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IL QUADERNO SETTIMANALE DI FORZA ITALIA

Post n°76 pubblicato il 23 Maggio 2007 da varese.cittanuova

Gli argomenti del giorno

 

1.       Berlusconi: “più crescono i nostri consensi
più la sinistra vuole eliminarmi”

2.       Un anno di governo/Condannato dai sondaggi

3.       Un anno di governo/Paralizzato dagli scontri interni

4.       Un anno di governo/Invaso dagli immigrati

5.       Un anno di governo/Dominato dall’anti-berlusconismo

6.       Un anno di governo/Il balletto dell’Ici


(1)

Berlusconi: “più crescono i nostri consensi
più la sinistra vuole eliminarmi”

Il bilancio di un anno di governo Prodi “lo possono fare tutti i cittadini ed è sintetizzato dal gradimento che ha nei sondaggi, al 27%, dopo aver ottenuto il 49% dei voti”.

Così Silvio Berlusconi, che ha aggiunto: “mai nella storia dell’Italia c’è stato un calo verticale di popolarità come quello avuto dal governo Prodi che si è esibito in divisioni e risse. Questo riscontro è stato anticipato dai risultati elettorali in Molise e poi in Sicilia e credo verrà confermato dal voto di 11 milioni di italiani a fine mese”.

 

“Se, come dicono i sondaggi, alle amministrative di fine maggio otterremo il 55-56%, dovremo fare pressione per portare l’attuale maggioranza a ragionare di più con noi”. Lo ha detto Silvio Berlusconi, chiudendo ad Alessandria la sua giornata in Piemonte in vista delle elezioni di fine mese.

“Dobbiamo mandare al governo un avviso di fine corsa e a quel punto il governo non potrà più volgere la testa dall’altra parte”. Berlusconi, parlando ad una platea con molti giovani nelle prime file, ha detto: “non possiamo dormire sonni tranquilli, dobbiamo opporci in modo strenuo a questa sinistra che fa come i ladri di Pisa: il giorno litigano e di notte si mettono d’accordo e riescono sempre a trovare una intesa con il marchio ideologico della sinistra estrema”.

 

“Quella sul conflitto di interessi non è una legge, è un atto di killeraggio nei confronti del leader dell’opposizione che si vuole eliminare dalla politica”.

“Quella sul conflitto di interessi è una legge anticostituzionale - ha detto Berlusconi - che non rende i cittadini uguali. È voluta per eliminare dalla scena politica il leader dell’opposizione, ma coinvolge un numero importante di cittadini. Se questa legge venisse approvata tutti i cittadini che hanno saputo bene operare non potrebbero mettere la loro esperienza al servizio della collettività. Non è pensabile che qualcuno possa accettare di consegnare il proprio patrimonio in mani sconosciute, non sta né in cielo né in terra”.

 

“Come c’è la legge ammazza Mediaset - ha aggiunto Berlusconi - c’è anche la legge ammazza Berlusconi. Hanno tentato con le procure e non ci sono riusciti - ha ancora detto il leader di Forza Italia - adesso vogliono anche mettere le mani sulla tivù pubblica con un colpo di mano. Questo credo che gli italiani l’abbiano capito e si vedranno le conseguenze di questa condotta antidemocratica della sinistra nel voto del 27 e 28 maggio”.

 

 


(2)

Un anno di governo/Condannato dai sondaggi

Due sondaggi drammatici sul gradimento del governo Prodi in occasione del suo primo compleanno: ieri Il Sole 24 Ore, oggi il Corriere della Sera.

Il sondaggio di Renato Mannheimer sul Corriere è strettamente politico.

Anzitutto il confronto tra il giudizio sull’operato del governo Berlusconi e del governo Prodi dopo il primo anno: Berlusconi riceveva un giudizio positivo al 38% contro il 35% di Prodi. Più significativo il tasso di delusione: al 34% per Berlusconi e al 45% per Prodi.

In particolare, il giudizio negativo per Prodi è aumentato in un anno di 2 punti, dal 52% al 54% e quello positivo è sceso dal 48% al 46%.

Il giudizio viene poi esaminato per orientamento politico: il gradimento per Prodi dell’area di sinistra scende dall’88 al 70%; quello dell’area di centrosinistra dall’85 all’80% e quello dell’area di centro dal 52 al 41%. In pratica, 4 elettori dell’Unione su 10 esprimono una valutazione critica. La parte più delusa risulta l’estrema sinistra.

L’ultima parte del sondaggio riguarda le intenzioni di voto: nel 2002, solo il 5% avrebbe votato una coalizione diversa o un partito diverso rispetto alla scelta compiuta; oggi, questa percentuale è raddoppiata e si concentra prevalentemente – ma il dato non è fornito – sull’elettorato dell’Unione. Viceversa si segnala una certa fluidità nell’area di centrodestra con propensione al passaggio da un partito all’altro ma nell’ambito della stessa coalizione.

 

Il quotidiano di Confindustria ha segmentato per temi il suo questionario, che può dividersi in due gruppi principali: domande relative a ciò che è stato fatto e domande relative alle intenzioni del Governo.

Fisco: le valutazioni positive raggiungono il 30% contro il 63% di quelle negative.

Lotta all’evasione: impegno positivo del Governo e risultati per il 54%, ma sui settori più colpiti le idee degli intervistati sono confuse: ognuno ha giudicato in base alla propria situazione.

Privatizzazioni: con riferimento ai farmaci generici e ai telefoni cellulari, il voto positivo raggiunge il 70% contro il 23%.

Grandi opere: per il 39%, il governo Prodi si sta impegnando meno del governo Berlusconi.

Indulto: giudizio nettamente negativo per l’80% contro il 17% positivo.

Immigrazione: le nuove politiche sono giudicate negativamente del 67% e positivamente dal 26%.

Sicurezza: voto negativo al 58% contro un voto positivo al 33%.

Politica estera: il giudizio negativo relativo al Libano è al 44% contro il 41%; quello relativo all’Afghanistan è negativo al 54% contro il 37%.

Pensioni: la riforma è ritenuta indispensabile e urgente. Va fatta con l’accordo delle parti sociali per il 60% ma anche senza questo accordo per il 24%. Favorevole il 58% all’accorpamento degli enti previdenziali in un unico ente.

 


(3)

Un anno di governo/Paralizzato dagli scontri interni

Un compleanno con i fiocchi! A leggere le cronache sui quotidiani stamattina, i giorni del primo anniversario del governo pare non siano stati per nulla idilliaci.

I resoconti della riunione di ieri del Consiglio dei Ministri parlano di un’atmosfera da “tutti contro tutti”. Livori, rivendicazioni, minacce, saluti negati. Altro che auguri. Fioroni contro l’arcigno Padoa Schioppa che non vuol scucire un euro in più per gli insegnanti, Ferrero che resta senza parole quando Tps annuncia che del rinnovo del contratto degli statali non se ne parla nemmeno e che “ se fanno sciopero che problema c’è?”, Mastella che si vede fregato da Prodi sulla legge elettorale e minaccia “lo mando a casa prima del referendum”; Di Pietro che saggiamente consiglia al Guardasigilli di non tirare troppo la corda altrimenti “la prossima volta io sarò qui e tu a Ceppaloni”, mentre fuori dal palazzo il segretario della Cisl, Bonanni, inviperito per lo stallo sugli statali, si sente preso per i fondelli e minaccia “qui finisce male”.

Buon compleanno al professor Prodi, che ieri abbiamo visto in forma smagliante in sala stampa raccontare a giornalisti basiti e un po’ confusi che tutto va a gonfie vele, che l’Italia cresce, che non c’è bisogno di verifica, che se cade il governo lui si ricandida e che se c’è stato qualche intoppo (lui chiama intoppo il fatto che dei 104 disegni di legge governativi solo dieci sono diventati leggi) è stato per colpa del Parlamento, a sua volta paralizzato dall’opposizione. Questo il copione, penoso ed irriguardoso, recitato dal balbettante Prodi ad uso pubblico. La realtà, come si vede, è ben diversa e neanche le meschine risposte del premier alle argomentazioni di Berlusconi riescono lontanamente ad occultarla.

Che sia un ottimismo di facciata e che la conferenza stampa di ieri sia stato un maldestro tentativo di depistaggio giornalistico, lo confermano le parole del segretario Ds Fassino, fattosi improvvisamente cauto negli ultimi giorni, dopo aver sperimentato che dell’ottimismo del premier nella realtà concreta c’è ben poco. Fassino, anche lui equilibrista delle parole per mestiere e per contratto, definisce il netto rifiuto del paese di questo governo e delle sue scelte politiche e amministrative “criticità del rapporto con il paese” e si accorge che questo rapporto man mano che il tempo passa si sta trasformando in un vero e proprio muro contro muro. Da un lato un esecutivo sordo ad ogni istanza che venga dal paese reale e chiuso nel suo incomprensibile senso di autosufficienza, dall’altro l’Italia reale e, adesso, anche i sindacati confederali, da sempre sparring partners dei governi di sinistra.

Ecco allora il paradosso di Prodi Pangloss, il teorico del “migliore dei mondi possibili”. Il paradosso di un governo giunto al suo primo anno di vita, sfiancato, esausto, privo di linfa vitale, rissoso, inconcludente.

 


(4)

 Un anno di governo/Invaso dagli immigrati

Per Prodi è tempo di bilanci: a un anno esatto dal suo insediamento a Palazzo Chigi, il premier ha tracciato un quadro assolutamente roseo della sua esperienza di governo, anche sul tema del contrasto alla criminalità. Ma l’episodio dell’autobus sequestrato nel novarese ha riproposto in tutta la sua drammaticità il problema-sicurezza, dimostrando che la linea “morbida” del governo sta moltiplicando i rischi dei cittadini.

La sinistra, però, è maestra di mistificazione e, come sempre, si difende attaccando e capovolgendo la realtà. Sul tema dell’immigrazione clandestina, ad esempio, in questi giorni è partita una vera e propria offensiva del governo per criticare la legge Bossi-Fini e sostenere che, dopo l’insediamento del governo di centrosinistra, gli sbarchi sono scesi lo scorso anno e stanno ancora diminuendo, mentre quando era in vigore la legge votata dalla Casa delle Libertà sarebbero aumentati.

Ma questa volta il ministro Ferrero è stato smentito sia dai dati forniti dal Viminale, sia da quelli della Guardia di Finanza. Secondo il capo della polizia De Gennaro, infatti – rapporto presentato alla commissione Affari costituzionali della Camera - dal secondo semestre del 2006 gli sbarchi sono aumentati in certi mesi (a luglio e settembre per esempio), rispettivamente del 140 per cento e del 94 per cento. Alla fine dello scorso anno in Italia sono stati registrati ufficialmente 497 sbarchi contro i 258 del 2005.

Sempre secondo De Gennaro, gli sbarchi nel secondo semestre del 2006 sono stati il 150 per cento in più e a fine anno la media si è assestata sul più 92 per cento. La conferma ai dati del Viminale, poi, è arrivata dalla Guardia di Finanza: le Fiamme Gialle nel 2005 sequestrarono 63 mezzi navali utilizzati nel corso di sbarchi clandestini, mentre nel 2006 i sequestri sono stati 102, il 90 per cento in più. Il traffico fra le sponde africane del Mediterraneo e quelle italiane, insomma, è praticamente raddoppiato.

Sempre sul tema della sicurezza, poi, è significativa la querelle a distanza tra il sindaco di Roma Veltroni e il presidente Napolitano. Veltroni, con la sua furbesca demagogia, ha prima invocato misure più drastiche per la sicurezza dei cittadini e poi, dopo le proteste della sinistra radicale, ha aggiunto che l’obiettivo si raggiunge combattendo il disagio sociale. Napolitano, come scrive La Stampa, avrebbe commentato le esternazioni di Veltroni con questa battuta: “Mi viene da osservare che non si finisce mai di veder scoperta, da qualcuno, l’acqua calda...”.

Napolitano infatti già nel 1998 sosteneva che “il diffondersi tra i cittadini di una percezione di insicurezza costituisce di per sé un non trascurabile problema politico, e induce a non indulgere a insostenibili minimizzazioni”.

 

 


(5)

Un anno di governo/Dominato dall’anti-berlusconismo

Dopo l'illiberale disegno di legge Gentiloni, che attraverso l'introduzione del tetto al 45% ai ricavi pubblicitari mira a far sparire Mediaset dal mercato, l'Unione ha messo a punto una legge sul conflitto di interessi, che per colpire Berlusconi finisce per attuare una selezione genetica della classe politica. Il limite dei 15 milioni di euro di patrimonio escluderebbe infatti non solo Berlusconi, ma anche centinaia di imprenditori e professionisti pronti a portare la loro esperienza in politica.

Fortunatamente nel centrosinistra ci sono settori responsabili che non giocano allo sfascio, e impediranno che il colpo di mano passi, tanto che – ad oggi – la legge non viene calendarizzata.

Occorre dare atto a Mastella e all'Udeur di aver dimostrato coraggio e coerenza nello schierarsi in Parlamento a difesa delle libertà costituzionali e di aver cercato di far ragionare chi, nella sua coalizione, sembra aver completamente smarrito equilibrio e senso della realtà. Mastella lo ha detto chiaro: per il centrosinistra avere il direttore generale, il presidente e la maggioranza nel CdA della Rai sarebbe “una cosa da irresponsabili”, e ha aggiunto di non ritenere che il Parlamento possa reggere, dati i numeri, alla espropriazione del leader dell’opposizione, al conflitto di interessi, alla legge Gentiloni. Per Mastella “neppure una maggioranza coesa, e non c’è, potrebbe resistere all’urto”.

Le regole del gioco si fanno prima, com'è avvenuto in tanti Paesi, non a partita in corso mentre la legge che la sinistra vorrebbe approvare prefigura una violazione palese del principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della nostra Costituzione.

E' la stessa cultura del “anche i ricchi piangano” di comunistissima memoria e che ha portato a una Finanziaria che, basandosi su questo principio, ha finito per penalizzare anche le fasce di reddito più deboli. E' la stessa logica che ha portato a pensare che l'Italia sia una Repubblica fondata solo sul lavoro dipendente, e che chiunque produce ricchezza sia un nemico del popolo. E' incredibile che il nascente Partito Democratico abbia nel suo Dna questa concezione premoderna e fondamentalmente anticapitalistica, secondo cui il portatore di un interesse (di un patrimonio, di un’attività economica, di beni di altra natura) è di per sé “pericoloso” per la democrazia. Per la maggioranza il pericolo non è costituito da chi deliberatamente nasconda o fraudolentemente favorisca o illegittimamente promuova i propri interessi, abusando delle proprie funzioni di governo, ma è costituito dal fatto stesso che uno abbia degli interessi, ancorché pubblicissimi, dichiaratissimi, sotto gli occhi di tutti.

Non si pensa di usare il diritto e la legge per disciplinare in modo equo e trasparente i rapporti fra i diversi e legittimi interessi di cui i cittadini sono portatori, per impedire abusi e situazioni di vantaggio. Si pensa di usare il diritto e la legge sulle incompatibilità per restringere di fatto il perimetro della democrazia, discriminando i cittadini sulla base del censo.

L’alternativa è: o il cittadino rinuncia ad essere titolare dei propri beni, oppure cessa di essere titolare dei propri diritti politici. In questa retorica insopportabile si sente lontano un miglio il pregiudizio anti-mercato, anti-libertà economica e quindi, in una parola, anti-liberale della maggioranza.


(6)

Un anno di governo/Il balletto dell’Ici

Un passo avanti e uno indietro, ora sì e ora no…il balletto di Prodi attorno alla “prima casa” ha un che di surreale. Il tema cruciale dell’Ici, la tassa più ingiusta e più odiata dagli italiani, è diventato un indecoroso teatrino nel quale il premier-protagonista cambia abito a ogni scena.

In un anno abbiamo visto: il “Prodi 1” che accusa Berlusconi di populismo irresponsabile quando, in campagna elettorale, promette l’abolizione della tassa; il “Prodi 2” che in Parlamento, a caccia della “seconda fiducia” al governo, apre improvvisamente a un intervento sull’Ici; il “Prodi 3” che battibecca con Rutelli, si rimangia l’impegno e fa sapere che l’argomento non è all’ordine del giorno; il “Prodi 4” che fa un’apertura alle calende greche, quando sarà operante la riforma del Catasto; il “Prodi 5” che, spegnendo la candelina del suo primo e amaro compleanno, annuncia che l’Ici sarà all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei Ministri.

A questo punto, e giustamente, gli italiani non ci capiscono più nulla. O, per meglio dire, capiscono che la promessa di intervenire sull’Ici è soltanto la carta della disperazione calata da Prodi alla vigilia di elezioni amministrative che i sondaggi danno, per la sinistra, tutte in salita.

Perfino Visco, con un triplo salto mortale ora ammette che un intervento sull’Ici si dovrebbe fare. Facendo violenza a se stesso e al suo “io fiscale”, così ben delineato da Europa, il quotidiano della Margherita: “Visco, uno convinto che possedere una casa sia un lusso”, uno che ritiene che “la vita degli italiani sia tutta scritta nel modello unico”.

Ma gli italiani non si illudano. Il primo, possibile intervento sull’Ici sarà nel 2008 e si prospetta molto selettivo, in base al reddito e alla consistenza patrimoniale. Nulla di male, se non fosse che l’asticella di questo governo per valutare i “ricchi” sarà, se va bene, la stessa delle curve Irpef: 40mila euro lordi l’anno. Pochi ne beneficeranno. Tutti gli altri si preparino al 2010, quando la revisione degli estimi li costringerà a moltiplicare per tre quanto pagano oggi.

Tratto da "Il Quaderno Settimanale di Forza Italia" fattoci pervenira dall'Amico Pierangelo Berlinguer

 
 
 
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