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Disponibilità o rigore?
Post n°2 pubblicato il 13 Agosto 2008 da hakim53
A volte mi chiedo quale sia il confine tra la disponibilità e la dabbenaggine. Dalla mia educazione ho tratto lo sbrigativo principio che è meglio essere sempre disponibili (almeno a parole). Esiste anche il detto napoletano "col sì mi spiccio, col no mi impiccio" che indicherebbe la utilità di una apertura , almeno formale, di fronte alle richieste altrui. Va bene, ma a volte mi chiedo se non sia più coraggioso e tutelante provare ad opporsi, a difendere i confini della propria attività e del proprio Io. A questo proposito mi chiedo: se i nostri padri, che hanno fatto la resistenza, fossero stati così cedevoli con i nazifascisti che Italia avremmo? Nello specifico si tratta della ingiunzione di un superiore che rischia di peggiorare il clima di lavoro della struttura di cui mi occupo. Naturalmente gli ho comunicato il mio dissenso, ma non ho eretto le barricate nè mi sono bruciato sulla pubblica piazza come Jan Palach. E' un dilemma: se mi oppongo duramente , magari minacciando le dimissioni è possibile che l'altro le accetti (secondo il principio di "largo ai giovani, più malleabili") e questo non migliorerebbe nè la situazione mia nè quella dei miei collaboratori. Se mi adeguo non è un buon segnale ma forse mi permette di acquisire qualche credito... Il simpatico è che chiedo ad un mio paziente di rappresentare, in un role playing, la scena del contrasto col capo. P. riesce a interpretare il mio ruolo con un atteggiamento molto sobrio, limitandosi a rispondere al capo un secco "no" senza "se" e senza "ma". Accidenti! era l'unica cosa che non avevo preso in considerazione... |
Inviato da: eli.2009
il 21/11/2010 alle 23:26
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il 28/04/2010 alle 19:02
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il 05/12/2009 alle 09:30
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il 05/11/2009 alle 23:46
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il 05/11/2009 alle 23:43