Creato da VegaLyrae il 15/07/2006

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Post N° 104

Post n°104 pubblicato il 10 Ottobre 2007 da VegaLyrae

Che cos'è la preghiera?

SandaliAlSole, in un commento al post precedente, dice che il controllo delle emozioni non coincide con il controllo dei neurotrasmettitori. Io invece dico che è esattamente il contrario. Cioè che meditare significa "concentrarsi" al punto da riuscire ad influenzare l'attività elettrica del cervello e quindi indurre un maggiore o minor rilascio di certi neurotrasmettitori. Magari avviene in modo indiretto, nel senso che ci concentriamo sulla sensazione, non sui neuroni, ma di fatto credo si sortisca esattamente questo.
Recentemente, sia pur in forma empirica,  è stato riconosciuto il valore antidepressivo della fede religiosa e l'effetto terapeutico della preghiera.
Ma a pensarci bene, che cos'è di fatto una preghiera se non una forma di meditazione in grado di influenzare l'attività elettrica e il rilascio di specifici mediatori chimici da parte del cervello? E che cos'è la fede se non una forma di fiducia e ottimismo ad oltranza in "qualcosa o qualcuno" che in qualche modo ci toglierà dai guai, sortita proprio dalla modificazione dell'attività cerebrale? In tal senso chi ha fede è fortunato, perchè è meno soggetto alla depressione. 
D'altro canto è vero anche il contrario, cioè che
è stata evidenziata un'iperattività del sistema limbico nelle psicosi che interpretano anche i fatti più comuni in chiave religiosa.
Sembra quindi esserci un nesso ben preciso tra fede, religione e un certo modo di funzionare del nostro cervello.

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Commenti al Post:
upmarine
upmarine il 11/10/07 alle 01:32 via WEB
Pensavo che l'articolo da te citato fosse stato pubblicato sull'Australus Pitecus. Non avrei mai creduto che il cervello fosse collegato alla sua attività. Come dire che la macchina della verità si basa sulla traduzione delle emozioni in onde elettriche ed impulsi nervosi che modificano i parametri biometrici. Io mi chiedo se esistono organi erettili condizionati dall'attività cerebrale. Infine, cosa fai tra 27846 ore?
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 11/10/07 alle 20:22 via WEB
Uhm?? Rido!
Suppongo che la spiegazione di molta parte del tuo messaggio risieda nell'ora tarda in cui è stato scritto e con il probabile contributo di qualche supporto alcoolico.
Eccerto che l'articolo da me citato è stato pubblicato sull'Australus Pitecus. Trattasi infatti di una delle riviste più antiche e prestigiose che vanta uno dei più alti impact factor e che trova personalmente in Lucy il suo editor. Ehehehe Non dirmi che non lo sapevi!! ;-)).
Ovviamente il cervello è legato con la sua attività, altrimenti dove starebbe la capacità di autoregolazione e di feed-back? E ovviamente la macchina della verità traduce emozioni in onde elettriche ed ha a sua volta la capacità di modificare le onde elettriche stesse: io ti sfido a lasciare invariato il tracciato, rispondendo alla medesima domanda (che ne so, ad es sulle tue esperienze in fatto di organi erettili..) attaccato oppure no alla macchina della verità eheheh!!
E gli organi erettili sono innanzitutto condizionati dall'attività cerebrale! Mai sentito dire che nasce tutto dal cervello e che se quello non è intrippato, anche il resto non funziona?? Penso anzi che ti sia anche capitato, tanto per restare sul vago e l'empirico e non scendere nei dettagli degli effetti operati dal sistema nervoso parasimpatico e dall'asse: corteccia-sistema limbico-ipotalamo-ipofisi-testicolo.
Infine vuoi sapere cosa farò io tra 3,1 anni? Beh, dipende a che ora ti riferisci... sai, ho un'agenda già bella zeppa e così su due piedi non sono in grado di risponderti.
Ehehehe Rido divertita! ;-))
 
   
upmarine
upmarine il 12/10/07 alle 01:45 via WEB
Lettera semiseria.
 
Vincanto_Editions
Vincanto_Editions il 13/10/07 alle 20:01 via WEB
Che bell'argomento di discussione sei riuscita ad introdurre Vega!... però, se posso esprimere la mia opinione, alle tue osservazioni devo aggiungere che, a parer mio, in realtà ogni atto e pensiero umano provochi delle risposte bio-chimiche nel cervello, così come di quelle sono il risutato. Cosicché sono d'accordo con te quando sostieni che la meditazione porti ad un sostanziale alleviamento delle tensioni emotive e psicologiche, però tengo a precisare che ciò avviene solo perché portano ad orientare l'attenzione della macchina-cervello verso uno stato di quiete indotto... Inoltre, non credo affatto che meditazione, preghiere o fede – se non in quanto vadano in qualche modo ad incidere sulle idee che stanno alla base delle tensioni – abbiano in sé un gran potere taumaturgico o terapeutico, poiché non vanno a rimuovere alcuna causa, ma vanno soltanto a ricoprire quelle di un velo più o meno consistente (fatto d'aria)... Inoltre, lo studio da te citato comproverebbe un certo “ruolo positivo” della fede e della preghiera nelle depressioni. Ora, io non ho certo argomentazioni altrettanto scientifiche per poter confutare tali conclusioni, se non nei termini delle osservazioni precedenti. Però mi fa sorgere anche una bella domanda... Non avviene forse che preghiere e fede abbiano un ruolo altrettanto importante nel far sorgere grosse insicurezze e profonde sofferenze, che portano a depressioni più o meno striscianti in tante persone? Certo si potrebbe sostenere che l'effetto ottenuto (al di là delle ricompense ultraterrene, per chi ci crede) non sia lo stesso per tutti, perché ognuno prega o ha fede con qualità ed in quantità differenti..., Ma allora se è così torniamo al punto di partenza, cioè che la qualità della vita dipende esclusivamente dalle idee che abbiamo nelle nostre teste e di come esse -quindi- agiscano nelle nostre vite, e non certo (se non in un modo residuale e altamente fortuito, pertanto casuale) dallo spostare l'attenzione e le pulsioni emozionali verso ambiti in cui di essere ed agire consapevole, probabilmente, vi è ben poco....
Ti sottolineo che questo commento non vuole costituire alcuna critica alle tue idee, che rispetto come se fossero le mie - ed è proprio per questo che sono qui a contraddirle - ma vuole essere solo un invito (Ossignur, ancora!) ad un dialogo tra opinioni di pari valore...
grazie dell'attenzione, vincanto
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 14/10/07 alle 16:07 via WEB
Ciao Vincanto. Ho letto con molta attenzione il tuo commento e in tutta onestà non trovo alcuna contraddizione tra quello che dice il mio post e ciò che affermi tu. Anzì, a me sembra piuttosto che abbiamo espresso con parole diverse esattamente gli stessi concetti; forse tu li hai resi un pò più espliciti mentre io li avevo solo abbozzati.
Ossignur! (e mai esclamazione fu più adatta ad un post!!), nemmeno io riconosco alcun potere taumaturgico alla preghiera e in questi termini sono convinitissima che nessuna malattia organica possa essere risolta col solo potere della mente a diferenza di ciò che vorrebbero far credere certi santoni. D'altro canto però non sono completamente convinta che l'alleggerimento delle tensioni sortito dalla meditazione (o dalla preghiera) risieda solo in uno stato di quiete indotto. O meglio, dipende da cosa si intendi per "Stato di quiete indotto". La semplice "distrazione" dal problema è solo un effetto momentaneo e superficiale, però esistano persone (e in questo sono perfettamente d'accordo con te che la risposta è squisitamente individuale) in cui il credere (convincersi) che esista una realtà ultraterrena inneschi una sorta di feed-back positivo a livello cerebrale con effetti antidepressivi. Da un punto di vista molecolare questo feed-back positivo consiste in un'alterata produzione e rilascio di neurotraslettitori e nello stabilirsi di nuovi equilibri neuronali, con effetto anche duraturo.
E sono perfettamente d'accordo con te che fede e preghiera possano anche essere responsabili di effetti negativi, infatti nel link cheavevo messo nel post viene proprio trattato il rapposto tra fede morbosa e alcune forme di psicosi. Ovviamente quella è una situazione estrema, ma certamente esistono anche tutte le situazioni intermedie in cui fattori come sensi di colpa, paura della punizione divina e altre cose simili possono essere causa di depressione. Ad esempio - e so che qui apparirò blasfema ai più - io sono convinta che l'estasi mistica che alcuni dicono di vivere non sia altro che qualcosa di patologico, una forma di psicopatia, una sublimazione spirituale di quell'orgasmo che probabilmente non riscono a vivere fisicamente.
Per tornare al punto di partenza, la qualità della nostra vita dipende in larga misura dalle idee che abbiamo in testa e queste a sua volta dipendono dalla natura del nostro cervello e dall'equilibrio che si stabilisce fra i diversi neurotrasmettitori. Però il cervello non è affatto un sistema chiuso su se stesso perchè esso, per definizione, media i rapporti dell'organismo con il mondo esterno e risponde alle sollecitazioni che da qui riceve. Come lo fa dipende in larga misura dal DNA di ognuno di noi.
 
   
Vincanto_Editions
Vincanto_Editions il 18/10/07 alle 19:44 via WEB
cara Vega, ora mi è più chiaro il tuo pensiero, che poi in gran parte è anche il mio - ma non è certo quest'ultima la cosa importante... anch'io credo, sino a prova contraria, che i fenomeni di estasi siano in realtà dei profondi stati di alterazione percettiva, ed allo stesso modo non credo alla natura esterna dei miracoli se non come prodotto di flussi energetici generati dal "voler credere"...
sulla "apertura" del sistema cervello son d'accordo, però, solo in teoria perchè troppe volte verifico in me stesso, come nelle altre persone, che l'apertura è solo parziale o molto selettiva, nel senso che spesso si resta legati a letture delle realtà che impediscono un reale adeguamento ad essa... e ciò non credo c'entri molto col DNA, quanto piuttosto con una scarsa educazione ad accettare quanto non si condivide - è chiaro che mi riferisco a situazioni di "normalità", cioè all'assenza di patologie...
PS ti scoccia se ti chiedo di chiarirmi la tua ultima affermazione?...
buona serata, vincanto
 
     
VegaLyrae
VegaLyrae il 18/10/07 alle 21:56 via WEB
Il cervello, per definizione, media i rapporti dell'organismo con il mondo esterno e risponde alle sollecitazioni che da qui riceve. Come lo fa dipende in larga misura dal DNA di ognuno di noi.
Dunque, ciascuno di noi è il risultato di due componenti: il proprio DNA e l'ambiente in cui si trova a vivere, o meglio, è il risultato dell'interazione fra i propri geni e l'ambiente esterno. Sempre più spesso si sente dire anche nei servizi di divulgazione scientifica rivolta all'ampio pubblico, che anche molti aspetti della personalità - ad esempio se siamo tendenzialmente tirchi o generosi oppure nottambuli o mattinieri o ancora fedeli oppure infedeli e via così - sono scritti nei nostri geni.... Ovviamente non esiste un gene della tirchieria, nè queste caratteristiche vengono trasmesse come caratteri mendeliani semplici; tuttavia ci sono sempre più evidenze che il tipo di risposta ad una certa sollecitazione proveniente dall'ambiente esterno dipenda da particolari combinazioni genetiche. I geni che intervengono e che si influenzano a vicenda sono moltissimi e nessuno di essi è in grado di sortire da solo quello specifico effetto comportamentale, tuttavia il coktail sì.
Ecco perchè ad esempio persone diverse rispondono in modo diverso alla stessa situazione; perfino due fratelli, nati e cresciuti nello stesso contesto ambientale ed educati dagli stessi genitori, sviluppano caratteri completamente diversi. E che cos'è che li rende diversi se non la loro genetica? Se non il loro DNA? A volte bastano sfumature genetiche minime ad indurre grandi differenze. Un tempo si dava prevalente importanza all'ambiente per lo sviluppo della personalità, oggi si tende a riconoscere anche l'importanza della componente biochimica, e quindi genetica. Evidentemente l'ambiente da solo non basta a stimolare un certo tipo di comportamento; interviene anche la componente biologica e quando parlo di livelli di neurotrasmettitori mi riferisco proprio a questo. Così come la componente genetica da sola non basta, essa deve passare attraverso il crivello dell'ambiente.
 
svitol5
svitol5 il 17/10/07 alle 11:35 via WEB
Non voglio entrare nel discorso tecnico che credo non si addice ad un argomento così complesso e che fa parte della sfera privata di ogni uomo (credente e non). E' il rapporto che abbiamo con la fede che ci porta alla positività della preghiera. Io lo dico da credente: la preghiera ci porta verso Dio e Lui verso di noi. Poi ci saranno pure certi stimoli o zone del cervello che sono interessate ma credo che per un credente importi poco. Ciao Vito
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 17/10/07 alle 22:53 via WEB
Concordo pienamente con te che è il rapporto con la fede che porta alla positività della preghiera. E' esattamente quanto volevo dire nel mio post. Credo infatti che la differenza tra quanto dico io e quanto dici tu stia semplicemente in un'inversione tra la causa e l'effetto. :o)
 
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