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Voltare pagina

Post n°506 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Ormai ci siamo. Sta per arrivare un'altra volta la resa dei conti e presto mi toccherà voltare pagina, come tante altre volte è successo, con grande dispiacere per le cose belle che finiscono. Ma senza un termine non ci sarebbe la possibilità di nuovi inizi e quindi è bene che si possa concludere un ciclo per dare corso ad uno nuovo.

Che poi, pensandoci bene, raramente mi è capitato di desiderare una conclusione anticipata di un periodo di ferie. A dirla tutta non dovrebbe mai succedere, ma talvolta, nostro malgrado, siamo coinvolti in situazioni non pienamente rilassanti difficilmente recuperabili per quel che attiene la nostra volontà. In tali circostanze realizziamo con chiara evidenza di non poter fare altro che pazientare nell'attesa di eventi o situazioni migliori, anche se dentro resta l'amaro per qualcosa che abbiamo patito, che ha recato sofferenza, mentre le premesse iniziali potevano essere di tutt'altro auspicio.

Sono appena uscito dall'acqua. Il mare oggi sembra particolarmente pulito, morbido sulla pelle. Una gradevole carezza per il corpo che lascio piacevolmente cullare a galla da un quasi impercettibile moto ondoso che solo a riva si fa più spumeggiante e rumoroso con l'interminabile risacca il cui ritmico suono ha fatto da sottofondo assieme al vociare della gente e qualche sparuto trillio di cellulare mentre ci abbandonavamo alla scrittura o alla lettura sotto l'ombrellone.

Con questo capitoletto raggiungo quest'anno una specie di record personale. Ho sciorinato parole, imbrigliato pensieri, quasi con cadenza giornaliera in questo soggiorno ligure, raccogliendo così a distanza l'invito di qualche lettore che m'invitava a continuare a scrivere. Chissà, un domani, un altro libro potrà nascere da sé e forse più il periodare che dipingere potrà costituire la mia principale attività sopraggiunto il momento del ritiro dalla vita attiva lavorativa.

Ho sempre amato scrivere, chiaramente quando avevo in animo di farlo, senza per questo sentire questa attività come la vocazione della mia vita. Talvolta mi esprimo in maniera legnosa, leziosa, densa di fin troppi dettagli e particolari. Me ne rendo conto quando torno a rileggere quei capoversi dopo momenti di congruo distacco. La lettura non è più così automatica. Le parole non escono più dalla testa, quasi rimandate a memoria. Leggendo, le riassaporo quasi fossero concetti nuovi, una riga dopo l'altra e così individuo errori che neppure un'attenta revisione prima della pubblicazione era stata in grado di scovare.

Ma non importa. Ormai non mi scompongo più. Certamente  più corretto è quanto scrivo, più fluida è la comunicazione del mio pensiero che tiene alta la concentrazione del lettore non distratto da imperfezioni varie. Quel che più conta è per me riuscire a stendere qualcosa che non mi faccia mai provar vergogna per averla proferita. Anche se scrivo soprattutto per me stesso, mi piace pensare che ciò costituisca qualcosa di gradevole e utile anche per altri.

Troppe parole sprecate innondano la nostra vita. Stiamo diventando fin troppo abituati al trash e al volgare che con difficoltà pensiamo vi sia ancora spazio per la poesia, per un pensiero profondo che possa travalicare i confini della catena con una immagine del 'Buongiorno' da cui tutti ormai siamo costantemente bombardati.

 

 
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