbero praticati 53 milioni di aborti, ovvero abbiamo annualmente un numero di vittime innocenti pari a quelle provocate dall'intera Seconda guerra mondiale (1939- 1945) che è considerata “l'evento più distruttivo della storia umana”.

Abbiamo da poco vissuto la Giornata della Memoria...
Facciamo MEMORIA anche di questo!

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LE TUE LACRIME

Post n°48 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da dLupin
Foto di dLupin

"mi tornano alla mente
le tue lacrime

e sento la nostalgia
di rivederti
per essere felice"

(san Paolo 2Tm 1,4).

 
 
 

L'amore del dono

Post n°47 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da dLupin
Foto di dLupin


Prego per voi, perché possiate conservare nei vostri cuori la gioia di amare Dio,
la gioia dell'amore e della bontà, e di condividere questa gioia con tutti quelli con i
quali vi trovate, con le persone che lavorano al vostro fianco, davanti a tutti i membri
della vostra stessa famiglia.
Quello che importa non è la quantità del dono, bensì l'intensità dell'amore con cui lo diamo.
C'è qualcosa in più di cui vi posso parlare: della mia esperienza con i Poveri più poveri.
Devo ancora trovare la prima donna Povera disposta ad abortire.
Senza dubbio darà alla luce suo figlio.
È possibile che abbandoni la sua creatura sulla strada, ma non sarà lei a eliminare suo figlio.
È un qualcosa che dobbiamo imparare dai Poveri: la grandezza del loro amore per il figlio.
Preghiamo.
Chiediamo a nostro Signore che non si allontani dal nostro fianco nel momento della tentazione.
Perché allo stesso modo in cui fu tentato Gesù, il diavolo tenterà anche noi.
Non dobbiamo aver paura, perché Dio è amore.
Se Dio ci ama, dal momento che lui è Padre amoroso, non smetterà di aiutarci.
Quando ci rendiamo conto di aver commesso un errore, andiamo da lui e diciamogli:
« Dio mio, mi spiace! Sono pentito! ».

(Madre Teresa di Calcutta).

 
 
 

29 anni!

Post n°46 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da dLupin
Foto di dLupin


Sta per terminare questo giorno 18 gennaio 2007... giorno nel quale compio 29 anni e inizio a vivere il mio 30simo anno!
...Inizio a sentirmi un po' vecchio...e se anche tutti mi dicono che dimostro meno anni di quelli che ho effetivamente...alcuni capelli bianchi che iniziano a impreziosire la mia nera chioma dicono la realtà!
Ma che sto a dire? Sono ancora giovane! Scoppio di allegria e voglia di vivere!!!!

VOGLIO RINGRAZIARE DIO PER IL DONO DELLA VITA CHE MIA HA DATO!!!


Spero di poterla spendere sempre nel migliori dei modi e riuscire a vivere ancora a lungo per testimoniare a tante persone la Sua presenza e il suo amore grande per tutti!
Grazie anche a tutti coloro che si vogliono unire al mio GRAZIE che rivolgo a Dio e ai miei carissimi genitori per l'immenso dono della vita!!!

 
 
 

INSEGNACI A PREGARE

Post n°45 pubblicato il 10 Gennaio 2007 da dLupin
 
Foto di dLupin

"Signore insegnaci a pregare!" è la domanda che più di 2000 anni fa alcuni semplici pescatori rivolsero a Gesù, gente semplice che però non ha esitato a seguire quel Maestro che con il suo sguardo affascinava, con le sue parole scaldava i cuori e con i suoi gesti guariva e amava.

Sento dire spesso: "Non ho tempo per pregare"
"vorrei pregare, ma non so come fare"
"prego, ma poi mi le distrazioni sono tante..."

Allora nasce nel mio cuore questa preghiera!

Signore insegnaci a pregare!
Si. o Signore, insegnami a pregare!
Aiutami a comprendere
che pregare
non vuol dire necessariamente
prendere in mano la corona del rosario
o recitare qualche antica preghiera
trovata in qualche libretto...

Preghiera è anche quando al mattino
mi alzo dal letto
e pur non avendo nessuna voglia
di andare a scuola o al lavoro
ti offro la mia fedeltà al dovere!

Preghiera è anche quando incontro
quella persona che mi sta antipatica
e invece di evitarla, provo a starle vicino...
ogni minuto che con tanta fatica donerò
a quella persona, avrà ai tuoi occhi
un valore incalcolabile, sarà valutata da te
molto più che un ora di preghiera recitata!

Preghiera è anche quando al tramonto del sole
guardando la tua mano
che nel cielo dipinge le prime stelle
innalzo dal mio cuore un semplice grazie
per i numerosi gesti d'amore
e doni di cui riempi la mia piccola vita!

Preghiera è anche quando sono arrabbiato
con te, o forse con me, a volte non lo capisco
comunque quando sto male dentro
quando non accetto qualche inconveniente,
una malattia, un'incomprensione, un tradimento,
un offesa, una sofferenza...
Il mio sfogo con te, ogni mia lacrima
per te diventa preghiera!

Preghiera è anche quando amo qualcuno
e lo faccio "in verità"
senza cioè cercare in questo amore
me stesso o solo ciò che a me piace.
Capace di rinunciare anche a qualcosa di me stesso
capace di perdonare e vincere un'esagerata gelosia.

Pregare è anche quando semplicemente
apro una pagina del Vangelo
e mi chiedo cosa quelle parole
possono dire alla mia vita!

Pregare è anche quando ascolto
la disperazione, la solitudine,
le necessità di qualcuno
che chiede ospitalità nel mio cuore,
che chiede di fargli un po' di spazio
tra gli impegni della mia agenda!

Insegnami, o Signore
a pregare così...
allora non sarà più così difficile,
e avrò la possibilità di farlo
ogni giorno
in ogni istante della mia vita
e in ogni mia azione!

Amen!

dLupin

(donDaniele)

 
 
 

BUON 2007!!!

Post n°44 pubblicato il 03 Gennaio 2007 da dLupin
Foto di dLupin


Il Signore ti benedica e ti protegga,

faccia splendere il suo volto su di te
e ti sia propizio,
rivolga su di te il suo volto
e ti conceda pace!

BUON ANNO A TUTTI!!!

 
 
 

TANTI AUGURI SCOMODI

Post n°43 pubblicato il 17 Dicembre 2006 da dLupin
Foto di dLupin

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Tanti Auguri scomodi!
Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza.
Non obbedirei al mio dovere di vescovo, se dicessi «Buon Natale» senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire:
non posso, infatti, sopportare l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla «routine» di calendario.
Mi lusinga, addirittura, l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi un'esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla ove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini o il bidone della spazzatura o l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunziano la pace portino guerra nella vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio per fame.
I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere «una grande luce», dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, fanno bella figura ma non scaldano.
Che i ritardi dell'edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, «facendo la guardia al gregge» e scrutando l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che poi è l'unico modo per morire ricchi.
Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza.

(Tratto da omelia di Don Tonino Bello, Vescovo)

 
 
 

la lampada del minatore

Post n°42 pubblicato il 21 Novembre 2006 da dLupin
Foto di dLupin

Un uomo scendeva ogni giorno nelle viscere della terra a scavare sale. Portava con sé il piccone e una lampada.
Una sera, mentre tornava verso la superficie, in una galleria tortuosa e scomoda, la lampada gli cadde di mano e si infranse sul suolo.
A tutta prima, il minatore ne fu quasi contento: "Finalmente! Non ne potevo più di questa lampada. Dovevo portarla sempre con me, fare attenzione a dove la mettevo, pensare a lei anche durante il lavoro. Adesso ho un ingombro di meno. Mi sento molto più libero! E poi... faccio questa strada da anni, non posso certo perdermi!".
Ma la strada ben presto lo tradì. Al buio era tutta un'altra cosa. Fece alcuni passi, ma urtò contro una parete. Si meravigliò: non era quella la galleria giusta? Come aveva fatto a sbagliarsi così presto? tentò di tornare indietro, ma finì sulla riva del laghetto che raccoglieva le acque di scolo.
"Non è molto profondo", pensò, "ma se ci finisco dentro, così al buio, annegherò di certo".
Si gettò a terra e cominciò a camminare carponi. Si ferì le mani e le ginocchia. Gli vennero le lacrime agli occhi quando si accorse che in realtà era riuscito a fare solo pochi metri e si ritrovava sempre al punto di partenza.
E gli venne un'infinita nostalgia della sua lampada.
Attese umiliato che qualcuno scendesse per venire a cercarlo e lo portasse su facendogli strada con qualche mozzicone di candela.

"Lampada sui miei passi è la tua parola, Signore,
luce sul mio cammino.
Chi scopre la tua parola entra nella luce,
anche i semplici la capiscono" (Salmo 119).

 
 
 

COCCOLE!

Post n°41 pubblicato il 08 Novembre 2006 da dLupin

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Personalmente vengo spesso a conoscenza di sposi "scoppiati" o famiglie che si stanno distruggendo, matrimoni in crisi... Questo mi dispiace davvero tanto perché assisto a dei veri e propri drammi, lacerazioni profonde, amore che si trasforma inspiegabilmente in odio...
Da prete mi verebbe da dire che se il fuoco dell'amore non è alimentato dalla fede... prima o poi rischia di spegnersi o di scaldare poco e non soddisfare più. Ma, certo, questo serebbe un discorso troppo di parte e allora lascio parlare questa storiella e auguro a tutte le persone che si amano di non abituarsi mai ad amare, di trovare sempre aspetti nuovi, di sapersi meravigliare e stupire sempre... NON SMETTETE MAI DI FARVI LE COCCOLE!!!


Una giovane donna, nel giorno del suo matrimonio, fu convocata dall'anziana bisavola:
"Come dono di nozze", le disse costei, "ti voglio narrare una favola. Una giovane donna, il giorno dopo essersi maritata, pensò di fare cosa gradita al marito mettendogli un po' di betel accanto alla tazza di riso; il marito fu contentissimo di quel gesto, al punto da non sapere come ringraziarla. Il giorno seguente, la sposa preparò per lo sposo un paio di babbucce speciali; egli ne fu felice e profondamente grato. Il terzo giorno, la donna si cinse la testa con un serto di fiori; il marito la apprezzò e la ringraziò del pensiero. Il quarto, gli profumò la testa di lavanda; egli se ne compiacque e manifestò il suo assenso. Il quinto, gli massaggiò i piedi con un unguento di timo; egli sorrise. Il sesto giorno, il marito, tornando a casa e non trovando il betel accanto alla tazza del riso, le disse: "Donna, qui manca qualcosa; non vorrai per caso trascurarmi?". "Figlia", concluse la vecchia. "fidati della mia esperienza: con l'uomo sii parca di coccole; ne rimarresti schiava per sempre".
Nello stesso giorno, il giovane promesso fu convocato dall'anziano bisavolo.
"Come dono di nozze", gli disse costui, "ti voglio narrare una favola. Un giovane uomo, il giorno dopo essersi maritato, pensò di fare cosa gradita alla moglie mettendo una rosa accanto alla sua tazza di riso; la moglie fu commossa da quel gesto al punto da non sapere come ringraziarlo. Il giorno seguente, le portò in dono un vasetto di unguento; ella ne fu felice e profondamente grata. Il terzo giorno, le preparò con le sue mani un cestello di vimini; la donna lo apprezzò e lo ringraziò del pensiero. Il quarto, le scrisse una poesia d'amore; ella se ne compiacque e disse che l'apprezzava. Il quinto, le volle massaggiare le tempie con un balsamo di ramerino; ella sorrise. Il sesto giorno, infine, avendo dimenticato di porre la rosa accanto alla tazza del riso, si senti dire dalla moglie: "Mio signore, qui manca qualcosa; non vorrai per caso trascurarmi?". "Figlio", concluse l'anziano, "fidati della mia esperienza; con la donna sii parco di coccole; ne rimarresti schiavo per sempre".
E fu così che i due novelli sposi, fidandosi di un'esperienza troppo logora, si guardarono bene dall'aggiungere un tocco in più al vivere quotidiano.
Nel volgere di breve tempo, l'abitudine prosciugò il loro amore. Ma proprio un istante prima che questo morisse di sete, la sposa si alzò un mattino e decise di mettere comunque un po'di betel accanto alla tazza di riso del suo sposo. Grande fu la sua sorpresa nel vedere, accanto alla propria, una rosa.
A quella fonte inaspettata, il loro amore si rianimò.
Anche i bisavoli possono sbagliare. Perché la schiavitù delle coccole, quando è reciproca, è la schiavitù più dolce e appagante che ci sia.

 
 
 

2 NOVEMBRE

Post n°40 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da dLupin

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...dopo aver celebrato la festa di tutti i santi (1 novembre) la Chiesa ha istituito una festa in cui ricordare e pregare per tutti i fedeli defunti...
Chi di noi non ha famigliari, parenti, amici, conoscenti... che hanno già affrontato il "passaggio" della morte?
Queste parole sono per chi piange il loro ricordo...

Non amo la morte, Signore,
perché provoca lacerazioni terribili
dal momento che ci strappa
coloro che abbiamo tanto amato,
e abbiamo l’impressione di averli
perduti per sempre, in un gorgo profondo.

Non amo la morte, Signore,
il suo freddo glaciale che si impadronisce
di un corpo pieno di vita e di calore
e gli sottrae ogni energia e ogni forza.

Non amo la morte, Signore,
e il buio che porta con sé,
ingoiando in un tunnel oscuro
persone a noi tanto care,
togliendole alla nostra vista
e al nostro abbraccio affettuoso.

Non amo la morte, Signore,
e tanto meno i lunghi, dolorosi calvari
che tante volte la precedono
e gettano nello sfinimento e nell’angoscia
anime straziate e corpi martoriati.

Non amo la morte, Signore,
e tanto meno il suo procedere brutale,
talora improvviso, repentino.
Ma so che anche tu non ami la morte,
che l’hai combattuta fino in fondo,
a mani nude, versando il tuo sangue.
So che sei risultato vittorioso
e che un giorno la farai scomparire per sempre.
Ed è per questo che davanti alla morte
non mi scoraggio e non mi dispero,
ma lascio che la tua parola disegni in me
i sentieri della speranza, la certezza della vita eterna.

 
 
 

INNO ALLA VITA

Post n°39 pubblicato il 25 Ottobre 2006 da dLupin

La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, conservala.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.immagine
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, vivila.
La vita è una gioia, gustala.
La vita è una croce, abbracciala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è pace, costruiscila.
La vita è felicità, meritala.
La vita è vita, difendila.
(Madre Teresa)

 
 
 

IL FIUME E IL DESERTO

Post n°38 pubblicato il 19 Ottobre 2006 da dLupin

immagineUn fiume, durante la sua tranquilla corsa verso il mare, giunse a un deserto e si fermò. Davanti ora aveva solo rocce disseminate da anfratti e caverne nascoste, dune di sabbia che si perdevano nell’orizzonte. Il fiume fu attanagliato dalla paura. “È la mia fine. Non riuscirò ad attraversare questo deserto. La sabbia assorbirà la mia acqua e io sparirò. Non arriverò mai al mare. Ho fallito tutto” si disperò. Lentamente le sue acque cominciarono a intorpidirsi. Il fiume stava diventando una palude e stava morendo. Ma il vento aveva ascoltato i suoi lamenti e decise di salvargli la vita. “ Lasciati scaldare dal sole, salirai in cielo sotto forma di vapore acqueo. Al resto penserò io” gli suggerì. Il fiume ebbe ancora paura. “Io sono fatto per scorrere fra due rive di terra, liquido, pacifico e maestoso. Non sono fatto per volare in aria”. Il vento rispose: “Non avere paura. Quando salirai nel cielo sotto forma di vapore acqueo, diventerai nuvola. Io ti trasporterò di là del deserto e tu potrai cadere di nuovo sulla terra sotto forma di pioggia, e ritornerai fiume e arriverai al mare”. Ma il fiume aveva troppa paura e fu divorato dal deserto.

Molti esseri umani hanno dimenticato che c'è un modo solo per superare gli improvvisi deserti dei sentimenti e le aridità feroci che sbarrano talvolta il tranquillo fluire dell'esistenza.
E' la vita spirituale. E' lasciarsi trasformare dal Sole che è Dio e trasportare dal Vento dello Spirito. Ma è un rischio che pochi accettano di correre. Perché come dice gesù: "Il vento soffia dove vuole: uno lo sente, ma non può dire né da dove viene, né dove va".

 
 
 

OTTIMISMO

Post n°37 pubblicato il 18 Ottobre 2006 da dLupin
Foto di dLupin

 
L'essenza dell'ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé".

Dietrich Bonhoeffer

 
 
 

Alla conquista della libertà

Post n°36 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da dLupin

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Che io non preghi per essere al riparo dai pericoli,
ma per avere il coraggio di affontarli.
Che io non preghi perché venga lenito il mio dolore,
ma per riuscira a superarlo.
che io non cerchi amici sul campo di battaglia della vita,
ma più forza in me.
Che io non cerchi mai, angosciato di paura, d'essere salvato,
di conquistare la mia libertà.
Fà che io non sia un vigliacco,
e non riconosca la tua misericordia solo nel successo,
ma fammi trovare la stretta della tua mano nel fallimento.


R. Tagore (poeta indiano).

 
 
 

UN COMMENTO SPECIALE AL POST N°34

Post n°35 pubblicato il 13 Ottobre 2006 da dLupin

immagineSweetHug ha scritto:

Giravo tra i blog e ho letto un post molto interessante che parla del dolore:mi sono messa a commentare nell'apposito spazio,ma poi le parole venivano a fiumi perciò ho pensato di farne direttamente un post!

E' proprio sorprendente accorgersi che un post scritto da altri riesca a diventare una sorta di macchina del tempo e riportarti nel mezzo di una scena già vissuta per fartela analizzare con occhi nuovi!
Per me è stato proprio così. Sono stata catapultata indietro nel tempo,in quei due momenti della mia vita in cui davvero ho provato un dolore intenso e profondo.
La sensazione è quella del dilaniarsi del mio corpo è quella di ogni singola cellula che vorrebbe fuggire dalle altre e somparire,non riesco nemmeno a stare in piedi,composta,non riesco a stare sdraiata in modo disteso,non riesco a non coprirmi il volto inondato di lacrime,non riesco a respirare a non emettere gemiti strazianti..
E' il dolore che si muove dentro di me che calpesta la mia quotidianità fregandosene di tutto. Ecco questa sensazione è calda,Brucia,e mi chiedo perchè...
Dentro di me,ma credo in tutti quanti,il dolore infiamma e distrugge le sicurezze facendo spazio ad un senso di precarietà,di incertezza,ma questa fiamma non è solo incendio distruttivo questa fiamma è esplosione ed implosione. Esplosione di rabbia di lacrime e di lamenti,ma anche implosione che col fuoco forgia e scava spazi nuovi.
Lo sbottamento iniziale non è infinito,è irruento ma riesce lentamente a placarsi per lasciare il posto ad un pianto diverso,tacito,ad un rilassamento anche del corpo,al viso che smette di essere coperto,alle lacrime che si percepiscono scendere una ad una.. dentro di me il dolore ha scavato un piccolo angolino che prima non esisteva...In me è nato qualcosa di diverso,quelle esperienze hanno aumentato la mia interiorità e mi hanno regato una profondità nuova (nuova fiammante ci avete pensato al perchè si dice così?)pronta per essere utilizzata al meglio!
Più il dolore sentito è forte maggiore è l'aumento della nostra profondità,che poi ciascuno decide di utilizzare come meglio crede:c'è chi lascia un vuoto da colmare(quante volte si dice che il dolore crei un vuoto?),c'è chi si fortifica,c'è che lo dedica agli altri,c'è chi accresce la propria sensibilità....

...il dolore ha sempre come conseguenza una nascita,un evento positivo messo nelle nostre mani da imparare a gestire nel modo migliore per renderci persone migliori...

 
 
 

FENDITURE E FERITE

Post n°34 pubblicato il 06 Ottobre 2006 da dLupin
Foto di dLupin

Non ti è mai capitato di sorprenderti di fronte a un fiorellino sbocciato dalle fessure dei gradini di marmo? Oppure notare delle righe d'erba nata dalle screpolature dell'asfalto? O ammirare in montagna il "raponzolo delle vette", fiore giallo spuntato dalla fenditura d'una roccia?

Fenditure, fessure, spaccature, screpolature, squarci,… Sono tutti, mi sembra, sinonimi di "ferita" nella quale nasce e cresce l'erba, spunta un fiore, fiorisce la vita. Da ogni tipo di "ferita" può nascere la vita…

La stessa terra della campagna subisce una ferita: per farvi nascere la vita, la devi ferire, la devi arare. Dalla ferita del solco spunta il frumento, il grano, l'erba che alimenta l'uomo e gli animali. La ferita dice accoglienza e possibilità di trasformazione del seme. La ferita della terra assicura fertilità, è sede di vita.

La stessa potatura è una ferita che assicura maggior frutto. Anche l'innesto avviene solo tra due rami scorzati, "feriti". Ci sembra ovvio concludere che la vita nasce dalle ferite, dal dolore. Dal dolore di una donna, dalle doglie del parto nasce ogni figlio, nasce ogni uomo.

"In dolore paries - partorirai nel dolore." Eva, la madre di tutti i viventi, ha ricevuto da Dio queste parole. Anche la nascita, la rinascita spirituale di tutti gli uomini è soggetta alla legge del dolore.

Ecco perché la nuova Eva, Maria, è diventata Madre mia, tua, di tutti gli uomini quando la "spada del dolore" le ha ferito il cuore, trapassandolo. Dalla più grande ferita, dal più grande dolore di tutti i tempi è nata l'umanità; dal grido straziante dell'uomo Dio: "Dio, mio….perché mi hai abbandonato?". É stato questo dolore dalle dimensioni infinite che ha assicurato il culmine dell'amore infinito e ha dato speranza di salvezza e certezza di vita eterna ad ogni uomo che nasce e muore in questo mondo.

Da quando è stato vissuto questo dolore, da quando si è squarciato il velo del tempio, da quando una lancia sul calvario ha ferito il cuore dell'uomo-Dio, ogni dolore umano, materiale, morale, spirituale, fisico, psicologico, sociale… è destinato a produrre la vita.

La spiga nasce dal chicco di grano che marcisce e muore. Che male ha fatto per passare questo tormento? Nessuno se lo domanda, perché è nella logica delle cose; il buon vino esce dal grappolo stritolato, calpestato, dilaniato. Non chiederti perché all'acino d'uva è riservata simile sorte. Come non ci si domanda che male ha fatto Gesù per aver sofferto così: è nella logica dell'amore.

Ecco perché nell'Eucaristia, Gesù si è fatto pane e vino. Solo i grani triturati e trasformati in farina possono diventare pane; solo gli acini d'uva che hanno conosciuto il buio e il martirio del torchio possono trasformarsi in vino: pane e vino per la vita dell'uomo. Non mi domando più che male ho fatto per soffrire così; ma mi stupisco, nella fede, che in ogni ferita, in ogni tipo di dolore è nascosto il segreto per la nascita, per la rinascita della vita spirituale di ogni uomo.

 
 
 

il segnale

Post n°33 pubblicato il 05 Ottobre 2006 da dLupin
Foto di dLupin

Un povero naufrago arrivò sulla spiaggia di un'isoletta deserta aggrappato ad un piccolo relitto della barca su cui stava viaggiando, dopo una terribile tempesta. L'isola era poco più di uno scoglio, aspro e inospitale.
Il pover'uomo cominciò a pregare. Chiese a Dio, con tutte le sue forze, di salvarlo e ogni giorno scrutava l'orizzonte in attesa di veder sopraggiungere un aiuto, ma non arrivava nessuno.
Dopo qualche giorno si organizzò. Sgobbando e tribolando fabbricò qualche strumento per cacciare e coltivare, sudando sangue riuscì ad accendere il fuoco, sì costruì una capanna e un riparo contro le violente bufere. Passò qualche mese. Il pover'uomo continuava la sua preghiera, ma nessuna nave appariva all'orizzonte. Un giorno, un colpo di brezza sul fuoco spinse le fiamme a lambire la stuoia del naufrago. In un attimo tutto s'incendiò. Dense volute di fumo si alzarono verso il cielo. Gli sforzi di mesi, in pochi istanti, si ridussero a un mucchietto di cenere. Il naufrago, che invano aveva tentato di salvare qualcosa, si buttò piangendo nella sabbia. "Perché. Signore? Perché anche questo?". Qualche ora dopo, un grossa nave attraccò vicino all'isola. Vennero a prenderlo con una scialuppa. "Ma come avete fatto a sapere che ero qui?" chiese il naufrago, quasi incredulo. "Abbiamo visto i segnali di fumo" gli risposero.
Le tue difficoltà di oggi sono segnali di fumo per la grazia futura. Dio verrà a salvarti.


Qual è la via più breve per incontrare Dio?
"Vivere su una sedia a rotelle" rispose un uomo senza gambe.

 
 
 

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