...QUALCOSA DI ME
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HA-HA-HA
Il cellulare del parroco
Un americano visita Fossano (una città della provincia di Cuneo) e un amico gli spiega:
- Questa è la piazza dei martiri, la più grande.
- Oh, dove abito io sulla piazza più grande può atterrare un jet, risponde l'americano.
Davanti alla casa più vecchia, l'amico spiega:
- Questo è il nostro municipio!
L'americano:
Oh! Oh! Il nostro municipio e un palazzo nuovo alto 125 metri!
L'amico comincia a perdere la pazienza. Proprio in quell'istante suonano le campane del duomo.
- Cos'è questo suono?, domanda.
L'amico risponde:
- Ah, non ci badare, è solo il cellulare del parroco!
In confessionale
Una giovane si confessa:
- Padre, quando mi guardo allo specchio mi trovo bellisima. E' vanità?
Il confessore dà una sbirciata al volto della ragazza e risponde:
- No, figliola: è cecità!
Post n°94 pubblicato il 04 Giugno 2008 da dLupin
Ai precedenti album Jovanotti aggiunge “Safari”, ricco di stimoli musicali e tematici e lo dedica al fratello Umberto, scomparso lo scorso ottobre in un incidente aereo. L’Album racchiude 12 brani, tra canzoni d’amore e ballabili. E’ un lavoro di ricerca interiore che trasforma in musica, emozioni e dolori. “Safari” si muove in una polarità tra fedeltà alle radici e scommessa della ricerca, della conoscenza dell’altro, che è rischio di perdita ma anche promessa di conquista, è speranza di ritorno ma anche abbandono angoscioso all’ignoto. “Fango”, posto in apertura dell’Album e scelto come singolo per il suo lancio, è il brano che più di tutti fa entrare nella spiritualità del disco. Io lo so che non sono solo ma afferrava il mondo intero senza sottotitoli le idee di uno studente e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango… quando fai uno sbaglio tutto è intorno a te solo grazie a quelli che e di alzarsi “sotto un cielo di stelle e di satelliti ora la città è un film straniero senza sottotitoli… un cartello di sei metri dice che tutto è intorno a te ma ti guardi intorno e invece non c’è niente”: le città sono sempre più anonime, le persone volti senza nome, i rapporti più superficiali e… si vive la solitudine. E’ una contraddizione che, mentre la tecnica permette di comunicare in tempo reale anche a distanza, aumenti la solitudine. La TV, internet assorbono tanto del nostro tempo e diminuiscono le occasioni per il dialogo e le relazioni. C’è da vigilare per non essere assorbiti nel mondo virtuale e non perdere il legame con la realtà. “l'unico pericolo che senti veramente è quello di non riuscire più a sentire niente”: il mondo scientifico e tecnico tende a dare poco spazio a emozioni e sentimenti. Tutto è scontato, non c’è la sorpresa di un incontro, la meraviglia per il sole che sorge, un bambino che nasce, un gesto di gratuità. Quando arriviamo ad essere impermeabili alle emozioni, a non saper partecipare alle gioie o problemi altrui, vuol dire che siamo troppo centrati su noi stessi. “stare con le antenne alzate verso il cielo”: cielo vuol dire Dio, il riferimento ultimo con cui anche nelle difficoltà stabilire un contatto, lanciare un S.O.S. Pregare è sintonizzarsi sulla stessa lunghezza di Dio e parlargli. “Io lo so che non sono solo anche quando sono solo": Dio è l’unico che anche nei momenti di maggior solitudine non ci fa sentire soli. E’ una presenza amica pronta a tenderci la mano per tirarci su dal fango della nostra umanità. “Mi fondo con il cielo e con il fango”: Siamo creature, fatte di terra e Spirito, il racconto della creazione ce lo ricorda (cf. Genesi). Il nostro è un Dio vicino, si è sporcato le mani coinvolgendosi nella nostra storia e facendosi uomo come noi. “La città è una pentola che cuoce pezzi di dialoghi ”: la nostra società, sempre più multiculturale, ci pone la sfida dell’integrazione che, però, non vuol dire annullare tutte le differenze, ma cogliere le diversità culturali come ricchezza da valorizzare, salvaguardando gli elementi tipici dell’identità di un popolo. La diversità non deve farci paura e questo può avvenire col dialogo. Più ci si conosce, più ci si stima e si apprezzano le diversità. “ci si sente soli dalla parte del bersaglio e diventi un appestato quando fai uno sbaglio”: un certo tipo di informazione tende a criminalizzare chi ha fatto uno sbaglio con pesanti etichette, che finiscono per escluderlo dalla vita sociale precludendogli ogni strada di riscatto. Anche questa è un’intolleranza da evitare: ogni persona, anche se sbaglia, ha sempre la possibilità di ricominciare. “un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che hanno ancora il coraggio di innamorarsi”: il “mondo vecchio” che Jovanotti rimpiange è quello fatto di rapporti autentici, cose semplici, amore vero, dove conta la persona non i soldi o la carriera. La scienza stessa, per il profitto e interessi egoistici, calpesta i valori della persona. Basta pensare ai problemi legati alla manipolazione e alla mercificazione della vita umana. “la passione che fa crescere un progetto”: unire le forze e credere fino un fondo è il segreto per iniziare a trasformare il mondo. La passione per gli ideali permette di realizzare grandi sogni. Ma ci vuole tempo, pazienza, capacità di mettersi in gioco per qualcosa che vale veramente. Una vita senza passione e ideali è piatta, arida, destinata alla noia. “l'energia che si scatena in un contatto”: coltivare le relazioni, aprirsi agli altri ci toglie dall’isolamento in cui ci chiudiamo. E quando viviamo la solitudine “non siamo soli anche quando siamo soli”, basta alzare gli occhi per scoprire che abbiamo un Padre che ascolta la voce dei suoi figli che gridano a lui e per sentirci uniti a tutti. E’ la più grande consolazione che si può sperimentare! (commento di Pino Fanelli da “Se Vuoi” ) |
Post n°93 pubblicato il 30 Aprile 2008 da dLupin
Una giovane indiana, Shakila, si era innamorata di Ishaman. |
Post n°92 pubblicato il 28 Aprile 2008 da dLupin
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Post n°91 pubblicato il 24 Marzo 2008 da dLupin
La pagina di Vangelo di oggi, giorno di Pasqua racconta proprio la scena del mancato ritrovamento del corpo di Gesù: il sepolcro è vuoto! Il vero protagonista della narrazione è lui, il grande assente: il Crocifisso Risorto! Descrivendo la scena l’evangelista Giovanni ci tiene a sottolineare che la scena ha inizio quando ancora era buio… segno che sono presenti ancora delle tenebre, forze oscure che vorrebbero impedire alla luce del Risorto di splendere! Quelle tenebre sono ancora presenti nel cuore dei discepoli…(e forse anche in ciascuno di noi). Ma il primo passo per diradare le tenebre dal cuore sembra essere paradossalmente l’esperienza di un vuoto, di un’assenza: Gesù non è lì dove ci si aspetta, nel sepolcro… Chi di noi, almeno una volta in vita, non ha fatto esperienza del vuoto, di un’assenza?! Quante volte ci rivolgiamo a Lui nei momenti di fatica, nei giorni di dolore e gli diciamo: dove sei? Dove sei sparito? Dove ti sei cacciato? Perché mi lascia solo? Perché mi hai abbandonato? Di fronte a un tale vuoto, a questa assenza c’è il pericolo di bloccarci, di perdere la pace, mettere addirittura in crisi la nostra fede… È l’esperienza di Maria di Magdala che si reca al sepolcro di mattina, ma quando ancora era notte non solo fuori, ma anche dentro di lei… È lei che da sola e per prima si reca al sepolcro di Gesù e lo fa solo per affetto: per affetto ha seguito Gesù sino ai piedi della Croce e ora per affetto torna a piangere il corpo del suo Signore. Il suo è un atto di amore gratuito e sincero: eppure deve ancora maturare fino a consentire di riconoscere il Risorto! Di fronte a quel vuoto, a quella assenza… non sa capire, non sa andare oltre e torna indietro, va a dire ai discepoli che “hanno portato via il Signore”… L’evangelista Giovanni sembra voler esprimere così la sua catechesi: di fronte ad un tale vuoto, il discepolo non deve disperare, ma deve piuttosto avviare una nuova ricerca di Gesù, sia pur affannosa e drammatica… Ed è solo l’amore che rende dinamici, che mette in moto tutte le energie buone del cuore, anche di fronte ad un’apparente sconfitta. È quello che accade ai discepoli Pietro e Giovanni che si mettono sulle tracce di Gesù, vanno alla ricerca! È arrivati al sepolcro vedendolo vuoto non si bloccano, non tornano indietro angosciati e smarriti, ma sanno andare oltre… riconoscono che quel vuoto, quella assenza dicono la realtà più bella e più grande che mai avrebbero potuto sognare: Cristo era risorto! Capiscono che quella di Gesù era un’assenza giustificata… non li aveva lasciati soli, non li aveva abbandonati, ma li “precedeva in Galilea” (come diceva il Vangelo della Veglia pasquale). L’augurio che faccio a ciascuno di noi è allora questo: nei momenti e nei luoghi in cui non sentiamo presente o non troviamo Lui… quando nel dolore o nella prova ci sentiamo abbandonati…non blocchiamoci, nessuno di noi si chiuda nel proprio dolore, nel dubbio o nell’incomprensione, ma mossi dall’amore, con grande speranza, ciascuno di noi possa davvero muoversi sulle tracce del Cristo risorto! Allora scopriremo, con rinnovata gioia, che proprio dove prima lo pensavamo assente… Lui ci ha preceduto! Ci precede in Galilea, ci precede nelle nostre croci, vive prima di noi i nostri momenti di smarrimento, vive prima di noi i nostri momenti di sconforto, ci precede nelle giornate di buio e di sofferenza… e non solo perché vuole prendere parte alla nostra vita, ma perché in quel buio vuole portare la luce della sua presenza, quella nova luce che anche ieri durante la Veglia ha vinto le tenebre della notte! Auguro una buona Pasqua a tutti nel senso più vero del termine! Auguro a tutti di poter intraprendere, o iniziare di nuovo, quel cammino di ricerca personale e comunitaria sulle tracce del Signore risorto! Per fare, così, esperienza concreta, nella vita di ciascuno, che esiste una possibilità oltre ogni fallimento, oltre il dolore e il limite, anche oltre il limite supremo della morte… Che la storia di ciascuno di noi segnata spesso anche da capitoli bui e dolorosi possa, attraverso la luce della Pasqua, assumere una nuova prospettiva: quella di una storia visitata da Dio! Buona Pasqua a tutti! |
Post n°90 pubblicato il 17 Marzo 2008 da dLupin
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Post n°89 pubblicato il 12 Marzo 2008 da dLupin
Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te. Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà. Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino, io il tuo Dio, Signore. Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome. Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore. Perché tu sei prezioso ai miei occhi vali più del più grande dei tesori, Io sarò con te dovunque andrai. Non pensare alle cose di ieri, cose nuove fioriscono già, aprirò nel deserto dei sentieri, darò acqua nell'aridità, perché tu sei prezioso ai miei occhi… Io ti sarò accanto, sarò con te, per tutto il viaggio starò con te. ...il canto d'amore di Dio per te! |
Post n°88 pubblicato il 11 Marzo 2008 da dLupin
Da una vita ormai, si usa dire così per indicare tanto tempo, era all’ospedale con suo marito. Un giorno le cose peggiorarono: coma profondo e irreversibile. |
Post n°87 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da dLupin
Un ateo precipitò da una rupe. |
Post n°86 pubblicato il 22 Febbraio 2008 da dLupin
LONDRA (4 novembre) - I medici avevano deciso di sacrificarlo nell'utero di sua madre per non mettere in pericolo il gemello, visto che il suo cuore era troppo grande e lui invece non si sviluppava normalmente. Prima hanno tentato di tagliare il cordone ombelicale, ma non ci sono riusciti, poi hanno diviso la placenta in due convinti che sarebbe morto. Ma lui, Gabriel, non ne ha voluto assolutamente sapere e ora è un bel pupo di sette mesi, senza più i drammatici problemi di salute che minacciavano di farlo nascere morto. La sentenza dei medici. «E' davvero un miracolo!», esulta Rebecca Jones, la mamma, che si era lasciata convincere dai medici sulla «assoluta necessità» di sopprimere Gabriel prima della nascita. Trentacinque anni, consulente finanziaria, sposata a Mark, un venditore d'auto di 36 anni, Rebecca ha raccontato al tabloid "Daily Mail" la sua angoscia quando alla ventesima settimana di gravidanza i medici le hanno detto che le cose si mettevano male: uno dei due gemelli - il futuro Gabriel - aveva un cuore ingrossato, non si sviluppava e rischiava di morire da un momento all'altro con conseguenze altrettanto fatali per il fratellino. «Meglio porre fine alle sue sofferenze prima, piuttosto che dopo»: quest'argomento ha finito per far breccia nella donna che, alla 25ª settimana, ha autorizzato la soppressione del feto malato. I tentativi per sopprimerlo. L'impresa però si è rivelata molto più difficile del previsto: i medici del Women's Hospital di Birmingham non sono riusciti a tagliare in due il robusto cordone ombelicale e nemmeno la separazione della placenta in due ha impedito a Gabriel di alimentarsi. Gabriel ha tenuto duro e assieme all'altro gemellino - Ieuan - è stato senza ulteriori problemi dentro la pancia di mamma per altre cinque settimane, quando entrambi sono stati portati prematuramente alla luce con il taglio cesareo. Tenace come Rocky: lo hanno soprannominato così. «Mi sono resa conto che Gabriel non aveva alcuna intenzione di mollare - dice la madre, che vive a Stoke-on-Trent - la mattina dopo l'operazione, quando ho sentito che tirava i calci. I medici non riuscivano a crederci quando hanno sentito il battito del suo cuore. E' un miracolo!». A quanto sembra, il "miracolo" è stato reso possibile proprio dall'operazione che doveva concludersi con la morte di Gabriel. Grazie alla separazione in due della placenta il piccolo - subito soprannominato "rocky" (roccioso) per l'eccezionale tenacia dimostrata - ha infatti ricevuto più nutrimento dalla mamma e ha cominciato a svilupparsi normalmente. A sette mesi Gabriel pesa cinque chili e mezzo, non ha più problemi di cuore ed è perennemente appiccicato a Ieuan. 04 novembre 2007 Non è la prima volta che assistiamo a simili "errori". Purtroppo non sempre la vicenda è terminata con un lieto fine. OGNI VITA HA DIRITTO DI ESSERE VISSUTA, OGNI BAMBINO HA IL DIRITTO DI VEDERE LA LUCE! PER QUANTO GRANDI POSSANO ESSERE I PROBLEMI CHE DOVRA' AFFRONTARE, BISOGNA DARE AD OGNI BAMBINO LA POSSIBILITA' DI ENTRARE NELLA FANTASTICA (E MAI FACILE) AVVENTURA DELLA VITA! (Testo tratto da "ilmessaggero.it") |
Post n°85 pubblicato il 09 Febbraio 2008 da dLupin
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Post n°84 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da dLupin
Quante volte il sogno e la rabbia della libertà si getta su quelle sbarre e ritorna indietro con dispettosa amarezza. O Dio, sì, sono colpevole! Ma nessuno può togliermi la libertà perché è nata con me e non può morire se non con la morte di me stesso. La libertà sono io. Neppure tu, Onnipotente, puoi togliermi questa sorgente di autonomia: altrimenti cesserei di esistere. Sono libero sempre, anche a dispetto tuo, o Signore. Sono libero tra le sbarre di una prigione a dispetto degli uomini che mi imprigionano. Anzi più libero. Perché esiste una libertà difficile che si trova solo guardando in faccia la verità: quella verità che sfugge ogni giorno, ma che il carcere ti costringe a guardare. Qui occorre ricostruire tutto, occorre rimisurare i valori, occorre reinventare la vita. L'uomo qui è vero: non può fingere! Mio Signore, quelle sbarre! Esse mi danno qualche pezzo di cielo in tanta parsimonia. Ma che importa? Quelle sbarre...sono la mia vita più vera. All'inizio ho lottato con violenza, urtando contro la loro verità. Eppure quelle sbarre, togliendomi il mondo e la tentazine, hanno permesso che io e me stesso ci potessimo finalmente incontrare. Per questo quelle sbarre...le amo. (un carcerato) |
Post n°83 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da dLupin
«Ho ventisei anni [...]
Ti scrivo perchè [...] sto attraversando un periodo intenso di riflessione, qualcosa che penso si possa chiamare "esame di coscienza", nel quale sto ripercorrendo mentalmente la mia vita, e mi sono accorto di come negli anni io abbia allontanato la spiritualità da me. Per molto tempo ho vissuto la Fede in maniera estremamente passiva, per poi arrivare ad un momento di estrema sfiducia nei confronti della religione. Ho attraversato alcuni momenti di difficoltà personale che mi hanno portato ad un profondo scetticismo per tutto ciò che non potevo toccare con mano, ma sono consapevole che molto di questo scoramento era dovuto alla rabbia che avevo dentro. Anche in questo periodo sto vivendo una crisi, però sto cercando di affrontarla in maniera più "adulta": c'è ancora molta rabbia, ancora molto scetticismo, ma anche la consapevolezza che chiudendosi al Mondo non si guarisce. E purtroppo non riesco a vivere bene. Purtroppo le pur sempre piacevoli uscite serali con gli amici non mi danno più quello che cerco. E domenica scorsa, di ritorno dal centro, dopo qualche vasca ed uno spritz, mi sono reso conto che tutto ciò non mi basta, almeno in questo momento: ho bisogno di qualcosa di più profondo, di qualcosa di più vero. Te lo dico onestamente: mi manca Dio! [...]» Stimo tantissimo persone come queste che sanno interrogarsi, guardarsi dentro... sanno essere persone in ricerca! |
Post n°82 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da dLupin
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Post n°81 pubblicato il 14 Gennaio 2008 da dLupin
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Post n°80 pubblicato il 23 Dicembre 2007 da dLupin
Il sogno di Dio, quindi, in questo Natale farci vivere già qui sulla terra Com’è possibile? Attraverso i gesti quotidiani, Questo è possibile allora nella nostra casa BUON NATALE! dLupin |
Post n°79 pubblicato il 13 Dicembre 2007 da dLupin
Poesia inviata da "Madda 13" Il mio Dio non è un dio duro, impenetrabile, insensibile, stoico, impassibile. (Juan Arias) E per te è difficile? |
Post n°78 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da dLupin
Sono nato nudo, dice Dio, Anonimo |
Post n°77 pubblicato il 03 Dicembre 2007 da dLupin
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Post n°76 pubblicato il 28 Novembre 2007 da dLupin
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Post n°75 pubblicato il 19 Novembre 2007 da dLupin
MI HANNO RACCONTATA UNA BELLA FAVOLA... Tanto tempo fa il mondo era in grande agitazione perché Madre Natura aveva deciso di premiare la cosa più bella e più utile che fosse stata creata. Immaginate che caos, i tre regni: animale, vegetale e minerale cominciarono subito a rivaleggiare tra loro, ma peggio ancora, all’interno di ciascun regno cominciarono le liti. Ognuno era migliore dell’altro e gli altri non valevano niente. Il leone ruggiva sempre più forte per impaurire gli altri e dimostrare che era il re, l’elefante andava nervosamente avanti e indietro con il suo enorme corpo, rischiando di schiacciare tutto per dimostrare la sua possenza; la volpe lavorava d’astuzia. Nel regno vegetale, forse era anche peggio, con i baobab che si ergevano minacciosi su fragili fiorellini di campo e le orchidee che si pavoneggiavano di fronte ai semplicissimi fili d’erba. Anche le pietre sembravano diventare matte: I bianchi e perfetti sassi di fiume vennero disprezzati aspramente dalle pietre preziose e tutti si trovarono contro tutti. Alla fine erano rimasti il diamante e un mucchio di terra, sembrava fatta, tutti erano convinti che a vincere sarebbe stato il purissimo e preziosissimo diamante, ma Madre Natura, meravigliando tutti disse: “ Vince il premio il mucchio di terra! E’ vero, il diamante è prezioso, raro e bello da vedere, ma è fine a se stesso, il diamante non da frutto mentre un mucchio di terra può far nascere un fiore. E’ una favola semplice e breve, ma molto significativa che ho accostata alla parabola del seminatore per l’importanza di un mucchietto di terra fertile, esso è umile ma in se porta la vita. Se un seme cade su di esso sicuramente produrrà frutto, ma se cade su un mucchio di rubini, diamanti oro e quant’altro di questo genere è destinato a marcire. Vorrei proprio essere come quell’umile mucchietto di terra! |
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