da: www.cobraf.com

Post n°13 pubblicato il 15 Maggio 2006 da Neri.Matteo
 


8 May 2006 1:21

Anche Busineek week oggi spiega la cosa su cui insisto ora sempre da quando me ne sono accorto e cioè che le grandi società petrolifere tipo Eni, Totalfina, Exxon, Shell, BP, Repsol
NON HANNO ACCESSO ALL''85% DEL PETROLIO che c'è nel mondo

La cosa contraddice la saggezza corrente

1) tutti pensano che se il petrolio sale sia bene per le società energetiche ma questo non è vero per le grandi in particolare perchè più sale e più i governi di libia, nigeria, russia, azerbajian, venezuela... per non parlare di paesi arabi e messico si sentono forti e tagliano le loro percentuali o le tassano per tenersi tutto loro. Solo quando il petrolio crolla i governi locali senza quattrini danno concessioni alle società private, quando è alto le sbattono fuori.

2) molti (non tutti) pensano che se il petrolio sale alla fine esiste un incentivo a cercarne e estrarne di più con nuove tecnologie. ma se le società private vengono escluse a favore dei monopoli statali come Aramco o Gazprom questi sono meno interessati ad esplorare e meno capaci

3) (la terza cosa contro intuitiva è che nella nostra immaginazione e nella nostra cultura mediatica le "guerre si fanno per il petrolio". Intanto la verità è che ormai nel mondo l'85% del petrolio è controllato e anche estratto direttamente dai governi locali e le famose multinazionali sono sempre più emarginate. Di fatto nel 1960 le società private occidentali avevano accesso all'80% del petrolio e oggi solo al 16% del petrolio mondiale. Forse queste famose "guerre per il petrolio" non sono tanto efficaci)


La conseguenza ?

1) il petrolio salirà come prezzo perchè i monopoli statali russi arabi e venezuelani non hanno i mezzi e la voglia di estrarne di più

2) ma ne beneficeranno piccole società che hannoo concessioni solo in occidente oppure che forniscono servizi di nicchia alle grandi, ma non le società petrolifere classiche

 
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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 12 Maggio 2006 da Neri.Matteo

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9 May 2006 11:51

La burocrazia e i politici (detti "lo stato italiano") incassano in media dai primi anni '90 il 45% del reddito nazionale ufficiale (il quale è calcolato assumendo che ci sia un 17% di sommerso, cioè in realtà lo stato assorbe del reddito dichiarato almeno il 55%...)
e gli esperti sui media ogni settimana ripetono che è un guaio se le "entrate calano" anche solo dal 45% al 44% per cui per loro più soldi vanno agli enti pubblici e meglio stiamo

La cosa si spiega con il fatto che sono tutti professori di qualche genere cioè impiegati statali, ma in senso più profondo con il fatto che all'università insegnano solo un tipo di teoria della società che è completamente falsa

Se se esci dalla contabilità del 45% invece che 46% e dell'evasione e allarghi lo sguardo alla storia d'italia ed europa e confronti l'europa con il resto del mondo noti che:

a) la crescita economica in Italia ed Europa è stagnante da almeno 15 anni e la crescita demografica è negativa

b) nel resto del mondo le tasse sono più basse (32-35% invece che 45% in USA e 25-30% in Asia) e la crescita economica è proporzionalmente più alta e la crescita demografica è positiva (gli americani a differenza degli europei in media si riproducono)

Addirittura in europa l'unico paese con tassazione veramente bassa l'Irlanda ha crescita economica superiore agli USA e crescita demografica da paese del terzo mondo

Questo per un profondo motivo antropologico: se lo stato cioè la burocrazia controlla la vita della maggioranza dei cittadini (e quando ti prende metà delle risorse "per il tuo bene" è questo che succede) la vita si svuota di significato, l'essere umano che non decide del suo destino perchè mette quasi tutto nelle mani di altri perde lentamente interesse e stimolo a darsi da fare, crescere, migliorare, fare, si ritira nel suo bozzolo e non si riproduce nemmeno

Nel caso del socialismo la burocrazia controlla il 90% del reddito è la conseguenza è il degrado e la miseria completa. Nel caso dello stato "sociale" europeo la burocrazia ha in mano il 50% per cui resta una metà della società che in qualche modo tiene su il reddito a un livello costante e perlomeno il reddito rimane al livello a cui era stato portato dalle generazioni precedenti che per fortuna è storicamente elevato

Ma la burocrazia e i politici hanno superato la soglia che consente a una società di crescere sia economicamente che demograficamente per cui il risultato è la stagnazione economica e il lento e progressivo crollo demografico

Una conseguenza paradossale è che la "vitalità" si trasferisce nelle zone non dominate da tasse e burocrazia come i mercati finanziari dove le tasse si eludono ed essendo globali non ci sono migliaia di regolamentazioni, leggine, ordini professionali e licenze che affliggono l'economia reale

Per cui hai l'economia reale più o meno ferma e solo il mercato finanziario che è una zona "libera" che invece è dinamico, anzi per compensazione forse, cresce a dismisura e forma una "bolla" dopo l'altra

 
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da:il problema dell'islanda

Post n°11 pubblicato il 31 Marzo 2006 da Neri.Matteo
 


 30 March 2006 20:5

fra qualche tempo verrà ricordato l'episodio dell'Islanda come uno dei sintomi iniziali

un mese fa l'Islanda che è uno dei pochi paesi al mondo rimasti a pagare tasssi di interesse superiori al 5% senza avere del petrolio o gas naturale sotto ha avuto una piccola crisi

Tutti gli hedge fund e le banche d'affari compravano da tre anni bonds islandesi e spingevano su la sua valuta come riflesso e il paese era in deficit estero cronico ecc. ecc....

Poi in febbraio la S&P ha detto che c'era troppo debito e ha abbassato il rating, la valuta ha perso il -10% in un giorno e all'asta dei suoi buoni del tesoro non si è presentato nessuno (come se il tesoro italiano facesse l'asta dei Bot e nessuno ne comprasse)

oggi alza i tassi all'11.5% per metterci una pezza

 
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da: www.cobraf.com

Post n°10 pubblicato il 31 Marzo 2006 da Neri.Matteo
 

31 March 2006 3:6

da il Foglio, qualcuno ha visto lo show di Benetazzo o letto il libro ? (laureato a Modena...un trader professionista che gira l'italia con uno show di lotta al sistema finanziario)

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Il Beppe Grillo dei poveri si chiama Eugenio Benetazzo......... Ha scritto un samizdat da 10 euro che sta andando a ruba: Duri e puri. Aspettando un nuovo 1929. Il libro si prefigge in copertina di spiegare «come salvare i propri risparmi e sopravvivere a un mutamento di scenario epocale senza precedenti». Per molto meno all’economista Paul Samuelson conferirono il premio Nobel.

Benetazzo fa il trader professionista, cioè l’operatore di Borsa indipendente. Vive sei mesi all’anno nel Veneto e sei mesi a Malta («ho portato le chiappe al sicuro nel caso che vinca la sinistra»), con frequenti soggiorni in terra elvetica. A chi gli chiede se è sposato, risponde: «Sì, con la sterlina. E mio suocero si chiama Franco Svizzero». La sua bravura, confida, «consiste nell’individuare livelli borsistici di entrata e di uscita, anche fulminea, su azioni, valute, indici e commodity», vale a dire i beni primari: grano, zucchero, cereali. In pratica è uno speculatore come Randolph e Mortimer Duke, gli spregiudicati finanzieri del film Una poltrona per due. Anzi, per essere più precisi, lui assomiglia a Billy Ray Valentine, il loro astuto manager nero interpretato da Eddie Murphy, che nel finale s’inchiappetta i due avidi vecchietti giocando d’anticipo sulle quotazioni del succo d’arancia congelato.
Però in questo momento Benetazzo è tutto preso dal nuovo ruolo di Beppe Grillo dei poveri. Gira l’Italia col suo «one man live show», spettacolo dal vivo che s’è scritto da solo e che recita da solo.

S’intitola Blekgek. Ogni settimana inventa uno slogan per attirare il pubblico. A Thiene era Schiavi senza catene, alla ricerca della verità che vi renderà liberi dalla schiavitù del turbocapitalismo multinazionale. A Milano l’aveva un po’ asciugato: Duri e puri in tour. A Montegrotto Terme virava sul catastrofico: Prepàrati al peggio. Prima che tocchi tutte le 20 tappe previste – da Roma a Verona, da Piacenza a Pontedera – chissà quanti altri slogan avrà partorito la fervida immaginazione del protagonista. Il quale ovunque vada riempie le sale, anche perché il suo manicheismo lo dispensa gratis, a differenza del comico genovese che vende a 20 euro il biglietto d’ingresso meno caro.

Del resto ci vorrebbe un bel coraggio a farsi pagare dagli spettatori dopo avergli profetizzato, con un profluvio di cifre, percentuali e citazioni, l’esaurimento del petrolio, il rischio di un nuovo crac di Borsa simile a quello del 1929, il taglio delle pensioni e il blocco dei depositi bancari in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni del 9 aprile, il congelamento dei Bot e degli altri titoli di Stato, una super patrimoniale sulle case, l’esplosione della bolla immobiliare, nuovi disastri finanziari al cui confronto le truffe Cirio e Parmalat sembreranno marachelle da scolari. E quando non è impegnato in tournée a disegnare cupi scenari per le ansiose platee, Benetazzo tiene sermoni economico-politici su una propria emittente, Radio Wall Street, che si ascolta su Internet.

Ma quali competenze ha per fare tutto questo?
«Solo una laurea in economia aziendale conseguita all’Università di Modena e il mio lavoro in Borsa. Nessun pedigree familiare: padre dirigente di banca, madre impiegata statale».

Che significa Blekgek?
«È una storpiatura di black jack. Niente a che vedere col gioco d’azzardo: è il nomignolo con cui i petrolieri chiamano il maglio delle torri di perforazione. Tutto lo spettacolo verte sull’argomento più censurato al mondo: l’oro nero».

Censurato perché?
«Perché abbiamo raggiunto il picco di produzione del petrolio – 80 milioni di barili al giorno, pari a quasi 13 miliardi di litri – e d’ora in poi le estrazioni potranno solo calare. E se alla pianta, che è il capitalismo, viene a mancare la linfa, che è il petrolio, c’è poco da stare allegri. Per dare un’idea, quando John Davison Rockefeller, il più grande monopolista del passato, fondò nel 1870 la Standard Oil Company, l’offerta produttiva era di 5 milioni di barili l’anno. Oggi siamo arrivati a 29 miliardi di barili l’anno. Ma una quantità simile per il futuro ce la sogniamo. Per ragioni geofisiche e per problemi di raffinazione: il petrolio che resta nelle viscere della Terra è troppo ricco di zolfo».

Chi lo dice?
«Lo diceva Marion King Hubbert, geofisico della Shell, morto nel 1989, e lo conferma Colin Campbell, fondatore dell’Aspo, Association for the study of peak oil and gas, reputato il massimo esperto del settore. La produzione decrescerà bruscamente, con implicazioni macroeconomiche e sociali mai viste prime. L’offerta calerà del 3-4% l’anno, mentre la domanda continuerà a salire del 5-6%. Gli arabi dell’Opec ci hanno presi in giro sostenendo d’avere riserve per 50 anni. Ma pochi sanno che lo affermavano per loro tornaconto: più gonfiavano il dato sulle riserve e più erano autorizzati a esportare».

I «duri e puri» del suo libro chi sarebbero?
«Coloro che scelgono di fare informazione d’inchiesta. Mi sono improvvisato giornalista e opinionista, senza esserlo, per sopperire a un deficit di impegno civile della sua categoria. Gli argomenti di cui tratto nel mio show dovrebbero essere pane quotidiano a Porta a porta e nei tiggì».

Dice?
«Dico. Altrimenti non si spiegherebbe perché, da quando mi sono messo a girare l’Italia, insieme con tanti complimenti sto ricevendo anche un sacco di minacce. Tanto che a Thiene e a Pontedera la questura ha predisposto il pattugliamento del teatro».

Che cosa ci guadagna con questo show?
«Purtroppo nulla. Anzi, ci perdo».
Allora perché lo fa?
«Mi piace».
Si sente divo?
«Diciamo così. Forse un retaggio di quando, da studente universitario, facevo l’animatore nei villaggi turistici».
Che cosa le fa pensare che sia imminente un crollo delle Borse peggiore di quello che colpì Wall Street nel 1929?
«Le previsioni dei più quotati analisti indipendenti, che però non trovano spazio sui media».

Imminente quanto?
«Già il 2006 sarà molto critico. Questo lunedì s’inaugura la Iob, Iranian oil bourse, che per la prima volta nella storia quoterà il petrolio in euro anziché in dollari. Quindi gli investitori, anziché comprare un barile di brent per 60 dollari al Nymex di New York o all’Ipe di Londra, che finora sono state le due principali borse petrolifere mondiali, potranno acquistarlo a Teheran per 45 euro. L’Iran è il secondo produttore di greggio e la sua Iob ha avuto l’adesione del Venezuela, che è il terzo, governato dal marxista Hugo Chavez. È questa la vera bomba atomica che gli ayatollah stanno preparando: una caduta vertiginosa del dollaro».

Esiziale per l’economia statunitense.
«Tanto più se si considera che il deficit federale è ai massimi storici, appesantito dalle spese militari per le guerre in Afghanistan e in Irak, la seconda delle quali è già costata 250 miliardi di dollari. Si profila un brusco declino dell’egemonia planetaria della moneta americana. Questo evento, oltre che costituire un formidabile incentivo per un intervento militare contro l’Iran, farà da detonatore a un processo di deflazione valutaria, mobiliare e immobiliare. Che sarà aggravato in Eurolandia da un cospicuo rialzo dei tassi d’interesse. I due ritocchi all’insù di un quarto di punto decisi dalla Banca centrale europea il 1° dicembre e il 1° marzo non sono che un assaggio: nei prossimi nove mesi il costo del denaro è destinato a salire dal 2,50% al 3,50. Chi ha un mutuo a tasso variabile sulla prima casa cammina sull’orlo di un burrone. Nessun giornale lo ha scritto, ma in Giappone vi è stato un aumento del 35% dei suicidi: le vittime sono capifamiglia che, in seguito al rialzo dei tassi, non riescono a onorare il debito con la banca neppure vendendo l’immobile per cui hanno chiesto il prestito».

Ammesso che lei abbia ragione, che cosa consiglia al risparmiatore?
«Primo: estinguere i mutui. Secondo: fuggire da tutti gli investimenti mobiliari quotati in dollari. Terzo: comprare terreni. E oro. In questi giorni sta a 545 dollari l’oncia, due anni e mezzo fa ne valeva 200. Arriverà a 1.000».
Vabbè, ma se tutto salta in aria che se ne fa dei lingotti?
«Invece con euro e azioni che cos’ha in mano? Carta straccia. Chi erano i ricchi nel Medioevo? Coloro che possedevano terreni e oro. Fra cent’anni sarà la stessa cosa».

In alternativa?
«Comprare franchi svizzeri. La moneta elvetica è l’ultimo baluardo. Se si deprezza quella, torniamo all’età della pietra. Ma sarà l’ultima fortezza a cadere, perché è la cassaforte di multinazionali, dittatori, politici, lobbisti, mafiosi, trafficanti di armi, finanziarie di controllo e persino, non vorrei apparire irrispettoso, del Vaticano».
Franchi svizzeri? Ma se ha appena detto che le valute sono carta straccia.
«Be’, in Svizzera si possono trovare prodotti a capitale protetto e a rendimento garantito, quelli che nei Paesi anglosassoni chiamano umbrella funds: se piove, apri l’ombrello e non ti bagni».
Qualora alle elezioni del 9 aprile dovesse vincere l’Unione, che cosa accadrebbe?
«Un peggioramento della situazione competitiva del nostro Paese. Perché, da sempre, centrosinistra significa aumento della spesa pubblica e ingovernabilità politica».

È probabile a suo avviso un prelievo improvviso e coatto sui depositi monetari, come fece il premier Giuliano Amato spolpando i nostri conti correnti?
«E me lo chiede? Sarà anche più pesante, del 2-3%, altro che il 6 per mille del 1991. Tra gli Anni 70 e 90 la Dc prima e l’Ulivo poi hanno dato tutto a tutti. Adesso qualcuno deve pagare il conto. Ma quando non c’è più denaro, solo una cosa si può fare: non pagare. L’Italia non è messa meglio dell’Argentina. Quando vi fu il crac argentino, il rapporto fra debito pubblico e prodotto interno lordo della nazione sudamericana era al 140%. Noi, nonostante il governo Berlusconi sia riuscito un po’ a ridurlo pur in presenza di una drammatica congiuntura internazionale, siamo quasi al 107. Ci servono 6 punti percentuali di Pil solo per pagare gli interessi sul debito pubblico. Ai tassi attuali».

Per cui?
«Romano Prodi taglierebbe le pensioni. In fin dei conti la Germania, che ha un rapporto deficit-Pil del 60%, le ha già ridotte del 25% e nel 2004 non ha corrisposto le tredicesime a statali e parastatali. Una bella riforma di sinistra che fu varata, senza manifestazioni di protesta né scioperi generali, dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, che aveva per ministri gente come Joschka Fischer, ex fiancheggiatore dei terroristi rossi».

Nel suo show lei paventa anche il congelamento dei Bot.
«Sì. Sarebbe già una fortuna se questi signori restituissero a tranche, nel giro di tre anni e senza interessi, il valore nominale dei titoli di Stato».
E una super tassa sulle rendite finanziarie e sulle seconde case.
«Prime, seconde, terze. Sugli immobili in generale. Una super Ici, una super patrimoniale. È una democrazia parassitaria, la nostra, non parlamentare. Con due cancri in metastasi: il sistema bancario e quello politico. Non credo che oserebbero tassare i capital gain. A meno che ministro delle Finanze non diventi Fausto Bertinotti. Da Prodi mi aspetto anche un congelamento dei depositi bancari, col permesso di ritirare dai propri conti correnti solo 200 euro la settimana. Già visto in Argentina».
E altri scandali tipo Cirio e Parmalat.
«Spenga il registratore e le faccio il nome del prossimo grande gruppo che andrà a carte quarantotto». (Spengo. Lo fa. È un gruppo davvero grande).
La sua idea è che l’Italia sia un Titanic che ha già la stiva allagata.
«Precisamente. I passeggeri di terza classe ballano, mangiano, guardano La fattoria e il Grande fratello, inseguono l’ultimo modello di telefonino, progettano le prossime vacanze, e intanto i ricchi sono già saliti sulle scialuppe di salvataggio. Il tessile-calzaturiero, la meccanica, l’oreficeria, che erano il vanto del made in Italy, sono flagellati dalla concorrenza cinese. I piccoli imprenditori, ex operai arricchiti che non hanno mai aperto un libro in vita loro, arrancano in questi comparti ormai obsoleti, non possedendo le risorse intellettuali per lanciarsi nelle sfide del futuro, che sono le biotecnologie, l’energia, l’informatica, i trasporti di terza generazione».
Che cosa suggerisce?
«Come sul Titanic, azionare le pompe, cioè introdurre dazi doganali, non basterà a prosciugare la stiva dall’acqua. Però possiamo provarci: subito il blocco totale di tutte le importazioni di manifattura orientale. Idem per i prodotti che gli imprenditori italiani fanno assemblare in Cina per poi venderli qua. E poi ci vorrebbe una super imposta sui risultati d’esercizio delle banche, così il popolo si rimette in tasca i soldi del signoraggio».
Perché ce l’ha tanto con le banche?
«Perché dovrebbero avere finalità sociali e non lucrative. Sa quale importo arriva a concedere un istituto di credito veneto al cliente che si presenta a chiedere un mutuo per l’acquisto della prima casa? Il 120%. Non sto scherzando. Ti comprano loro l’abitazione e in più ti offrono un 20% per le spese notarili, i mobili, la tinteggiatura, il trasloco e anche per la cassa da morto, aggiungo io. Ma si può? Se dieci anni fa mi fossi presentato a un direttore di banca a domandare un prestito senza avere in mano almeno il 50% del valore dell’immobile, sarei stato cacciato a calci nel sedere. Adesso è lui a insistere per riempirmi le tasche di soldi che non potrò restituire. Ieri ho ricevuto per posta una carta di credito mai richiesta: c’è sopra un fido rotativo di 2.500 euro. Dopo averli spesi, devo solo ricaricarla. Nel frattempo l’interesse è del 18%, al limite dell’usura».
Lo chiamano credito al consumo.
«Diciamocelo, una buona volta: gli italiani spendono denaro che non hanno. Si sono convinti di poter comprare a rate anche la Ferrari. I loro stipendi, prim’ancora d’essere accreditati sul conto corrente, sono già bruciati in rate per la casa, l’auto, il motorino, la Tv al plasma, il computer. È un’anomalia storica. I nostri genitori accantonavano, con sacrifici e rinunce, fieri di tramandare ai figli. Oggi i loro figli hanno sperperato la dote, devono intaccare il capitale per sopravvivere».
Comunque il mondo s’è ripreso anche dal crollo di Wall Street del ’29, mi pare.
«Dopo sei anni, però. Con la differenza che oggi sta finendo il petrolio. Viviamo in un’epoca in cui è il denaro che sposta gli uomini, non sono più gli uomini che spostano il denaro. È questa l’essenza della globalizzazione. Lo stadio terminale del turbocapitalismo».
Dopo che cosa ci attende?
«Un nuovo Medioevo. Un’era postindustriale in cui si tornerà a coltivare la terra con la zappa e il sudore della fronte. Perché lei deve spiegarmi come li muove, finito il petrolio, i trattori da 6.000 di cilindrata, 800 cavalli, 12 cilindri, e l’aria condizionata per il conducente. Mettendo i pannelli solari sulla cabina?».
E viene a dirmelo proprio lei, che vive di Borsa, quanto di più improduttivo e immateriale possa esistere?
«Esatto. Sono un parassita della società. Al pari di un politico. Però faccio meno danni».
Ha mai rovinato qualche cliente?
«Se per rovinato intende avergli fatto perdere più del 25% del capitale, no».
Quanto le basta al mese per vivere?
«Non più di 750 euro. E da due anni ho rinunciato ad avere un’auto. Altrimenti sarei incoerente».
Che cos’è il denaro per lei?
«Uno strumento per lavorare».

 
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UNA CURIOSA VICENDA

Post n°9 pubblicato il 21 Marzo 2006 da Neri.Matteo
 

In Italia il manager più stimato al momento è Paolo Scaroni, ex brillante McKinsey oggi capo dell'ENI (in precedenza all'ENEL e prima ancora a capo di multinazionali inglesi) che è stato condannato due volte per tangenti pagate quando era a Techint.

In Italia nel 1992-1993 solamente la Procura di Milano ha inquisito CINQUEMILA persone, politici, funzionari ed imprenditori e ne rinviati a giudizio 3.200 persone.

Su Wikipedia, l'enciclopedia libera online che è una fonte diciamo neutra c'è l'elenco delle indagini e imputazioni cumulatesi su Berlusconi Silvio (a fondo pagina).

In effetti si tratta di un record mondiale ed è una vicenda assolutamente straordinaria se provi a "quantificare".

i) A partire dal 1994 in poi Berlusconi Silvio è stato indagato in 24 inchieste e procedimenti diversi più altre indagini archiviate senza istruire processo, più di qualunque personaggio italiano della storia come numero e varietà. Sulle sue società ci sono state 600 perquisizioni, più di tutte le altre società del MIBTEL messe assieme. Tra queste c'è di tutto, ci sono mazzette da poche migliaia di euro e anche ad esempio le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze che lo hanno indagato per le stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (bombe a Firenze, Roma e Milano).

ii) Benchè Berlusconi fosse il principale imprenditore milanese e operasse a Milano dal 1961 il ciclone di Mani Pulite a Milano che investì ben 5 mila persone e in Italia anche Fiat, Techint, Barilla, Eni... non lo toccò. Fu uno dei pochi imprenditori non accusati praticamente di niente durante Mani Pulite (e nei trent'anni precedenti al 1993...)

iii) La terza cosa sorprendente è che ad esempio alcune delle inchieste di cui si è parlato per anni sono per cose di "ordinaria amministrazione" anche per una piccola azienda, tipo i 60 mila euro a un paio di funzionari della GdiF di una società sua. Questo ad esempio quando la tangente che Giovanni Consorte di Unipol ha incassato in Svizzera è di 100 milioni di euro

iv) La quarta cosa è che ci sono almeno undici processi (UNDICI) in cui è stato assolto e parecchi altri che sono stati archiviati senza arrivare al processo. Essere assolto in undici processi non è uno scherzo, quando uno viene accusato e processato due volte e assolto già si può presumere che sia stato oggetto di qualche forma di persecuzione, undici assoluzioni sono un record mondiale

v) Infine secondo Antonio DiPietro il motivo per cui non ci sono state inchieste di Mani Pulite anche sotto Roma è che nessun funzionario o imprenditore o altro coinvolto era disposto a parlare perchè rischiavano la vita per cui potevano ammettere solo le tangenti a Milano. Contro Berlusconi invece si sono trovati almeno una dozzina di pentiti di mafia nel Sud che hanno testimoniato su tangenti, traffico di droga e stragi in almeno tre o quattro procedimenti diversi (archiviati e che hanno portato ad assoluzioni)

-----------------------Wikipedia-------------------------------
Sentenze di colpevolezza

Reati estinti per prescrizione con concessione di attenuanti
La Corte di Cassazione ha ribadito che, riguardo ai casi di prescrizione dovuta alla concessione di attenuanti, "Qualora l'applicazione della causa estintiva della prescrizione del reato sia conseguenza della concessione di attenuanti, la sentenza si caratterizza per un previo riconoscimento di colpevolezza dell'imputato ed è fonte per costui di pregiudizio" (Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza n. 5069 del 21 maggio 1996). Di seguito le sentenze che ricadono in tale categoria:

Lodo Mondadori, corruzione giudiziaria (attenuanti generiche, sentenza definitiva)
Caso All Iberian 1, 23 miliardi di tangenti a Craxi (attenuanti generiche, sentenza definitiva)
Sme-Ariosto 1 - imputazione sui 434.404 dollari a Renato Squillante, corruzione giudiziaria (attenuanti generiche in I grado, appello cancellato dalla legge Pecorella)
Caso Lentini, falso in bilancio (attenuanti generiche e nuova legge intervenuta, sentenza definitiva)

Reati estinti per intervenuta amnistia
Falsa testimonianza P2 (amnistiato, sentenza definitiva)
Terreni Macherio, imputazione per uno dei due falsi in bilancio (amnistiato, sentenza definitiva)

Imputazioni che non costituiscono più reato
Caso All Iberian 2 (falso in bilancio, sentenza di I grado)

Assoluzioni per insufficienza di prove
Sme-Ariosto 1 - imputazione su vendita Iri, corruzione giudiziaria (insufficienza di prove in I grado, appello cancellato dalla legge Pecorella)
4 Tangenti alla guardia di finanza (insufficienza di prove per stabilire se le abbia autorizzate Silvio Berlusconi o il fratello Paolo, sentenza definitiva)
Medusa cinematografica, falso in bilancio (assoluzione con formula dubitativa, in quanto per la sua ricchezza potrebbe non essersene accorto, sentenza definitiva)
Sme-Ariosto 2, falso in bilancio (stralciato in base alla nuova legge sul falso in bilancio)

Assoluzioni nel merito
Sme-Ariosto 1 - imputazione su due versamenti a Renato Squillante, corruzione giudiziaria (assoluzione piena in I grado, appello cancellato dalla legge Pecorella)
Terreni Macherio, imputazione per appropriazione indebita, frode fiscale, e uno dei due falsi in bilancio (assoluzione nel merito, sentenza definitiva)

Indagini archiviate
Bilanci Fininvest 1988-1992, falso in bilancio e appropriazione indebita (calcolo prescrizione in base alla nuova legge sul falso in bilancio)
Consolidato Fininvest, falso in bilancio (calcolo prescrizione in base alla nuova legge sul falso in bilancio)
spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest (archiviazione per insufficienza di prove)
traffico di droga (l'indagine non ha rilevato nulla di penalmente perseguibile)
tangenti fiscali Pay-tv
Stragi 92-93, concorso in strage (scadenza dei termini d'indagine)
Concorso esterno in associazione mafiosa assieme a Marcello Dell'Utri, riciclaggio di denaro sporco (scadenza dei termini d'indagine)

Procedimenti in corso
Diritti televisivi, falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita (indagini in corso)
Mazzette a David Millis, corruzione giudiziaria (indagini in corso)
Telecinco, violazione della legge antitrust spagnola e frode fiscale (sospeso in attesa che Berlusconi non sia più presidente del consiglio)

 
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