ViolaMente

LA SUPERFICIE DEI PENSIERI


Ci avviamo verso la fine di una di queste notti, quelle in cui appena lasci il caldo vaporoso dei locali accartocci il corpo dentro al cappotto e ti ripeti che eppure questo inverno finirà.Sei in auto? Sì? Dove l'hai parcheggiata?Laggiù, in fondo.Ti accompagno.Mica occorre, mi so difendere. Sorrido, mostrando i denti impertinente, sicura che mi avrebbe scortato. Passi veloci e silenziosi, dopo il frastuono e il vino, dopo la fatica di sostenere il ritmo, dei discorsi e della musica. Ecco, è questa. La tua è lontana?Sono arrivato a piedi.Ti accompagno.No, ti ringrazio.Davvero, non mi pesa.Cammino, così l'attrito dell'aria smussa le spigolature dei pensieri.La lentezza, nel tentare inutilmente di individuare nella memoria dove avessi già sentito questa frase, e l'usura dei riflessi dopo venti ore di veglia non mi consentono di insistere oltre.Guido, piano, come quando dilato la lunghezza dell'asfalto per permettere alla traccia sullo stereo di scivolare fino al fondo dei ricordi, oppure come quando scelgo, al posto del traffico, di allungare il tragitto salendo in collina, disegnando le curve larghe e assaporando l'odore umido del bosco da una fessura del finestrino.Guido piano e mi chiedo come sia la superficie dei suoi pensieri.Se appuntita, come le altezze delle vertigini alpine, suscettibili ai sollevamenti della crosta terrestre e poco scalfite dai fenomeni naturali, e dalle delusioni, dalle sconfitte e dalle umiliazioni.Se arsa e dura, come quella del letto del fiume in secca che brama la dolcezza dell'acqua e sussulta, con eccitazione quasi sessuale, al pensiero dell'intimo contatto.Se aggrumata, ma fragile, come la terra polverosa del sud, a cui basta un soffio di maestrale per frantumarsi ed espatriare oltre confine, o uno scroscio improvviso per scappare veloce lungo i rivoli in discesa. Se compatta e fertile, piena di radici nodose che la condannano a rimanere stabile e quasi immobile.Mi risveglio con la sensazione liscia ed usata sotto i polpastrelli della pietra bianca delle mura di Dubrovnik, i cui pori accolgono i rigonfiamenti e le flessioni di una superficie che respira, resistente al vento salato del mediterraneo, al sole, alla guerra. Nessuno spigolo, solo qualche incertezza. A quando un trekking lungo la via degli Dei? E’ troppo freddo, aspettiamo la Primavera.Camminiamo, e affettiamo i pensieri con la lama del vento freddo di gennaio. E poi in Primavera escono i rettili.