Indimenticabili emozioni.
Quando ripenso a mia madre faccio fatica a mettere a fuoco i ricordi. Di tutti gli anni passati insieme mi restano solo alcune immagini sbiadite ed è come se qualcosa mi impedisse di tornare indietro oltre quei suoi ultimi dieci giorni di vita, che sono invece ben vividi nella mia mente.
Anche nei sogni, l’unica cosa che rivedo è la sua agonia in ospedale, come se tutto il resto non ci fosse mai stato.
Leggo che lo stress agisce a livello molecolare sul consolidamento dei ricordi e che questo può anche diventare patologico nei disturbi post traumatici.
Secondo uno studio pubblicato su Cell, nel nostro cervello, in seguito a forti emozioni, in alcune regioni coinvolte nei processi di memorizzazione emotiva come l’ippocampo e l’amigdala, vi sarebbe un aumentato rilascio di noradrenalina. E questa aumenterebbe poi sulla funzionalità. dei recettori del glutammato, un mediatore chimico fondamentale nei processi di memorizzazione.
Credo allora che nel mio cervello sia successo qualcosa di simile…
Ci sono eventi che vorrei dimenticare e che invece mi si ripresentato continuamente, soprattutto nei momenti meno opportuni; altri che vorrei ricordare e rivivere con l’intensità e l’emozione di quando li ho vissuti ma che faccio fatica a mettere a fuoco. E’una forma di difesa, lo so, ma mi chiedo perché non si possa indurre in modo volontario il rilascio o l’inibizione di certi neurotrasmettitori, in modo da alterare l’impatto dei ricordi.
Non dico senza fatica, ma quantomeno con un po’ di allenamento.
Perché a volte mi piacerebbe tanto riuscire a rivivere certi ricordi e certe emozioni.
Questo comunque non voleva essere un post melodrammatico, solo una riflessione su come talvolta i nostri ricordi sono viziati dall'emotività che li accompagna.
Insomma preferisci conservare certi ricordi come monito costante a non ricadere in certi errori, nonostante il dolore che essi ti procurano? Beh, penso che la loro importanza stia proprio in questo... Però ci sono ricordi, legati ad esempio ai sensi di colpa, che restano tortura e basta. Invece i ricordi dei momenti felici restano nostalgia e rimpianto ed è per questo che li accantoniamo ed impariamo a tirarli fuori solo nei momenti di autocommiserazione. Ma a volte sarebbe bello poter rivivere certi eventi, anche solo virtualmente, sebbene probabilmente il prezzo emotivo da pagare al "risveglio" sarebbe troppo alto.
Raccontami invece le tue esperienze di meditazione, padre motociclista. Un bacio a te. :o)
Al contrario di te, però, quasi a lenire il dolore per l’assenza di mia madre, sono soprattutto i bei ricordi quelli che mi fanno compagnia … e sono ricordi dolcissimi.
L’angoscia, invece, mi assale improvvisamente quando viaggio su quell’autobus dove mi è arrivata prima la notizia di un suo aggravamento improvviso e poi quella della sua morte inaspettata. Quel giorno mi ero messa in viaggio per andarla a trovare in ospedale ma sono arrivata troppo tardi …
Dolore, angoscia "viziano" i nostri ricordi, ma lo stesso vale anche per le emozioni belle e la gioia: ci sono luoghi che ricordiamo come bellissimi, solo perchè li abbiamo vissuti in compagnia di persone importanti, poi, quando ci torniamo "a mente fredda", ne scopriamo magari tutta l'assoluta banalità! Un abbraccio. :o))
Per quanto riguarda Ippocampo e Amigdala, fanno parte del sistema limbico, cioè quello che sussiste alle associazioni emotive; si trovano posteriormente alla corteccia, vicino al tronco dell'encefalo e pertanto fanno parte delle strutture più antiche, legate all'istinto e alla sopravvivenza dell'individuo, anche se nell'uomo hanno assunto un significato particolare, viste le sue capacità cognitive e mnemoniche. In particolare l'ippocampo associa immagini a idee e concetti, ma in una "neutralità" emotiva, mentre l'amigdala dà loro un significato emozionale e quindi associa a quelle immagini sensazioni, come paura, piacere, dolore, rabbia, gioia ecc ecc. Il tutto ha ovviamente un significato di sopravvivenza: ad esempio, se il gatto non evocasse paura nel topo, questo non fuggirebbe e non si metterebbe in salvo. Nell'uomo la rimozione di certi ricordi o la persistenza ossessiva di altri ha un valore di sopravvivenza anche intesa come equilibrio mentale.
Purtroppo, come dici tu, non dipende dalla nostra volontà scegliere cosa ricordare e cosa rimuovere, e temo che la tutela della sopravvivenza stia proprio in questa non volontarietà. Anche se a volte....
Biobacio. :o)
Recentemente è stato riconosciuto il valore antidepressivo della fede religiosa e l'effetto terapeutico della preghiera. Ma a pensarci, che cos'è di fatto la preghiera se non una forma di meditazione in grado di influenzare l'attività elettrica e il rilascio di specifici mediatori chimici da parte del cervello? E che cos'è la fede se non una forma di fiducia e ottimismo in "qualcosa o qualcuno", sortita proprio dalla modificazione dell'attività cerebrale? In tal senso chi ha fede è fortunato, perchè è meno soggetto alla depressione. E dato che in condizioni normali sfruttiamo solo una minima parte delle potenzialità della nostra mente, anche i miracoli, in quest'ottica, assumerebbero un significato particolare, cioè sarebbero il risultato dell'acquisizione di capacità neuronali normalmente inespresse, così come la telepatia. Forse apparirò troppo materialista, razionalista e deterministica ma sono convinta che anche i fenomeni inspiegabili abbiano una loro base scientifica. Ed essendo agnostica è la mia unica ancora di salvezza.
Amigdala vuol dire "mandorla"