Due note e il ritornello era già nella pelle di quei due il corpo di lei madava vampate africane, lui sembrava un coccodrillo…
i saxes spingevano a fondo come ciclisti gregari in fuga e la canzone andava avanti sempre più affondata nell’aria…
quei due continuavano, da lei saliva afrore di coloniali che giungevano a lui come da una di quelle drogherie di una volta che tenevano la porta aperta davanti alla primavera…
qualcuno nei paraggi cominciava a starnutire, il vantilatore ronzava immenso dal soffitto esausto, i saxes, ipnotizzati… dai movimenti di lei si spandevano rumori di gomma e di vernice, da lui di cuoio…
le luci saettavano sul volto pechinese della cassiera che fumava al mentolo, altri sternutivano senza malizia e la canzone andava elegante, l’orchestra era partita, decollava…
i musicisti, un tutt’uno col soffitto e il pavimento, solo il batterista nell’ombra guardava con sguardi cattivi…
quei due danzavano bravi, una nuova cassiera sostituiva la prima, questa qui aveva gli occhi da lupa e masticava caramelle alascane,
quella musica continuava, era una canzone che diceva e non diceva, l’orchestra si dondolava come un palmizio davanti a un mare venerato…
quei due sapevano a memoria dove volevano arrivare…
un quinto personaggio esitò prima di sternutire, poi si rifugiò nel nulla…
era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti...
Inviato da: santinove
il 22/03/2012 alle 21:46
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il 30/12/2011 alle 23:32
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il 15/07/2011 alle 19:57
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il 28/06/2011 alle 14:03
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il 27/06/2011 alle 09:21