Mente e cuore

Post N° 138

Scissorhands...

[...] Cercava di combattere il suo pallore malinconico a colpi di fondotinta e di fard  per nascondere i solchi del tempo e delle lacrime che ultimamente infierivano impietosi sul suo viso.

Quel presunto equilibrio mentale che qualcuno le attribuiva era solo un’apparenza.

Ostentava serenità ma tutta la grigia opacità del suo stato d’animo emergeva in superficie come un cadavere che galleggia sull’acqua dopo un naufragio. E quella disfatta la vedeva ogni mattina guardandosi allo specchio.

Stessa scena di un incubo ricorrente: mani che un attimo prima s'incrociano, si accarezzano e si  appartengono ma che lei,  al momento opportuno,  è sistematicamente incapace di trattenere, lasciandole scivolare via,  paralizzata.  Non mani qualunque, chè quelle non ha difficoltà a stringerle.  Bensì proprio quelle a cui tiene di più.

Guardandosi indietro li può ancora contare quei cadaveri.  Li può ancora vedere scorrere via come sabbia tra le dita.

Tutta colpa del suo mantenere il distacco e lasciare che le cose vadano da sole,  facendo finta che non le importi più di tanto.   Mentre invece è esattamente il contrario.

C’era qualcosa di profondamente ingiusto nel suo destino; quale colpa, retaggio di un'esistenza passata, doveva mai espiare?

Con tutto il dolore e la sofferenza che la vita le aveva riservato e con tutto ciò che aveva già pagato, non se lo meritava. Non meritava di inciampare sempre e inesorabilmente negli stessi errori.
Sarebbe stato poi così presuntuoso da parte sua sperare che prima o poi avrebbe imparato?

Sospirò profondamente come a voler riprendere fiato  e barcollando tentò di ricominciare a camminare verso il domani,  portandosi dietro quel bagaglio da mani di forbice  e la rassegnata consapevolezza che per lei mai nulla sarebbe cambiato [...]