Shopping
Nessun senso di frustrazione è paragonabile a quello che ti sgretola dentro quando apri l’armadio riservato all’abbigliamento invernale e incominci a renderti conto, provandola una dopo l’altra, che ogni cosa che l’anno scorso ti andava bene quest’anno non ti entra nemmeno per sbaglio: sei ingrassata e ne prendi coscienza.
Lo so, qualcuno potrebbe anche dire che lo stesso accade a fine inverno con l’abbigliamento estivo, è vero, in effetti il discorso è, si può dire, valido per ogni stagione, ma siccome la cosa è accaduta a me l’altro giorno, quindi in pieno ottobre, mi atterrò nel racconto di questa storia a questo momento spazio-temporale.
Una dopo l’altra camicette, gonne e pantaloni si misurano coi tuoi chili di troppo, quegli stessi chili che tu avevi tentato inutilmente di far scomparire con atroci rinunce estive, quali privarsi del piccolo gelato crema-cioccolato-pistacchio serale per tutto il mese di luglio, e con dissanguanti trattamenti estetici, quali energici massaggi anticellulite praticati da lottatrici di sumo fallite.
Insomma, presa coscienza della situazione è inutile piangere sul latte versato e non resta che adeguarsi alla nuova realtà: Darwin lo chiamerebbe "evoluzionismo"… forse.
Anche se sai benissimo che non butterai nulla delle cose che non ti vanno più bene perché "non si sa mai potrei dimagrire", ti si presenta il piccolo problema di cosa indossare da qui al prossimo marzo e ti rendi conto che il periodo è lunghetto per applicare semplicemente l’arte di arrangiarsi.
Quindi non ti resta che decidere di andare a far shopping.
Ora io non so come mai molte donne dicono di amare la pratica dello shopping, in quanto capisco le persone dotate di una carta di credito "oro" o rigorosamente e abbondantemente rifornita dal proprio consorte, oppure ancora le donne con un fisico alla Naomi Campbell, ma come è possibile che tutti gli altri esseri di sesso femminile, fuori peso, fuori forma e fuori portafoglio, godano nel girovagare in vari negozi dove nel migliore dei casi lasceranno un quarto del loro stipendio mensile e nel peggiore si sentiranno dire: " Mi spiace signora arriviamo solo fino alla 44"?!
Perché è così che va a finire nell’andare a far shopping: due negozi su tre non hanno più neanche l’idea di cosa sia una maglia che non mostri l’ombelico.
Ed io, mentre quel giorno mi aggiravo proprio come un’anima in pena alla ricerca di una misera 46 non a vita bassa, dopo aver ricevuto almeno tre "mi dispiace" da altrettante giovani e magre commesse che mi guardavano con aria di estremo compatimento, alzai lo sguardo e vidi un miraggio.
Be’ forse proprio un miraggio non era ma di certo era una stella cometa, fatta a forma di cartellone pubblicitario, che mi avrebbe condotta nel luogo adatto per me: un negozio per taglie forti.
Ora ci tengo a precisare che non mi ritengo in una situazione fisica devastante perché porto una 46 di taglia, ma è davvero frustrante girare per negozi dove ti propongono microtop, micromagliette o micropantaloni e quindi mi sono detta "Perché no?! Proviamo!"
Già al primo impatto l’ambiente mi è piaciuto! Luci soft, musichetta rilassante, commesse sorridenti e cicciottelle che ti dicono: "Dia pure un’occhiata e se ha bisogno ci chiama". Si…era il posto giusto, me lo sentivo. Volete mettere la soddisfazione di misurare un paio di pantaloni scozzesi molto carini e trovarli larghi!! Ebbene si: erano larghi e la signorina quasi amorevolmente scuotendo la testa mi dice: " Ah signora ma per lei ci vuole una XS…una extra small !"
Giubilo e soddisfazione. Il mio umore immediatamente si alzò di tre livelli!
Si, lo so, direte voi "Sai che sforzo, sono taglie conformate e quindi diverse da quelle normali" …embe’?! La soddisfazione comunque resta, perché il pensare che c’è gente più grassa di te ti fa subito sentire meglio.
E così di pantalone in camicetta, da XS a XXS, ho fatto shopping!
Certo non si può dire in modo economico, anzi tutt’altro ma in fondo l’importante è trovare delle cose che metterai ( ehm a proposito: vendesi jeans nero delavè a vita bassa dell’anno scorso…mai usato!) e con cui ti senti a tuo agio.
Quindi mentre la commessa cicciottella e simpatica mi salutava con un allegro "Arrivederci" sono giunta alla conclusione che tutto sommato l’abito fa il monaco, anche se indossa una 46!