Il Vomero

Un Blog sul quartiere di Napoli dove sono nato e dove abito a cura di Gennaro Capodanno

 

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Municipalità:spreco di pubblico danaro?

Post n°8 pubblicato il 19 Novembre 2006 da gennaro_capodanno
Foto di gennaro_capodanno

di Gennaro Capodanno

Seconda parte.

Ma, tornando ai costi della municipalità, i calcoli sono facili a farsi. Dunque, applicando gli artt. 52 e 55 del vigente regolamento per le municipalità, per ogni consesso il presidente riceve l’indennità di poco più di 3mila euro mensili, il vicepresidente, circa 2.300 e i tre assessori esterni poco meno di 2mila euro, mentre i consiglieri percepiscono gettoni di presenza per una media di 20 sedute al mese pari a circa mille euro – 52 euro a seduta. Da precisare che lo stesso regolamento già prevede che i gettoni di presenza, a richiesta del consigliere, possano trasformarsi in indennità di funzione – comma 6 del già citato art. 55. Adesso passiamo ai totali. Mensilmente una singola municipalità costa alla collettività circa 41mila euro – 3mila al presidente, 8mila per vicepresidente ed assessori e 30mila per i consiglieri. Le dieci municipalità costano dunque 410mila euro mensili e quasi 5milioni di euro all’anno, a parte, come detto, i rimborsi ai datori di lavori per i consiglieri dipendenti. I conti alla fine tornano. Uno spreco di risorse senza eguali per non concludere nulla, per parlarsi addosso, senza poteri, senza mezzi e senza risorse economiche. Soluzione al problema n. 1: i 10 presidenti, i 30 assessori municipali e i 300 consiglieri municipali, preso atto che le municipalità non contano nulla, dovrebbero avere il coraggio di dimettersi e di andarsene a casa – o a lavorare per chi un lavoro lo ha -, ma non lo faranno mai, per motivi che ben si comprendono. Soluzione al problema n. 2 ( meno traumatica ): torniamo al passato. Nessun riconoscimento economico per le inutili e pretestuose commissioni, permessi retribuiti ridotti all’osso e solo per il tempo strettamente necessario, riunioni delle commissioni e dei consigli la sera dopo le 18 - al massimo  due consigli al mese - stringate e con molti argomenti, senza “sospensioni” dei lavori, con interventi di 3 minuti per ogni partecipante, come si usa da tempo nel parlamento europeo. Basta con gli sprechi, le casse delle amministrazioni locali sono allo stremo e l’ultima finanziaria sta dando il colpo di grazia. Non possiamo permetterci in una città martoriata come Napoli, continuamente in emergenza, di sperperare il pubblico danaro per mantenere un esercito di 340 amministratori che amministrano il “nulla”. Chi vuole occuparsi dei problemi del proprio quartiere, lo faccia con il sano spirito di servizio che dovrebbe caratterizzare l’attività di ogni buon cittadino, che ama il rione dove è nato e dove vive. Io lo faccio, come molti sanno, senza rivestire da tempo alcuna carica pubblica, da tantissimo tempo, senza che nessuno mi riconosca alcun emolumento e prestando quotidianamente la mia opera di pubblico dipendente. Per un solo motivo, perché voglio bene alla mia città ed al quartiere, il Vomero, che mi ha visto nascere e dove vivo ed opero. Tutti gli altri,se vogliono, e soprattutto se amano almeno un poco Napoli, seguano il mio esempio. Solo così potremo avere il vero e duraturo “Rinascimento napoletano”, senza fuochi di paglia e senza mere immagini da cartolina illustrata.

 
 
 

Municipalità:spreco di danaro pubblico?

Post n°7 pubblicato il 19 Novembre 2006 da gennaro_capodanno
Foto di gennaro_capodanno

di Gennaro Capodanno

Prima parte.

Premetto che sono stato consigliere della circoscrizione Vomero, rivestendo anche la carica di Presidente, dal 1980 al 1993, 13 anni. All’epoca ai consiglieri era riconosciuto solo il gettone di presenza di 20mila lire per le sedute di consiglio che avvenivano per lo più nelle ore serali dalle 18 in poi, al massimo due volte al mese. Nessun riconoscimento per le commissioni consiliari. Assenza dal posto di lavoro solo per le sedute di consiglio e per il tempo strettamente necessario. Detto questo e confermato che, allo stato, a parte il nome, da circoscrizioni a municipalità, e la diversa organizzazione territoriale e costitutiva, nulla è cambiato, nel senso che le municipalità come le vecchie circoscrizioni non contano nulla, avendo poteri delegati solo sulla carta, prive di bilanci autonomi, e quindi di risorse sia economiche, che di uomini e mezzi operativi, traggo spunto dalla denuncia di un consigliere della V municipalità Vomero-Arenella per fare alcuni conti. Nelle dieci municipalità nelle quali è stato suddiviso il capoluogo partenopeo si contano 10 presidenti, 30 assessori (esterni ) e 300 consiglieri, dieci dei quali ricoprono la carica di vicepresidente. Il costo preventivato dal Comune per questo apparato, per sole indennità e gettoni di presenza, è di quasi 5 milioni di euro – per l’esattezza 4.815.000 euro -, dieci miliardi delle vecchie lire. A questo dato bisogna aggiungere il costo  determinato dall’applicazione dell’art. 80 del D.L.vo n. 267/2000 che prevede che per le assenze dei consiglieri dal posto di lavoro gli oneri, per permessi retribuiti, sono a carico dell’ente presso il quale i lavoratori dipendenti esercitano le funzioni pubbliche. In pratica considerando che i consigli e/o le commissioni si riuniscono permanentemente almeno cinque giorni su sette, per i consiglieri lavoratori, che godranno per l’intero mese di permessi retribuiti, non andando mai a lavorare, sarà l’amministrazione comunale a rimborsare al datore di lavoro emolumenti e contributi assicurativi. Ad occhio è croce di tratta di altri 5 milioni di euro di spesa, considerando che il 50% dei consiglieri siano o liberi professionisti – che non godono ovviamente di questi ultimi benefici – o disoccupati. A proposito di questi ultimi, ricordo che nella passata consiliatura fu aperta un’inchiesta su alcuni consiglieri che avevano trovato il posto di lavoro all’indomani dell’elezione. Si ipotizzava che l’assunzione potesse essere in relazione proprio al meccanismo del citato art. 80. Sarebbe interessante sapere come è finita, se è terminata, quell’indagine. ( segue ) 

 
 
 

Rampe o parcheggi per auto?

Post n°6 pubblicato il 19 Novembre 2006 da gennaro_capodanno
Foto di gennaro_capodanno

di Gennaro Capodanno

Le rampe della tangenziale al Vomero, si sono di fatto trasformate in mega-parcheggi. Il discorso riguarda principalmente i viadotti che danno su via Caldieri. A tutte le ore del giorno, centinaia di autovetture, in aperto dispregio alle norme del codice stradale, vengono poste in fila indiana su entrambi i lati di tali viadotti, in ingresso ed in uscita, lasciando giusto lo spazio per una sola autovettura in transito e creando un “collo di bottiglia” che si ripercuote sulle condizioni di traffico in tutta l’area. Ciò accade anche per la nota carenza endemica di parcheggi, come quello promesso da oltre un quarto di secolo e che dovrebbe sorgere, non si sa però quando, proprio nel vallone sottostante tali viadotti. Questo stato di cose crea gravi e preoccupanti pericoli per la pubblica incolumità non solo per gli automobilisti che, lasciando l’autovettura, devono poi percorrere a piedi un tratto di tangenziale, ma anche per i pedoni costretti a fare le gimcane tra le macchine in sosta vietata. Paradossalmente, nonostante le numerose segnalazioni alle autorità competenti, non vengono presi i provvedimenti del caso e solo in occasione dei frequenti incidenti automobilistici, si vedono i vigili urbani in zona. Senza tanti cincischiamenti sulle competenze, vale a dire se gli interventi debbano essere effettuati dai caschi bianchi o, come affermano da Palazzo San Giacomo, degli uomini della polizia stradale, chiediamo ancora una volta che siano presi provvedimenti immediati e duraturi, nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge, a tutela della salute pubblica, oltre che per risolvere i problemi annosi di viabilità nella zona in questione.

 
 
 

Vomero invaso da ambulanti abusivi

Post n°5 pubblicato il 18 Novembre 2006 da gennaro_capodanno
Foto di gennaro_capodanno

di Gennaro Capodanno

In questa Città non solo non si riesce a sconfiggere la delinquenza ma anche la lotta all’abusivismo è un optional, da effettuare a zone e a giorni, in base alle proteste della gente. Al Vomero l’isola pedonale di via Scarlatti, via Luca Giordano e via Tino di Camaino si sono trasformate in un unico lenzuolo dove si vende un po’ di tutto, in genere prodotti contraffatti, borse, occhiali e CD. La sequenza fotografica eseguita stamani dimostra quanto asseriamo da tempo. Superfluo confermare l’assenza, ancora una volta, dei tutori dell’ordine, a partire dai vigili urbani. Da questo punto di vista gli ambulanti possono dormire sonni tranquilli. Così, se la Città legale, quella costituita anche dai commercianti a posto fisso che pagano le tasse e che in questi giorni sono in fermento per le recenti norme restrittive introdotte dalla finanziaria, che prevedono la chiusura per il mancato rilascio delle ricevute fiscali, la Città illegale, quella degli ambulanti abusivi ma anche quella della delinquenza, come testimoniano le cronache quotidiane, continua a farla da padrone, di fatto impossessandosi di buona parte del  territorio cittadino, stante la latitanza di chi dovrebbe tutelare i cittadini onesti. C’è totale incapacità e superficialità nelle decisioni dei vertici istituzionali che rincorrono solo fatti emotivi ed occasionali, privi di una strategia complessiva per eliminare l’illegalità diffusa. Così non si riescono a colpire le centrali del malaffare, che fanno capo alle organizzazioni malavitose che da sempre operano a Napoli, ma vengono messe in campo episodiche iniziative, più di facciata, solo nei confronti dell’ultimo anello della catena, senza risalire ai “mandanti”, giusto per calmare i malumori e riempire le pagine della cronaca cittadina. Napoli è una città, purtroppo, “perduta”, come recentemente abbiamo letto sulla copertina de L’Espresso. Con l’attuale classe dirigente litigiosa ed occupata solo nella spartizione degli incarichi istituzionali o a richiedere poteri straordinari al Governo nazionale, incapace poi anche di gestirli, non si va da nessuna parte, se non verso l’inferno più bieco e corrotto, pascolo solo di filibustieri e di delinquenti che oramai sono i veri padroni della città. Aveva ragione Eduardo: da Napoli si deve solo fuggire, cosa che, stando agli ultimi dati demografici, stanno già facendo in molti.

 
 
 

Le Province: Enti inutili da abolire

Post n°4 pubblicato il 16 Novembre 2006 da gennaro_capodanno
Foto di gennaro_capodanno

di Gennaro Capodanno 

  Le Province sono degli Enti inutili da abolire, così come era già previsto all’atto dell’istituzione delle Regioni e così come diventerà indispensabile con l’istituzione delle Città metropolitane, laddove invece in questo breve scorcio di legislatura dai parlamenti sono state avanzate proposte per l’istituzione di ben 34 nuove province.  Le ragioni le indicano anche coloro che in questi anni sono stati eletti in questi Enti, osservando in concreto la realtà di una funzione del tutto inesistente. In particolare è stato rilevato che il compito di coordinamento della Provincia è solo un'attribuzione esistente sulla carta, utile a giustificarne teoricamente l'esistenza, ma priva di sostanza. Al punto che anche da recenti sondaggi emerge che oltre il 90% dei cittadini non sa nemmeno che tali  Enti esistono. Le 104 Province presenti oggi in Italia portano ad una spesa di circa 17 miliardi di euro l'anno, un costo esorbitante rapportato alle funzioni che svolgono. Solo i 4.202 eletti costano oltre 28 milioni di euro all’anno. E’ stato valutato che ogni nuova provincia, per il solo avvio, comporterebbe una spesa per i contribuenti mediamente di 50 milioni di euro. Invece le  scarne funzioni e il personale, una volte sciolte, andrebbero attribuiti a Comuni e Regioni, con un notevole risparmio economico, valutato in circa 7 miliardi di euro all’anno. Anche lo status delle Province e delle Regioni autonome andrebbe ridiscusso, costituendo oggi un anacronismo. Un’altra proposta che si potrebbe prendere in considerazione è stata formulata dal Presidente Emerito della Corte Costituzionale il quale ha avanzato l’ipotesi che le Province possano diventare delle strutture amministrative intermedie, non di carattere elettivo, che servano da un lato funzioni regionali e dall’altro, su alcune competenze, organizzino organicamente le attività di più Comuni.

 

 
 
 

Occupare  le scuole pubbliche è ancora reato?

Post n°3 pubblicato il 15 Novembre 2006 da gennaro_capodanno
Foto di gennaro_capodanno

di Gennaro Capodanno

In 35 anni d’insegnamento è la prima volta che mi capita di leggere che un esponente politico, in questo caso, un assessore provinciale alle politiche scolastiche, quello della Provincia di Napoli, invita alunni, famiglie e, addirittura, il personale scolastico pagato per lavorare, ad occupare le scuole d’appartenenza. Mi auguro che il ministro Fioroni non voglia condividere questa proposta nella quale si potrebbe già configurare un’ipotesi di reato, dal momento che, in considerazione del delicato momento che sta attraversando la scuola napoletana, con atti vandalici e con episodi delinquenziali che accadono nei pressi di plessi scolastici, ogni giorno alla ribalta delle cronache e che di certo non si risolvono con iniziative di facciata,  tese solo alla ricerca dello scoop, come per gli anni scorsi, si potrebbe istigare negli studenti la corsa alle occupazioni e alle autogestioni tipiche di questo periodo. Farebbe bene, invece, l’assessore a preoccuparsi del fatto che le scuole hanno, per lo più, gravi carenze strutturali, che di certo sono da attribuire alla mancanza di idonei interventi da parte degli Enti proprietari, vale a dire, per gli istituti superiori, proprio della Provincia di Napoli. Si va dalla mancata osservanza delle norme per la sicurezza, così come denunciato dai sindacati all’inizio del corrente anno scolastico, denuncia in base alla quale ben 8 edifici su 10 a Napoli e provincia non rispettano le norme delle legge 626/94, all’ultima delle tante disfunzioni, quella di un noto liceo vomerese, con quasi 900 studenti, dove da tre anni manca una palestra adeguata per lo svolgimento delle attività curriculari di educazione fisica. Peraltro è solo utopistico immaginare che l’occupazione di una giornata possa risolvere problemi, come i vandalismi e gli episodi delinquenziali che affliggono la scuola partenopea Bisogna procedere innanzitutto dotando i plessi scolastici di apparecchiature antintrusione e di videosorveglianza adeguate, in modo da scoraggiare vandali e delinquenti. Al riguardo esistono appositi progetti già finanziati dallo Stato e dall’Unione europea. Le scuole, specialmente in alcune aree della città, sono obiettivi a rischio, dotate peraltro, come sono, di costose apparecchiature informatiche che fanno gola a ladri e predatori. Sarebbe opportuno che gli Enti proprietari, invece di lanciarsi in inopinate ed insensate iniziative di facciata, si dessero da fare per salvaguardare questi presidi di cultura e legalità.

 

 

 
 
 

Napoli: Gravi responsabilità della scuola

Post n°2 pubblicato il 14 Novembre 2006 da gennaro_capodanno
Foto di gennaro_capodanno

 di Gennaro Capodanno

 I vertici della scuola napoletana hanno pesanti responsabilità nell’attuale degrado del capoluogo partenopeo. Il problema non è solo di strutture fatiscenti e di carenze di fondi ma anche di un personale che è presente sovente solo sulla carta. In tanti anni di insegnamento ne ho viste di tutti i colori ma ciò che sta accadendo da qualche tempo a questa parte a Napoli sul fronte scolastico è scandaloso. Stando ad una recente denuncia sindacale, negli ultimi anni, per una serie di iniziative progettuali, la cui ricaduta non è dato conoscere, nella provincia di Napoli sarebbero stati utilizzati, con esonero o semiesonero dall’insegnamento, circa cento docenti con contratto a tempo indeterminato nei seguenti progetti provinciali contro la dispersione scolastica: Chance, Fratello Maggiore, Perseus, Ragazzi in commercio, Leggere per, Centro servizio dei servizi, Centri di aggregazione Trailer, Marano Spot Festival. Docenti quindi che non sono mai entrati in classe per svolgere il servizio per il quale sono stati assunti, e questo da anni, distaccati con esonero presso gli uffici, come tanti altri loro colleghi, seppure per diverse motivazioni. Allo stato non è dato neppure sapere con quali criteri sono stati individuati questi docenti e da chi, anche se non è difficile immaginare quale sia stato il percorso attuato. I compiti che avrebbero dovuto svolgere riguardano iniziative sociali per combattere fenomeni molto diffusi, quali la dispersione e la devianza con risultati, che, stando alle recenti analisi condotte sulla dispersione scolastica, appaiono decisamente fallimentari, e ciò non pertanto proseguono anche nel corrente anno scolastico. Parlare dell’estensione pomeridiana del tempo scuola, in questo contesto, dove c’è la corsa all’esonero e le classi sono prive dei docenti titolari, è un mero esercizio verbale. In questi giorni da un indagine condotta in varie città d’Italia apprendiamo che tra i tanti primati negativi di Napoli c’è una dispersione che nelle scuole superiori supera il 43% laddove la media nazionale è di poco inferiore al 33%, raggiungendo punte eclatanti negli istituti tecnici, dove un allievo su due abbandona nel quinquennio e addirittura con il primato del 58,55% nei professionali e negli istituti d’arte. Il ministro Fioroni, sulla scorta di queste valutazioni, supportate da dati quantomeno preoccupanti, dovrebbe subito nominare una commissione d’inchiesta, per acclarare quanto accade nella direzione regionale scolastica della Campania, così come anche sarebbe auspicabile che la Magistratura inquirente e contabile mettesse il naso in certe situazioni. In conclusione bisogna che tutti i docenti, nessuno escluso, per la delicata e difficile condizione nella quale versa la Città, che richiede un impegno corale e responsabile, rientrino nei loro posti di servizio, abolendo tutti gli esoneri ed i semiesoneri a qualunque titolo fino ad oggi riconosciuti.

 
 
 

Via Scarlatti: l'isola che non c'è

Post n°1 pubblicato il 12 Novembre 2006 da gennaro_capodanno
Foto di gennaro_capodanno

di Gennaro Capodanno

Al Vomero moriamo ogni giorno di traffico e di conseguente smog, ma l’area a traffico limitato che dovrebbe investire buona parte del quartiere, liberandolo  dalle auto non si realizza per una serie di veti e, allo stato, bisognerà aspettare fino alle festività natalizie, quando si arriverà alla paralisi totale, per sortire, forse, qualche risultato. Noi non ci stiamo. L’isola pedonale di via Scarlatti, così com’è realizzata non serve a nulla. E’ solo uno specchietto per le allodole. Come è facile verificare le auto, i motorini e i mezzi per il carico e scarico delle merci transitano tranquillamente ad ogni ora, rendendo, in certi momenti, l’isola più trafficata della vicina via Luca Giordano. Inoltre l’intera carreggiata è diventata un solo unico bazar a disposizione di decine di ambulanti extracomunitari abusivi. Sconnessioni e buche, in una delle quali è caduta nei giorni scorsi una signora fratturandosi il naso, sono disseminate dovunque, per carenza di manutenzione. Manca persino la segnaletica verticale al contorno dell’isola, che nei fine settimana diventa luogo di ritrovo delle famigerate baby-gang che arrivano al Vomero con il metrò collinare. Da quando esiste l’isola pedonale, anche per la cronica carenza di parcheggi, tutto il traffico si è riversato in via Cimarosa che è sicuramente la strada più inquinata del Vomero insieme a via Luca Giordano, oltre ad essere a rischio per la presenza di cavità sotterranee. Proprio la mancanza di parcheggi ha reso invivibile buona parte del Vomero. Non esistono i vomeresi di seria A che vivono nella pseudoisola e quelli di serie B che per le scelte inconsulte di alcuni signori devono morire asfissiati. Se le cose rimangono così tanto vale eliminare anche sulla carta l ‘isola “che non c’è” di via Scarlatti e restituire le strade interessate alla viabilità, rendendo più agevole il traffico veicolare.

 


 
 
 
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