Creato da VegaLyrae il 15/07/2006

Mente e cuore

effetti collaterali

 

 

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Post N° 103

Post n°103 pubblicato il 09 Ottobre 2007 da VegaLyrae

Indimenticabili emozioni.

Quando ripenso a mia madre faccio fatica a mettere a fuoco i ricordi. Di tutti gli anni passati insieme mi restano solo alcune immagini sbiadite ed è come se qualcosa mi impedisse di tornare indietro oltre quei suoi ultimi dieci giorni di vita, che sono invece ben vividi nella mia mente.
Anche nei sogni, l’unica cosa che rivedo è la sua agonia  in ospedale, come se tutto il resto non ci fosse mai  stato.
Leggo che  lo stress agisce a livello molecolare sul consolidamento dei ricordi e che questo può anche diventare patologico nei disturbi post traumatici.
Secondo uno studio pubblicato su Cell, nel nostro cervello, in seguito a forti emozioni, in alcune regioni coinvolte nei processi di memorizzazione emotiva come l’ippocampo e l’amigdala, vi sarebbe un aumentato rilascio di noradrenalina. E questa aumenterebbe poi sulla funzionalità. dei recettori del glutammato, un mediatore chimico fondamentale nei processi di memorizzazione.
Credo allora che nel mio cervello sia successo qualcosa di simile…
Ci sono eventi che vorrei dimenticare e che invece mi si ripresentato continuamente, soprattutto nei momenti meno opportuni; altri che vorrei ricordare e rivivere con l’intensità e l’emozione di quando li ho vissuti ma che faccio fatica a mettere a fuoco.  E’una forma di difesa, lo so, ma mi chiedo perché non si possa indurre in modo volontario il rilascio o l’inibizione di certi neurotrasmettitori, in modo da alterare l’impatto dei ricordi.
Non dico senza fatica, ma quantomeno con un po’ di allenamento.
Perché a volte mi piacerebbe tanto riuscire a rivivere certi ricordi e certe emozioni.

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Commenti al Post:
VegaLyrae
VegaLyrae il 09/10/07 alle 18:17 via WEB
... ma forse la meditazione consiste proprio in un allenamento di questo tipo, visto che secondo Pnas in cinque giorni si riesce ad abbassare lo stress, ad aumentare le difese immunitarie e a combattere la depressione!
 
cinico_nick
cinico_nick il 09/10/07 alle 18:47 via WEB
... un abbraccio forte forte...
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 09/10/07 alle 19:00 via WEB
Ti ringrazio e ricambio.
Questo comunque non voleva essere un post melodrammatico, solo una riflessione su come talvolta i nostri ricordi sono viziati dall'emotività che li accompagna.
 
   
MacRaiser
MacRaiser il 17/10/07 alle 23:54 via WEB
E a cosa varebbe avere memoria di un ricordo senza emozione? Ciao Vega :)
 
Ruggineblu
Ruggineblu il 09/10/07 alle 22:57 via WEB
bello... quando fai la scientifica (e ti prego di notare che ho messo la i) m'ingrufi e mica poco... e hai ragione su tutto... anche perchè io non vorrei cancellare affatto certi ricordi terrificanti che rendono certe mie notti peggio che le riunioni di confindustria... dimenticando sarei più esposto a rifare certi errori.. e... insomma.. no davvero.. grazie... sul fatto della meditazione... bhè... io ne ho le prove. parola di motociclista padre. ecco..
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 10/10/07 alle 13:59 via WEB
Ehehehe Ruggine! Se mi dici così, dopo aver notato che hai messo la i, arrossisco lusingata! :o)
Insomma preferisci conservare certi ricordi come monito costante a non ricadere in certi errori, nonostante il dolore che essi ti procurano? Beh, penso che la loro importanza stia proprio in questo... Però ci sono ricordi, legati ad esempio ai sensi di colpa, che restano tortura e basta. Invece i ricordi dei momenti felici restano nostalgia e rimpianto ed è per questo che li accantoniamo ed impariamo a tirarli fuori solo nei momenti di autocommiserazione. Ma a volte sarebbe bello poter rivivere certi eventi, anche solo virtualmente, sebbene probabilmente il prezzo emotivo da pagare al "risveglio" sarebbe troppo alto.
Raccontami invece le tue esperienze di meditazione, padre motociclista. Un bacio a te. :o)
 
marea14
marea14 il 09/10/07 alle 23:50 via WEB
Sono convinta anche io che i nostri ricordi sono “viziati” dall'emotività e che i traumi hanno un grande peso su di noi.
Al contrario di te, però, quasi a lenire il dolore per l’assenza di mia madre, sono soprattutto i bei ricordi quelli che mi fanno compagnia … e sono ricordi dolcissimi.
L’angoscia, invece, mi assale improvvisamente quando viaggio su quell’autobus dove mi è arrivata prima la notizia di un suo aggravamento improvviso e poi quella della sua morte inaspettata. Quel giorno mi ero messa in viaggio per andarla a trovare in ospedale ma sono arrivata troppo tardi …
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 10/10/07 alle 13:48 via WEB
In realtà con mia madre ho vissuto anch'io momenti molto belli, ma non me ne concedo il ricordo, perchè il dolore per come sono andate le cose non me lo permette.
Dolore, angoscia "viziano" i nostri ricordi, ma lo stesso vale anche per le emozioni belle e la gioia: ci sono luoghi che ricordiamo come bellissimi, solo perchè li abbiamo vissuti in compagnia di persone importanti, poi, quando ci torniamo "a mente fredda", ne scopriamo magari tutta l'assoluta banalità! Un abbraccio. :o))
 
upmarine
upmarine il 10/10/07 alle 00:29 via WEB
OK, dopo avermi fatto studiare interi trattati di embriogenesi, ora siamo allo studio dei neurotrasmettitori. Ma è possibile che debba sudare tutte queste camicie per poterti frequentare? Comunque hai menzionato due regioni di quella parte del cervello che viene definita anche paleocervello, quello primordiale dove alloggiano gli istinti. Mi pare almeno. Forse è per questo che è più legato all'istinto di sopravvivenza che deve assolutamente mantenere vive le sensazioni spiacevoli per evitarle. Purtroppo non tutte dipendono da noi e non riusciamo ad evitarle. Cosa ne pensi, ho studiato? Biociao.
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 10/10/07 alle 12:55 via WEB
Rido!! :o)) Possiamo benissimo frequentarci anche solo per parlare del tempo, dei drammi esistenziali di Obi-Uan-Kenobi oppure di fantasmi [che come dice Morrison-Boyd, parlando di enantiomeri, sono l'unica cosa al mondo che non ha un'immagine speculare. Vedi a cosa si riducono i miei ricordi di chimica organica?? ;-)].
Per quanto riguarda Ippocampo e Amigdala, fanno parte del sistema limbico, cioè quello che sussiste alle associazioni emotive; si trovano posteriormente alla corteccia, vicino al tronco dell'encefalo e pertanto fanno parte delle strutture più antiche, legate all'istinto e alla sopravvivenza dell'individuo, anche se nell'uomo hanno assunto un significato particolare, viste le sue capacità cognitive e mnemoniche. In particolare l'ippocampo associa immagini a idee e concetti, ma in una "neutralità" emotiva, mentre l'amigdala dà loro un significato emozionale e quindi associa a quelle immagini sensazioni, come paura, piacere, dolore, rabbia, gioia ecc ecc. Il tutto ha ovviamente un significato di sopravvivenza: ad esempio, se il gatto non evocasse paura nel topo, questo non fuggirebbe e non si metterebbe in salvo. Nell'uomo la rimozione di certi ricordi o la persistenza ossessiva di altri ha un valore di sopravvivenza anche intesa come equilibrio mentale.
Purtroppo, come dici tu, non dipende dalla nostra volontà scegliere cosa ricordare e cosa rimuovere, e temo che la tutela della sopravvivenza stia proprio in questa non volontarietà. Anche se a volte....
Biobacio. :o)
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 10/10/07 alle 06:48 via WEB
Ci sono ricordi che si presentano con le stesse sensazioni di oppressione e dolore di quando sono accaduti. e poi ci sono quelle evanescenze, troppo evanescenti per poterle trattenere. forse hai ragione, quando parli di meditazione, o di educazione al controllo delle emozioni stesse, che non è però la stessa cosa del controllo dei neurotrasmettitori. è forse un palliativo, che ha tutte le incertezze dei palliativi. forse quando se ne ha davvero bisogno non funziona. ciao vega. bello rileggerti.
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 10/10/07 alle 13:34 via WEB
Dici che il controllo delle emozioni non è la stessa cosa del controllo dei neurotrasmettitori? Io dico invece che è proprio il contrario. Cioè che meditare significa "concentrarsi" al punto da riuscire ad influenzare l'attività elettrica del cervello e quindi indurre un maggiore o minor rilascio di certi neurotrasmettitori. Magari avviene in modo indiretto, nel senso che ci concentriamo sulla sensazione, non sui neuroni, ma di fatto credo si sortisca esattamente questo.
Recentemente è stato riconosciuto il valore antidepressivo della fede religiosa e l'effetto terapeutico della preghiera. Ma a pensarci, che cos'è di fatto la preghiera se non una forma di meditazione in grado di influenzare l'attività elettrica e il rilascio di specifici mediatori chimici da parte del cervello? E che cos'è la fede se non una forma di fiducia e ottimismo in "qualcosa o qualcuno", sortita proprio dalla modificazione dell'attività cerebrale? In tal senso chi ha fede è fortunato, perchè è meno soggetto alla depressione. E dato che in condizioni normali sfruttiamo solo una minima parte delle potenzialità della nostra mente, anche i miracoli, in quest'ottica, assumerebbero un significato particolare, cioè sarebbero il risultato dell'acquisizione di capacità neuronali normalmente inespresse, così come la telepatia. Forse apparirò troppo materialista, razionalista e deterministica ma sono convinta che anche i fenomeni inspiegabili abbiano una loro base scientifica. Ed essendo agnostica è la mia unica ancora di salvezza.
 
fuori_dai_denti
fuori_dai_denti il 10/10/07 alle 15:57 via WEB
Difficile lasciare un commento, ma anche stimolante perchè è come dici tu, a me è successo con mio padre, la mia difesa è la ricerca nella memoria dei momenti felici e quindi farsi trascinare dai ricordi ed infilarli come una collana senza una sequenza temporale, cosi come vengono, fino a far scomparire il ricordo degli ultimi orrendi giorni.
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 10/10/07 alle 23:45 via WEB
Ciao e grazie del tuo commento e per aver voluto raccontarmi la tua esperienza. Non so se nel mio caso funzionerebbe: ai suoi ultimi giorni non posso pensare perchè mi fa troppo male e ai momenti felici non posso pensare ugualmente perchè la nostalgia e la malinconia mi devasterebbero. Soprattutto adesso che mi sto interrogando sul significato di molte cose ed ho la sensazione di non avere più una Casa. Lo so, sono quasi tre anni che lo ripeto, ma mai era stata una sensazione forte come in questo periodo, perchè ci si può sentire a Casa anche senza precisi muri o pareti, eppure sapevi che eri lì. E ora sai di non esserci più!
 
magdalene57
magdalene57 il 16/10/07 alle 19:50 via WEB
hai pienamente ragione quando dici, alcuni commenti più che pur avendo vissuto momenti belli con tua madre, non te ne concedi il ricordo. mi sucesse la stessa cosa in due occasioni, in entrambe, situazioni molto dolorose "ostruivano" la fuoriuscita di bei ricordi. era come mantenere alto il livello di guardia. dentro il mio cervello. per non permettere all'emotività, al "sentimento" di prendere il sopravvento. piano piano, negli anni, il livello di guardia s'è abbassato, ci sono volute costanza e aiuto e determinazione. ma ci sono riuscita. e ci riuscirai senz'altro anche tu..... che bella la parola amigdala....
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 16/10/07 alle 19:57 via WEB
Grazie Margie. :o) Spero tanto prima o poi di riuscire a "far pace" con i miei ricordi.
Amigdala vuol dire "mandorla"
 
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