Creato da zattera68 il 25/05/2011

UN SOGNO INFINITO

Alla ricerca dei modi migliori di vivere una vita a volte limitata

 

 

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PRENDERE PER MANO LA PROPRIA VITA... NE SIAMO CAPACI?

Post n°11 pubblicato il 27 Luglio 2012 da zattera68
 

Mi ritrovo qui il più delle volte a fare post generici sui vari problemi che affliggono la mia salute, ma senza parlare poi di come mi sento veramente. Per questo oggi ho deciso di farlo. La nostra vita è costellata di tanti eventi, alcuni li consideriamo negativi, altri positivi, secondo una tradizionale suddivisione sulla base del piacere che essi ci arrecano, ma un giorno farò un post sul come questa tradizionale suddivisione sia relativa e delle volte fuorviante. Per il momento accettiamola per buona e poniamola alla base della mia riflessione. Quando nella nostra esistenza si presentano le malattie, i dolori che riducono o impediscono il modo di vivere, spesso ci si sente vittima predestinata di... "qualcosa" che per chi sa quale motivo, ci ha colpito. Le reazioni sono diverse, dalla rabbia all'impotenza e l'impotenza può portare in seguito alla depressione esogena.
Le domande che cominciano ad affollare la nostra mente son sempre le stesse:” Perché? Perché proprio a me deve succedere? Cosa ho fatto di male?”.
Mi sono chiesto spessso ed a lungo che cosa motivi le persone a vivere, ad alzarsi al mattino, con entusiasmo, coinvolgimento, passione ed affrontare le situazioni che si presentano quotidianamente con tale cipiglio. Dall'altro lato i miei perchè si sono diretti anche nei confronti di coloro che tendono a ‘tirare avanti’, con fatica, stanchezza, pesantezza, ma comunque a non mollare questo istinto che nonostante tutto ci tiene attaccatoi a questa terra, a questo corpo, a questo mondo. Entrato a far parte ormai da diverso tempo, di questo secondo gruppo, mi accorgo come q
ueste domande girino e rigirino nella mente di coloro che si ritrovano ad arrancare (quindi anche nella mia testolina) e di come ritornino alla mente gli episodi delle scelte errate e forse... l'idea di essere stati la causa dei propri malesseri: allora iniziano i sensi di colpa. Ed ancora mi ritrovo anch'io a fare questi pensieri. Ma rivangare il passato vi assicuro per esperienza diretta, non serve a nulla, purtroppo, se non a creare in noi nuovo dolore. (ahimé com'é vero). Invece dobbiamo cominciare ad occuparci di noi stessi. E’ importante!!!. Bisogna accettarsi così come siamo per occuparci di noi stessi. Occorre dichiarare a se stessi questa decisione:“Io mi accetto così come sono, con tutti gli errori che ho commesso”.  E ripetersela ogni qualvolta ne sentiamo il bisogno.
Io faccio questa riflessione da persona con problemi cronici di salute, (ho iniziato a soffrire di RCU da quando avevo 17 anni) ma forse c’è chiquesti amletici dilemmi se li pone a prescindere da una qualsiasi patologia fisica. Dopo un temporale, da che mondo è mondo, il sole ritorna sempre, e magari anche un bell’arcobaleno; così dopo l’inverno, si riaffaccia il tepore della primavera, e così via. E’ nell’ordine delle cose, una costante evoluzione, un mutamento che riprende elementi di ciclicità per portarli a livelli sempre nuovi.  Molti affrontano le fasi di disagio, di malessere, le varie traversie della vita come un passaggio obbligato da sostenere, tollerare, sopportare. E soffrono. Tanto anche.  Io purtroppo mi ritrovo tra questi. Forse questa sofferenza viene alimenata proprio da un atteggiamento, questo,  simile ad una sorta di espiazione. E' come se ci ripetessimo:"Devo sottopormi a questa sofferenza per poter finalmente godere del suo contrario", contrario che però non è mai abbastanza per compensare le traversie subite e la parte di vita immolata come un sacrificio. E’ una filosofia esistenziale improntata sull’attesa che passi qualcosa e che arrivi qualcos'altro. In tal modo, però, il sole non è mai abbastanza, una giornata non è mai sufficiente, l’acqua non è mai calda quanto la si vorrebbe, la gioia non è mai sufficiente a compensare il dolore. Tutto è proprio così, innumerevoli autori giungono a tale conclusione e posso confermare che accade proprio questo.  Al contrario, ci sono persone che, forse con maggiore consapevolezza, sono in grado di vivere anche i momenti, le prove più dure come vere e proprie occasioni per poter progredire non solo nella ricerca di sé, la conoscenza e l’utilizzazione delle proprie risorse, ma anche per approfondire le basi, per sperimentare le successive fasi di gioia. Si tratta di persone che vivono la vita nella sua pienezza, nella sua complessità, nelle sue contraddizioni, nei suoi estremi, senza escludere alcunché, senza decretare:"questo mi piace e questo non mi piace, questo è troppo e questo è troppo poco". Ho letto tantissimi libri sull’argomento ed anche su questo aspetto, tutti giungono alla medesima conclusione: Quel che ci capita nella vita non è mai troppo né troppo poco; se ci viene offerto è perché possediamo le risorse necessarie per affrontarlo, che non aspettano altro che di poter emergere (fosse così semplice). Questo decretano i saggi e gli studiosi di metafisica. Questo vale sia per i disagi, i malesseri, sia per le gioie. Già, perché talvolta, seppur paradossalmente, fatichiamo a concederci di esperire anche e soprattutto queste ultime. Quello che mi colpisce maggiormente e che salta ripetutamente ai miei occhi, è  la forza, la costanza, la perseveranza di molte persone nell’affrontare i disagi e le sofferenze, le problematiche della vita di tutti i giorni. Penso che senza faticare ciascuno di noi possa avere nella propria vita persone che rientrano in questo identikit. Molto spesso sono indotto a ritenere di non essere all’altezza di questo compito. Quel che attira la mia attenzione (forse anche la vostra, riferendomi a chi si trova in condizioni di disagio) è che all’interno di questa forza e attaccamento alla vita si individua un qualcosa che testimonia la capacità di accettare con gratitudine tutto quel che si presenta, al di là del bene e del male. E qui provo a tirare delle conclusioni: cosa c’è di diverso rispetto a questi esseri, in coloro che come me ad esempio, non riescono a vivere con altrettanta serenità d’animo e ad affrontare con gratitudine le sfide dell’esistenza? La conclusione alla quale faticosamente sono giunto, anche se non riesco ancora a metterla sempre in pratica, è che io mi pongo lì a decidere come le cose debbano andare, e cioè esattamente come io me le aspetto. E’ come se mi ergessi a giudice, ritenendo di sapere una volta per tutte, quali siano i miei limiti di sopportazione del dolore e della gioia, quando questi debbano iniziare e quando debbano terminare. Con tale atteggiamento, mi oppongo, alla fin fine, al corso della vita, a quel che è stato destinato per me: qui risiede la causa principale della mia sofferenza, prima ancora che nell’effettivo dolore fisico ed emotivo che posso sperimentare. Mettersi in condizione di attesa, aspettare che ‘passi’, nella vita, una situazione che non ci garba, non è mai una valida soluzione, fa perdere di vista il presente, perché restiamo concentrati su quello che desideriamo in alternativa al disagio, al dolore; Per di più ipoteca il futuro alla luce di una non meglio precisata aspettativa di una condizione migliore che esiste solo nella mia mente e che concretamente forse e dico forse, poichè tutto può accadere, mai potrà avere una corrispondenza esterna. Saper vivere e godere le giornate di pioggia e tempesta, così come quelle di sole e bel tempo non solo può diventare in sé un grande piacere, ma allena anche a vivere altrettanto intensamente quelle di sole. Ecco giunto al termine di questa dissertazione sulle modalità presunte o reali di come affrontare le vicissitudini della vita, spero di aver affrontato l'argomento in maniera semplice e tale da avermi concesso l'occasione per parlare un pò più di me e delle mie problematiche, delle mie sofferenze interiori ed esteriori, oltre che dei miei stati d'animo. Vi lascio così un caro saluto, specialmente a tutti coloro che hanno avuto la pazienza e la costanza di arrivare a leggere sino in fondo questo mio sfogo. Vi ringrazio di cuore. A presto! 

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Commenti al Post:
stefi2301
stefi2301 il 02/09/12 alle 19:51 via WEB
Penso che sai vivere le tue giornate di pioggia facendo di tutto per alleviare la tua sofferenza...qual migliore medico di se stesso! Buona serata...serena;O) baci
 
 
zattera68
zattera68 il 06/09/12 alle 15:36 via WEB
Visti dal di fuori spero di cuore che così siano realmente i miei sforzi... Ti confido che spesso ho la tentazione di gettare la spugna, penso sia umano!!! Noi come migliori medici di noi stessi? Può essere vero nelle diagnosi, ma poi spesso deficitiamo nei mezzi per agire. Un abbraccio caro, grazie di esserci. Buona serata a te! ^___________^ Ciao!!!
 
stefi2301
stefi2301 il 02/09/12 alle 19:56 via WEB
Il titolo è già un programma...Prendere per mano la vita, aiutarla a camminare con noi, il tuo cammino sta andando avanti con giorni buoni e meno buono ma nn dare troppa importanza a quelli duri...le ore nn son tutte uguali, seppur lente o veloci in base agli stati d'animo vanno avanti...sta a noi dedicare il tempo a noi stessi al meglio! Ti prendo la mano e ti faccio sentire la mia presenza! buona cena ^O^
 
 
zattera68
zattera68 il 06/09/12 alle 15:41 via WEB
Si, sai una volta un medico mi disse che la mia patologia non è come fare un'appendicite, che te la tolgono e poi tutto ritorna come prima. Io la mia patologia la vivo tutti i santi giorni del calendario, con giorni migliori e giorni molto faticosi. Queste sono state le sue parole. Per cui abbiate pazienza se qualche volta perdo il filo, se mi leggete triste, scoraggiato o abbattuto... Vi ringrazio di farmi compagnia e darmi la possibilità di sfogarmi un pò qui, visto che spesso attorno a me nella cosìddetta vita reale non posso farlo sempre. Vi abbraccio, anzi ti abbraccio in questo caso Stefy... Buona giornata! ^____________^
 
myrasol3
myrasol3 il 26/07/13 alle 11:10 via WEB
Grazie mi sei stato di aiuto in questo momento.. avevo bisogno di queste parole!
 
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