ViolaMente

LE CALZE A RIGHE


Ad una come me che, tutti i giorni, si macina un sacco di chilometri in auto, prima o poi doveva capitare di rimanere a piedi con una gomma. Non che mi sia successo solo questo, sono riuscita a rimanere  senza benzina, a farmi togliere qualche punto dalla patente, addirittura a non ricordare più dove avessi parcheggiato l'auto prima di infilarmi di corsa dentro al cinema, ma il pneumatico da cambiare, pur non essendo il caso peggiore, ero quello che più temevo. Soprattutto perché che c’è già stato chi, diverse volte, si è offerto di insegnarmelo, e, dopo i miei ottusi rifiuti di ascoltarlo,  minacciato di non venire più in mia assistenza. Tuttavia, anche dopo ciò che sto per raccontarvi, continuo a credere che lo svitare bulloni e maneggiare della gomma sporca sia una mansione prettamente maschile, o che, in nessun caso, vorrò mettermi ad imparare.E' successo, ad ottobre. Niente di strano, un’umida mattina lavorativa in cui faccio sempre per la stessa strada, il percorso piuttosto lungo mi permette di tornare un essere umano quanto meno socievole, e lo stereo ad un volume, a detta d'altri, piuttosto alto sopperisce alla colazione. Niente di sconvolgente, prendo con una ruota un oggetto non meglio identificato e non me ne accorgo tanto dal rumore coperto dal basso potente di un pezzo new wave, ma dall'improvviso zoppicare dell'abitacolo.Arranco e cerco qualcosa che assomigli ad un allargamento della carreggiata per fermarmi. Sospiro, prendo in mano il telefono, e mi preparo ad abbassare la testa, ad ammettere che sono stata una presuntuosa ignorante a non voler seguire il corso pratico del piccolo meccanico, e, infine, pregare il mio prode di venirmi a salvare. Secondo copione: io faccio la remissiva, lui, sostenuto, parte al soccorso.Ma mentre sono lì che aspetto sul ciglio della strada a qualche metro dalla mia auto si ferma uno che mi raggiunge e mi fa:- Bisogno d’aiuto?- Mhh, avrei bucato una gomma....- Dai che la cambiamo.- Oh, no, no, no, non si disturbi, ho già chiamato qualcuno...sta arrivando. E poi si sporcherebbe tutto.- Ma no, è un attimo. Apri il baule che prendo la ruota di scorta, il triangolo e il resto. E tira fuori il gilet arancione.E' talmente imperativo che non me la sento di oppormi, inizio ad arrabattarmi per trovare tutta quella roba che mi chiede e fermare in tempo, con mal celata soddisfazione, i soccorsi. Inizio a dargli del tu mentre l’aiuto, se esplicitamente richiesto, e lo osservo mentre si destreggia sicuro tra cric e chiavi inglesi, con il supporto di mani, e piedi, all'occorrenza.Avrà tra i 35 e 40 anni. Normale nell'aspetto: capelli scuri, occhi castani, media statura e corporatura, né bello da notarlo, né brutto da pensarlo. Vestito come uno che lavora in un ufficio, ma con l'aria di uno pratico, che non ha paura di sollevare un peso o rovinarsi le unghie, come temono i miei colleghi quando c’è da portare le risme di carta su al secondo piano. Il tempo di mettere insieme questi quattro pensieri che lui mi dice soddisfatto:- Ecco fatto, non c'è voluto molto, che dici? Imbuchiamo il danno dietro nel baule, raccattiamo tutto quello che si è sparso per terra, e porgendogli un fazzoletto di carta gli chiedo come posso ringraziarlo.- Hai tempo per un caffè? Gli sto offrendo il sorriso più dolce.- Potresti ringraziarmi in un altro modo: vorrei solo leccare un tuo piede.- Eeehhhhhhhh?????????????? Adesso non so se mettermi a ridere a crepapelle (e un mezzo sorriso all'angolo della bocca deve essermi pure scappato) o preoccuparmi. Ecco, l'ennesimo pervertito sociopatico.Lui, che già immagina cosa sto pensando, cambia tutt'a un tratto espressione e gli si dipinge sul volto un'aria innocua, vagamente colpevole, con gli occhi che diventano liquidi. Parla in modo veloce e scattante, assicurandomi che non mi vuole fare del male, non è un maniaco e non vuole del sesso da me, cioé sì, per lui il piede è il luogo esclusivo del piacere sessuale, ma non mi sta chiedendo nessun rapporto. Mi supplica di dedicargli solo qualche istante per annusare e lambire i miei piedi. - 'I' piedi? - Basta anche solo uno.Che cosa assurda. Guardo in basso: i soliti pantaloni neri, delle  calzette corte sopra al collant nero e delle anonime ballerine. Non sembrerebbe pericoloso...Ma no, ho anche i collant, come faccio a fargli dare una leccatina? E poi, ho fatto la doccia ieri sera, ma se le calze di naylon e le scarpe puzzano?Adesso mi fissa silenzioso ed implorante. - Solo pochi minuti....- Senti, ho capito che non sei uno stupratore, ma mi dispiace, non se ne parla. Ho le calze lunghe e poi dove lo facciamo? Sono già in un ritardo tremendo per la gomma.- Ti ho aiutata in un attimo e ti chiedo solo un contatto innocente. Non ti costa nulla. La calza basta romperla e possiamo farlo qui, sulla strada, nella tua auto. Nessun posto isolato, starò piegato, non ci vedranno, tranquilla.Non so a questo punto che mi ronza nel cervello. Non che provi alcun magnetismo verso il feticista, e non vorrei scoprirgli né il piede né altro. Mi ha fatto un piacere, certo, ma in fin dei conti rientrava tutto nei piani del suo programmino erotico: la padrona che lo guarda mentre monta la ruota di scorta e lui che osa persino sperare nella ricompensa più ambita. Adesso, però, sento che la sua preghiera sta bussando forte alla porta del mio senso di gratitudine, e la resistenza sta cedendo il passo allo sfizio di curiosare dentro ad una proposta, chiamiamola così, moderatamente trasgressiva. E decido di accontentarlo.Ritornato abile e sicuro di se come quando maneggiava con la ruota, mi prende la caviglia, toglie la scarpa prima e la calza a righe poi, appoggiandole con cura sul tappettino. Annusa forte il colle del piede ed io (io) mi vergogno come un cane per paura che sia maleodorante. Lo accarezza e lo scruta da dietro alla trama scura del collant.Le auto passano veloci. Chissà se si vedrà qualcosa? Magari no, non accennano a rallentare.Con i denti strappa deciso un angolo del collant e lungo la cucitura allarga lo squarcio con le mani, per poi arrotolarlo piano su se stesso con le movenze dell'amante che spoglia la sua donna per scoprirne lentamente ogni millimetro di pelle. Lo accarezza ancora, sospirando con la bocca semi aperta ormai rasente al contatto. Sento forte la sua eccitazione e mi chiedo che ci faccio con uno sconosciuto che se la smena con il mio piede. Mi spazientisco e ritraggo la gamba al posto del guidatore:- Non ho tutta la mattina per ‘sta cosa. Basta.Alza per la prima volta il viso e mi lancia uno sguardo terrorizzato.- Avevi promesso che me lo facevi leccare, non puoi lasciarmi così. Con la voce strozzata e l'espressione tipica di un uomo a cui inizi a prenderlo in bocca per poi, ritrosa e capricciosa, non voler finire il lavoro.- E allora muoviti e facciamola finita.Gli offro ancora, con sufficienza, l'oggetto della sua smania. Questa volta non aspetta un istante e parte subito con la punta della lingua a disegnare con la saliva i contorni del piede, per poi leccarne il collo e la pianta con tutta la superficie. Si sofferma, senza fretta, sulla parte del tallone rovinata dall’estate per poi correre, con foga, fino alle estremità, scovando minuziosamente tra le dita. Succhia ad una ad una le falangi e quando spalanca la bocca per ficcare tutte e cinque le dita fino alla gola mi sorprendo a sussultare per la scoperta di un nuovo, inaspettato piacere. Con le labbra ha ormai lavato via ogni decenza, e mi abbandono con gli occhi chiusi ad aspettare ciascuna delle sue leccate ruvide e prolungate, che scavano con un ritmo costante nella curva interna del piede.E quando riapro gli occhi mi dispiace quasi fermare i suoi baci umidi. Lo faccio dolcemente, infilandogli una mano tra i capelli e allontanandolo piano.Soundtrack: Thom Yorke, The Eraser,  Skip Divided