Mente e cuore

Post N° 113

Aliens...

Biondo, occhi chiari e un’autentica passione per la musica heavy metal, Max passava le sue mattine tra la parete di fondo e la finestra a guardare fuori, mentre gli alieni là davanti articolavano suoni incomprensibili in una lingua sconosciuta.

Chissà perché doveva sprecare le sue giornate in attesa di una fottutissima campana, quando la sua mente e le sue energie erano già tutte concentrate al suono della batteria e ai ragazzi del gruppo. Quella era la sua vita e quello era ciò che voleva fare; era bravo e lo sapeva; tutto il resto era solo tempo perso.

Ma doveva pagare questo scotto, una specie di olio di ricino quotidiano che si sciroppava per non sentire le continue litanie dei suoi: quella era l’unica musica che proprio non sopportava! E allora, impassibile, costringeva il suo corpo a fare atto di presenza a noiosissime lezioni. L’unica ragione valida per andare a scuola era esibire le sue T-shirts nere coi Guns an’roses o gli AC/DC.

L’aliena sarebbe stata anche simpatica, se non fosse che inculava a fuoco. Oddio, forse appena un po’ lunatica…; lo capivi già da come entrava se era disponibile a scherzare oppure se quel giorno avrebbe fatto terra bruciata a mò di Caterpillar. Max aveva una sua personale teoria in proposito: dipendeva tutto se aveva scopato oppure no.

“Massì, ma in fondo a lui che gliene fregava?” L’importante era che passassero anche questi 50 minuti, tanto di Parallassi e discontinuità di Mohorovicic non gliene poteva fregare una beneamata fava.

Ci fu solo un giorno in cui i suoi occhi si illuminarono e fece un guizzo sulla sedia urlando; fu l’unica volta in cui lei ebbe modo di udire la sua voce. Il tutto accadde all’improvviso, quando, nel bel mezzo di un discorso astruso, l’ aliena pronunciò la frase. “…. the dark side of the moon”.

Lei, inconsapevole, parlava di rotazione della Luna. Lui, ovviamente, si era esaltato al pensiero dei Pink Floyd.