La dinastia Ch’ing cadde in seguito a una ribellione nel 1911 e un anno dopo veniva proclamata la Repubblica.
Ancora una volta le arti marziali risorsero a nuova vita, appoggiate dall’entusiasmo del governo, che arrivò a fondare a Nanching una grande accademia militare di kung fu, la Nanching Kuo Shu Kuan, dove vennero chiamati a insegnare alcuni tra i più grandi maestri dell’epoca.
Grandi maestri, il cui nome ancora brilla negli annali delle varie scuole.
Ma la storia aveva in serbo una nuova tempesta per le arti marziali patrie: dopo la presa di potere dell’esercito comunista di Mao Tse Tung (1 ottobre 1949), le cariche governative hanno cercato di riorganizzare il vasto panorama delle arti marziali autoctone, epurandole dalla maggior parte delle tecniche marziali e creando in tal modo un mero esercizio sportivo, una sorta di ginnastica dalla coreografia marziale, caratterizzata, da un lato, da grande spettacolarità, dall’altro da una maggior cura per gli aspetti salutari della pratica.
Questa disciplina, a cui Questo causò da una parte l’ampia diffusione tra la popolazione civile di segreti marziali, che per secoli erano stati riservati solo a individui scelti accuratamente; dall’altra causò la dispersione dei maestri su un territorio vastissimo, determinando l’ulteriore frammentazione delle conoscenze a degli stili.
Contemporaneamente, senza dubbio con l’apporto clandestino dei monaci e dei clan guerrieri, vi fu un rigoglioso fiorire di società segrete, nate per opporsi allo strapotere dei dominatori e prendersi cura del popolo oppresso.
Esse furono le precorritrici delle moderne triadi, poi degenerate allo status di gang criminali. Grazie alla suddetta diaspora, comunque, molti stili del nord poterono raggiungere le province meridionali.
A tal proposito vi è una storia, diffusa negli ambienti del kung fu, secondo cui i monaci scampati alla distruzione del tempio Shaolin del 1736 trovarono rifugio a sud, nella regione del Fuchien e lì costruirono un secondo tempio (secondo alcuni autori il tempio Shaolin del Fuchien doveva già esistere, così come altri omonimi
appartenenti allo stesso ordine), dove crearono la scuola Shaolin del Sud (Siu Lam in Cantonese), che dovette influenzare la formazione di alcuni stili del tempo. Ma pochi anni dopo il tempio del Fuchien seguì la sorte del primo e questa volta solo 5 monaci sopravvissero, per dare vita a nuovi stili di Shaolin del Sud. Tra essi il choi li fat, l’hung gar e il mok gar.
Del resto fu proprio durante la nefanda dinastia Ch’ing che emergono alla ribalta della storia molti degli stili tuttora conosciuti, come il t’ai chi ch'üan ed il pa kua per la scuola interna, il pai ho, il pai mei e lo yung chun per la scuola meridionale.
La dinastia Ch’ing cadde in seguito a una ribellione nel 1911 e un anno dopo veniva proclamata la Repubblica.
Ancora una volta le arti marziali risorsero a nuova vita, appoggiate dall’entusiasmo del governo, che arrivò a fondare a Nanching una grande accademia militare di kung fu, la Nanching Kuo Shu Kuan, dove vennero chiamati a insegnare alcuni tra i più grandi maestri dell’epoca.
Grandi maestri, il cui nome ancora brilla negli annali delle varie scuole. Ma la storia aveva in serbo una nuova tempesta per le arti marziali patrie: dopo la presa di potere dell’esercito comunista di Mao Tse Tung (1 ottobre 1949), le cariche governative hanno cercato di riorganizzare il vasto panorama delle arti marziali autoctone, epurandole dalla maggior parte delle tecniche marziali e creando in tal modo un mero esercizio sportivo, una sorta di ginnastica dalla coreografia marziale, caratterizzata, da un lato, da grande spettacolarità, dall’altro da una maggior cura per gli aspetti salutari della pratica.
Questa disciplina, a cui Anche in molto del kung fu, o wu shu tradizionale, è oggi sviluppata la pratica sportiva, cosa che in realtà sarebbe un controsenso, e le scuole ortodosse ne sono ben coscienti. Anche qui vi sono gare di forma singola o a coppie, con armi o senza, e gare di combattimento libero, ma generalmente le regole di attribuzione dei punti differiscono da quelle del wu shu moderno, nella misura in cui differiscono gli intenti ideali delle due arti.