Creato da zattera68 il 25/05/2011

UN SOGNO INFINITO

Alla ricerca dei modi migliori di vivere una vita a volte limitata

 

 

PRENDERE PER MANO LA PROPRIA VITA... NE SIAMO CAPACI?

Post n°11 pubblicato il 27 Luglio 2012 da zattera68
 

Mi ritrovo qui il più delle volte a fare post generici sui vari problemi che affliggono la mia salute, ma senza parlare poi di come mi sento veramente. Per questo oggi ho deciso di farlo. La nostra vita è costellata di tanti eventi, alcuni li consideriamo negativi, altri positivi, secondo una tradizionale suddivisione sulla base del piacere che essi ci arrecano, ma un giorno farò un post sul come questa tradizionale suddivisione sia relativa e delle volte fuorviante. Per il momento accettiamola per buona e poniamola alla base della mia riflessione. Quando nella nostra esistenza si presentano le malattie, i dolori che riducono o impediscono il modo di vivere, spesso ci si sente vittima predestinata di... "qualcosa" che per chi sa quale motivo, ci ha colpito. Le reazioni sono diverse, dalla rabbia all'impotenza e l'impotenza può portare in seguito alla depressione esogena.
Le domande che cominciano ad affollare la nostra mente son sempre le stesse:” Perché? Perché proprio a me deve succedere? Cosa ho fatto di male?”.
Mi sono chiesto spessso ed a lungo che cosa motivi le persone a vivere, ad alzarsi al mattino, con entusiasmo, coinvolgimento, passione ed affrontare le situazioni che si presentano quotidianamente con tale cipiglio. Dall'altro lato i miei perchè si sono diretti anche nei confronti di coloro che tendono a ‘tirare avanti’, con fatica, stanchezza, pesantezza, ma comunque a non mollare questo istinto che nonostante tutto ci tiene attaccatoi a questa terra, a questo corpo, a questo mondo. Entrato a far parte ormai da diverso tempo, di questo secondo gruppo, mi accorgo come q
ueste domande girino e rigirino nella mente di coloro che si ritrovano ad arrancare (quindi anche nella mia testolina) e di come ritornino alla mente gli episodi delle scelte errate e forse... l'idea di essere stati la causa dei propri malesseri: allora iniziano i sensi di colpa. Ed ancora mi ritrovo anch'io a fare questi pensieri. Ma rivangare il passato vi assicuro per esperienza diretta, non serve a nulla, purtroppo, se non a creare in noi nuovo dolore. (ahimé com'é vero). Invece dobbiamo cominciare ad occuparci di noi stessi. E’ importante!!!. Bisogna accettarsi così come siamo per occuparci di noi stessi. Occorre dichiarare a se stessi questa decisione:“Io mi accetto così come sono, con tutti gli errori che ho commesso”.  E ripetersela ogni qualvolta ne sentiamo il bisogno.
Io faccio questa riflessione da persona con problemi cronici di salute, (ho iniziato a soffrire di RCU da quando avevo 17 anni) ma forse c’è chiquesti amletici dilemmi se li pone a prescindere da una qualsiasi patologia fisica. Dopo un temporale, da che mondo è mondo, il sole ritorna sempre, e magari anche un bell’arcobaleno; così dopo l’inverno, si riaffaccia il tepore della primavera, e così via. E’ nell’ordine delle cose, una costante evoluzione, un mutamento che riprende elementi di ciclicità per portarli a livelli sempre nuovi.  Molti affrontano le fasi di disagio, di malessere, le varie traversie della vita come un passaggio obbligato da sostenere, tollerare, sopportare. E soffrono. Tanto anche.  Io purtroppo mi ritrovo tra questi. Forse questa sofferenza viene alimenata proprio da un atteggiamento, questo,  simile ad una sorta di espiazione. E' come se ci ripetessimo:"Devo sottopormi a questa sofferenza per poter finalmente godere del suo contrario", contrario che però non è mai abbastanza per compensare le traversie subite e la parte di vita immolata come un sacrificio. E’ una filosofia esistenziale improntata sull’attesa che passi qualcosa e che arrivi qualcos'altro. In tal modo, però, il sole non è mai abbastanza, una giornata non è mai sufficiente, l’acqua non è mai calda quanto la si vorrebbe, la gioia non è mai sufficiente a compensare il dolore. Tutto è proprio così, innumerevoli autori giungono a tale conclusione e posso confermare che accade proprio questo.  Al contrario, ci sono persone che, forse con maggiore consapevolezza, sono in grado di vivere anche i momenti, le prove più dure come vere e proprie occasioni per poter progredire non solo nella ricerca di sé, la conoscenza e l’utilizzazione delle proprie risorse, ma anche per approfondire le basi, per sperimentare le successive fasi di gioia. Si tratta di persone che vivono la vita nella sua pienezza, nella sua complessità, nelle sue contraddizioni, nei suoi estremi, senza escludere alcunché, senza decretare:"questo mi piace e questo non mi piace, questo è troppo e questo è troppo poco". Ho letto tantissimi libri sull’argomento ed anche su questo aspetto, tutti giungono alla medesima conclusione: Quel che ci capita nella vita non è mai troppo né troppo poco; se ci viene offerto è perché possediamo le risorse necessarie per affrontarlo, che non aspettano altro che di poter emergere (fosse così semplice). Questo decretano i saggi e gli studiosi di metafisica. Questo vale sia per i disagi, i malesseri, sia per le gioie. Già, perché talvolta, seppur paradossalmente, fatichiamo a concederci di esperire anche e soprattutto queste ultime. Quello che mi colpisce maggiormente e che salta ripetutamente ai miei occhi, è  la forza, la costanza, la perseveranza di molte persone nell’affrontare i disagi e le sofferenze, le problematiche della vita di tutti i giorni. Penso che senza faticare ciascuno di noi possa avere nella propria vita persone che rientrano in questo identikit. Molto spesso sono indotto a ritenere di non essere all’altezza di questo compito. Quel che attira la mia attenzione (forse anche la vostra, riferendomi a chi si trova in condizioni di disagio) è che all’interno di questa forza e attaccamento alla vita si individua un qualcosa che testimonia la capacità di accettare con gratitudine tutto quel che si presenta, al di là del bene e del male. E qui provo a tirare delle conclusioni: cosa c’è di diverso rispetto a questi esseri, in coloro che come me ad esempio, non riescono a vivere con altrettanta serenità d’animo e ad affrontare con gratitudine le sfide dell’esistenza? La conclusione alla quale faticosamente sono giunto, anche se non riesco ancora a metterla sempre in pratica, è che io mi pongo lì a decidere come le cose debbano andare, e cioè esattamente come io me le aspetto. E’ come se mi ergessi a giudice, ritenendo di sapere una volta per tutte, quali siano i miei limiti di sopportazione del dolore e della gioia, quando questi debbano iniziare e quando debbano terminare. Con tale atteggiamento, mi oppongo, alla fin fine, al corso della vita, a quel che è stato destinato per me: qui risiede la causa principale della mia sofferenza, prima ancora che nell’effettivo dolore fisico ed emotivo che posso sperimentare. Mettersi in condizione di attesa, aspettare che ‘passi’, nella vita, una situazione che non ci garba, non è mai una valida soluzione, fa perdere di vista il presente, perché restiamo concentrati su quello che desideriamo in alternativa al disagio, al dolore; Per di più ipoteca il futuro alla luce di una non meglio precisata aspettativa di una condizione migliore che esiste solo nella mia mente e che concretamente forse e dico forse, poichè tutto può accadere, mai potrà avere una corrispondenza esterna. Saper vivere e godere le giornate di pioggia e tempesta, così come quelle di sole e bel tempo non solo può diventare in sé un grande piacere, ma allena anche a vivere altrettanto intensamente quelle di sole. Ecco giunto al termine di questa dissertazione sulle modalità presunte o reali di come affrontare le vicissitudini della vita, spero di aver affrontato l'argomento in maniera semplice e tale da avermi concesso l'occasione per parlare un pò più di me e delle mie problematiche, delle mie sofferenze interiori ed esteriori, oltre che dei miei stati d'animo. Vi lascio così un caro saluto, specialmente a tutti coloro che hanno avuto la pazienza e la costanza di arrivare a leggere sino in fondo questo mio sfogo. Vi ringrazio di cuore. A presto! 

 
 
 

LE ADERENZE ADDOMINALI

Post n°10 pubblicato il 15 Giugno 2012 da zattera68

Aderenze addominali: cause, sintomi, cura e pericoli

Introduzione

Le aderenze addominali sono zone di tessuto che si formano tra i tessuti e gli organi addominali; normalmente i tessuti e gli organi interni hanno una superficie scivolosa, che permette loro di muoversi facilmente seguendo i movimenti del corpo, le aderenze fanno invece incollare i tessuti e gli organi tra loro.

Di solito le aderenze non provocano sintomi né problemi, però in alcuni casi possono causare dolore addominale o pelvico cronico; le aderenze inoltre sono una delle cause principali delle ostruzioni intestinali e dell’infertilità femminile.

Cause

La causa più frequente delle aderenze addominali sono gli interventi chirurgici: quasi tutti i pazienti che si sottopongono a un intervento nella zona addominale soffriranno di aderenze, tuttavia il rischio è maggiore in seguito ad interventi sulla parte bassa dell’addome e sulla zona pelvica (ad esempio gli interventi all’intestino e gli interventi ginecologici).

Con l’andare del tempo le aderenze possono ingrandirsi e indurirsi, causando problemi anche ad anni di distanza dall’operazione.

Tra le cause chirurgiche delle aderenze addominali ricordiamo:

  • incisioni dei tessuti, soprattutto quelli degli organi interni,
  • manipolazione degli organi interni,
  • asciugamento dei tessuti e degli organi interni,
  • contatto dei tessuti interni con corpi estranei, come garze, guanti chirurgici e punti di sutura,
  • sangue o coaguli non perfettamente puliti durante l’intervento.

Tra le cause meno frequenti delle aderenze addominali ricordiamo l’infiammazione dovuta a cause non collegate all’intervento chirurgico; ad esempio:

In rari casi le aderenze addominali si formano senza un motivo apparente.

Sintomi

Nella maggior parte dei casi le aderenze addominali sono asintomatiche, ma il sintomo più frequente è il dolore addominale o pelvico cronico, che spesso assomiglia a quello provocato da altri disturbi come l’appendicite, l’endometriosi e la diverticolite.

PericoliAderenze addominali e ostruzioni intestinali

Le aderenze intestinali possono spostare l’intestino od esercitare pressione su di esso, causando un’ostruzione intestinale. L’ostruzione intestinale impedisce completamente o parzialmente il movimento degli alimenti o delle feci nell’intestino, è una situazione pericolosissima per la quale è necessario ricorrere immediatamente al medico e spesso anche all’intervento chirurgico.

Tra i sintomi dell’ostruzione intestinale ricordiamo:

Chi soffre di questi sintomi dovrebbe rivolgersi immediatamente al medico.

Aderenze e infertilità femminile

Le aderenze intestinali causano l’infertilità femminile perché impediscono agli ovuli fecondati di raggiungere l’utero, dove dovrebbe svilupparsi il feto. Le aderenze possono far torcere o spostare le tube (i tubicini che permettono il passaggio degli ovuli dall’ovaio, dove vengono conservati, all’utero).

Diagnosi

Per diagnosticare le aderenze purtroppo non esiste alcun esame specifico: le aderenze, infatti, non possono essere diagnosticate con gli esami tradizionali come le radiografie o le ecografie.

Nella maggior parte dei casi vengono scoperte durante l’intervento chirurgico; le ostruzioni intestinali, tuttavia, possono essere diagnosticate con le radiografie

Cura e terapia

La maggior parte delle aderenze addominali non causa alcun problema e quindi non richiede alcuna terapia.

L’intervento chirurgico attualmente è l’unico modo per eliminare le aderenze che provocano dolore, ostruzioni intestinali o problemi di fertilità, però fa aumentare il rischio di formazione di nuove aderenze e quindi dovrebbe essere evitato a meno di assoluta necessità.

Per l’ostruzione intestinale completa normalmente è necessario un intervento chirurgico d’urgenza; l’ostruzione parziale, in alcuni casi, può essere alleviata ricorrendo a una dieta liquida o povera di scorie. La dieta povera di scorie è povera di latte e derivati e fibre, e composta principalmente da alimenti facilmente digeribili.

Prevenzione

È molto difficile prevenire le aderenze addominali, tuttavia alcune tecniche chirurgiche sono in grado di minimizzare il rischio.

La laparoscopia è una tecnica chirurgica che evita di praticare incisioni vistose sull’addome, l’addome viene gonfiato con un gas, mentre gli strumenti chirurgici e la videocamera vengono inseriti attraverso alcune piccole incisioni. Il gas serve per gonfiare l’addome e per aumentare lo spazio di manovra del chirurgo.

Se invece si deve procedere con un intervento tradizionale, alla fine dell’operazione può essere inserita una sorta di pellicola (Seprafilm®) tra gli organi oppure tra gli organi interni e l’incisione addominale. La pellicola, simile alla carta oleata, verrà riassorbita dall’organismo nel giro di una settimana.

Per diminuire il rischio di aderenze durante gli interventi chirurgici è anche possibile:

  • usare guanti senza amido né lattice,
  • maneggiare con prudenza i tessuti e gli organi,
  • diminuire la durata dell’intervento,
  • non permettere ai tessuti di disseccarsi.

 

 
 
 

CURE ALTERNATICE PER LA RETTOCOLITE...

Post n°9 pubblicato il 02 Maggio 2012 da zattera68
 

RETTOCOLITE ULCEROSA E RIVOLUZIONE BIRCHERIANA

Non ti meravigliare se non c’è la voce rettocolite tra i miei articoli.
Ti ricordo che l’igienismo naturale, ridefinito scienza igienistica e scienza salutistica, non dà molta importanza alle singole malattie specifiche, e ancor meno alle malattie particolari e localizzate.
Uno dei concetti filosofici e terapeutici dell’igienismo è la cura della non cura e della non interferenza, che è un percorso antitetico a quello della medicina.
Noi igienisti non siamo medici, ma tendiamo a essere i periti-contrari dei medici, e soprattutti delle cure spesso invasive che i medici applicano. Andiamo però d’accordo con tutte le forme di medicina olistica e non allopatica o sintomatologica o anche omeopatica, che pure esistono.

L’importante concetto della non interferenza, della cura-della-non-cura

Per capire meglio questo concetto è opportuno che tu legga la mia tesina Autoguarire senza farmaci e senza carbonati, ma con l’igiene vitale, del 30/5, o anche Da Pitagora alle scie chimiche, del 14/3/10.
Non crediamo nelle operazioni chirurgiche e nelle cure farmacologiche, e ancor meno nelle vaccinazioni, tanto per capirci meglio.
Concediamo tutte le ragionevoli eccezioni ai casi di emergenza e di pronto soccorso, dove qualsiasi tecnica rivelatasi valida per mettere fuori pericolo un soggetto, viene ovviamente accettata.

Li homini desiderano sapere, diceva Leonardo. Tu sei uno di questi.

Pertanto, prendi nota che venendo da me, significa guardare alla situazione del meccanismo salute-malattia secondo un angolo visuale assai diverso da quello della medicina.
Ho detto diverso, non migliore o peggiore, anche se ovviamente ognuno tira l’acqua al suo mulino.
Starà al pubblico, ai pazienti, e soprattutto ai fatti evidenti e concreti, stabilire quale è la via migliore.
Ti consiglio in ogni caso di leggerti per bene le mie tesine oltre che il libro, senza cercare solo i titoli che ti paiono più congrui.

Trent’anni di viaggi continui comportandomi sempre in modo diametralmente opposto alle indicazioni del regime sanitario

Le norme sanitarie per chi va nei paesi tropicali, raccomandano ad esempio di astenersi da insalate, frutta e cibi crudi, cosa che ho trovato sempre, e che trovo tuttora, estremamente fuorviante.
Ho un’esperienza di 30 anni di trasferimenti continui in America Latina, Africa, Medioriente e soprattutto Asia.
Giuro davanti a Dio di aver sempre fatto esattamente l’opposto, ingozzandomi di frutta e verdura crude dal primo all’ultimo giorno dei miei 1000 viaggi intercontinentali, e di non aver mai avuto un singolo problema, se non qualche ovvia reazione alla dannosissime vaccinazioni antitetaniche che il regime sanitario imponeva in passato a chi si recava all’estero.
Ho visto altri miei compagni di viaggio, rigorosamente rispettosi di quelle regole e carichi di pillole contro questo e contro quello, passare giorni interi a letto per disturbi di ogni tipo.



L’igienismo combatte la terapia invasiva medica e combatte la terapia omeopatica

Hai detto che con l’omeopatia stai avendo ottimi risultati.
Sarebbe importante sapere che tipo di omeopatia e che tipo di terapie state attuando, e se i risultati buonissimi che sperimentate derivano dalle nuove cure-spintarella, o dalla semplice interruzione di quelle vecchie, o dal semplice effetto placebo.
L’igienismo non dà molto credito all’omeopatia come scuola e come basi ideologiche, ma ammette che tra gli omeopatici ci siano diversi terapeuti alternativi che usano l’etichetta suadente e meno-violenta della omeopatia e che in realtà curano in modi più igienistici che omeopatici in senso stretto.
L’igienismo, lo ribadisco, è contrario alle minidosi di veleno, ai concetti-base dell’omeopatia nata in funzione medico-alternativa, e quindi figlia diretta della medicina interventistica.
L’errore, per l’igienismo, non è il tipo di terapia usata, ma la terapia stessa.

Non lasciamoci imbrogliare dalle parole e dalla terminologia medica

La colite ulcerosa non è altro che uno stato infiammatorio prolungato e cronico del colon, degenerato in ulcerazione. Una colite trascurata e degenerata, punto e basta.
Niente coinvolgimenti virali, motivazioni tropicali, sproloqui infettivi, coinvolgimenti di paesi a basso tenore sanitario.
Guardando i vari commenti medici su internet, si nota come ogni volta che si nomina tale patologia, il termine colite o rettocolite viene scritto in lettere normali, mentre il termine ulcerosa viene sottolineato in neretto, quasi che ulcerosa significasse un’altra malattia diversa dalla colite.

Puntiamo una buona volta a rinormalizzare le nostre funzioni gastroenteriche

Non è così. E’ la stessa malattia di prima nel suo logico percorso evolutivo.
Concentriamoci sul termine colite, e se vogliamo su quello più particolare rettocolite, e decidiamoci di mettere finalmente le cose a poste al nostro interno (cosa mai fatta prima, perché col cortisone e tutti gli altri farmaci non si fa nulla di buono), normalizzando i processi digestivi, purificando il sangue, e dando pieni poteri al sistema immunitario autoguarente.
Questo significa igienismo naturale.

L’ulcerazione è una logica conseguenza della infiammazione prolungata e cronicizzata

Ogni volta che una infiammazione, in qualsiasi parte del corpo, viene trascurata e cronicizzata, si evolve in logica ulcerazione o perforazione del tessuto nella parte più debole e offesa sottoposta a stress termico.
La mucosa intestinale, scarnifica oggi e scarnifica domani, a un certo punto cede.
Succede la medesima cosa, tanto per intenderci, nella formazione dei tumori benigni riparativi, che si sviluppano spesso come fase evolutiva dell’ulcerazione (vedi mia tesina Zona tumore, zona cancro, del 28/1/09).

Il solito ricorso medico al tunnel delle cure farmacologiche

Le proposte terapeutiche mediche implicano il regolare ricorso a farmaci tipo Cortisone, Mesalazina,
a immunosoppressori (Metotrexate, Azatriopina) e Ciclosporina.
La medicina, per convincere i soggetti alla via rapida ed aggressiva di certi farmaci, ricorre come sua regola ai soliti mezzi persuasivi.
I mezzi di persuasione

Lo fa con la febbre da sfebbrare (persuadendo che l’alta febbre può fare grossi danni, scordando che il sistema immunitario ha le leve per regolarla opportunamente e che il corpo non va mai contro se stesso per legge naturale), e lo fa con l’appendicite (persuadendo che può andare in peritonite), e lo fa con il tumore (persuadendo che può andare in metastasi).
In questo caso, i farmaci vengono giustificati da spettri come il megacolon tossico (potenzialmente mortale se non diagnosticato in tempo) e con l’altra complicanza terribile che si chiama cancro al colon.
Quanto alle diete consigliate, esiste prudenza ma anche confusione, in quanto si sconsigliano le verdure a foglia larga, senza dire quali, senza dire se crude o se cotte, senza dire il percome e il perché.
L’unica cosa sensata e condivisa riguarda il divieto assoluto di latticini, di caffè, di fumo, di fritti e soffritti, di legumi e di cacao, a cui aggiungiamo sali, zuccheri, salse e integratori.

L’esempio illuminante del dr Bircher, sovrano storico indiscusso delle guarigioni gastrointestinali

Uno dei maggiori terapisti mondiali di tutti i tempi nel settore della gastroenterologia è stato senza alcun dubbio il dr zurighese Max Bircher-Benner (1867-1939), ridicolizzato ai suoi tempi dai suoi colleghi per il suo andare controcorrente, ma diventarto poi medico curante degli Zar di Russia e di tutte le maggiori famiglie reali europee.
La clinica Bircher-Benner di Zurigo è tuttora in attività, nelle mani degli eredi che proseguono le grandi tradizioni terapeutiche di famiglia.

Mangiare esclusivamente cibi crudi e non lavorati! Questo è l’ordine perentorio per tutti, ed in particolare per chi si è rovinato l’intestino

Il primo concetto del dr Bircher, da cui ogni altro corollario segue, stava nella frase Life comes from life, ovvero La vita viene dalla vita.
Come tutte le rivoluzioni hanno bisogno di uno slogan, la rivoluzione bircheriana ne prese uno preciso e inequivocabile: Eat living food! che sta per Mangia cibo vivo! cioè cibo fresco, crudo e non lavorato o trattato in alcun modo.
Oggi, 80 anni dopo, le maggiori ricerche scientifiche condotte nei vari paesi del mondo portano tutte alla rivalutazione del cibo crudo nei processi guaritivi del corpo umano.

Gli strafalcioni imbarazzanti della medicina

Eppure, esistono tuttora medici e nutrizionisti che ripetono pedissequamente gli errori marchiani di inizio 900, acculturati come sono in università famose sì, ma afflitte da conservatorismo cronico acuto, ed incapaci di ritoccare e rivedere i propri dogmi obsoleti e assurdi, vecchi di alcuni secoli.
Medici incompetenti che continuano a far girare il loro disco inceppato e gracchiante.
Medici che insistono sulla pericolosità e sulla indigeribilità del cibo crudo, e sulla necessità di cuocere frutta e verdure, o sul fatto che un eccesso di fibre vegetali causerebbe flatulenze, e che in ogni caso tali cibi non avrebbero comunque alcun valore nutritivo.
Nessuna di queste dichiarazioni mediche possiede un minimo di verità.
Si tratta di enormi strafalcioni che qualsiasi scienziato serio è in grado di disintegrare.




I risultati strabilianti del dr Bircher parlano chiaro

Anni di esperienza clinica e di risultati strabilianti, hanno permesso al dr Bircher di assistere alle più spettacolari guarigioni del secolo scorso.
Il libro referenze del dr Bircher non ha infatti eguali in Europa, con dediche di regnanti e capi di stato, artisti e imprenditori, tutti beneficiati dalle sue cure, dai suoi metodi rivoluzionari di affrontare i problemi gastrointestinali.
Persino le più persistenti enteriti e le più intrattabili costipazioni sono state risolte con una dieta rigorosamente e strettamente crudista-vegana.

I magnifici segreti dei cibi crudi ma non crudeli

Esperimento dopo esperimento, guarigione dopo guarigione, il dr Bircher non si limitò a buttare nelle immondizie ogni precedente insegnamento medico. Voleva lui stesso capire in dettaglio il perché preciso di queste guarigioni e di questa magia del crudo.
Capì ben presto che i vegetali crudi contengono antibiotici naturali e ormoni vegetali efficaci e privi di effetti collaterali, accompagnati ovviamente dai minerali organicati, dalle vitamine naturali e dai loro rispettivi coenzimi.
Le cellule vive dei vegetali contengono molti food-enzyme che provocano un’auto-digestione, rendendo il crudo digeribile in metà tempo del cotto.

L’esempio illuminante del cavolo, panacea da crudo e nemico da cotto

Il cavolo, ad esempio (che i gastroenterologi di oggi continuano villanamente a sconsigliare come vegetale a foglia larga) è un esempio eccellente.
Da crudo è estremamente digeribile, con effetti benefici e miracolosi sia nei problemi gastrointestinali che nei reumatismi, nelle artriti e nelle mialgie, mentre da cotto comporta difficoltà digestive e causa pure flatulenze.

I vegetali crudi sono l’essenza della Rivoluzione Bircheriana

Per non dire delle vitamine C ed E che devono essere assunte necessariamente crude e naturali, e la vitamina inositolo che rinforza enormemente i capillari, ed è presente a dosi massicce nei limoni, nelle arance e negli agrumi.
Per non dire della vitamina U, che si trova sempre nelle foglie del cavolo, nel sedano e nelle verdure crude in generale, e che ha specifici effetti anti-ulcera, come dimostrato da importani studi condotti dalla Stanford University, dove le ulcere gastriche e duodenali sono state guarite sistematicamente grazie al cavolo e alla vitamina U (methylmeteoninsulfoniumchlorid).
I vegetali crudi hanno pertanto un valore straordinario, e rappresentano l’essenza della rivoluzione terapeutica del dr Bircher.

Parliamo di apparato digerente, e comprenderemo anche la rettocolite ulcerosa

E’ inutile affrontare la rettocolite ulcerosa concentrando ogni nostra attenzione e autosuggestionandoci sul termine colite e su quello ulcerosa, che rappresentano solo l’aspetto sintomatologico e finale del problema.
L’igienismo va oltre e punta alla patologia a monte.
Parliamo allora di apparato digerente, e ci avvicineremo meglio al vero problema.
La via digerente, oltre che essere zona di assimilazione delle sostanze nutritive vitali, che si distribuiscono alle regioni più remote dell’organismo, è pure zona di scarico delle impurità che, attratte dal sangue circolante stesso, arrivano a questo condotto eliminativo per essere espulse dal corpo in zona colon-rettale.

Digerire in 1-2 ore anziché in 3-8 ore fa, non una enorme, ma una drammatica differenza

Questo spiega il perché un mal di testa o una febbre spariscano ogniqualvolta si scarica il ventre, o perché un’intossicazione e una affezione renale causate da impurità del sangue, spariscano con l’aiuto di abbondanti diarree.
Con una alimentazione vegano-crudista a base di frutta e verdure crude, più mandorle e pinoli, la digestione si completa in 1 o 2 ore al massimo.
Con il cibo cotto servono invece 3-8 ore a seconda del cotto che immettiamo nel corpo.
Con le carni e le proteine animali i tempi poi si prolungano a decine e decine di ore, per i residui putrefattivi che pervadono ogni area ed ogni anfratto del sistema digestivo, finendo per condizionare ed adulterare ogni pasto successivo.

Liberarsi due volte al giorno e non due per settimana

In fisica, ogni tipo di lavoro genera calore.
Il processo digestivo è determinato dal lavoro che l’organismo compie.
Più lungo e complicato è questo lavoro e maggiore sarà il surriscaldamento prodotto.
Il calore è la vera causa della febbre intensa generata dalle putrefazioni intestinali.
L’ideale, per chi prende 3 pasti al giorno, è liberarsi con regolarità e puntualità al mattino e la sera, cioè 2 volte al giorno, ma senza farmaci.

La stitichezza e la costipazione, madri di tutte le patologie mondiali

La stitichezza è il male endemico, causata da carni, pasta, dolci, pane bianco, latte, formaggio, gelati, caffè, vita sedentaria, aria viziata, water eleganti in cui ci si adagia a riposare e a riflettere sulle proprie disgrazie gastrointestinali, sulla propria stitichezza cronica, madre di tutte le patologie mondiali, di tutti gli innocenti batteri (chiamati a banchettare con gli abbondanti materiali di scarto) e di tutti gli innocentissimi virus (detriti cellulari inerti derivanti dalle nostre morie cellulari interne, ed accumulati per carenza temporanea di efficienza metabolica).

Se metti gasolio al posto della benzina il carburatore non te la fa passare liscia

Tutte le affezioni dell’apparato digerente sono di natura costipativa e infiammatoria, cioè febbrile.
Ed è proprio questo stato febbrile la vera causa di raffreddamento della pelle e delle estremità, col sangue che si trasferisce in zona interna intestinale.
Il classico sintomo degli stati infiammatori e catarrali dell’intestino, conosciuti coi nomi di enterite, gastroenterite ed enterocolite, consiste in una poderosa eliminazione delle sostanze corrotte dal corpo.
La causa tipica è dovuta alla irritazione delle pareti interne dell’intestino per fermentazioni malsane, originate da una alimentazione offensiva e intollerata.
Se l’infiammazione e il catarro si manifestano nell’intestino crasso si ha colite, se si estendono al crasso e al tenue ci ha enterocolite.


Per la rettocolite si consiglia un digiuno di 2-3 giorni, seguito da dieta crudista con introduzione progressiva di tutte le crudità, partendo da quelle meglio tollerate

Di per sé la diarrea è una difesa organica e quindi un fatto positivo.
E’ consigliato in questi casi un digiuno ad acqua distillata (o acqua leggera di alta montagna) di 2-3 giorni, a seconda della gravità (Manuel Lezaeta consiglia anche l’aggiunta di assenzio, camomilla e salvia).
La dieta successiva è composta da frutta di stagione, specie nespole e mele cotogne non troppo mature, perché rinfrescanti e antiputride.
Utile anche ricorrere ai cataplasmi di fango applicati sul ventre, nonché ai bagni freddi di 20-30 minuti nella regione genitale.

Mangiare semplice, senza cibi salati e zuccherati, e senza fare troppe mescolazioni

La rettocolite ulcerosa deriva da un effemminamento (o assottigliamento) della pelle e da un regime alimentare innaturale, con abuso di alcol, di carne, di alimenti a base di sostanze droganti, di farmaci, di confetti e polveri purgative.
Anche chi è astemio, ma commette sistemici errori di combinazione alimenti, vivendo in costante stato di fermentazione alcolica intestinale, si ritrova con gli stessi problemi di chi beve alcol, pur non mettendo un goccio di vino in bocca. Questo è l’imbroglio sarcastico dei processi ferementativi.
Importante pertanto seguire le norme di una buona digestione, partendo sempre da un piatto di verdure crude, seguito da amidacei crudi (o cotti conservativamente), e quindi da proteine vegetali sottoforma di mandorle o simili, mantenendo i pasti di frutta lontano dai pasti principali.

La congestione e l’infiammazione cronica sono i precursori logici dell’ulcerazione

Perché l’apparato gastrico e quello intestinale siano colpiti da ulcera bisogna che le mucose interne siano state prima congestionate e surriscaldate (affebbrate) cronicamente da nostre continue sviste alimentari e comportamentali.
A parte il ricorso al digiuno, il rimedio proposto in questi casi da Lezaeta consiste nel congestionare e febbricitare esternamente l’epidermide con fasciature umide e fredde, e nel richiamare dunque sangue dalle zone congestionate delle mucose intestinali, decongestionandole e disinfiammandole.
Ma la vera cura rimane sempre quella.
Quella cioè di metterci agli ordini del nostro sistema immunitario, digiunando e poi alimentandoci a crudo, e di passargli il nostro telecomando corporale, ovvero la regia di ogni operazione ripristinante ed autoguarente.

Tratto liberamente dal sito di Valdo Vaccaro

 
 
 

Malattia e Psiche...

Post n°8 pubblicato il 01 Novembre 2011 da zattera68

Si sa che i disturbi della psiche possono condizionare pesantemente la nostra salute con malattie psicosomatiche. Lo studio di Metri e Orlandelli: " rettocolite ulcerosa " edizioni Universo, analizza i risvolti psicologici della colite ulcerosa. Elenco delle piu' frequenti malattie di origine psicosomatica.

Dalla mente al colon Si sa che i disturbi della psiche possono condizionare pesantemente la nostra salute con malattie psicosomatiche. Uno studio analizza i risvolti psicologici della colite ulcerosa - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Un "male oscuro", uno stato d'animo negativo o una personalità sfiduciata, possono trovare risposta nella psicoterapia. Il cervello coordina e controlla ogni funzione dell' organismo, ma se la mente e' stressata può fare errori nella sua attività di "comando".

I segnali - Una qualsiasi funzione ne viene alterata (pressione alta, spasmo dei bronchi o delle coronarie, iperacidità gastrica, colon infiammato, ecc.) e può sfociare in una lesione d'organo, convertendo la turba psichica in una malattia del corpo. Tentare di tornare all'origine del disturbo, di far riemergere dal passato e risolvere in parte i "conflitti" profondi, e' possibile con la "psicoterapia breve". Alcuni colloqui e l'impiego di test "psico diagnostici" sono lo strumento dell'esperto (psicologo o psichiatra). Il risultato che ne deriva e' di notevole importanza, sia pure accanto a tradizionali cure con farmaci. In un recente volume sulla Rettocolite ulcerosa (Netri e Orlandelli, edizioni Universo, 1993), viene presentato un esempio tipico di quanto si può influire in una malattia psico somatica. Con il professor Ermes Orlandelli, docente di medicina psicosomatica all'Università Cattolica di Roma e psicoanalista, abbiamo approfondito l' argomento. "Non tutti i portatori di malattia psicosomatica sono disposti ad accettare un aiuto psicologico. Solo in presenza di una sofferenza cronica vi può essere la motivazione per rivolgersi all'esperto", esordisce Orlandelli. E continua: "In qualche ora di colloquio, vengono allo scoperto gli aspetti familiari, scolastici, lavorativi e affettivi del paziente.

Mente corpo - Nel portatore di malattie psico somatiche dell'apparato digerente, come ad esempio le coliti (semplici o ulcerose), si riscontra spesso una problematica irrisolta dell'adolescenza, per un eccessivo attaccamento al mondo infantile. Specie per le ragazze e' tipica una figura paterna autoritaria, o una profonda incomprensione con la madre o con gli altri membri della famiglia. Tutto ciò porta a un sottofondo d'insoddisfazione, talora inconsapevole. Tutto viene vissuto come "schiacciante" sulla propria personalità, con ridotta autostima e incapacità a fronteggiare i problemi". Ma come procede la fase diagnostica?

I test - "Una volta conosciuto il passato del soggetto. continua Orlandelli. si procede all'esecuzione dei test psico diagnostici: interpretazione delle macchie di Rorschach, disegno delle figure umane e disegno della famiglia. Il soggetto interpreta le macchie d'inchiostro e disegna se stesso e i suoi familiari secondo le suggestioni dettate dal suo intimo, svelando il suo modo di sentire l'ambiente, se stesso e la famiglia. A questo punto l'esperto é in grado di offrire un chiarimento sulle possibili cause psicologiche della sofferenza esistenziale del paziente".

Gli effetti - Ma come si concretizza il vantaggio della psicoterapia? "Nell' ultimo colloquio, chiarito il ruolo quasi "compensatorio", di rifugio, della malattia nella vita del paziente, si puo' prospettare l'utilita' di una psicoterapia che possa condurre il paziente stesso a prendere il sopravvento sui sintomi. E come se un cavallo bizzarro (la malattia) non potesse più correre impazzito, anche a rischio di cadere in un burrone, perché ora il suo cavaliere sa tenere le redini, cioé il malato guarisce o almeno convive con la sua malattia entro limiti accettabili. Stando all'esempio della colite ulcerosa, un miglioramento sul piano psicologico puo' portare una riduzione dei sintomi e una maggiore sensibilità alle cure allontanando l'eventualità di temibili complicanze (emorragie), che nel dinamismo di questa malattia possono richiedere, non raramente, anche l'intervento della chirurgia.

 

 

Tratto da un articolo del Corriere della Sera a cura di Asole Filippo

 

 

 

 
 
 

SINDROME DA INTESTINO CORTO...

Post n°7 pubblicato il 13 Settembre 2011 da zattera68
 
Tag: Salute

La sindrome da intestino corto è una condizione fisica in cui il piccolo intestino è notevolmente ridotta rispetto al normale. La condizione è spesso il risultato di un intervento chirurgico effettuato per il trattamento di alcuni tipi di malattia, sebbene vi siano alcuni esempio in cui l'intestino corto è un difetto di nascita. In entrambi i casi, la sofferenza individuale con un intestino corto non è in grado di assorbire i nutrienti essenziali correttamente attraverso il consumo di alimenti. Ci sono una serie di sintomi della sindrome dell'intestino breve che possono essere presenti. L'eccesso di fatica e costante è spesso presente. La sofferenza individuale con questa condizione è notevole, si rischia di avere problemi a mantenere un peso sano e si è spesso malnutriti. Allo stesso tempo, l'organismo tende a mantenere più fluido del normale. Ricorrenti dolori addominali sono molto comuni anche con questa sindrome.

 

La maggior parte delle complicazioni sono dovute alla incapacità della persona che soffre di sindrome da intestino corto di assorbire importanti vitamine e minerali. In particolare, l'incapacità di conservare le vitamine come la A, B12, D, E, e K sono comuni. Tra i minerali, il trattamento sufficiente quantità di calcio, ferro, magnesio, zinco e acido folico è spesso impossibile. Tali carenze, a sua volta portare a diminuire la salute, che si manifesta come spasmi muscolari, anemia, e moderati a forti dolori nelle ossa. C'è anche la possibilità di un aumento di lividi in modo facile e privazione della capacità di coagulo del sangue correttamente quando feriti.

 

Gli effetti della sindrome dell'intestino corto sono carenze nutrizionali che normalmente vengono trattate sia per via orale che per via endovenosa con integratori vitaminici e minerali, che rappresentano un mezzo per aumentare il potenziale e per mantenere una corretta alimentazione di ogni giorno. Oltre agli integratori, farmaci per affrontare il disagio di dolori vari e la mancanza di energia, possono essere prescritti dal medico curante.

 

Insieme con l'assunzione di farmaci e integratori ogni giorno, vi è una elevata probabilità che il paziente sia sottoposto ad una dieta speciale, che include alimenti trasformati per facilitarne l'assorbimento. Spesso, la dieta è incentrata sul consumo di alimenti che vengono caricati con sostanze nutritive e sono naturalmente più facili da assorbire per il corpo.

 

Mentre non vi è alcuna cura per la condizione, la chirurgia a volte è un opzione con la sindrome da intestino corto. Nelle situazioni in cui il problema viene scoperto alla nascita, è possibile trattare in età pediatrica, la sindrome dell'intestino corto con le procedure di sezione ed allungare l'intestino può essere un'opzione. Tecnche di trapianto intestinale sono state tentate come una forma di trattamento per la sindrome dell'intestino corto, ma attualmente sono uno dei modi che hanno riscontrato meno successo per affrontare il problema. Attualmente, il trattamento più efficace è trovare il modo di fornire un adeguato apporto di nutrizione attraverso integratori, per via orale o endovenosa a seconda dei casi e delle necessità.

 
 
 

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