ViolaMente

STRiPPED


 Mi ha chiesto di fargli uno strip.Non che lo trovi sconveniente, solo che…beh, solo che non sono il tipo da spogliarelli. Mi fissa con quegli occhietti furbi e quel sorriso sornione, a metà tra la sfida e l’incitamento.“Avanti, che se stasera sei venuta fin qui è per provare qualcosa di nuovo”. Io, tra lo stupore e lo spavento, mi dico “Proprio adesso?” Non mi tirerei indietro... se ne fossi in grado, se potessi fare un pò di pratica, se fossi più figa, se non avessi paura di mostrare smagliature e cicatrici. Ma la mia titubanza non fa altro che solleticare la sua loquacità.“Ci vuole febbre e coraggio con me. Una passione che non si risolve in qualche ora, e nemmeno in una stagione. L’urgenza che si appaga solo con e dentro di me, che ruba il fuoco dell’obiettivo a tutto il resto. Forza, quella di mostrarsi completamente a nudo, senza riserve e avarizie”.Le sue parole seducono e conducono, quasi quasi mi butto.Sfuggendo quello sguardo che non mi lascia tregua, inizio a sciogliere i lacci della maglia che s’intrecciano dietro alla schiena e si uniscono sul ventre, cerco di spogliarmi con eleganza, ma… sono veramente i miei quei movimenti goffi riflessi lì sopra? Ci vorrebbe della musica, e mentre sto qui a pensare che cosa fare per apparire più intrigante sento la magia che si allontana a passi lunghi.“Ferma, ferma, ferma, che stai facendo?”Ecco, adesso temo che mi chieda di rimettermi quelle due cose che ho tolto e di andarmene, ma invece d’indicarmi la porta mi si avvicina.“Piano, scopriti piano. Lentamente e con coerenza. In questo posto non ti puoi nascondere, la scrittura ti mostra sempre, fosse anche solo per ciò che eviti accuratamente di raccontare”.E allora tolgo prima la maglia e le calze, viola, come il raso che ricopre le casse da morto o i fiori che crescono sulle sponde ombrose. Marcio, come il gusto acido dei libri che amo leggere o della musica sempre accesa.Poi il foulard, glicine che si aspira a fine aprile, con striature più scure e vivide, sentieri sfumati che conducono fino alla deriva di certi pensieri.E’ il momento del nero, dei pantaloni e dell’intimo, sempre uguale a se stesso, come una non scelta, uno sfondo pigro a cui aggiungere pennellate di tempera. Un’attitudine, sobria e severa.E ora, senza nessuna tinta addosso, non so spiegarmi perché tutti gli oggetti e le tele di cui mi circondo, così come i gesti, gli occhi sorridenti, le braccia aperte e la voglia di far festa ricordano tutti i colori caldi del sole, dalla nascita fino al suo calare, e non quelli degli abiti sparsi lì, senza nessuna armonia, sul pavimento. Nudo Vieni con mein mezzo agli alberiCi stenderemo sull’erbaE lasciamo passare le ore Prendi la mia manoTorna alla terraAndiamo viaAlmeno per un giorno Lasciati guardareNudo fino all’ossoLasciati guardareNudo fino all’osso La Metropolinon c'entra con questoStai respirando negli scarichine sento il sapore quando ci baciamo Prendi la mia manoTorna alla terraQuando tutto è nostroPer alcune ore Lasciati guardareNudo fino all’ossoLasciati guardareNudo fino all’osso Lasciati ascoltarePrendere decisioniSenza la tua televisioneLasciati ascoltare mentre parliSolo per me Lasciati guardareNudo fino all’osso Lasciati ascoltare mentre parliSolo per me Lasciati guardareNuda fino all’osso, lasciati ascoltare mentre piangiSolo per me  [Le frasi virgolettate sono liberamente tratte dal discorso di uno scrittore, che, tra l'altro, citerei volentieri, se non mi martellasse poi il dubbio che qualcuno potesse pensare che costui sul serio mi abbia chiesto uno spogliarello]