Post n°6 pubblicato il 06 Dicembre 2012 da OTTIL
Andrea Viglongo
Figlio di braccianti agricoli vercellesi, Andrea Viglongo nasce il 15 agosto 1900 a Torino. Giovanissimo già iscritto alla Federazione Giovanile del Partito socialista, ha l’incarico di redigere il numero unico di propaganda de La città futura, incarico che Viglongo stesso affiderà poi ad Antonio Gramsci, grazie al quale diventerà una sorta di anteprima de L’Ordine Nuovo. L’incontro con Gramsci segnerà per sempre la sua vita: “ Sono stato capocronista di Ordine Nuovo e ho imparato a leggere e a scrivere da Gramsci. Mi è rimasta l’abitudine di dire quello che penso.” Collaborerà alla Rivoluzione Liberale di Piero Gobetti (sarà lo stesso Viglongo a presentare Gobetti a Gramsci), prima e dopo la sua espulsione dal Partito Comunista d’Italia, avvenuta sia per le critiche avanzate ai metodi burocratici del partito Comunista, sia a causa di dissensi con lo stesso Togliatti. Dal 1925 si occuperà della propaganda telefonica con I Telefoni d’Italia. Uscito dal gruppo Sip nel 1929, con lo Studio Editoriale Librario Piemontese, inizia a pubblicare scrittori dialettali piemontesi, in antitesi con i propositi fascisti di restaurazione della tradizione accademica nazionale. Nel febbraio del 1945 sarà arrestato e trattenuto per quaranta giorni alle Carceri Nuove, insieme con il figlio Donatello, sospettati di contatti con la Resistenza. Interrotta l’attività politica, Viglongo imboccherà la strada della letteratura popolare, in ossequio alla lezione gramsciana. Quello stesso anno fonderà, con la moglie Giovanna Spagarino, la Casa Editrice Viglongo & C, non limitandosi alle pubblicazioni di interesse locale e con il progetto di diventare l’editrice esclusiva dell’intera produzione salgariana. Ristamperà, nella collana letteratura d'avventura, oltre ai romanzi di Salgari, quelli di Motta e di Verne; pubblicherà le opere di Guido Rey, Edward Whymper e Albert Friedrich Mummery, tra i più celebri alpinisti di tutti i tempi, classici per ragazzi come Le orecchie di Meo di Giovanni Bertinetti, autore di 17 falsi salgariani. Nel 1958 Viglongo fonda Il Divorzio, dirigendolo fino al 1965, e nel 1969 inizierà la pubblicazione de L’Almanacco Piemontese di Vita e Cultura, col proposito di riprendere L’ Armanach Piemonteis, uscito nel ’31. Viglongo muore a Torino nel 1986. Dal 1990 stanno realizzando la nuova collana Salgari & Co., riproponendo testi, in prevalenza salgariani, riportati alle stesure originali e arricchiti di testimonianze e materiale iconografico d'epoca. Studi critici introducono alla rilettura, in chiave di rivisitazione culturale, dei classici della letteratura avventurosa. Nel 1997, Torino ha dedicato a Viglongo una piazzetta, adiacente a via Stampatori.
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Post n°5 pubblicato il 06 Dicembre 2012 da OTTIL
La giovane evitava in particolare i faggi e i frassini, che gocciolavano più insidiosamente di tutte le altre piante. Così facendo dimostrava quanto le donne comprendano bene gli umori e le caratteristiche della natura: un uomo che avesse attraversato quei campi non si sarebbe nemmeno accorto che dagli alberi scendeva acqua. Intrusi nella notte ed altri racconti di Thomas Hardy |
Post n°4 pubblicato il 06 Dicembre 2012 da OTTIL
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Post n°3 pubblicato il 14 Settembre 2012 da OTTIL
Carnage di Roman Polanski
Il soggetto parte da un’idea interessante: riunire, come in una pièce pinteriana, in un unico ambiente, due coppie borghesi di New York. Durante l'incontro per ricomporre una banale lite dei figli, uno stupido pretesto rinvia la tregua, sbriciolando la facciata di persone civili, apparentemente consapevoli e mature, ben asservite ai dogmi della società borghese. In un corpo a corpo di inaudita violenza verbale e fisica, lasceranno emergere ogni sorta di contraddizioni, frustrazioni, ipocrisie e risentimenti. Qua e là condita di stereotipi (l’avvocato senza scrupoli che parla in continuazione al telefono, la passione un po’ fanatica per le cause civili ed i diritti dell’Africa della padrona di casa, il suo amore ossessivo per tutti gli animali e l'umanità, uomini esclusi, naturalmente), il regista ci racconta cose risapute e, aggiungo, in maniera piuttosto convenzionale. Da parte mia, nessun coinvolgimento emotivo e curiosità estetica, forse anche per via della narrazione costruita su modelli piuttosto ovvi. Bravi, comunque, gli attori. Ed efficace l’idea finale, grazie alla quale i ragazzini, figli dei protagonisti, risolvono la lite con assoluta naturalezza, rivelando di possedere più buon senso dei genitori. |
Post n°2 pubblicato il 14 Settembre 2012 da OTTIL
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