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Emergenza api

Post n°75 pubblicato il 25 Marzo 2008 da Matteo_Orlandi

Basta fare una passeggiata in campagna per accorgersene: il numero delle api negli ultimi anni è diminuito sensibilmente e in tutto il mondo la situazione potrebbe creare davvero un disastro ecologico. Un dossier dell’U.N.A.API (Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani) ha analizzato le cause di questa situazione, rilevando come dal 2000 il calo sia costante e nell’ordine annualmente del 30-50% della consistenza degli allevamenti apistici in interi paesi, zone o regioni. Ciò comporta immediate conseguenze per le colture e per le piante spontanee e forestali.

L’ape è infatti un insetto indispensabile alla vita: in un giorno un’ape domestica può visitare 700 fiori in media, se si moltiplica tale valore per le 20.000 api bottinatrici presenti in un solo alveare, in produzione primaverile o estiva, si scopre come sono fino a 14 milioni i fiori visitati quotidianamente da una famiglia d’api.

Dato ancora più importante è che l’84% delle specie coltivate in Europa dipende direttamente dall’impollinazione degli insetti. Oltre alle specie vegetali spontanee e forestali anche molte colture (albicocco, mandorlo, ciliegio, fragola, pesco, pero, melo, prugna, zucchina, melone, anguria, kiwi, girasole, colza, ecc.) dipendono largamente o esclusivamente dalle api per l’impollinazione.

Il calo sensibile delle popolazioni di api comporta quindi un danno non solo per gli apicoltori ma anche per tutto l’ecosistema, con un grave squilibrio ambientale.

La causa principale di questa emergenza, oltre ai diversi fenomeni come i cambiamenti climatici, diffusione di patologie e parassitosi, e riduzione delle zone di pastura a causa dell’appiattimento del paesaggio rurale, è da ricercarsi nell’inquinamento crescente delle fonti di nutrizioni delle api.

L’insidia maggiore è rappresentata dall’uso, iniziata negli anni ’90, di una nuova generazione di insetticidi detti “sistemici”, che vengono assorbiti dalla pianta e veicolati a tutte le sue parti, organi floreali compresi. In molti casi questi prodotti vengono usati anche per la concia delle sementi.

Le api si intossicano per contatto o ingestione, con danni acuti o cronici.

L’Italia si colloca al primo posto nella non invidiabile classifica UE dei grandi consumatori di insetticidi, con la distribuzione nella campagne di ben 7.070 tonnellate  di insetticidi, pari al 33% della quantità totale usata nell’Unione Europea dei 25 paesi. L’uso di questi pesticidi, detti neonicotenoidi, sta comportando grandi spopolamenti e nel 2007 si è verificata la moria d’api più importante con connotati inconfondibili e dimensioni senza precedenti in Italia a memoria d’uomo. La stima è di circa 20.000-40.000 alveari colpiti in pochi mesi e completamente spopolati, una strage causata dai principi attivi dei concianti dei semi di mais, dispersi e diffusi sul terreno e sulla vegetazione circostante.

Al danno per gli apicoltori si aggiunge quello per le altre colture e per l’intero ecosistema, con ripercussioni che naturalmente ricadono anche sulla vita umana. L'uso indiscriminato di fitofarmaci, infatti, non fa male soltanto alle api, ma all'ambiente e a molte altre forme viventi, compreso l'uomo. E, naturalmente, non manca il danno economico con una perdita solo nel 2007 pari a circa 250 milioni di euro per la mancata impollinazione di piante.

Per questo motivo, ascoltando le richieste dell’U.N.A.API, presenteremo una mozione per chiedere ai Ministri ed Assessori Regionali ad agricoltura, salute e sanità, “l’immediata sospensione dell’autorizzazione d’uso a tutti i preparati a base di neonicotenoidi, la radicale revisione delle procedure nazionali d’autorizzazione dei pesticidi, oltre all’avvio nel nostro paese di un attento monitoraggio dello stato degli allevamenti apistici e delle popolazioni di insetti utili all’ambiente e alle produzioni agroforestali”.

                                                                                                    Matteo Orlandi

 Verdi di Salsomaggiore

 
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