L'anima

UNA PASSEGGIATA A MILANO


Con un pizzico di innocenza mi nascondo sotto l’ali di una piccola aquila scrittrice che vorrebbe vedere il mondo dall’alto, dove alte montagne con le loro cime, sfiorano il cielo azzurro, scrutare i contorni del nostro bellissimo pianeta chiamato Terra , scoprirne i dettagli. Sorvolare un bosco dove la fitta vegetazione nasconde la vita che vi è all’interno, dove tutto sembra scontato, perfetto, incontaminato, ma ogni giorno viene vissuto con la consapevolezza che possa essere l’ultimo. Sbirciare lo scoiattolo arrampicato sull’albero a prendere la sua ghianda, un topo agonizzante attendere che il suo peggior nemico strisciante inizi il suo pranzo, dove lui è il piatto del giorno, o una vettura parcheggiata, dove all’interno di essa due corpi avvinghiati, cercano fusi nella stessa anima, l’appagamento di un amplesso estraconiugale. Sorvolare isole incontaminate, scogli che una eruzione ha fatto emergere dal mare, riportando la vita a milioni di anni fa. Navigare per mari immensi. Vedere delfini e balene che solcano onde increspate dal vento. Sprofondare negli oceani più profondi, dove l’uomo ancora non è potuto arrivare. Vedere forme di vita ancora ignote, sconosciute e tutte da studiare. Invece alle 4 del mattino, sto passeggiando solitario ed avvolto nelle mie fantasie nelle strade di Milano dove le polveri sottili mi fanno più male delle mie sigarette. Bloccano il mio respiro, il mio corpo ansima nella ricerca dello spazio infinito, per questo ed altro ancora, mi perdo nelle mie fantasie, nelle mie emozioni. Dove nessuno può entrare se non con il mio volere. Esploro mondi lontani ancora da vedere, immagino visi mai visti, sento parole mai ascoltate. Ecco, proprio in questo momento la mia anima sente bisbigli, che voci passanti hanno lasciato nell’aria. Profumi di donna rubati, che il vento porta lontano dal corpo su cui sono stati spruzzati. Sento un brivido percorrermi la schiena, Milano di notte non è certo sicura, mi volto, ma i miei occhi non vedono altro che strade vuote e macchine parcheggiate, una dietro l’altra come una fila di formiche in cerca di qualcosa da mangiare. Milano la città che ama, la città d’amare, la città da bere, diceva uno spot di un amaro. Milano ti dà e ti toglie il respiro. Per quanto bella, intensa, piena di gente, di vita, di emozioni, nello stesso tempo cupa, amara, tenebrosa……e pericolosa. Lo sguardo si perde su un giardino costruito apposta tra gli alti palazzi, per preservare il verde…. dice il comune. Centomila tonnellate di cemento e qualche chilo di terra di cultura, seminata a prato. Un giardino per bambini, dove nel pomeriggio riscaldato dal sole, sicuramente alcuni cuccioli d’uomo vi hanno soggiornato per poche ore, sfogando i loro istinti fantasiosi, le loro storie di draghi e di principi, e calata la luce del giorno, sono stati riportati alla realtà dalle loro madri. La mente corre lontana al passato, dove anch’io ero uno di loro, anch’io fantasticavo di essere il prode guerriero che stermina i cattivi e salva il suo regno, il principe azzurro che sconfigge il drago e corre a liberare la sua principessa. Piccoli aghi di luce penetrano e forano palazzi. Il sole comincia ad alzarsi e con lui tutta Milano, è ora di tornare. La realtà di ogni giorno si è appena svegliata, tra lavoro e uomini, tra catrame e cemento, tra amore ed odio, sperando in un domani migliore.Paolo