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Post n°28 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da vittoriozacchino
Vittorio Zacchino DIALETTO GALATEO E IMMACOLATA
Nel recente libro “Galatone, l’Associazione Pro Loco si racconta”, emerge la testimonianza di Stefano Zuccalà titolata “Questa piccola storta misteriosa città”( pp.82-83) metafora di una quotidianità mal vissuta e mal sofferta, specchio di un mal di vivere, di un odio-amore che cova un po’ in tutti, di quella collera d’amore verso la nostra Galatone, che la sensibilità poetica di Zuccalà percepisce quale “indistinto margine”esistenziale.Anche egli è non può sottrarsi al dovere di riconoscerle, quantunque di malavoglia, “la mia radice, la mia placenta”, un “non luogo,o riflesso distorto del mondo, minuscola superficie concava di cucchiaio che partecipa di qualunque immagine. Ma a patto di deformarla”. Anch’io, Stefano, ho sofferto e soffro le tue pene verso questo paese, alla stregua di un amante infelice, ma tutto questo non mi impedisce di sentirlo ancora caro, sebbene sempre più remoto da come lo vorrei. La sguaiatezza della parlata da trivio, che si sente nei bar e nella piazza, è, però, altro dal dialetto che definisci aspro ed impasto osceno, espressione che si adatta, piuttosto, ai dialetti del barese. Non alle nostre parlate salentine, così dolci e civili, che perfino un sentimentale come Giovanni Pascoli ne fece oggetto di lezioni agli studenti bolognesi, agli inizi del Novecento, commentando una celeberrima serenata,composta prima dell’Unità d’Italia, di Francesco Antonio D’Amelio(1755-1861):”Lamentu de nu gioane ci pe lla luna nu pputia descorrere cu lla nnamurata” Per tornare a Galatone, oggi 8 dicembre, che è la festa dell’Immacolata, ti trascrivo dal Laudario dei semplici, amorosamente compilato da Ciccio Danieli (pp.174-175) una preghierina popolare, non certo la più bella di quante ne sono state raccolte, due strofe a rima alternata che, mentre spiegano al popolo il mistero dell’Immacolata Concezione, rivelano la sostanza strutturale di questo nostro lessico, così dolce e così ricco di poesia: “ Ergine Mmaculata Cuncizione, ci prima cu nnasci fosti preservata la razzia ti la tese lu Signore cu bbiessi senza piccatu ngenetata.
Sant’Anna ti crisciu cu rrande amore, ti lu Spiritu Santu riguardata. Cuardàmula e mmiràmula a totte l’ore Ieni, palomba, Matre Mmaculata. Se poi volessi indugiare ancora, vai alla p.168, dove ti imbatterai in una dotta allegoria teologica di altissima poesia, diciamo di respiro dantesco. Mi limito alla sola prima strofa: Erta muntagna ti virginitate, Ricina ti lu Cielu, Chiarita stella, iata ci ti saluta cu vveritate cunsulamientu t’ogne puirella
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