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Amarezza

Post n°45 pubblicato il 18 Agosto 2009 da unaprofincuffia

AMAREZZA

E’ questo che avverto da un paio di giorni. Pura e semplice amarezza.

Ho compiuto da poco oramai i 31 anni e faccio un bilancio della mia vita.

Mio padre, all’età mia, aveva già me e mio fratello. I miei erano entrambi insegnanti di ruolo alla mia età. Avevano già una casa. Un futuro. Che hanno realizzato alla grande!

A me sono rimasti solo i sogni. La Musica mi spinge ad andare avanti.

Ma anche in quest’ambiente, ricordiamoci che siamo sempre in Italia. L’Italietta…

Ieri una collega “call-centerista” è finita su una famosa testata nazionale: un articolo che parlava di lei,  laureata, con master, 33 anni, e costretta a fare l’operatrice call-centre per vivere. Il mio primo pensiero, con dantesca superbia degna della cornice del Purgatorio (a voler essere ottimisti!), è stato “A bella! Te te sarai laureata a 23 anni, ma io a 21, e divenni pure un caso nazionale. Te sei fatta fa’ n’articolo per far uscire che a 23 anni avevi già la laurea, ma io t’ho dribblato”. Ogni tanto basta anche un po’ di superbia a darci soddisfazione. Perché di altro non c’è rimasto nulla. Il mio secondo pensiero è stato “Questa è una situazione tipica di tutti noi giovani italiani.  Le menti vengono bloccate, o costrette ad emigrare, e gli incompetenti e le donnine di facili costumi vanno avanti insieme ai criminali. E magari si beccano qualche ministero!”.

Stamattina una notiziona! Due ricercatori italiani, emigrati negli States a causa della mafia e del nepotismo nell’Università italiana, hanno individuato una proteina fondamentale per lo sviluppo delle cellule adulte e per combattere il tumore al cervello. Insomma, una cosa semplice semplice eh? Bravi ai due Dottori, complimenti agli States, e vergogna all’Italietta che si lascia sfuggire i cervelli, a vantaggio dell’inettitudine che porta invece alle stelle. Riporto l’articolo di Rosaria Amato.

 

STAMINALI
'Fuggiti' dall'Italia per nepotismo
scoprono gene per lo sviluppo
Antonio Iavarone e Anna Lasorella hanno individuato una proteina fondamentale per lo sviluppo delle cellule adulte e per combattere il tumore al cervello
di ROSARIA AMATO



L'immagine ripresa dalla copertina della rivista 'Developmental Cell'

ROMA - Nel 2000 hanno lasciato l'Italia per gli Stati Uniti, in polemica con il sistema nepotista dell'università, che non permetteva loro di sviluppare adeguatamente le loro ricerche sui tumori al cervello dei bambini. Negli Stati Uniti hanno trovato i mezzi, lo spazio, il sostegno di due prestigiose università, prima la Albert Einstein e dopo la Columbia. E adesso Antonio Iavarone e Anna Lasorella annunciano la scoperta del gene che svolge un ruolo chiave nello sviluppo delle cellule staminali e che è coinvolto anche nel più aggressivo fra i tumori del cervello. Sono gli stessi ricercatori a parlare della loro scoperta in un articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Developmental Cell (nell'immagine a fianco si vede la copertina della rivista, dedicata proprio a questa scoperta).

"Adesso - spiega Iavarone - abbiamo trovato una proteina capace di distruggere alcune delle proteine-chiave utilizzate per ottenere le Ips e di far ripartire quindi la trasformazione delle cellule staminali in cellule adulte". La proteina si chiama Huwe1 e la sua scoperta potrebbe in futuro portare anche a nuove terapie contro i tumori cerebrali.

"La molecola - spiegano i ricercatori - si è rivelata indispensabile per la corretta programmazione delle cellule staminali del cervello perché grazie ad essa si formano i neuroni durante lo sviluppo dell'embrione di topo. Ma abbiamo anche scoperto che la stessa proteina viene eliminata durante lo sviluppo del più maligno tumore del cervello che colpisce bambini e adulti, il glioblastoma multiforme".


Durante la formazione del cervello dell'embrione, spiegano i due ricercatori italiani nell'articolo che presenta la loro scoperta, "le cellule staminali che risiedono nel sistema nervoso si dividono ad una velocità molto alta prima di trasformarsi, dando origine alle cellule nervose mature, i neuroni. Perché questo processo avvenga in maniera corretta, le proteine che mantengono le cellule nello stato staminale ed immaturo devono essere eliminate".

Cosa accade invece nel caso di tumori al cervello? Secondo la scoperta di Anna Lasorella, "nel topo, in assenza di Huwe1, le cellule staminali si moltiplicano in modo incontrollato per cui la formazione dei neuroni è compromessa e lo sviluppo del cervello procede in modo anomalo". A questo punto, il dottor Iavarone ha ipotizzato che "l'attività di Huwe1 possa essere deficitaria nelle cellule dei tumori nel cervello dell'uomo", ipotesi che ha trovato ampio riscontro. "La perdita di Huwe1 potrebbe essere una importante tappa nello sviluppo dei tumori cerebrali più maligni, i glioblastomi multiformi, ed una modalità mirata di terapia per questo tipo di tumori potrebbe derivare se riuscissimo ad aumentare la funzione di Huwe1 nelle cellule tumorali", concludono i due ricercatori.

Combattere il tumore al cervello è l'obiettivo che Antonio Iavarone e Anna Lasorella, marito e moglie da molti anni, si sono posti dai primi anni di studio all'Università. "Siamo entrambi pediatri, io sono di Benevento e mia moglie di Bari, e ci siamo conosciuti al Policlinico Gemelli, all'inizio degli anni '90: lavoravamo tutt'e due al reparto di Oncologia pediatrica. Grazie alle nostre ricerche avevamo ottenuto un grande finanziamento da parte della Banca d'Italia. Ma a un certo punto ci siamo resi conto che non potevamo fare il nostro lavoro in Italia, e così ci siamo spostati in America, a New York, prima alla Albert Einstein, nel 2000, e poi alla Columbia nel 2002".

Iavarone non torna volentieri sulle ragioni che hanno spinto lui e la moglie a emigrare negli Stati Uniti. Ma Repubblica si è occupata con molta attenzione della loro vicenda, raccontata in un articolo del 5 ottobre 2000 da Elena Dusi, e ripresa successivamente da Curzio Maltese. "Da noi la bravura non paga", s'intitolava l'articolo che per la prima volta parlava della vicenda. "Il primario di oncologia, il professor Renato Mastrangelo, ha cominciato a renderci la vita impossibile - raccontava nel 2000 a Elena Dusi Iavarone - Ci imponeva di inserire il nome del figlio nelle nostre pubblicazioni scientifiche. Ci impediva di scegliere i collaboratori. Non lasciava spazio alla nostra autonomia di ricerca. Per alcuni anni abbiamo piegato la testa. Poi, un giorno, all'inizio del '99, abbiamo denunciato tutto".

E a quel punto, anche sulla scia di una denuncia per diffamazione effettuata dal professor Mastrangelo ("Abbiamo vinto la causa", dice Iavarone) ai due coniugi ricercatori non è rimasta che la via del volontario esilio. Che si è rivelata molto proficua, dal momento che lavorare negli Stati Uniti ha permesso loro di sviluppare nel migliore dei modi le loro intuizioni, dando una speranza a chi contrae questa terribile malattia.

L'unico commento che si riesce a strappare sulla vicenda che li ha allontanati dall'Italia (dove torneranno comunque a settembre, per presentare la loro scoperta), è che "il nostro caso è stato paradigmatico per quanto riguarda le caratteristiche, ma non è certo un caso isolato". "Però non mi chieda altro - conclude Iavarone - altrimenti ci dicono che facciamo sempre polemica. E invece noi adesso vogliamo parlare solo della nostra scoperta, che ci fa essere molto speranzosi per gli sviluppi futuri delle cure".

(17 agosto 2009)

(http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/scienze/staminali/scoperta-italiani/scoperta-italiani.html)

 

Questa notizia mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto gioire, per l’importanza e l’entità della scoperta. Mi ha fatto inorgoglire perché le due “menti” in questione sono di italica stirpe come me. Mi ha fatto avvelenare dalla rabbia perché queste menti hanno dovuto fare armi e bagagli e andar via dalla loro patria. Nemo profeta in patria, ancora una volta è il motto.

Mi ha fatto incazzare, perdonatemi il termine, ma non renderebbe diversamente, mi ha fatto incazzare perché la terra dei poeti, santi e navigatori ora promuove l’illegalità e la criminalità, l’inettitudine e i facili costumi, e boccia i cervelli. E allora devi emigrare e fare l’extracomunitario altrove. Gli extracomunitari, specie i criminali, sono benvenuti in Italia.

I criminali e le prostitute d’alto bordo di italica stirpe hanno seggi e ministeri. Le menti invece hanno due prospettive di vita: o emigrare o rimanere in Italia vivendo magari di tutt’altro, sempre ovviamente lavorando onestamente e dignitosamente – perché, ricordiamolo, ogni lavoro onesto è dignitoso - ma con un senso di “fallimento” addosso.

Già, questa nuvoletta fantozziana con su una scritta al neon: Disillusione. Quanti sogni, quante speranze, quanto ottimismo. Tutto ciò rinchiuso nell’armadietto di un call-centre, ammassato sotto le diverse pratiche, in fondo ad una busta paga che spesso e volentieri ha più trattenute che stipendio concreto. Questa nuvoletta appare ancora quando dal tavolo dei “Caronte” del Call-centre si alzano occhiate di scherno. Dall’alto in basso. Perché loro con un misero diploma dispongono nel bene e nel male di questa massa di anime laureate alla loro mercé. Anzi, più hai titoli, più i Caronte ci godono nell’umiliarti.

Non è vita questa. E’ solo una sopravvivenza in una giungla schifosa, in cui gli animali però, invece di attaccarti, vengono a darti conforto.

Oggi sono rientrata a casa con una tristezza tremenda. Le varie trattenute, l’affitto, i soldi delle traduzioni e dell’insegnamento precario che non arrivano DA MESI….aspetto il pagamento per delle traduzioni fatte per una mostra famosissima nella Capitale da NOVE MESI…tra un po’ nasce er regazzino… Insomma, per questo mese ho dovuto chiedere aiuto ai miei. E per me, che sono dannatamente orgogliosa, è uno smacco tremendo, nonostante io abbia la fortuna di avere dei genitori meravigliosi, che rendendosi conto della vitaccia che faccio, una mano me la danno. E, nonostante l’aiuto, niente più soldini. €65 fino alla fine del mese (e siamo al 18 agosto) di cui concreti €18 (saldo effettivo). Lo sto tenendo nascosto anche al mio ragazzo, che già un paio di volte mi ha fatto trovare la spesa già fatta. Non mi va di essere un peso, anche per chi lo fa con amore. Ma è tremendo tutto questo. E quei coglioni imbecilli di politicanti parlano di “bamboccioni”. Bamboccioni lo sono i loro figli, che da soli non avrebbero ottenuto niente! Io gli chiederei un confronto. Disquisiamo di cultura generale (hanno fatto una pessima figura, i siori politici, quando sono stati “interrogati” dalle Iene, il mitico programma televisivo), mettiamo sulla bilancia le nostre conoscenze e le nostre competenze…e poi vediamo con che coraggio questi idioti si permettono di denigrare noi giovani laureati che facciamo i salti mortali non per vivere ma per sopravvivere…

Sono tornata a casa, dicevo, con un’amarezza tremenda. Sono crollata. Mi sono buttata per terra, seduta, a piangere. Tutti mi vedono sempre come quella dura, la spalla su cui tutti si appoggiano, quella sempre sorridente e scherzosa. Ma ogni tanto ho bisogno di sfogarmi anche io. Da sola, ovviamente: ho un’immagine e una reputazione da dura da mantenere.

Ma non ero sola. La mia gattina si è avvicinata, si è alzata su due zampette, ha messo le zampette anteriori sulle mie ginocchia, e mi ha leccato le lacrime….Mi ha leccato le lacrime come aveva fatto già oltre quattro anni fa, quando morì la mia nonnina materna. L’ho guardata con dolcezza. Gli animali sono meglio di tante persone. Specie di quelle che dettano le leggi in Italia. Sono delusa, incavolata, amareggiata…L’Italia di cui avevo un’immagine romantica non riesco più a sentirla mia. Hanno più considerazione di me altrove. In Spagna mi han dedicato un articolo e la top page su un sito che parla delle Donne del Metal. Già avevo avuto copertine, per quanto concerne sempre il discorso musicale, in Irlanda, Uruguay, States, Svizzera e Sud-Africa. In Serbia, in Irlanda e in Inghilterra anche per quanto concerne il discorso didattico e accademico. In Italia sono un numero di matricola che risponde al telefono e si becca una media di 3 vaffanculo al giorno da clienti incavolati con la società per la quale lavoro. Che però poi ritrattano e ringraziano, perché so essere gentile e arguta. Sono anche una precaria che si vede scalzata nelle graduatorie da persone che stavano prima indietro di 80 punti e poi si ritrovano magicamente avanti di altri 80 punti. Se la matematica non è un’opinione, fanno 160. E se per ogni anno di servizio si maturano 12 punti, come fanno queste persone in un anno a maturarne 160? Quanti best sellers avranno pubblicato? Quante altre lauree avranno preso in un anno? Misteri della fede…

Anche se io, ora, la fede o fiducia che sia, in questo tipo di sistema, l’ho bell’e perduta.

Ma anche io come Dante auspico la venuta di un Veltro che scacci via il degrado, i cattivi costumi e la corruzione in cui è caduta la nostra serva Italia di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di province ma bordello! Oramai, se penso all’Italia, questa è l’immagine che ho. Un’immagine degradata e degradante. Il guaio è che chi dovrebbe alzarsi e fare la rivoluzione non è una sola persona. Dovremmo essere tutti. Ma siamo per lo più pochi a essere convinti e compatti, e questi pochi siamo lasciati soli. Da chi ha il cervello inaridito che, roboticamente, obbedisce alla donnina delle telenovele, alle sguaiate dei Grandi Bordelli o delle varie trasmissioni che costruiscono coppie (come se il fidanzato lo si scelga in TV, pensa come son messe male le nuove generazioni!) o fa cenno di sì con la testolina all’omino delle televendite. Amen!

 

 


 

 
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