Un Faro Nella Notte

CAOS CALMO


"La gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo."
Rifugiatosi nella propria auto parcheggiata davanti alla scuola della figlia, dopo l'improvvisa morte della moglie, e trasgredendo le regole dell'efficienza e della produttività, Pietro Paladini/Moretti è abitato da una sorprendente calma e rimane in attesa del dolore e della vita dopo il dolore. Osservando il mondo dal punto in cui ha scelto di fermarsi, scopre a poco a poco il lato oscuro degli altri, che sotto il peso del proprio fardello accorrono a lui e che soccombono davanti alla sua incomprensibile calma. Un'umanità che patisce fino allo spasimo e che dinanzi alla quiete si meraviglia.Non è il dolore a dominare l’animo dell’uomo, di cui lo stesso protagonista si sorprende, ma un turbamento profondo, come se fosse necessaria un’interruzione, una pausa, un cambiamento: apparentemente è la preoccupazione per la bambina (equilibrata, saggia, positiva) a spingere il padre a modificare la sua vita, a lasciare l’ufficio e a chiudersi nell’auto parcheggiata davanti alla scuola, facendo trascorrere in quel luogo i giorni e i mesi, in realtà questa scelta risponde a un bisogno tutto egoistico di interrompere una vita di cui solo in quel momento l’uomo sente la totale insufficienza e la mancanza di senso.In questo caos esperienziale, in questo tentativo di rompere le regole, sarà proprio la bambina a lanciare una richiesta di normalità, l’esigenza di ridare un ordine, magari diverso, alle loro vite, l’urgenza di sentirsi appoggiata al padre e non suo rifugio o alibi.Estremamente complesso, in un film, riuscire ad esteriorizzare l'interiorità, a dare immagine e voce a riflessioni intimistiche sulla vita e sulla morte...Il regista è stato bravo, ma è stato Moretti a riuscire a vincere una sfida difficile.Credo, comunque, che il film possa essere apprezzato nella giusta misura solo da chi, precedentemente, abbia letto il libro da cui è stato fedelmente tratto.