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Nel Castello del Catajo, verso Battaglia Terme (Pd), si trova una pietra macchiata del sangue di Lucrezia Dondi dell’Orologio, moglie di Enea II degli Obizzi, che fu barbaramente assassinata la notte del 14 novembre 1654 da uno spasimante respinto, Attilio Ravanello, che la uccise con una rasoiata alla gola nella sua camera da letto.
Lo spirito della sfortunata Lucrezia vaga ancora oggi nel Castello: è sua la figura vestita di azzurro che talvolta si affaccia alle finestre più alte del Catajo, diafano fantasma che non riesce a trovare pace finché il sangue che ha versato continua a rosseggiare sulla pietra dove fu versato.
Quanto all’origine del nome così particolare del Castello, Catajo, secondo alcuni sarebbe un termine creato in onore del mitico Katai, la Cina visitata da Marco Polo. Chi ne fece edificare la parte centrale fu Pio Enea I degli Obizzi, che inventò un’arma di guerra che ancora oggi porta il suo nome: l’obice. Lo spettro di Lucrezia è stato anche dipinto, nei secoli, da artisti che sono rimasti catturati dal suo fascino arcano. Una lapide, al pianterreno, ricorda la vicenda
Nel cortile ci si imbatte invece in una nicchia contenente una figura femminile, e una iscrizione: “Gabrina giace qui vecchia e lasciva / qua dal vago zerbin portata in groppa / che, benché sorda, stralunata e zoppa / si trastullò in amor sinché fu viva.” Cortigiana maliziosa, ancora oggi non smette di scherzare visto che nel leggere l’iscrizione si rischia di essere colpiti da uno spruzzo d’acqua!
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