Varese Città Nuova

L'INTOLLERANZA DEGLI IGNORANTI

Impedire a Benedetto XVI di parlare di fronte ai docenti ed agli studenti della più importante università romana non è soltanto una patente deroga alle disposizioni concordatarie, ma è soprattutto la rinuncia sciocca e ideologica all’ascolto di un prestigioso intellettuale cattolico, uno dei più grandi del nostro tempo, il quale non prenderebbe mai la parola in un consesso accademico per affermare chissà quali dogmi ecclesiali e anti-moderni, bensì per illuminare le intelligenze aperte e le coscienze su temi e problemi di dirompente e radicale impegno. Ciò che un tempo si sarebbe giustamente definito studio o, meglio ancora, scienza. L’Università è sempre università degli studi, appunto, e chi, per sciatteria intellettuale e sgangherata militanza laicista, nega ciò, con le parole e con gli atteggiamenti, dovrebbe seriamente domandarsi se un tale luogo sia realmente adatto alla sua natura di uomo, di studioso e di cittadino.

D’altra parte, questo evidente e imbarazzante degrado dell’Università, in cui si preferisce dare udienza ad ex terroristi e amici degli amici, in una logica che niente ha a che vedere con la ricerca scientifica e con la civiltà democratica e liberale, è sotto gli occhi di tutti e sta diventando una vera e propria emergenza nazionale. Si coniuga strettamente con quella “emergenza educativa” di cui Papa Benedetto ha ragionato a più riprese negli ultimi tempi. Una deriva nichilistica che associa il pensiero alla ricaduta negli stereotipi dei gruppi dominanti e nelle trite banalità dei luoghi comuni. Senza approfondire alcunché, né sottoporre al vaglio proprio della ragion critica temi e problemi dibattuti con ben altra passione e attenzione nelle altre università europee, per non parlare degli atenei americani.

Ebbene, in nessuno di questi atenei la visita del Papa sarebbe vissuta come un attacco alla “laicità” e men che meno si giungerebbe a considerare occasione di propaganda la lectio magistralis di un teologo e filosofo del valore di Papa Benedetto XVI. In Italia, Paese in cui alla perdita di coscienza di una sana laicità si accompagna sistematicamente il prepotere di un laicismo anticlericale, ignorante e supponente, tutto ciò è possibile e viene sbandierato come ultima difesa della “libertà” e della “civiltà democratica”.

Il Cardinale Newman, un altro grande intellettuale moderno e cattolico, alla fine del XIX secolo, giunse a definire l’Università come una comunità di libero pensiero e di dialogo rigoroso intorno alla pluralità delle visioni del mondo e della realtà coltivate dall’uomo. Un cattolico moderno, che sapeva molto bene a quali rischi si giungesse ogniqualvolta l’Università, da comunità dialogante ed educante, fosse degenerata in cellula militante di un pensiero unico e violentemente ideologico. Ciò che oggi, di fatto, è il laicismo di quanti si oppongono alla visita del Papa e di quanti, anche fra i politici, sostengono questa posizione con argomenti che avrebbero creato imbarazzo anche all’indomani di Porta Pia.

A questo punto, domandiamoci: fino a quale livello di degrado dovremo ancora giungere per dire basta a questo scandaloso stato di cose? E, ancora: dove sono, oggi, quei veri liberi pensatori, capaci di dialogare con chi sostiene posizioni anche molto diverse dalle proprie, seguendo il celebre, fin troppo citato e assai scarsamente applicato, motto di Voltaire?

Se, al loro posto, oggi troviamo i corifei e le mosche cocchiere delle ideologie dominanti e del laicismo imperante, l’ultimo feticismo della modernità e l’ultima dogmatica considerata infallibile ancor più della parola del Pontefice ex cathedra, la risposta è di chiarezza lapalissiana: l’Università e il mondo culturale sono gravemente malati e, prima che si giunga ad una malattia allo stato terminale, è necessario ricorrere ai ripari. Se non è già troppo tardi.

POVERA SAPIENZA...!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!