Volevamoesseregli U2

Post N° 141


Sento i pensieri nel loro incedere insistenteche tregua non dannocome la pioggia accanita ma privatadei giorni soffusi d’ottobre,come le maglie fitte ed intricate di una retedove il pescenella sua ragione di vitanon vorrebbe mai entrare,o delle galerele sbarre più strette e logoredove a ritmo le scodelle si agitano nel buiocon una canzone lenta e malinconicacome se di quell’istanteil tributo si dovesse celebrareCerco di carpire nell’ariala ragionecome il più astuto dei rapacifarebbe con la sua predama l’aria all’impatto è immobiledi gessocome la più inutile delle statuein memoria di chila memoria ha violentatocon il suo celare imperterritoa tratti anche imperfettoche solo gli occhidi chi è allenato a non vederepossono non imbarazzare,e recidivamente ha offeso,come quel bambino che nasconde alla madrela verità di una visione già chiara ad ambedue,con le sue puerilied inconsistenti risposteEd ora mi domandocerto già della rispostadove sono le figurenon più degne ad un nome di appartenere?quel nome di cui le lapidihanno fatto ormai tesoronell’interminabile speranzache le loro sole visceresiano un giorno anche riempitedalla presenza di quei corpirapiti dalla nebbia,dove in ginocchioaffrante ma in collerale mani e i tristi cuorisi potranno anche piegareper chiedersi il perché...