Creato da: marco69fg il 25/12/2008
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We are all berliners! (J.F.Kennedy)

Post n°14 pubblicato il 16 Maggio 2009 da marco69fg

Se Monaco e Heidelberg hanno rappresentato il diversivo dal trauma aristotelico per Ludovico, Berlino lo rappresentò per me rispetto alla fine della relazione con Richie. A dire il vero, il viaggio a Praga -prima tappa- e Berlino era già stato programmato tempo prima le luttuose vicende sentimentali dei due pellegrini il cui destino era stato così violentemente violento, mi permetto una cacofonia allitterativa che, però, accentua ancor di più lo stato d'animo con cui si partiva. Per Ludovico si trattava, inoltre, del primo viaggio in aereo e tante furono le raccomandazioni di tenergli stretta la manina per la paura. Da buon amico lo feci ma con poco impegno in verità: mi addormentai, come mio solito, dopo pochi minuti dal decollo.
Visitammo la Praga turistica non facendoci mancare nulla. Una guida non avrebbe potuto fare e dare di più. Oltretutto già conoscevo la città. La sera fu, invece, una scoperta anche per me. Andammo in un gay-pub -Drake's- con annessa darkroom. Esperienza assolutamente indimenticabile: non tanto per me -più avvezzo a simili luoghi- quanto per Ludovico. In realtà, il vero divertimento consisteva per me nell'osservare il mio compagno di sventure. Come un micino curioso si aggirava nella darkroom quasi annusando -senza doppi sensi: in questo caso mi riferivo alla metafora felina- tutto e tutti. Fortunatamente o sfortunatamente, dipende dai punti di vista- non vi era gran folla dal momento che, proprio quella sera, vi era un incontro di calcio della squadra nazionale ceca: ergo froci in giro ve ne erano ben pochi. Vi risparmio i dettagli di un paio di incontri al Drake's avuti (anche se qualcuno, forse, si lamenterà della mancanza di tali particolari ma tant'è): io con tale George e Ludovico con un Inglese ultrasessantenne. In realtà, su quest'ultimo rendez-vous -nulla ci sarebbe di male circa la differenza di età- qualcosa devo dire. Fu comico il fatto che, pur parlando poco l'Inglese, Ludovico si spaccio per britannico ma, sfortunatamente per lui, come su accennato, l'altro lo era davvero e si mostrò alquanto divertito e stupito e curioso di sapere quale ancestrale e dimenticato idioma perduto il mio compagno di merende parlava.. Tra le altre serate spicca quella al Pinocchio's. A dire il vero qui fu calma piatta ma la racconto per un semplice particolare. Ogni tanto ballavano dei bonazzi che secondo me non avrebbero affatto sfigurato nei film della Bel-Ami ma, per il resto, gli stessi baldi e muscolosi giovani facevano gli escort a incartapecoriti emuli della mummia di Tutankhamon. Nulla da eccepire, per carità, contro gli attempati signori ma la stonatura visiva e fisica era quantomai evidente. Sibelius e Stockhausen erano nulla, all'orecchio non avvezzo alle dodecafonìe, al confronto anche se certamente questi ultimi due non stonavano. A questo aggiungiamo, poi, che gli stessi lords facevano quasi fatica a tenere su le gambe tanto decrepiti erano: figuriamoci "il resto" e figuriamoci pure se riuscivano a far sollevare "il resto" altrui.
Berlino è sempre stata per me un punto interrogativo. Il giudizio su quella città da parte di amici si era sempre diviso tra positivo e negativo. Decisi di occuparmene personalmente.
Per quanto abbia detto che le mie "fuitine" sui, anzi mei, generis salutarie servivano a farmi distrarre dai disastri cardiaci, questo non implicava affatto che stessi in hotel da mane a vespro in funzione di un uso, anzi di uno sfruttamento vero e proprio notturno e continuo del mio apparato riproduttivo. Certamente non voglio nascondermi dietro ad un dito -possibilmente quello medio ahaha- dicendo che gli organi uro-genitali non fossero sottoposti ad una tayloriana catena di montaggio -permettetemi di dire che mai metafora fu in modo più efficace usata- ma è altrettanto vero che la mattina alle 09.00 suonava la sveglia per la colazione per poi visitare la città. La reggia di Sanssouci a Potsdam, la torre della Televisione, a piedi dalla Brandeburger Tor alla Alexander Platz percorrendo tutti gli oltre due chilometri della Unter-den-Linden senza dimenticare musei, parchi e chi più ne ha più ne metta. Insomma, per dirla tutta: ero un Berlinese: vivevo la città di giorno e di notte. E se il giorno era stancante, la notte non lo era da meno. Spero non mi chiederete perchè: sapete: non sono bravo a disegnare ma basta andare nei bagni di qualsiasi stazione ferroviaria o in un Autogrill autostradale: lì potrete farvi un'idea che possa, forse, ma non ne sarei così sicuro, aiutarvi a comprendere a cosa mi riferivo. Insomma, parafrasando l'arcinota frase di J.F.Kennedy, iniziai a sentirmi Berlinese.

 
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Pronti, partenza...Via!!!

Post n°13 pubblicato il 09 Maggio 2009 da marco69fg

Prima di entrare nel merito del prossimo capitolo mi preme puntualizzare una cosa: spesso -i film americani hanno una vera e propria epopea su questo- quando vi sono problemi o delusioni "cardiache" -leggasi "amorose"- si ricorre ad una vigorosa ubriacatura a voler dimenticare, seppure per poco, gli acciacchi dell'avverso destino. Poichè io sono astemio, a parte un bel moscato frizzante o spumante o champagne -noblesse oblige- non potevo rifugiarmi nell'alcol. Per quanto riguarda la droga: neanche a parlarne: sono fobico alle siringhe e certo non mi metto a spendere soldi così, senza considerare i danni alla salute. Mi sovviene, a tal proposito, un bell'episodio scritto da Luciano De Crescenzo per il suo "Così parlò Bellavista" che faceva pressappoco così: "La cocaina costa 100mila lire al grammo; sotto casa mia ci sta Samantah (con la "h") che, per 50mila lire ti fa il servizio sopra e sotto. Allora io mi domando: è meglio spendere 100mila lire per quella schifezza di cocaina o farsi un abbonamento a Samantah?". A Voi l'ardua sentenza. Se a me, d'altro canto, lo avessero chiesto, piuttosto che a Samantah, con la "h", avrei magari fatto l'abbonamento al fratello qualora ne avesse avuto uno. Voi, cari e pazienti lettori?
Torniamo a noi. Escludendo alcol e droga, io fuggivo dalla triste realtà viaggiando. Sì. Mare o gaudenti città: queste erano le mie destinazioni. Se si trattava di andare al mare, mi concedevo una settimana di completo relax fisico mentre mi struggevo interiormente. Qualora, invece, si fosse trattato di andare per città, Berlino rappresnetava tanto la bellezza di una città assolutamente interessante in quanto a cultura, fascino e storia recente più o meno drammatica quanto l'appeal di una metropoli i cui divertimenti notturni non hanno nulla da invidiare alle più pubblicizzate Amsterdam o Londra e io, per come mi sentivo in quei giorni, mi godevo tanto la Berlino diurna quanto ancor di più quella trasgressiva by night.

 
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Diego Diamante

Post n°12 pubblicato il 25 Febbraio 2009 da marco69fg

Ho già anticipato nel breve capitolo precedente del mio primo impatto con Diego quindi è inutile ripetersi. La simpatia iniziale già traspariva dal web: quando ci incontrammo non ebbi che la conferma. A ciò aggiungiamo che è una fantastica persona su cui si può sempre contare. Il gioco è fatto. Potrei tranquillamente continuare per intere pagine a descrivere ed elencare i pregi di Diego ma rischierei di annoiare il gentile lettore che oltretutto gli invidierebbe le qualità. Basterà solo raccontare un episodio della nostra amicizia che lo vide coinvolto in prima persona e che, in un certo senso, ha cambiato la sua vita. Per i suoi altri pregi basterà continuare a leggere questo mio umile tentativo di racconto per potersi rendere conto di quale straordinaria pasta d'uomo sia fatto il mio Diego.
Ormai ci si conosceva da quasi un annetto e la stessa conoscenza, ormai solida amicizia, cementata dal nostro rito mattutino della colazione insieme, ebbe occasione di mettersi alla prova quando lo stesso Diego fu contattato da un ragazzo di Firenze. Il tipo, molto carino in verità, millantatore di molteplici amicizie più o meno importanti, più o meno famose del jet-set, faceva l'idraulico. Ancora oggi mi chiedo come un idraulico fiorentino -non che se fosse stato genovese avesse cambiato le cose- possa aver conosciuto tanti nomi dello Spettacolo: la mia risposta è sempre stata quella che, supponevo, anche i Famosi avevano i cessi in casa... Fu preso l'appuntamento: Diego doveva andare a Firenze per incontrarlo: il ragazzo era impossibilitato a muoversi perchè, al momento, era a corto di denaro e aveva crediti da riscuotere. Un idraulico a corto di liquidi lo dovevo ancora vedere...perdonate la battuta, anzi la doppia battuta, dal momento che tutti sappiamo quanto guadagnano... Il fatto di andare a Firenze fu subito escluso: era più il viaggio che la permanenza. Oltretutto a spese nostre sia il treno che l'hotel. Si decise per Roma. Il tale -Simone mi pare di ricordare- disse che sarebbe venuto con alcuni amici. Diego chiese a me di accompagnarlo. Mi misi all'opera per prenotare treno e albergo. Ormai era tutto pronto quando lo pseudo-Simone, come su anticipato, diede forfait. Per quanto avessi la possibilità di annullare senza problemi le prenotazioni, decidemmo di partire ugualmente: comunque avremmo passato un weekend a Roma. La sera la dedicammo -superfluo specificarlo- al divertimento: il Max Bar era la nostra meta -anche perchè era il più vicino e comodo da raggiungere. Poichè noi non cives romani sumus ma alieni, non eravamo a conoscenza che il suddetto disco-pub, ultimamente, sembrava fosse frequentato da gay -mamma mia!- orsetti -o bears se volete darvi un tono internazionale. Si ballò, ci si guardò attorno e, indubbiamente, la carne -nel senso più ampio del termine parlando di orsi- non mancava.. Mi allontanai qualche minuto da Diego per lo smoke-time e, al mio ritorno,  vedo che è impegnato in conversazione con Mortymer -così mi fu presentato. Ormai mattina, lo stesso Mortymer si offrì di riaccompagnarci in hotel. Beh, da cosa nasce cosa: sono oltre tre anni che i due piccioncini stanno insieme. Mi voglio prendere un po' di merito: Diego non sarebbe andato a Roma da solo e io lo spinsi ad andare in quel pub. Insomma paraninfo senza volerlo. Soprassiedo, anche se ormai superato, ad un altro episodio appena precedente, che, proprio a Roma, ebbe il punto più alto della sua tragedia. Farei di tutto per lui, come del resto, lui per me. Per inciso ho anche un debito di un milione di euro con Diego e finchè non glieli ridarò continuerà ad essere il mio migliore amico.

 
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Intermezzo pubblicitario

Post n°11 pubblicato il 19 Febbraio 2009 da marco69fg

Beh, si tratta, come avrete certamente inteso, di un modo di dire: non è mia intenzione dar qui i consigli per gli acquisti di tampax, condoms o confetti Falqui -anche se questi ultimi li suggerirei vivamente ad alcuni dei miei compagni di merende. Volevo, in realtà, soffermarmi su quelli che sono i periodi di intervallo tra una relazione ed un'altra. Per quanto siano più o meno lunghi, tali "momenti di riflessione" sono, per forza di cose, trascorsi con vacanze e lunghe serate collegato ad Internet. Circa quest'ultimo aspetto, bisogna dire che qui conobbi i miei due più cari amici: Ludovico il Moro e Diego Diamante. Essi rappresentano i miei punti di riferimento, le mie spalle su cui piangere di gioia e di tristezza e, ovviamente, viceversa. Sono l'uno complementare all'altro. Se Diego è il mio Grillo Parlante inteso come coscienza oggettiva che ti dà ragione o torto quando meriti l'una o l'altro, Ludovico è quello che ti vuole bene e basta. Quando sono furioso con il mondo, toro scatenato e cane idrofobo chiuso in gabbia, Ludovico apre la porta e mi lascia scatenare e qualunque cosa faccia mi appoggia. Purtroppo, nei momenti bui, invece di cercare di calmarmi e dare ascolto al saggio Diego, il mio cuore e il mio cervello cercano l'avallo e il beneplacito di Ludovico. Intendiamoci bene: Ludovico mi sostiene perchè mi vuole bene e non si comporta così solo per vedere...il sangue, per quanto il suo incondizionato supporto possa portare me stesso a ferirmi oltre che a ferire.

La conoscenza con Diego fu, come sempre, del tutto casuale: ci si trovò una sera in chat a prendere bonariamente in giro un ragazzo. Eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Scoprimmo, con sorpresa, di essere anche vicini "di lavoro": praticamente a 100 metri di distanza l'uno dall'altro. La simpatia iniziale si trasformò ben presto in Vera Amicizia. Anche il nostro primo appuntamento non aveva la mira di qualcosa di più che quella: ormai era chiaro che potevamo solo essere amici: ma che amici...wow. Anche con Ludovico il Moro la chat fu colpevoile e anche qui il sentimento amicale fu subito stretto. Neanche ci si pose il problema se tentare di andare oltre.

Tratterò, adesso, per quanto ne abbia ormai accennato,  di questi due amici segnalando, per ognuno, un episodio che ha contribuito vieppiù a rafforzare la vicinanza tra noi.

 
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Viscicone

Post n°10 pubblicato il 10 Febbraio 2009 da marco69fg


Per quanto sia foggiano di nascita e di vita ma di madre romagnola, non ho mai parlato in dialetto e lo comprendo relativamente. Il termine utilizzato come titolo del capitolo è in realtà l'eponimo dello stesso. Esso indica una persona piuttosto robusta, alta, un tipo massiccio ma piuttosto dinoccolato nei movimenti e un po' ingenuo. Potremmo definirlo una specie di Pippo disneyano ma più in carne.


Agli inizi di dicembre praticamente un anno dopo l'acquisto del Bell, conobbi, tramite terza persona, il Prosciutto: buoni sentimenti, un ragazzone tranquillo, la voglia di investire qualcosa che non fosse un "usa e getta". Era indubbio che io fossi molto frenato dai sentimenti che ancora provavo forti per Richie: la ferita era profonda e tutt'altro che rimarginata ma, secondo un brutto modo di dire, "chiodo scaccia chiodo" così iniziai a frequentare il Fieramosca. In realtà, in questo caso, non vi è davvero molto da raccontare: la nostra esperienza durò davvero poco: un mesetto sì e no. Per la seconda volta in vita mia lasciai quello che, comunque, potè definirsi il mio ragazzo. E' sufficiente, per la mancanza di argomenti e di esperienza in comune, fare un elenco degli attimi salienti insieme:

- l'incontro: tanto memorabile...da non ricordarlo.

- la prima notte assieme: dopo che facemmo l'amore (?) ci addormentammo. Alle 02.30 CET (Central European Time) mi svegliai per andare a "dare acqua ai lupini" e lo trovai, sveglio, che guardava un film porno in TV.

La sua vita doveva comprendere tutto tranne me che ero qualcuno, o meglio qualcosa, che non poteva e non doveva farne parte se non a livello segreto e personale: persino i suoi amici (pochi) che erano comunque a conoscenza della sua gayezza dovevano rimanere estranei a me: ero una sorta di convitato di pietra sui generis.

Rimane sottinteso, a questo punto, che era solo questione di tempo: il giorno della befana dello stesso anno di nascita di Junior, mio nipote, lo lasciai con il rimpianto di non averlo fatto prima e di non essermi accorto di quanto "viscicone" fosse. Meglio tardi che mai. Semel in anno licet insanire.


 
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